L’OPINIONE / Pino Masciari: Criminalità organizzata causa dello spopolamento del Sud

di PINO MASCIARI – I nostri giovani continuano a lasciare il Sud Italia. Perché? Il Sud, la Calabria in modo particolare, è terra arida per chi ha bisogno di far crescere e fiorire il proprio futuro. Nel settore privato, imprenditoriale, commerciale, se cresci rischi di perdere tutto, perché attiri immediatamente gli avvoltoi della ‘ndrangheta.

La politica nel suo significato più autentico è nobile, dovrebbe incarnare gli ideali più alti, ma purtroppo è l’uomo che fa politica e l’uomo ha le sue debolezze. Qualcuno di loro o per paura o per avidità o per sete di potere, finisce direttamente o indirettamente a favorire l’illegalità, cadendo nelle logiche mafiose. Le coscienze della gente comune sono messe a posto dalle notizie di indagini e blitz, che di fatto danno l’impressione che “qualcuno se ne stia occupando”, restituendo l’illusione che questo basti a ritenersi non direttamente coinvolte e responsabili.

E la ‘ndrangheta, in questo status quo, continua a conquistare terreno, a sostituirsi allo Stato, a garantire un’efficienza, che seppur sanguinaria ed efferata, rimane tempestiva. Da quello che emerge dalle indagini, hanno talmente tanta liquidità di denaro, che potrebbero risanare il debito pubblico italiano e non solo. Di questo passo, se i giovani non mostreranno consapevolezza, se non se ne parlerà apertamente, se non si denuncerà ogni qualvolta si avrà sentore di una forzatura, di una stortura, di una vessazione, il potere della criminalità organizzata crescerà ancora e occuperà tutti i centri di potere, nazionali e internazionali.

L’allarme è grave e urgente! Questa inconsapevolezza, vera o apparente, è forse la più pesante responsabilità che grava sulle nuove generazioni. (pm)

Bevacqua e Iacucci (PD): Serve impegno di tutti contro la criminalità organizzata

«Serve l’impegno di tutti contro la criminalità organizzata». È quanto hanno ribadito i consiglieri regionali del Pd, Mimmo BevacquaFranco Iacucci, esprimendo la propria vicinanza al sindaco di Cetraro, Ermanno Cennamo, dopo «il grave fatto di sangue che ha sconvolto la cittadina da lui guidata e che ripropone con forza il problema della sicurezza del territorio e della lotta alla ‘ndrangheta».

«Bene ha fatto il primo cittadino di Cetraro – hanno proseguito Bevacqua e Iacucci – a rivolgersi direttamente al Ministro dell’Interno Piantedosi per chiedere allo Stato segnali forti di vicinanza ad un Comunità che faticosamente sta cercando di muoversi verso il progresso e la legalità e non vuole tornare nella morsa della criminalità».

«I sindaci non possono essere lasciati da soli – hanno concluso i consiglieri regionali dem – come Pd ci attiveremo in ogni modo possibile per fornire sostegno alla cittadina di Cetraro e, più in generale, perché in Calabria non si abbassi mai l’attenzione nei confronti della ‘ndrangheta e ai suoi gangli che troppo spesso hanno condizionato la vita dei calabresi e lo stesso sviluppo della Regione». (rcs)

Criminalità organizzata, Cgil Calabria: Le Istituzioni attivino strumenti utili presenti nel nuovo codice antimafia

La Cgil Calabria, in merito alla criminalità organizzata, ha sottolineato che bisogna «costruire una riflessione che parta innanzitutto dal mondo del Lavoro, dal sistema delle Imprese, dall’associazionismo e che determini dentro le nostre comunità una presa di coscienza con l’obiettivo di rafforzare e proteggere le attività sane, che rispettano i diritti ed i contratti, che denunciano la criminalità ed il Pizzo, anziché finanziare la ‘Ndrangheta».

Inoltre, il sindacato sollecita «le Istituzioni ad attivare quegli strumenti utili, presenti anche nel nuovo codice antimafia (seppur di fatto indeboliti dalle modifiche apportate dell’ex Ministro dell’Interno, Matteo Salvini) a partire dalla costituzione dei tavoli provinciali su aziende sequestrate e confiscate (previsione presente nell’art. 41-ter del D Lgs 159/2011) per come richiesto a maggio scorso dalle Segreterie Regionali di Cgil Cisl Uil a tutte le Prefetture calabresi».

«L’operazione Geolja – si legge in una nota di Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, Celeste Logiacco, segretaria Cgil Piana di Gioia Tauro, Giuseppe Valentino, segretario generale Filcams Cgil Calabria e Samantha Caridi, coordinatrice Filcams Cgil RC – parla ai lavoratori ed alle lavoratrici di questa nostra Calabria. Ci si chiede di prendere coscienza che dietro ogni sopruso, ingiustizia, ricatto subito dentro un luogo di lavoro spesso ci sono logiche ed azioni criminali che condizionano la nostra vita e la nostra società. La ‘ndrangheta, soprattutto nei settori del Turismo, del Commercio e dei servizi in Calabria ruba il futuro a migliaia di lavoratrici e lavoratori ed ai loro familiari. Ogni volta che viene applicato un contratto pirata, ogni volta che l’azienda non rispetta i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, ogni soldo di paga rubato e sottratto ad un dipendente per poi finire nelle mani dei Mammasantissima è un furto alle nostre vite, alla possibilità di riscatto della Calabria».

«Ci sono – prosegue la nota – alcuni particolari emersi dall’inchiesta che dovrebbero portare ad un sussulto, ad una riflessione indignata e possibilmente ad una reazione concreta coloro i quali si pregiano di rappresentare il sistema delle Imprese, le Istituzioni, gli Enti Locali, lo Stato».

«Il fatto che – dice ancora la nota – dopo anni di battaglie, lotte, movimenti, formazione, azioni culturali e di sensibilizzazione, arresti, denunce, di fronte ad un attentato alla propria attività commerciale non ci si rivolga alle forze dell’ordine ma alla ‘Ndrangheta per chiedere protezione è devastante dal punto di vista culturale perché significa che viviamo in una società dove lo Stato è più debole delle forze occulte e criminali. La cosa grottesca è che mentre lo Stato spesso si piega alle logiche del mercato, in Calabria il mercato viene gestito, organizzato e governato alla luce del sole dall’anti-Stato che impone regole di concorrenza, orari di lavoro, e salari; praticamente un diritto del lavoro alternativo a quello che dovrebbe essere garantito da leggi ed Istituzioni Pubbliche».

«Invece – si legge ancora – la totale inadeguatezza ed inconsistenza dei servizi ispettivi, le lungaggini processuali, l’impunità garantita alle imprese che violano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori ha portato gradualmente ad un senso di rassegnazione e di assoggettamento per cui si preferisce non denunciare e non far rispettare i propri diritti sul luogo di lavoro. Quando il lavoro è debole e senza diritti lo Stato perde. Ma il vero interrogativo è se davvero c’è una reazione strutturata e coerente contro la ‘Ndrangheta o se spesso anche chi dovrebbe operare a tutela della Repubblica, attraverso sottovalutazioni, omissioni e inadempienze non favorisca la sopravvivenza di questo virus distruttivo».

«La Filcams Cgil Calabria – conclude la nota – è impegnata ad aprire un’interlocuzione con le associazioni datoriali, al fine di costruire azioni che tendano a favorire la parte sana dell’economia e della società con l’obiettivo di isolare il marcio presente nel mercato del lavoro e nelle Istituzioni». (rcz)