;
Intanto, di Paolo Jedlowski

Intanto
di Paolo Jedlowski

di FRANCESCO KOSTNER –

Emergono sentimenti profondi e una grande energia intellettuale dalla lettura del libro “Intanto”, scritto per i tipi di Mesogea da Paolo Jedlowski, uno dei più stimati sociologi italiani. Non è certo nella categoria dei lavori scientifici propriamente intesi che “Intanto” può essere collocato; né, d’altra parte, questo deve essere stato l’intento di Jedlowski, impegnato a sviluppare una serie di riflessioni che mettono in luce la sua capacità d’interpretare, in modo tutt’altro che scontato, le vicende del nostro tempo. Sentimenti, cuore, passione, si diceva, ma anche un serio e scrupoloso metodo di lavoro, che rende l’autore un riferimento imprescindibile per provare a comprendere, oltre la conoscenza dei testi “sacri”, cosa sia e come sia possibile approcciarsi alla Sociologia, che da oltre quarant’anni insegna negli atenei italiani. Università della Calabria in testa. Il luogo in cui, materialmente e “spiritualmente”, via via ha preso forma il modello introspettivo, la qualità dell’analisi e la capacità di Jedlowsky di mettersi in sintonia con i problemi del mondo. Aiutandoci a comprenderne le peculiarità, gli aspetti meno percettibili, gli effetti nella società.

L’impressione (sin dalle prime pagine) è che in questo libro Jedlowski provi a fare i conti con sé stesso. Senza infingimenti. E men che meno attenuando la sua naturale vocazione a “scavare” fino alla radice dei problemi. Scrutandone ogni più piccolo aspetto. Espungendone ogni elemento superfluo. Lo sviluppo del testo segue alcuni focus tematici cari all’autore, che hanno reso famose le sue lezioni all’università, catturando l’attenzione degli studenti coinvolti in un’inattesa relazione di “amorosi sensi” con il mondo della Sociologia, dalle prime elaborazioni teoriche ai fondamentali contributi weberiani fino alle ricerche più recenti in questo campo di studi. Argomenti abilmente setacciati, passati in controluce, attraverso lo strumento delle fonti autobiografiche, alle quali Jedlowski dà fondo proponendo riflessioni, talvolta trattate in precedenti lavori, ma oggi “bersaglio” di più accurati e meticolosi “dardi” introspettivi.

Rivisitazioni “mature”, si potrebbe dire, condotte attraverso un sapiente utilizzo dell’avverbio “intanto”: lo speculo attraverso il quale Jedlowsky si tuffa nella profondità di ricordi e di esperienze personali, riuscendo infine nel suo intento “rigenerativo” di osservare il mondo con maggiore consapevolezza e sensibilità. “Intanto” è una pregnante rappresentazione del “sé” immerso nelle identità altrui, negli orizzonti di senso che abitano l’umanità. Molto più, dunque, che una “trovata grammaticale”, capace certamente di incuriosire il lettore, ma sideralmente distante dalla considerazione del rinnovato approdo esistenziale cui l’autore dimostra di essere arrivato. Una ricchezza argomentativa che rappresenta il nucleo portante della riflessione di Jedlowski. Il risultato, certamente apprezzabile, di una costruzione sociologica tentacolare che fagocita – è proprio il caso di dire – l’attenzione del lettore. Il quale, non ha difficoltà a seguire i richiami dell’autore alla concretezza di un’analisi allo stesso tempo gustosa e accattivante, come si diceva partorita da esperienze personali, ma espressione di una modalità interattiva in grado di tratteggiare i contorni di una socialità ricca di valori, e di concorrere alla costruzione di una coscienza autenticamente civile.

Il peso degli anni si fa sentire. Jedlowsky non nasconde di ri-pensare al tempo trascorso e alla vita di oggi, che non permette più indugi, perdite di tempo, scelte poco ponderate. E nemmeno le chances avute in precedenza. E’ a questo punto, per esempio, che la figura del padre, uno di quegli uomini “dalle passioni grigie” bersaglio di critiche ingenerose negli anni della contestazione giovanile (nonostante le “virtù civiche” di cui erano certamente custodi), diventa un pezzo importante della nostalgica retrospettiva relazionale cui Jedlowsky si sottopone. Anche per sua madre c’è uno spazio particolare, un intimo affresco colorato di sentimenti intensi e di immagini nostalgiche, riflesso della consapevolezza con cui Jedlowski guarda ora alla successione delle fasi che attraversano la vita. Un esercizio non facile, ma al quale l’autore non rinuncia. Pacatamente. Delicatamente. Con percepibile coinvolgimento emotivo. Anche qui, come in altri intensi passaggi del libro, l’avverbio tanto caro al professore torna a fare capolino. A dichiarare la sua consistenza logica e “strumentale”. La sua essenziale capacità comparativa. Il suo sorprendente lavorio esistenziale. Quel nesso che aiuta a inquadrare le cose, gli accadimenti, le persone all’interno di un tempo allo stesso tempo costante e fuggente. “Intanto è proprio questo che vuol dire”, scrive Jedlowski, “ci sono cose intorno a te a cui consapevolmente non badi, e quando nel ricordo le fai emergere, le metti accanto alle parti centrali del ricordo, dicono qualcosa degli ambienti in cui tu stavi. O di quelli in cui ti piaceva entrare”. Insomma, un’affascinante ermeneutica della quotidianità e delle stagioni della vita, che si dispiega dalla prima all’ultima pagina del libro. Senza mai lasciare che l’attenzione perda di intensità. E che il filo conduttore del ragionamento, “intanto” non venga smarrito.

Paolo Jedlowski
Paolo Jedlowski

C’è spazio anche per appassionate incursioni nell’universo culturale e sociale del Sud e, particolarmente, della Calabria, che Jedlowksi ammette di aver conosciuto carico di qualche pregiudizio, subito abbandonato per consegnare questa parte del Paese ad una narrazione reale e, soprattutto, dignitosa. Periferia, egemonia, subalternità, genuinità dei luoghi, delle persone, si alternano in un ri-ciclo virtuoso e nella ri-costruzione dell’immaginario collettivo, dell’identità locale con cui Jedlowsky, agli inizi della carriera universitaria, si confronta. Quel mondo nuovo che prende forma anche attraverso la costruzione della nuova università (quella di Arcavacata, cioè l’Università della Calabria) che dovrà – riuscendovi in parte – modificare i tratti distintivi dell’economia, della società, della cultura, del territorio, anche grazie al contributo di tanti docenti venuti “da fuori” a con-dividere la portata di quel rivoluzionario progetto di crescita e di trasformazione identitaria.

La narrazione, a questo punto, diventa ancora più incisiva. A tratti incalzante; e così gli “Intanto”, che fanno capolino tra un argomento e l’altro, come nel caso delle generazioni (“…vivono simultaneamente, cioè una vive intanto che c’è l’altra”), che hanno orizzonti differenti e sulle quali pesa il rischio di dannosi etnocentrismi.

Si potrebbe scrivere chissà quanto ancora di questo libro, ma non ne abbiamo la possibilità, né potrebbe essere diversamente, visto il carattere di questo profilo. Sarà certamente la lettura del testo (che si raccomanda) a fornire altri elementi di valutazione, oltre a quelli succintamente messi in luce. Un esercizio utile che aiuterà, siamo certi, a cogliere anche la “sorgente” della conoscenza e dell’esperienza cui Jedlowsky attinge. E il valore, davvero considerevole, del suo contributo. (fk)

INTANTO
di Paolo Jedlowski
Mesogea Edizioni, ISBN 9788846921895