L’APPELLO DI MIGLIAIA DI GIOVANI E PADRI DI FAMIGLIA RISCHIA DI DIVENTARE UN URLO DISPERATO ;
Rientro di studenti in Calabria

«Vogliamo rientrare al più presto in Calabria»
Studenti e lavoratori lontani chiedono aiuto

di SANTO STRATI –

È un appello che rischia di diventare un urlo disperato quello che si leva da migliaia di studenti universitari fuorisede e lavoratori precari calabresi che sono rimasti, per scelta responsabile, lontano dalla Calabria.

Un sacrificio fatto con coerenza, per limitare il contagio e per preservare familiari, amici, conoscenti, data la provenienza da zone ad alto rischio. Solo che non ce la fanno più né loro né i loro familiari su cui pesano affitti, spese maggiorate, problemi di sopravvivenza quotidiana.

Da un lato sono svariate migliaia gli universitari fuori sede che ormai da due mesi si ritrovano “chiusi” in pochi metri quadrati a seguire lezioni online senza ricevere gli “indispensabili” pacchi della mamma o della nonna, con prelibatezze e viveri della propria terra. Spesso un grande, grandissimo, aiuto per ridurre al minimo la spesa quotidiana, oltre che un conforto per lo spirito (e la gola).

Ben più grave la situazione di quanti lavoratori calabresi con contratti precari e sistemazioni di fortuna si sono improvvisamente trovati senza lavoro e, qualche volta, persino senza alloggio (quando era fornito dai datori di lavoro). Una situazione insostenibile di cui deve farsi carico la Regione, pur con le opportune e necessarie cautele anticontagio: il rientro dovrà avvenire nel rispetto della quarantena obbligatoria per tutti, ma questo ulteriore sacrificio dovrà essere accompagnato da un aiuto economico che permetta di mantenere un livello dignitoso di vita.

Molti ricorderanno la grande fuga, impazzita, dalle città del Nord, dopo l’incauto annuncio del Governo della chiusura. Incoscienti e irresponsabili quanti sono scappati, portando il contagio (ed è cosa provata) in Calabria, mettendo a rischio la salute di nonni e genitori, i familiari più esposti alla pandemia. Tantissimi altri, studenti e lavoratori, hanno con grande senso di responsabilità accolto l’invito di fermarsi e aspettare, pur con tutte le problematiche che questa scelta avrebbe comportato. Adesso che s’intravede un piccolo spiraglio nell’emergenza sanitaria, è il momento di pensare a questi calabresi che meritano la dovuta attenzione, la giusta assistenza per rientrare in famiglia, nella propria terra.

Di questi disagi, ormai davvero non più sostenibili, si sono fatti portavoce in Consiglio regionale sia maggioranza che opposizione.

Una mozione di Giuseppe Aieta, capogruppo di Democratici e Progressisti ha chiesto alla Giunta e alla Presidente Santelli di voler «disporre misure necessarie e urgenti al fine di consentire, nel rispetto di tutti gli obblighi di sicurezza e di prevenzione, l’immediato rientro di tutti i cittadini calabresi rimasti bloccati nelle regioni del Nord». Aieta ricorda l’ordinanza del 22 marzo con cui si vietava ogni spostamento «al fine di evitare rientri “scellerati e non autorizzati”», e fa presente che sono almeno 30mila i calabresi che ad oggi non possono rientrare a causa della misura restrittriva vigente.

Secondo Aieta «L’impossibilità di rientrare sta causando gravissimi disagi e problemi, soprattutto agli studenti fuori sede che si trovano con entrate pari a zero nella situazione di non poter adempiere ai contratti di locazione e al sostentamento, e con gravi ripercussioni anche psicologiche derivanti dalla certezza di non farcela». Senza contare il disagio per tutte quelle famiglie che si trovano nell’impossibilità di poterli aiutare.

Per la maggioranza, Tilde Minasi della Lega afferma che la Regione sta già lavorando a questo proposito, ma al momento non risultano adottati provvedimenti di aiuto e sostegno per i fuori sede che vogliono (giustamente) rientrare.

«Non passano certo inosservati – ha dichiarato la Minasi – gli appelli di nostri numerosi corregionali che chiedono di poter rientrare in Calabria poiché, a causa di diversi motivi, si trovano a dover affrontare, in altre regioni, il periodo di quarantena imposto in tutta Italia senza poter avere, però, i mezzi per sostentarsi in questa fase di stallo particolarmente gravosa soprattutto per lavoratori precari, stagionali, o in attesa di ammortizzatori sociali. Un piano, tra l’altro, quello della gestione e del coordinamento dei cittadini calabresi domiciliati nelle regioni più colpite dal Covid, che la Lega – dice la Minasi – aveva già approntato quasi un mese addietro e pensato proprio per evitare l’esodo indiscriminato da un lato, e non abbandonare i calabresi dall’altro, gestendo in maniera ordinata i singoli casi. Il problema non è assolutamente sottovalutato dagli uffici regionali e dalla politica, dal momento che il dibattito sulla questione è vivo, così come il confronto, affinché si trovino soluzioni e si riesca a dare la giusta attenzione ai fuorisede».

Secondo l’esponente leghista «Il dramma dell’emergenza sanitaria ha avuto un iter veloce, inaspettato e ha riguardato persone ed attività, motivo per il quale si sono dovute approntare azioni mirate a tutto tondo, in modo da non tralasciare le esigenze di ampissime fette di popolazione. La Regione sta lavorando, quindi, anche nei confronti di chi chiede, legittimamente, di poter rientrare in Calabria perché ormai allo stremo, in particolare dal punto di vista economico.  La presidente Santelli, che ha gestito sino ad oggi con piglio deciso il contenimento del contagio da Covid, non è insensibile alle richieste di aiuto che si sono fatte più insistenti negli ultimi giorni, anche in considerazione del fatto che tanti di coloro che si stanno rivolgendo alle istituzioni regionali, hanno mantenuto saldo il principio di non allontanarsi dai luoghi dove si trovavano per non far viaggiare, insieme alle necessità espresse, il pericolo di una trasmissione verso i loro cari, come invece è accaduto con le ormai note fughe dei primi week end di marzo. Ma, anche a fronte di un comportamento irreprensibile e attento al bene comune, settimane senza lavoro o senza una remunerazione costante stanno minando ogni certezza».

Il capogruppo DP Aieta sottolinea che «è compito della politica intervenire, attraverso canali di soccorso» e che «occorre porre rimedio alla lacuna normativa, di fatto esistente, sia a livello nazionale che regionale, autorizzando rientri soprattutto in favore degli studenti fuori sede».

Il rientro – ha osservato la Minasi  – «dovrà essere gestito nella massima sicurezza, con direttive precise, sia per i diretti interessati sia per le comunità che li accoglieranno, e sono sicura che la governatrice non si sottrarrà (come ha fatto d’altronde negli ultimi mesi lavorando su tutti i fronti di questa imponente emergenza sanitaria) nel rispondere, in modo esaustivo, ai bisogni di chi necessita aiuto a migliaia di chilometri da casa, favorendo i ricongiungimenti familiari che, in questo caso, non si configurano solo come una questione affettiva, bensì di sopravvivenza».

Cosa e come fare dunque? Una ottimistica stima basata su opinabili proiezioni individua nel 1° maggio la data di zero contagi per la Calabria. Al di là delle valutazioni che spettano esclusivamente ha chi ha la responsabilità della salute pubblica (in questo caso la Presidente Santelli) sarebbe il caso di avviare immediatamente a Germaneto un tavolo di consultazione per studiare la soluzione più funzionale che consenta, nel più breve tempo possibile, di far rientrare in piena sicurezza, per loro e per i residenti, i calabresi sparsi in Italia (e parecchi anche all’estero). Non dimentichiamoci che con Erasmus sono centinaia gli universitari calabresi attualmente impegnati in studi all’estero. In questo caso, probabilmente, non si pone il problema del rientro – salvo specifiche richieste dei singoli studenti – quanto offrire loro un’assistenza e un conforto per superare la difficile e complicata situazione che il coronavirus ha creato ormai in tutto il mondo.

Il leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli ha detto che continua a ricevere numerose richieste d’aiuto di parte di genitori, ragazzi e lavoratori rimasti al Nord: «Basta leggere alcuni di questi dignitosi messaggi per capire la loro sofferenza e, in alcuni casi, il loro dramma. È giusto e doveroso farli rientrare subito».

La prima cosa da fare sarebbe allestire un database per raccogliere le richieste di aiuto di studenti e lavoratori: un form, diffuso anche attraverso i social, che permetta in tempi rapidissimi di valutare l’ampiezza del problema. Un questionario semplice che sottintenda un intervento di sostegno e sia il primo passo per organizzare il viaggio di rientro. Non può, né deve essere, una fuga di massa: guai a provocare ulteriori focolai di contagio sui treni o aerei (anche se in atto funziona soltanto l’aeroporto di Lamezia), ma una ordinata e coordinata fila di partenze scaglionate che consentano un flusso controllato di partenze e arrivi. Italia Viva chiede di creare “un corridoio” programmando il rientro  previo test sierologici alla partenza: in un documento si fa presente che sono «tanti anche i giovani lavoratori rimasti senza lavoro e senza cassa integrazione, costretti a vivere con le poche risorse mandate da casa. Sono rimasti nelle loro piccole stanze, perché corretti e rispettosi delle regole che il Governo e la Regione hanno decretato, ma ora in troppi si trovano in grande difficoltà. Non stiamo parlando di “mammoni”, ma di lavoratori e studenti che si trovano da oltre 50 giorni fuori sede, senza poter svolgere la loro funzione naturale, per la maggior parte condividendo stanze con più persone ed adattandosi al meglio in un periodo dove gli spostamenti sono limitati allo stretto necessario. Molti di loro non hanno più risorse, figli di genitori che vivono con apprensione e con pochi mezzi questo distacco. L’appello lanciato in questi giorni da tanti, non può essere sottovalutato diamo una soluzione ai nostri conterranei. Diamo loro modo di tornare con buon senso, ma non aspettiamo che passi l’emergenza per ricordarci di questi ragazzi corretti, ragazzi che non hanno deciso di scappare al sud ma che vogliono sentirsi al sicuro in Calabria nelle loro case e con le loro famiglie».

È un diritto poter tornare a casa propria e ci sono troppe situazioni diventate davvero esplosive. Basti per tutte la storia dell’insegnante di sostegno calabrese, che vive a Milano col suo compagno musicista (ora disoccupato) in un monolocale di 40 mq che costa 900 euro al mese. Claudia, via social, ha lanciato il suo disperato appello alla Santelli: «Non abbiamo più la possibilità di mantenere un affitto qui e viviamo  da 54 giorni in una situazione di disagio, soprattutto a livello psicologico. Ci hanno detto espressamente che questo non è un motivo valido per rientrare a casa, in Calabria il 3 maggio. Qual è allora – chiede alla Presidente della Regione – la motivazione giusta per non incorrere in blocchi e sanzioni?».

Merita pure la massima attenzione la petizione, lanciata via web, dallo studente Antonio Iaconianni diretta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

«Sono ancora tanti  – si legge nella petizione che si può firmare on line – i giovani meridionali rimasti bloccati al centro nord a causa dei lockdown che si sono susseguiti per l’emergenza sanitaria tesa al contenimento del contagio del Covid-19. Chiediamo che vengano disposte misure urgenti ed indifferibili  per consentire il rientro immediato a casa di tutti gli studenti e di tutti i lavoratori, gli uni rimasti con le Università chiuse e gli altri rimasti senza lavoro, realizzando dei corridoi di sicurezza, con tutte le misure che le attuali norme prevedono, a salvaguardia della tutela di tutti. La richiesta ha carattere di urgenza ed indifferibilità in quanto la tenuta psicologia di questi ragazzi inizia a dare segnali di preoccupazione anche a causa di vere emergenze economiche».

Un altro appello è venuto, in questo senso, dal consigliere comunale di Catanzaro Giuseppe Pisano che fa un’annotazione decisamente interessante: «Un’analisi del Messaggero – ha detto Pisano – ha riflettuto sul fatto che, nel bene o nel male, il coronavirus è riuscito dove i numerosi provvedimenti sul rientro dei cervelli in fuga avevano fallito: riportare in Italia gran parte di quei 250mila giovani che negli ultimi dieci anni sono andati all’estero. Nel Paese più vecchio del mondo, questo straordinario esercito di giovani tornato a casa di fronte all’emergenza potrebbe dare un contributo fondamentale alla ripartenza. Presidente Santelli, valuti bene: questa analisi deve riguardare ancora di più i circa 30mila studenti calabresi fuori sede che non possiamo abbandonare e che devono rappresentare un patrimonio prezioso per la “fase 2”. L’auspicio è che questo impegno venga recepito quale atto di indirizzo in vista dell’approvazione del bilancio della Regione prevedendo uno stanziamento di risorse per le famiglie degli studenti e per chi ha perso il lavoro durante la permanenza lontano dalla Calabria»

Anche il sen. Ernesto Magorno (di Italia Viva), sindaco di Diamante, ha posto il problema: “Spero che la Presidente della Regione, Santelli, si attivi prontamente per organizzare il rientro dei tanti calabresi che si trovano fuori regione. Si tratta di persone che hanno compiuto un atto di amore e responsabilità – dichiara Magorno – rinunciando a passare la Pasqua vicino alle loro famiglie pur di proteggere il nostro territorio».

La parola adesso passa a Jole Santelli. La Presidente continua a sorprendere i calabresi con il efficace pragmatismo e la determinazione con cui affronta i problemi. Gli appelli ci sono, la realtà dei fuori sede è drammaticamente sotto gli occhi di tutti, Presidente li faccia tornare tutti a casa, subito e senza indecisioni.

(s)