REGGIO – Presentata “Primavera della Bellezza”

«Questo nostro progetto visionario si incastra in un momento speciale per la città di Reggio e per il suo comprensorio, perché c’è bisogno di rinascita e di dedicare tempo alla cultura, c’è bisogno di sottrarre tanti giovani a operazioni non conformi alla vita sociale, attraverso il lavoro anche degli assessori al Welfare, all’Istruzione, cercheremo di convogliare incontri al Castello». È quanto dichiarato da Salvatore Timpano, presidente nazionale di AiParC, presentando il programma di Primavera della Bellezza, la kermesse che prenderà il via mercoledì 10 aprile al castello Aragonese di Reggio Calabria.

Mostre, simposi, musica e teatro consentiranno di fare dell’antica “motta” reggina un luogo che pullula di cultura e arte in tutte le possibili sfaccettature comporranno la manifestazione in programma fino al 24 aprile. Molta attenzione è stata dedicata, nel corso della presentazione, alla giornata inaugurale del 10 aprile, che vedrà uno annullo speciale filatelico di Poste italiane, il conio della moneta di Apollo a cura dell’artigiano dell’antico, Domenico Colella, e l’esecuzione della Primavera di Vivaldi da parte dei maestri Calcaramo, Moragas e Di Grande, e un sonetto curato da Teresa Timpano.

Tanto spazio alle mostre, da quella delle 44 maschere del teatro di Menandro, a quella filatelica, per giungere a quella di ceramiche dei maestri di Seminara. E ancora mostre di pittura dell’artista Elvira Sirio, di scultura dell’artista Paolo Infortuna, fotografica a cura di Antonio Sollazzo.

Dall’11 al 24 aprile anche un calendario molto fitto di convegni, momenti di musica, teatro, esibizioni dal vivo e un premio di poesia.

Il 14 aprile, invece, vi sarà l’unico momento “fuori” dalle mura del Castello Aragonese, nello specifico alle colonne Opera di Tresoldi: lì sarà vissuta la Primavera di Vivaldi, per strumenti a corda, a cura del maestro Alessandro Calcarcamo e il complesso Corde Libere.

«La bellezza a Reggio già c’era e la stiamo riscoprendo. Con l’avvento della “Primavera della bellezza” il Castello Aragonese apre i battenti alla città – ha dichiarato il vicesindaco di Reggio, Paolo Brunetti, presentando associazioni, artisti e attività che renderanno più allegra questa stagione grazie all’AIParC (Associazione italiana Parchi culturali).

«Avremo eventi e mostre – ha aggiunto – che valorizzeranno il lavoro di artisti e associazioni del territorio. Non solo il Castello, ma altre due location sul Lungomare saranno coinvolte nel ricco programma. Un modo per rendere più movimentata la Primavera reggina, un allenamento che ci porterà ai grandi eventi dell’Estate. È importante la prima edizione perché può essere l’inizio della storicità dell’evento».

«Questo nostro progetto visionario si incastra in un momento speciale per la città di Reggio e per il suo comprensorio – ha evidenziato il presidente Timpano – perché c’è bisogno di rinascita e di dedicare tempo alla cultura, c’è bisogno di sottrarre tanti giovani a operazioni non conformi alla vita sociale, attraverso il lavoro anche degli assessori al Welfare, all’Istruzione, cercheremo di convogliare incontri al Castello. Il programma è complesso e ha richiesto mesi di lavoro e grazie alla buona volontà di artisti e professionisti, enti, associazioni e del Comune di Reggio che ha messo a disposizione i servizi, gli uffici della Cultura, il responsabile del Castello e l’ufficio stampa. E poi ci sono i partner come la Città metropolitana, il Comune di Seminara, ognuno ha dato un apporto sostanziale».

«AIParC ha mostrato un’attenzione particolare al territorio e alla cultura – ha aggiunto il delegato alla Cultura della Città metropolitana, Filippo Quartuccio – in questa iniziativa importante che racchiude due termini: primavera e bellezza. Primavera è il momento colorato che tutti viviamo ed è la stagione più bella; e bellezza è un tema che piace tanto alla nostra Amministrazione e soprattutto al sindaco. La città merita tutte le pulsioni culturali che non solo i cittadini, ma che tutte le realtà associative offrono da tempo e continuano ad offrire. Pulsioni culturali che evolvono verso un impegno serio a favore della città, senza di loro potremmo fare solo la metà delle iniziative che realizziamo».

Nel suo intervento l’assessore comunale a Istruzione, Università e Pari Opportunità, Anna Briante ha spiegato come «il programma è fantastico e sono certa che non deluderà le nostre aspettative. Faccio i complimenti per l’organizzazione perché anche i cittadini singoli possono dare un contributo a questa iniziativa».

«Spero che le scuole possano apprezzare – ha concluso – gli eventi e prendervi parte perché sono toccati temi cari alla nostra città: arte, cultura, performance teatrale dedicata al lavoro di sensibilizzazione verso la cultura della non violenza. Inoltre alcuni di questi eventi ci daranno la possibilità di riscoprire antiche tradizioni del territorio. Come assessore alla Consapevolezza auguro a tutti di essere consapevoli delle proprie responsabilità».

«Voglio ringraziare il presidente Timpano per lo spazio che ha dato alla cultura locale – ha evidenziato l’assessore al Welfare e Politiche della famiglia, minoranze linguistiche e identità territoriale Lucia Nucera – essendo la mia delega relativa alle Minoranze, ritengo che sia importante che musica etnica e tradizioni non debbano andare persi negli anni, insieme all’arte e alla poesia. Andare a visitare queste mostre è importante: perché la città possa prendere consapevolezza, nel nome dell’arricchimento».

«La Primavera – ha concluso – è il momento in cui rinasciamo, così come Persefone che torna per portare fiori e frutta, rinascita nel nome del bello di cui tanti esempi abbiamo in città».

A portare i saluti anche il sindaco di Seminara, Giovanni Piccolo, il quale si è augurato che il percorso di condivisione intrapreso con la “Primavera della Bellezza” possa diventare un mezzo per coinvolgere sempre più l’intera area metropolitana per valorizzare le risorse locali. Le preziose ceramiche della cittadina tirrenica, va rimarcato, saranno parte delle mostre al Castello.

«Seminara – ha rimarcato il direttore del Museo delle Ceramiche di Calabria, Mario Panarello – è l’unico centro che conserva la produzione della ceramica con caratteristiche antiche che altri centri importanti hanno perduto. Ancora dopo secoli, i ceramisti di Seminara producono dei prodotti influenzati da contatti di varia natura».

Per comprendere la grandezza degli artisti che da Seminara sono partiti, basti pensare che «molti si sono trasferiti in Francia. La Calabria – ha concluso Panarello – ha bisogno di iniziative come questa per strutturale il proprio patrimonio, spiegandolo». (rrc)

REGGIO – Al via il ciclo di conferenze “Radici” di AiparC

Si intitola Radici il ciclo di conferenze organizzate dall’AiParC nazionale in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, e che prenderanno il via mercoledì 27, alle 17, nella Sala Conferenze con l’incontro Paolo Orsi, Umberto Zanotti Bianco e l’archeologia in Calabria.

In questa occasione il presidente Nazionale A.I.Par.C., dottor Salvatore Timpano, presenterà l’istituzione del Parco Storico Culturale. 

Previsti i saluti del direttore del museo, dottor Fabrizio Sudano, del presidente nazionale A.I.Par.C., dott. Salvatore Timpano, l’intervento della dottoressa Daniela Costanzo, funzionario archeologo MarRC e la relazione del professore Alfonso Focà, responsabile Parco Storico culturale A.I.Par.C. (rrc)

Addio a Irene Tripodi, presidente di AiParC

Cordoglio a Reggio Calabria per la scomparsa di Irene Tripodi, presidente nazionale di AiParC, Associazione Italiana Parchi Culturali, fondata da lei nel 2016.

Docente di filosofia, psicologia e scienze dell’educazione, Irene Tripodi ha insegnato presso l’Istituto Giuseppe Rechichi di Polistena, dove ha occupato la cattedra di  fino al 2008. Nel 2009 è stata trasferita al liceo Luigi Nostro di Villa San Giovanni, dove ha insegnato fino al 2012, per poi approdare al liceo delle scienze umane Tommaso Gullì di Reggio Calabria, dove ha insegnato fino al 2016, anno in cui è andata in quiescenza.

Irene Tripodi è stata inoltre ideatrice, promotrice e responsabile del parco storico “Giovanna Ruffo, Principessa di Scilla”  per la Fondazione Fidapa Onlus; componente della Croce rossa Italiana, sezione femminile di Reggio Calabria dall’anno 1998 all’anno 2011;. socia fondatrice e tesoriera dell’Adisco Calabria (Associazione Donatrici Italiane Sangue Cordone Ombelicale); socia fondatrice e presidente eletta del Kiwanis Reghion (2008/2009).

Cordoglio è stato espresso da Dora Anna Rocca, presidente di AiParC Lamezia Terme: «Per me una sorella maggiore conosciuta in un percorso di crescita che mi ha portata ad avere fiducia nelle nostre potenzialità territoriali e aprire anche nella mia città una sede che con le altre sedi territoriali mirano a valorizzare luoghi e persone del territorio».

«Ci uniamo in preghiera con tutte le sedi AIParC – ha detto – perché l’anima di Irene possa ora volare in alto, libera dal fardello della malattia che l’aveva imprigionata in una battaglia purtroppo complessa e esprimiamo noi tutti di AiparC Lamezia la nostra più sincera vicinanza alla famiglia».
«La triste notizia ci fa rimanere senza parole e la sua perdita ci lascia un grande vuoto che difficilmente si potrà colmare.Irene per noi tutti non era solamente la presidente nazionale, era l’amica che ti dava i consigli giusti al momento opportuno.Persona di grande umanità e di grande cultura.L’ AIParC di Cosenza si stringe attorno alla famiglia in preghiera», scrive Tania Frisone, presidente AiParC Cosenza.
«La sua sensibilità, cultura, umanità e saggezza lasciano un vuoto incolmabile nelle nostre vite, ma sicuramente il suo carisma e la sua determinazione rimarranno sempre impresse nel nostro lavoro», scrive il direttivo AiParC di Reggio Calabria.
«Si tratta – scrive il Presidente dell’Anassilaos – di una perdita gravissima per la nostra comunità e l’associazionismo reggino che ha sempre avuto in Lei una organizzatrice formidabile e attenta ai valori più autentici della nostra Comunità». (rrc)

LAMEZIA – Il 21 gennaio il convegno sul tema della Memoria di AiParC

Il 21 gennaio, al Chiostro di San Domenico di Lamezia Terme, AiParC Lamezia Terme ha organizzato due eventi in occasione della Giornata della Memoria.

Per non dimenticare, è il tema scelto da AIParC Lamezia Associazione no profit senza scopo di lucro, apartitica che persegue i suoi scopi senza distinzione di etnia, lingua, religione e opinioni politiche. Essa ha lo scopo di promuovere lo sviluppo sociale, culturale, morale, relazionale, economico, artistico, turistico, politico, tecnologico del territorio che con tale iniziativa intende sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema universale della pace nel mondo. Preparare gli studenti ed i cittadini alla giornata della memoria è importante, specie in un periodo come quello attuale in cui la pace è continuamente minata come dimostra il protrarsi del conflitto tra Ucraina e Russia, presente già da undici mesi.

Si tratta di una esposizione di lavori di artisti calabresi sul tema della pace, fruibile  alle 16:30 del 21 gennaio si concluderà il 27 Gennaio (orari di apertura della mostra 16:30-18:00) con la cerimonia di premiazione della tela più rappresentativa che una giuria formata da esperti avrà valutato positivamente.

 A collaborare in tal senso l’Associazione Arte ed Antichità Passato prossimo presieduta da Giovanna Adamo e la Gioielleria Rocca per la premiazione. Il convegno sul tema della memoria si terrà subito dopo l’inaugurazione della mostra con presentazione del diario testimonianza di un calabrese: Antonio Bruni, originario di Cosenza e già dirigente della Scuola Media Manzoni di Lamezia Terme deceduto da pochi anni, che è stato internato nei campi di prigionia nazisti e scrisse un diario pubblicato poi grazie al docente e storico Giuseppe Ferraro Deputato di storia patria per la Calabria, responsabile della commissione didattica Icsaic, dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea nonché presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, comitato provinciale di Cosenza con il titolo “Dai campi di prigionia nazisti a Salò” Pellegrini editore che sarà presente come relatore il 21 gennaio quando con il professor Gaetano Montalto (che ha conosciuto personalmente il Bruni), dopo i saluti di Dora Anna Rocca Presidente di AIParC Lamezia Ente organizzatore, di Giusi Princi vicepresidente regionale con delega alla cultura, di S.E. Serafino Parisi Vescovo di Lamezia Terme appena nominato delegato della Conferenza Episcopale Calabra alla Cultura e Comunicazioni Sociali ed ai Beni Culturali, dell’assessora alla cultura di Lamezia Giorgia Gargano, i due relatori moderati dal docente Paolo Failla del Liceo classico di Lamezia Terme e socio AIParC Lamezia, illustreranno grazie al diario del Bruni una delle pagine di storia degli anni della seconda guerra mondiale che non può essere dimenticata, perché con altre storie consente di ricostruire le diverse scelte fatte dagli internati, le condizioni di vita all’interno dei campi che variavano in base ai tempi, ai luoghi, ai rapporti che si riuscivano a costruire con i carcerieri e con gli altri compagni di prigionia, al modo in cui si cercò di vivere e di sopravvivere alla fame, al freddo, ai maltrattamenti, all’abbattimento umano e morale.

Il 27 gennaio Giorno della Memoria, viene ricordato in Italia l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz e si celebra il “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte. In quel giorno del 1945 le truppe alleate liberarono il campo di concentramento di Auschwitz sancendo la fine dell’Olocausto. Alla fine della guerra il Bruni che è stato anche Preside della scuola media Manzoni di Lamezia Terme aveva preferito non parlare di quella sofferenza interiore che tuttavia rimaneva indelebile nella sua anima, fino a decidere pochi anni prima del suo decesso di renderla pubblica. Prima della conclusione da parte della Rocca Presidente AIParC Lamezia interverrà il figlio del Bruni Giovanni. Sarà presente anche la figlia del Bruni Amalia consigliera regionale e nota neurologa di fama nazionale. L’ingresso è libero. (rcz)

 

A Casali del Manco un focus su “Briganti fra storia e leggenda”

Il Comune di Casali del Manco, nella Presila cosentina, comprende, fra tante, la località Macchia, borgo medievale dalla bellezza antica e suggestiva, luogo dell’anima, per molti che qui sono nati o hanno avuto il privilegio di viverci per qualche tempo della loro vita e si portano per sempre dentro ogni pietra, odori, sapori, voci dell’anima.

Luogo dell’anima, dicevamo, che  ha per tutti un grande significato, è espressione del valore del proprio vissuto. L’anima riconosce dei luoghi come propri e famigliari. Si tratta dei luoghi che hanno toccato l’interiorità e fanno parte della storia di ognuno. Custodire il proprio luogo dell’anima significa conservare emozioni positive che fanno bene all’anima stessa, anche se la nebbia ammanta i ricordi, le storie vivono dentro le persone in un’atmosfera di fascinazione e sublimazione. Si ha l’impressione che lì il tempo si sia fermato, si ripetono nella mente le scene vissute nel passato come fossero scene di un film che si guarda ogni volta che se ne sente il bisogno.

E in questa scenografia ci sono il Palazzo Gullo e le persone  che l’hanno abitato, in primis Fausto Gullo, grande politico, Padre Costituente, Ministro dei contadini .Ora il Palazzo è diventato Casa Museo e ospita la Biblioteca Gullo. Luogo magico, dove la storia parla e trasmette il suo insegnamento ai visitatori, che ne subiscono il fascino. È un’esperienza emotivamente forte, la visita alla Biblioteca Gullo, che resta nell’anima, come il borgo antico e suggestivo di Macchia.

Proprio in questo borgo l’Associazione culturale AIParc Cosenza, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Casali del Manco e la stessa Biblioteca Gullo, è stata protagonista, il 16 Novembre 2022, di un significativo evento culturale, dal titolo Briganti fra storia e leggenda. 

La manifestazione si è svolta in due fasi. La prima è stata dedicata alla visita guidata alla casa dei briganti Pietro Monaco e Maria Oliverio e alla casa di Teresa Oliverio, sorella di Maria, dove Teresa è stata brutalmente uccisa proprio dalla sorella. Guida esperta Peppino Curcio, studioso e storico appassionato. Ponendo in evidenza la dignità politica del brigantaggio, attraverso l’esposizione di fatti ed episodi storici, riti, usi e costumi ha destato attenzione e interesse nel qualificato pubblico dei visitatori. 

Oggi restano solo solo poche pietre squadrate di quella che doveva essere la casa di Pietro Monaco e Ciccilla, divorata da un incendio doloso in un angolo del paese e una casetta semidiroccata, dove si consumò l’atroce delitto, in un altro angolo. Apparentemente è quasi tutto quel che resta a simbolo di una vera e propria guerra civile che subito dopo l’unità d’Italia incendiò queste contrade, all’epoca reame Borbonico in rapido disfacimento.

Nel lasso di tempo che ci separa da quegli avvenimenti, con molta fatica e una passione indefessa, gli storici hanno ricostruito seppur parzialmente le cronache di quei mesi intensi che abbracciano un arco di dieci anni, dal 1861 al 1871, in cui tutti gli uomini del tempo, di ogni età e ceto sociale, misero in scena la tragedia che regalerà al Risorgimento italiano una delle pagine più amare e sanguinose della sua storia: il “Brigantaggio post-unitario”, a cui fece seguito inesorabile la repressione altrettanto feroce dei “Piemontesi”.

Gli atti di archivio, prodotti o acquisiti all’epoca dalla magistratura, dall’esercito e dall’amministrazione pubblica, seppelliti dalla polvere del tempo, nascosti per reticenza o per vergogna, sono tornati così alla luce, grazie alla certosina pazienza con cui alcuni autori illuminati hanno cercato di dare un improbabile ordine ad avvenimenti certamente confusi e difficili da analizzare, ma sicuramente per troppo tempo rimasti occultati. Ne emerge un quadro, se non del tutto nuovo certamente accurato, sulle vicende storiche di una neonata Italia, il tempo sembrava fosse fermo, in pieno feudalesimo.

Il 70 per cento della popolazione, braccianti, contadini, operai, nullatenenti, disoccupati, viveva economicamente e culturalmente soggiogata in una indigenza estrema. I notabili del tempo, i “Galantuomini” di antico retaggio, da secoli si spartivano il controllo della vita sociale ed economica di paesi e borghi arroccati su crinali di monti impervi, condannati ad un isolamento secolare durato fino a tempi recenti. In molti si sono provati a dare al brigantaggio – per certi versi endemico in alcune regioni – delle ‘ragioni’ più nobili e razionali di quanto la realtà inconfutabile degli atti di archivio lasci trasparire; ma il periodo a cavallo tra il 1861 e il 1865, noto agli storici come quello della “reazione” al governo piemontese, fomentata dagli esuli Borboni, dalla Chiesa e da una parte della nobiltà, non è altro che una delle tante sfaccettature di un fenomeno in fondo estremamente complesso, le cui cause vanno certamente ricercate nelle profonde differenziazioni economiche e sociali che caratterizzavano la società dell’epoca. In verità il brigantaggio è stato, sin da epoche remote, il frutto di sussulti imprevedibili e incontrollabili di un popolo affamato e diseredato che periodicamente, come un fiume in piena, rompe gli argini e tutto travolge con la sua violenza atavica ed istintiva, salvo poi tornare a sopirsi per subire nuove e più inumane sofferenze.

«Il brigantaggio – scrive Tommaso Pedío – (…) è l’endemica protesta dell’oppresso e del povero; è la manifestazione di vendetta e di odio contro torti impuniti in una società in cui la Giustizia, ferocemente severa nei confronti del povero, è sempre disposta a minimizzare ed anche ad ignorare gli arbìtri e gli illeciti dei potenti».

Questi concetti sono stati alla base del confronto che si è generato nella seconda fase dell’evento culturale a Macchia di Casali Del Manco, incentrata sulla presentazione del libro di Giuseppe Ferraro Il Prefetto ed i briganti. La Calabria e l’unificazione italiana (1861-1865) ,Le Monnier, Firenze, avvenuta nella suggestiva cornice della Biblioteca Gullo, alla presenza del Sindaco Stanislao Martire, che nel porgere i saluti ha ribadito la sua ferma convinzione che attraverso la cultura e la sua promozione e diffusione si può far crescere il benessere materiale e immateriale di una comunità. 

Splendidamente coordinati da Giuseppe Trebisacce, sono intervenuti relatori di elevato spessore culturale ed esperti studiosi del fenomeno del brigantaggio in Calabria. Tania Frisone, Presidente AIParC Cosenza, dopo i saluti ha fatto un appassinante racconto della storia di Maria Oliverio, detta Ciccilla e un’accurata disamina del brigantaggio femminile.

La parte antropologica è stata trattata da Giovanni Curcio, il quale, con acume e completezza d’indagine, ha esposto gli aspetti più interessanti del libro di Ferraro, non mancando di evidenziare gli errori commessi dalla scienza positivista di Cesare Lombroso, studioso di antropologia criminale, che in Calabria trascorse tre mesi della sua vita al seguito dell’esercito sabaudo. 

Paolo Rizzuti ha messo in evidenzia gli eccessi e le storture di giudizi frettolosi espressi sulla Calabria, considerata paradiso terrestre, e sui calabresi, giudicati diavoli autori dei propri mali, rivelando importanti notizie storiche sui briganti casalini, tratte da indagini accurate nell’archivio di Stato.

Peppino Curcio, mostrandosi in sintonia con quanto detto dai suoi predecessori nei loro interventi, ha evidenziato il carattere endemico del brigantaggio calabrese e del Meridione tutto. 

 Prezioso ed esplicativo l’intervento dell’autore Giuseppe Ferraro. A ragione sostiene che il crollo del Regno delle Due Sicilie e l’unificazione italiana segnarono per le province meridionali un periodo di diffusa instabilità. Vecchie e nuove problematiche si fusero rendendo l’amministrazione di gran parte di questo territorio difficile per i primi governi italiani. La classe dirigente liberale cercò di rimediare alla diffusa instabilità e conflittualità inviando nel Mezzogiorno prefetti, funzionari, militari di origine settentrionale per rafforzare in tal modo l’unificazione appena raggiunta.

In questo contesto, nell’aprile 1861 venne nominato prefetto della Provincia di Cosenza (Calabria Citra) il valtellinese Enrico Guicciardi. Proprio la vicenda appassionante di Guicciardi e l’utilizzo, tra le altre, di fonti storiche inedite, custodite in archivi pubblici e privati, permettono all’autore di raccontare i primi anni dell’unificazione italiana in Calabria, con particolare attenzione al brigantaggio, alla questione della terra, alla conflittualità tra potere politico e militare sul territorio, in uno dei momenti più critici della storia d’Italia. 

Anna Maria Ventura nelle sue conclusioni ha sintetizzato i vari elementi che hanno reso unica e di elevato valore la manifestazione culturale, per  la singolarità dei luoghi e delle persone che con essi si identificano.

«Questa giornata, ha detto la Ventura, è stata intensa, emozionante, quasi magica, come tutto ciò che avviene a Macchia, antico borgo, dove il tempo sembra essersi fermato e nella  Biblioteca Gullo, dove la storia si respira in tutta la sua gravità, gravità intesa come importanza di chi l’ha fatta e responsabilità di chi ne assume l’eredità e l’impegno della continuazione».

«Questo luogo ricco di memoria storica – ha aggiunto – dove ha vissuto ed ha lasciato il suo prezioso patrimonio di idee ed umanità al servizio della politica e del bene comune, il grande Fausto Gullo, è il luogo più idoneo al passaggio del testimone da chi l’Italia democratica e libera l’ha fatta, e insieme all’ Italia la sua Costituzione,  a tutti noi che abbiamo il dovere morale di custodire e salvaguardare la nostra Italia, la nostra Costituzione e i suoi grandi valori».

«Adesso Macchia fa parte di Casali del Manco – ha concluso – una realtà territoriale e amministrativa molto più vasta e complessa. Comprende infatti cinque comuni. La sfida da vincere, e che l’amministrazione comunale ha fatto sua e si sta adoperando per portare avanti onoratamente, è quella di mettere in atto una politica amministrativa che miri all’unità, pur conservando le caratteristiche peculiari e identitarie dei tanti piccoli borghi che costellano il meraviglioso e vasto territorio. Per fortuna accomunati dalla stessa storia e dalle stesse caratteristiche geomorfologiche e biosferiche».

È giusto sottolineare che Casali del Manco appartiene alla rete “Borghi autentici d’Italia” e molto presto, forse a Dicembre, si accinge ad essere ufficialmente una “comunità ospitale”, protagonista della nuova Soft Economy. Simbolo di un’Italia che ce la vuole fare, quell’Italia dei borghi che puntano sulla riscoperta e riqualificazione della propria identità; un’identità che si manifesta nelle pieghe originali della sua storia, nelle tradizioni dei luoghi, nella loro conformazione morfologica espressa nel paesaggio, nella cultura produttiva artigianale; ossia, in una frase, nel proprio modo di vivere. (Anna Maria Ventura)

Le “Madri Costituenti” di Nella Matta a Palazzo Giustiniani

di ANNA MARIA VENTURA – Nella magica cornice di Palazzo Giustiniani, a Roma, in quella che oggi è denominata Sala della Costituzione, il 27 dicembre 1947 Enrico De Nicola, Alcide De Gasperi e Umberto Terracini firmarono la Carta Costituzionale. La discussione sul testo della Costituzione fu molto lunga e complessa.  Appena eletta il 2 giugno 1946, l’Assemblea Costituente, costituita in totale di 556 Deputati, di cui solo ventuno erano donne, nominò al suo interno la Commissione per la Costituzione, composta di 75 deputati, fra cui cinque donne, per questa è anche nota come “Commissione dei 75″, incaricati di stendere il progetto generale della carta costituzionale. 

Il progetto costituzionale elaborato dalla Commissione venne presentato all’Assemblea nel febbraio 1947 e così iniziò il dibattito in aula, che si protrasse fino al dicembre successivo, riguardo sia all’impianto generale sia ai singoli titoli e norme. Trovata finalmente una convergenza tra le varie correnti politiche, il testo definitivo venne approvato a scrutinio segreto il 22 dicembre 1947 e promulgata il 27 dicembre  dal Capo Provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola. 

La maggioranza che elaborò e votò la Costituzione fu il frutto di un compromesso tra la sinistra e i cattolici sui principi fondamentali, anche i liberali esercitarono un’influenza decisiva sui meccanismi istituzionali ed in particolare sulla separazione dei poteri. 

Il Palazzo Giustiniani apparteneva alla famiglia Giustiniani, che lo acquistò nel 1590 dopo essersi trasferita a Roma dall’isola di Scio nell’Egeo, in seguito alla riconquista dell’isola da parte dei Turchi. Nel palazzo era ospitata l’importante collezione di sculture e dipinti di Vincenzo Giustiniani (1564-1637), che comprendeva tra l’altro opere di Caravaggio, Raffaello, Giorgione, Tiziano e Andrea del Sarto, oltre a numerosi pezzi di epoca romana. Per questo motivo l’edificio divenne mèta di artisti e studiosi fino a tutto il Settecento, Con la dispersione della collezione tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, il palazzo conobbe un periodo di degrado. Nel 1943 fu acquistato dallo Stato, e dopo alcuni restauri fu destinato a residenza del Presidente del Senato. 

Palazzo Giustiniani ha anche una grande Galleria, attualmente nota come Sala Zuccari dal nome dell’artista Federico Zuccari (1539-1609) che ne ha affrescato la volta. È l’unico ambiente rimasto inalterato durante le numerose ristrutturazioni di palazzo Giustiniani. È interamente decorata ad affresco: nella volta sono raffigurati cinque episodi delle storie di Salomone e le quattro virtù, Religione, Industria, Vigilanza, Eloquenza, a lui attribuite. Vicino agli angoli della volta sono raffigurati piccoli paesaggi, in cornici circolari. Sulle pareti erano raffigurate immagini femminili di virtù, ma attualmente ne rimane solamente una, a figura intera, “La Temperanza”, mentre delle altre restano solo alcuni frammenti.

Tutte le decorazioni sono ordinate entro una superficie decorata a grottesche e l’insieme ha un aspetto sontuoso, arricchito anche dagli arazzi seicenteschi. I problemi di attribuzione delle opere restano parzialmente aperti. Per l’importante ciclo decorativo che risale al 1586-87, quando il palazzo non apparteneva ancora ai Giustiniani, sono confermati, anche da studi recenti, i nomi di Antonio Tempesta e Pietro Paolo Bonzi , artisti del Cinquecento.

Proprio nella sala Zuccari, il 16 settembre 2022, si è verificato un evento speciale: l’incontro virtuale fra Padri e Madri Costituenti, che hanno dialogato fra di loro, come se il tempo, per una magia particolare, non fosse trascorso da quel lontano 1947. Hanno continuato a parlare di diritti, soprattutto al femminile. A far sentire la loro voce forte e chiara  sono state le ventuno Madri                Costituenti, attraverso il libro che veniva presentato In cammino verso i diritti. Le madri Costituenti. Il volume, scritto dalla professoressa Nella Matta e pubblicato da Jonia Editrice (Rende, Cosenza) ripercorre le tappe delle donne protagoniste di grandi battaglie e rivoluzioni quotidiane, che hanno segnato il secolo scorso.

Un dibattito a più voci, moderato dal capo Ufficio Stampa della Commissione Europea in Italia, Manuela Conte, per evidenziare il ruolo di assoluto primo piano delle donne nel cammino democratico del nostro Paese. Oltre all’autrice sono intervenuti il Professore Giuseppe Trebisacce, direttore editoriale Jonia Editrice, il Professore Massimo Fiorucci,  Rettore dell’Università Roma Tre, la Prof.ssa Carmela Covato, docente di Storia dell’Educazione Università Roma Tre, il Prof. Massimo Veltri, già docente Università della Calabria, la dott.ssa Vincenzina Perciavalle, già consigliera nazionale di Parità. Grazie al contributo dei relatori  sono state ripercorse le tappe di un cammino sofferto e silenzioso, che ha gettato le basi per il riconoscimento di uguaglianza e parità nella nascente Repubblica Italiana. È venuta fuori l’anima di un libro dal forte valore didascalico, che racconta le tappe salienti delle leggi che hanno cambiato l’esistenza delle donne italiane, creando condizioni di uguaglianza e parità. Ma fulcro della narrazione sono le vite di ventuno donne del secolo scorso, le Madri Costituenti, pioniere della partecipazione politica attiva in un Paese che riconobbe il suffragio universale solo nel 1946 e al contempo espressione dei profondi cambiamenti che avevano già investito la società italiana, con il coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro e nella vita pubblica.

Il libro di Nella Matta sta percorrendo con successo un lungo cammino attraverso i luoghi rappresentativi della cultura, dalla Calabria al Salone del libro di Torino e delle Istituzioni, il 16 Settembre, appunto, a Roma, nella  sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato. Senza dubbio questa di Roma è stata una presentazione densa di contenuti e di emozioni, ricca di suggestioni, che sono venute dal libro, ma anche dalla storia del luogo in cui è stato presentato. 

Il Palazzo Giustiniani è diventato “uno spazio dell’anima” di chi ha preso parte all’evento, sia fisicamente che virtualmente, come si è verificato per il Palazzo del Trono a Cetraro (CS), dove è avvenuta un’altra intensa e coinvolgente presentazione.

Nel suo bel libro “Gli spazi dell’anima” lo studioso Lionello Sozzi, conducendo un’ampia ricerca fra una pluralità di luoghi dell’interiorità che la letteratura narrativa e poetica sceglie per parlare dell’anima, dice «tra il mondo esterno e il mondo interiore si scopre una meravigliosa rassomiglianza …probabilmente la risposta è nella necessità di localizzare, di tradurre in termini di concretezza delimitata e tangibile anche le entità più inafferrabili».

L’anima predilige uno spazio per manifestarsi e solitamente le immagini di spazio che più si caricano di significato sono le antiche dimore. In questi spazi l’anima si apparta e con essa la nostra vita interiore e le sue variegate emozioni. È potente questa suggestione che ci invita a cercare l’anima nei luoghi e a “fare anima” con l’anima del mondo, come direbbe James Hillman.

«Tutti abbiamo sperimentato particolari visioni che agiscono il richiamo di qualcosa di profondo, di inspiegabile, qualcosa che porta ad interpretarle non per le caratteristiche fisiche che posseggono, ma per il pathos che riescono a produrre in chi rivolge loro gli occhi. È questo l’incontro con genius loci, l’immagine simbolica del protettore del luogo che si riattiva quando mette in contatto il suo spirito con le tensioni emotive di ogni io».

Così Hillman parla del genius loci nel suo L’anima dei luoghi: “L’anima del luogo deve essere scoperta allo stesso modo dell’anima di una persona. È possibile che non venga rivelata subito. La scoperta dell’anima, ed il suo diventare familiare, richiedono molto tempo e ripetuti incontri”. Ma a volte viene scoperta al primo impatto, proprio come succede quando si entra in contatto con  luoghi magici, come Palazzo Giustiniani a Roma, o Palazzo del Trono a Cetraro, che preservano  intatto il loro genius loci. Quando si può quindi affermare  di essere in contatto con il genius loci?

Quando nel luogo che fa da cornice ad un evento il cuore risponde, l’anima personale si risveglia e si sente bene perché lì ha trovato il suo centro, finalmente il suo “dove”, in quella dimora filosofale in cui passato e presente si fondono in armonica completezza. Quando in quel luogo la storia esce dalla sua dimensione temporale e continua ad essere presente e visibile anche nella contemporaneità del presente. Sono spesso luoghi diventati simbolici proprio per ciò che vi è accaduto e, attraverso un approccio stratificato nel tempo, sono capaci di agire sul nostro presente costringendo chi vi si approccia a tenere costantemente in considerazione la storia che lì si è svolta, alla quale devono conformare il loro agire per esserne degni continuatori. (amv)

LAMEZIA – Festival della Sostenibilità, sabato incontro organizzato da AiParC

La città di Lamezia Terme parteciperà alla quinta edizione del Festival dello Sviluppo Economico, con un evento in programma sabato 9, alle 17.30, nella sala convegni delle Terme Caronte.

L’adesione all’importante iniziativa, nata per sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, Associazioni e Istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale, è stata possibile grazie all’Associazione AiParC, presieduta da Dora Anna Rocca.

A porgere i saluti iniziali il direttore delle Terme Emilio Cataldi, la presidente di AIParC Lamezia Dora Anna Rocca, il sindaco della città l’avvocato Paolo Mascaro rientrato nelle sue funzioni dopo i recenti accadimenti che hanno determinato nella città un ulteriore periodo di commissariamento.

Relazioneranno poi l’ingegnere Francesco Fagà, direttore tecnico e scientifico di Biorisi S.r.l.- Oil fox Europe, azienda lametina che produce spirulina, su “la spirulina il cibo antico del futuro”, la dottoressa Silvia Mazzuca, docente dell’Unical e responsabile scientifico del laboratorio di biologia vegetale e proteomica vegetale della nota Università, che parlerà della “spirulina tra ricerca di base e ricerca applicata” e comunicherà alcuni risultati sperimentali degli studi effettuati utilizzando l’alga spirulina, l’ingegnere Ugo Rocca, esperto di energie rinnovabili e non che parlerà della “disinformazione energetica in Italia”, Paolo Marraffa, esperto in sostenibilità ambientale che ci parlerà di “Verso la Society 5.0”, e Saveria Sesto, docente di scienze e responsabile scientifico AIParC Lamezia Terme, che illustrerà l’importanza della sostenibilità nell’edilizia.

A concludere il presidente nazionale AIParC Irene Tripodi che, con la sua presenza, certifica il calibro dell’evento che nella fattispecie ha il fine di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti degli Obiettivi 2 (Sconfiggere la fame) e 7 (Energia pulita e accessibile) dell’Agenda 2030.

L’alga spirulina come è noto per il suo alto contenuto proteico potrebbe contribuire al problema della fame nelle popolazioni più povere. Per produrre quest’alga inoltre si sottrae Anidride carbonica all’atmosfera che in tal modo viene trasformata in biomassa organica. La spirulina infatti si nutre di CO2 per restituire ossigeno all’ambiente. Il Festival è stato riconosciuto dalle Nazioni unite come un’iniziativa innovativa e un’esperienza unica a livello internazionale e per due volte si è classificata come finalista agli SDGs Action Awards.  L’ingresso sarà gratuito. Saranno rispettate le normative anti Covid-19.  (rcz)

LAMEZIA – L’Associazione Italiana Parchi Culturali apre una sua sede a Palazzo Nicotera

Il 27 maggio, a Lamezia Terme, a Palazzo Nicotera, s’inaugura la sezione lametina dell’Associazione Italiana Parchi Culturali, che ha il fine di valorizzare arte, cultura di un territorio ricco di storia e di bellezze naturali.

L’AiParC è nata nel 2016, e la sede del nazionale è a Reggio Calabria, le sedi territoriali godono di una loro autonomia, tale associazione è  nata con lo scopo di concorrere alla promozione socio-culturale del Territorio italiano attraverso lo strumento operativo dei Parchi, spazi metaforici di studio, ricerca, approfondimento, dedicati a personaggi, siti, opere, eventi dell’Archeologia, dell’Arte, della Comunicazione, della Cultura, dell’Informazione, della Legalità, della Relazione, della Scienza, della Storia delle varie realtà territoriali.

L’inaugurazione dell’apertura della sede territoriale di AIParC Lamezia Terme si svolgerà per i soci residenti nella città in presenza, mentre saranno collegati su piattaforma Zoom i rappresentanti dell’Aiparc nazionale. Una realtà, quella lametina, fin troppo bistrattata non solo a causa della criminalità organizzata ma soprattutto da una burocrazia che non le ha consentito di crescere, causando un immobilismo nel territorio senza precedenti. Illustri i professionisti che attraverso le competenze possedute daranno lustro al territorio.

L’evento gode del patrocinio del Comune di Lamezia Terme. L’inaugurazione prevede i saluti iniziali da parte della presidente nazionale: Irene Tripodi, della presidente territoriale per la Calabria, Tania Frisone, di una rappresentanza della terna commissariale del Comune di Lamezia Terme e della Neopresidente locale, Dora Anna Rocca docente, giornalista, saggista.

Sono previsti poi gli interventi dell’ex assessore alla cultura di Lamezia Terme, dottoressa Giorgia Gargano, su Uno sguardo al territorio lametino, dell’architetto Francesco Volpe, della Commissione arte e storia di AiParC Lamezia che parlerà delle vestigia del territorio lametino, e della docente Saveria Sesto, della Commissione scientifica della neoassociazione che considererà il tema della salvaguardia del patrimonio ambientale della città.

Modera l’incontro la docente Miriam Rocca, della Commissione istruzione e formazione di AIParC Lamezia. Concluderà la Presidente nazionale Tripodi. Nel corso della inaugurazione la neopresidente presenterà i membri del direttivo ed i relativi ruolo all’interno della neoassociazione. (rcz)

COSENZA – Online la presentazione di “Donne” di Rita Fiordalisi

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne, la sezione di Cosenza dell’Associazione Italiana Parchi Culturali, organizza la presentazione online del libro Donne di Rita Fiordalisi (già direttrice della Biblioteca Nazionale di Cosenza). Introduce e coordina Demetrio Guzzardi, direttore editoriale di Progetto 2000. Saluti di Tania Frisone, presidente AiParcC Cosenza, e Irene Tripodi, presidente nazionale della stessa associazione. Intervengono Giuseppe Ferraro, Bianca Rende e l’autrice del libro. Le conclusioni sono affidate a Nella Matta e Maria Luisa Neri. Collegamento online sulla piattaforma zoo a cura di Antonio Squillace, alle 17.30. (rcs)