L’OPINIONE / FIlippo Veltri: la buona politica per il 2022

di FILIPPO VELTRI – «Il punto dirimente per noi è uno solo: in Calabria non possiamo più pensare la politica come mero “casting elettorale”, non possiamo mortificare la democrazia come purtroppo si è fatto in questi anni riducendola a questione di liste, candidati e candidature. Interroghiamoci oggi, non tra cinque anni o alla vigilia delle prossime scadenze elettorali, su quale progetto della Calabria vogliamo costruire nei prossimi anni.  Lo ripetiamo: no liste  e candidature, ma progettualità e visione, risposte a ciò di cui i nostri territori hanno bisogno in termini di servizi, infrastrutture non solo materiali ma sociali ed educative, innovazione e ricerca». Queste parole sono state scritte poco prima di morire, due mesi fa, da un politico calabrese di lunghissimo corso. Si chiamava Costantino Fittante (1933-2021) e proprio nei giorni scorsi se n’è ricordata la figura a Lamezia Teme, nella città dove aveva fatto il sindaco, prima di diventare consigliere regionale e poi parlamentare della Repubblica.

Non ci può essere migliore viatico per l’anno nuovo che questo invito ad una buona politica, che dietro deve trascinarsi una buona società e una buona cultura etc, in una terra come la Calabria che ha appena eletto un nuovo presidente di Regione.

Scriveva sempre Fittante, con una lucidità da fare rabbrividire se si pensa alle condizioni in cui questo lascito è stato pensato, scritto e trasmesso: «…lanciamo l’invito, partendo dai bisogni reali dei territori e interloquendo con quelle realtà associative e produttive che conoscono direttamente le diverse problematiche, a promuovere un calendario di iniziative tematiche nelle diverse realtà della nostra Regione. Formulando proposte concrete e sottoponendole alla nuova amministrazione e al nuovo Consiglio Regionale. Con l’unico intento di rivitalizzare la democrazia e la partecipazione in una Regione che oggi appare rassegnata, ripiegata su se stessa, impotente di fronte a uno spopolamento che diventa sempre più drammatico nei numeri e soprattutto sul piano sociale e culturale».

Giusto a titolo di esempio. Sono decenni che si parla della sanità calabrese solo ed esclusivamente nei termini dell’emergenza, degli scandali o della sterile discussione “commissariamento si-commissariamento no’’. Ora la partita è chiusa con Roberto Occhiuto presidente e commissario. Ma proviamo a metterci attorno a un tavolo per capire di cosa abbia davvero bisogno la sanità calabrese oggi, in un contesto radicalmente cambiato dalla pandemia, che ha messo al centro la sanità territoriale e la medicina sempre più vicina alle case delle persone, fino a parlare di telemedicina.

I fondi europei e del PNRR saranno utilizzati per le case della salute sul territorio. Ottimo. Ovviamente non può bastare per lo stato comatoso in cui sono stati lasciati gli ospedali. La buona politica qui come non mai deve lanciare segnali forti di rottura di un sistema che ha gestito appalti, concorsi, nomine, primariati etc.

E ancora, un altro esempio. Nel territorio di Lamezia Fittante ricordava l’esistenza della più grande area industriale del Mezzogiorno. Vogliamo costruire un progetto di sviluppo che guardi alle più alte innovazioni da avviare in quest’area, da quelle che riguardano il campo agricolo ed alimentare a quelle del settore tecnologico-informatico, o vogliamo ancora inseguire chimere e spot?  E ancora. Cosa vogliamo fare dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, considerato di rilevanza strategica dal governo e uno dei maggiori aeroporti del Sud Italia, nell’ottica di collegamento con il resto del Paese, l’Europa e il Mediterraneo?

Avviare una discussione in Calabria, partendo da una spinta propositiva che rimetta al centro la buona politica, che è capacità di intercettare i bisogni reali delle comunità formulando idee e proposte per rispondere alle esigenze della collettività è dunque non solo necessario ma indispensabile. Se si riduce la politica a liste e candidati, i calabresi continueranno a tenersi lontane dalle urne e soprattutto crescerà la distanza già abissale tra i cittadini e le istituzioni. Le elezioni e le candidature sono certamente un processo necessario in una democrazia: ma devono essere frutto di percorsi politici, non di casting all’ultimo minuto.

Noi – concludeva il suo appello il politico che ci ha lasciato da poco – «ci rivolgiamo a quanti si riconoscono in questa visione della politica, invitandoli a contribuire a realizzare un programma di iniziative che dia una spinta innovativa alla politica calabrese, ripartendo dai temi e dai contenuti. Il nostro appello è aperto al contributo di tutti i cittadini calabresi liberi, senza seconde o terze ambizioni elettoralistiche, con il fine principale di ossigenare la democrazia in Calabria, suscitare una nuova consapevolezza dei diritti, stimolare l’impegno di tutti per rendere questa terra da “emergenza” a Regione normale».

Appunto: una regione normale per una Regione funzionante. Solo la buona politica può ridare ossigeno e vitalità alla nostra terra e alle due erre, sia quella con la minuscola che quella con la maiuscola. (fv)

L’OPINIONE / Giuseppe Soriero: Umanità e politica nel ricordo di Costantino Fittante

di GIUSEPPE SORIERO – Signorilità dei modi e forte passione politica: così ricordo la personalità di Costantino Fittante, parlamentare della Repubblica, Consigliere regionale della Calabria, autorevole dirigente del PCI e della sinistra.

Sento di sottolineare le doti umane di una figura di tanto rilievo nella storia politica, istituzionale e civile della regione ancor più oggi in questa fase segnata, in Calabria più che altrove, da sbiadite fotocopie prive di solidi ancoraggi politici, da discussioni generiche e inconcludenti sui grandi temi dell’antifascismo, dell’autonomia delle Regioni, del rapporto tra politica e intellettuali.

Altri amici e compagni hanno già efficacemente ricordato quanto il percorso di Fittante sia coinciso con l’evoluzione dei caratteri democratici della comunità regionale, dagli anni ’60 ai giorni nostri.

Io ho avuto modo di conoscerlo subito appena rientrato a Catanzaro, dopo la laurea in architettura a Napoli. per impegnarmi come giovane funzionario del PCI. A incoraggiarmi tra gli altri fu proprio Fittante che assieme a Giovanni Lamanna e Franco Politano era impegnatissimo a qualificare il ruolo della federazione di Catanzaro nel nuovo gruppo dirigente regionale guidato da Franco Ambrogio che, assieme a Tommaso Rossi, Francesco Martorelli, Peppino Guarascio e altri autorevoli personalità, tenacemente si misurava sulla sfida per quegli anni ardua protesa a rafforzare e rinnovare il PCI  e contemporaneamente a contribuire da protagonisti alla costruzione di una originale alleanza democratica e antifascista, dopo i moti drammatici del ’70.

Fittante uomo di parte politica e uomo delle istituzioni, fu tra coloro che propugnarono subito l’antifascismo come valore ispiratore di nuove e più ampie aggregazioni civili e culturali per dare legittimità popolare al nuovo Istituto regionale. Il legittimo dibattito odierno sui vistosi limiti ed errori del regionalismo, non può limitarsi all’ambito delle leggi e dei regolamenti, ma deve saper affrontare  la ricucitura del rapporto interrotto tra istituzioni e popolo.

È stato questo il faro delle classi dirigenti dopo il 1970 ispirati dall’autorevolissimo appello all’autocritica espresso da Enrico Berlinguer nella Conferenza nazionale tenuta a L’Aquila nel 1972.

Così assieme a Fittante e altri giovani dirigenti ci impegnammo a ricercare il contatto diretto con i lavoratori, con la diffusione dell’Unità e la partecipazione agli scioperi dei forestali e dei giovani in cerca di lavoro. E all’impegno militante, sia chiaro, corrispondeva di necessità la lettura dei giornali, lo studio attento dei testi, la frequenza periodica alla Scuola di formazione delle Frattocchie.

Attento alle istanze dei lavoratori – suscitò scalpore sulla stampa la presenza di Fittante, Presidente della III Commissione del Consiglio regionale, davanti a Palazzo Europa nel 1978 a fianco dei Forestali e dei Sindacati per il lavoro e lo sviluppo.

Egli contemporaneamente seppe essere tra i più attenti e tenaci interlocutori degli intellettuali e delle energie universitarie. Forte delle proprie competenze di amministratore, Fittante rispettava la competenze dei tecnici e apriva spazi di dialogo di cui poteva giovarsi la politica, per non razzolare nel genericismo.

È il caso di ricordare che proprio negli anni della formazione dell’Istituto Regionale, dalla elaborazione dello Statuto alle leggi per l’avvio della Programmazione, proprio Fittante fu incaricato a organizzare le prime tappe di discussione con Edoardo Salzano, Vezio De Lucia e Giuseppe Orlando sulla pianificazione del territorio e sulla priorità del recupero delle zone interne e dei centri storici, mentre lungo le coste e nelle periferie urbane dilagavano il cemento e l’abusivismo di speculazione, che apriva le porte alle incursioni della mafia.

Nel 1977 Catanzaro ebbe l’onore di ospitare la Conferenza nazionale dei Consigli regionali segnando un messaggio alto nella ripresa del dibattito meridionalista e nel confronto ravvicinato con importanti provvedimenti approvati dal Parlamento: per la riforma dell’intervento straordinario (legge 183), per investimenti riconversione industriale (legge 675) e per la formazione e il lavoro dei giovani (legge 285).

Il rispetto delle competenze per Fittante rientrava nel sua convinta propensione al  rispetto più generale dei rapporti umani, anche nei confronti degli avversari.

Non a caso pensò a Riforme, democrazia e diritti come i cardini essenziali cui ispirarsi  per dare nome all’associazione da lui fondata successivamente.

E il suo impegno associativo trovo anche nuovi interlocutori autorevoli a livello nazionale in questi anni, attraverso l’associazione degli ex Parlamentari e quella degli ex Consiglieri regionali, poiché il suo assillo era quello di rispondere alle superficiali banalizzazioni sulla casta con la dimostrazione dell’utilità e del valore dell’associazione, promuovendo una ricerca importante condotta assieme alla Svimez sui “Giovani talenti” che si formano e resistono in Calabria costruendo esperienze di eccellenza nell’impresa giovanile più innovativa.

Questa forse è l’eredità più impegnativa che ci lascia Costantino Fittante ironico e tagliente, puntiglioso sostenitore delle proprie idee e convinto propugnatore del dialogo come leva preziosa per qualificare sia la politica che la società civile. (gs)

[Giuseppe Soriero è già Segretario regionale e componente la Direzione del PCI]