CONFERMATA LA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE DELL'OPERA, ORA SI ATTENDE L'OK DEL CIPESS (15 DICEMBRE?);
PONTE, LE COMMISSIONI VIA E VAS DANNO IL VIA LIBERA PER L’IMPATTO AMBIENTALE

PONTE, LE COMMISSIONI VIA E VAS DANNO
IL VIA LIBERA PER L’IMPATTO AMBIENTALE

di SANTO STRATI – Dopo la dichiarazione di compatibilità ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente per la fattibilità del Ponte sullo Stretto, aspettiamoci una nuova ondata di reazioni di chi è contro il Ponte.

Pretesti e fumogeni scenari di apocalissi annunciate saranno all’ordine del giorno, ma le carte dicono il contrario: non ci sono ostacoli di impatto ambientale e strategico, il Ponte si può fare, si deve fare.

La sinistra che – ai tempi di Prodi – si era espressa favorevolmente ha poi cambiato parere probabilmente perché l’Opera è proposta da un Governo di destra. Con il sostegno di media ispirati alle posizioni benaltriste (e motivati dalla lobby no-ponte) – vengono sostenute tesi – basate sul nulla e prive di qualsiasi presupposto scientifico – che non fanno bene al territorio, che ha bisogno del Ponte per una nuova idea di crescita e sviluppo, anche dal punto di vista dell’attrazione turistica. Ma viene dimenticata una cosa fondamentale: senza l’Alta Velocità, le strade (in primis la 106 e le autostrade calabresi e siciliane) e una nuova e moderna idea di mobilità il Ponte sullo Stretto non serve. La sua realizzazione è legata alle opere collaterali che cambieranno (finalmente) in modo radicale il trasporto pubblico e la mobilità privata. È assurdo continuare a sostenere che con i soldi del Ponte si potrebbero “aggiustare” le strade e sistemare i viadotti: le strade di collegamento (e non solo limitrofe) andranno comunque modernizzate e rese sicure, proprio perché funzionali al Ponte.

Adesso, con il via libera della Commissione tecnica della Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) la strada per la realizzazione del Ponte sullo Stretto diventa in discesa e risulta finalmente percorribile. Occorre, ovviamente, attendere il parere definitivo del Cipess (Comitato Interministeriale di programmazione economica e di sviluppo sostenibile) che arriverà presumibilmente entro la fine dell’anno, per il via definitivo al progetto.

Sarà quella l’occasione per far cessare l’insistente (e pressoché inesistente) cicaleccio dei quattro gatti dei No Ponte che continuano a predicare di catastrofismo e di mancate autorizzazioni per l’area sismica dello Stretto? La verità è che una certa parte della politica, sostenuta peraltro da una ben consolidata lobby anti-Ponte, non si è fatta sfuggire l’occasione di cavalcare la diatriba no-pontista  per conquistare uno spicciolo di fama e visibilità.

Sarebbe il caso, una volta per tutte, stabilire che sono gli esperti (progettisti, ingegneri, tecnici, etc) gli unici che possano esprimere valutazioni e critiche, perché il rischio è che – almeno nell’area dello Stretto – 5 milioni di persone che ci vivono diventino tutti “esperti” pontisti (sia a favore che contro).

Un po’ quello che succede ai Mondiali di calcio, quando in Italia si contano più “commissari tecnici” che tifosi e ognuno si ritiene autorizzato a dire la sua, indicare la formazione e la tattica di gioco ideale. Ma lì si parla di pallone, roba da bar sport e ci può anche stare, sul Ponte cerchiamo di essere una volta tanto veramente seri e guardare soltanto a dati scientifici autorevoli e consolidati.

L’opera che – a nostro avviso – mostrerà al mondo di cosa sono capaci i progettisti italiani (peraltro ammirati e contesi dovunque) ha tutte le carte in regola per essere realizzata, o almeno così sostengono coloro che hanno firmato gli oltre 8000 documenti (del precedente tentativo di realizzazione stoppato da Mario Monti) e un’altra quintalata di carte che hanno aggiornato il progetto esistente. Quindi, se gli esperti dicono che si può fare, non si capisce quali siano gli ostacoli per unire le due coste.

Naturalmente, anche la nomina della Commissione Via è stata un ulteriore pretesto per fare dietrologia politica, giacché in questo Paese a nulla valgono le competenze scientifiche, ma si guarda – per contestare tutto e tutti – all’appartenenza politica dei componenti. È un’offesa al buon senso e alla professionalità della Commissione che può valutare non in base a pregiudizi e preconcetti (favorevoli o contrari) ma solo basandosi sui dati e sulla copiosa documentazione esistente.

A questo proposito, con una nota diffusa mercoledì sera, il Mase (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), ha fatto sapere che «la commissione tecnica di Valutazione dell’impatto ambientale (Via) ha completato nei termini le proprie attività approvando il parere di propria competenza sul progetto del Collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra».

La Commissione «si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la relazione del proponente (il consorzio Eurolink che ha come capofila la Webuild guidata da Pietro Salini) sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo».

Quali sono queste condizioni? Lo spiegano dal Ministero: «riguardano non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino e agricolo, ma anche quegli aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni».

Questo dovrebbe fugare ogni ulteriore perplessità sul lavoro della Commissione, giacché è stato esaminato ogni singolo aspetto della realizzazione del Ponte, che – ricordiamolo – era stato già dal 2001 inserito fra le infrastrutture strategiche, seguendo la procedura della Legge Obiettivo. Ma non illudiamoci: la controversia scatenata dalle lettera del Presidente del INGV (l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) Carlo Doglioni circa il mancato coinvolgimento dell’INGV, speriamo possa finire con un’audizione in Parlamento dello stesso Doglioni: non si possono animare pretestuosità in assenza di dati oggettivi e di presunte “autorizzazioni” negate (che non sono richieste), ma occorre fare chiarezza e smetterla con la disinformazione.

L’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, in attesa del parere del Cipess atteso per il 15 dicembre, continua a tenere un profilo basso e contenere gli entusiasmi: «È – ha detto – un importante passo avanti per il progetto e la realizzazione dell’Opera. La Commissione ha svolto un lavoro straordinario esaminando nei tempi di legge una progetto complesso come il ponte sullo Stretto. Ora il nostro impegno si concentra sulle prescrizioni espresse, che saranno valutate con grande attenzione, ricordando che la progettazione esecutiva per fasi ne agevolerà l’attuazione».

Al contrario, il vicepremier Matteo Salvini – che è anche ministro delle Infrastrutture, non ha nascosto la sua soddisfazione, lanciando una battuta ironica agli ambientalisti: «Vediamo se pesciolini, alghe e uccellini permettono all’Italia di fare quello che fanno tutti: cinesi, giapponesi, coreani, americani. L’Italia vista la dichiarata compatibilità ambientale può guardare al futuro».

Se vogliamo essere cattivi, le fake news che continuano a riempire i media sulla irrealizzabilità dell’Opera, se si potessero trasformare in cemento armato e tondini di ferro permetterebbero di costruirne due di ponti… La mistificazione è la parte che più ostacola la realizzazione del Ponte, infondendo timori, confondendo la popolazione, manipolando le stesse informazioni che provengono da fonti autorevoli e competenti.

Certo, è necessaria una costante e continua interlocuzione del territorio che non nasconde di temere solo una cosa: che si comincino i lavori e ci si ritrovi con un’altra incompiuta. Ma i fondi ci sono, e – soprattutto – non mancano le qualità del capitale umano specialistico che dovrà realizzare l’Opera.

In buona coscienza – lo ribadiamo – bisogna far parlare i tecnici e accogliere le indicazioni (positive o negative) sulla realizzabilità dell’Opera: non è il Ponte di Salvini, né di Sicilia e Calabria, ma un’opera dell’Italia, quella produttiva e industriale, che l’Europa ci chiede. (s)