di MONS. FRANCESCO OLIVA – Ritornando indietro nel tempo (dicembre 2013-gennaio 2014), vengono in mente eventi che il tempo non consuma. Cassano all’Ionio, piccola diocesi del cosentino.
Era la fine del 2013 e gli inizi del 2014. Era stato da poco nominato Vescovo della diocesi un presbitero di Cerignola don Nunzio Galantino. C’era un clima di grande entusiasmo ed attesa. Papa Francesco aveva individuato nel vescovo di Cassano all’Ionio il nuovo Segretario generale della Cei.
Una scelta che aveva suscitato sorpresa, ma anche preoccupazioni per il futuro della diocesi. Tornano in mente tanti ricordi. Bei ricordi! Come quello del tempo natalizio, quando papa Francesco chiese a “don Nunzio” la disponibilità al servizio in Cei come segretario generale. Don Nunzio, pur disponibile, nutriva non pochi dubbi.
Come dirlo alla Comunità diocesana, che già si sentiva penalizzata per i frequenti trasferimenti del proprio vescovo? Come questa avrebbe accettato l’evenienza di un suo trasferimento? In realtà si percepiva una certa preoccupazione nella chiesa locale, perché eventi del genere si erano verificati più volte in passato. Don Nunzio descrisse bene questa situazione al santo Padre, che comprese le ragioni del disagio e di una possibile reazione.
La risposta del papa fu quella del Padre, che ascolta e dialoga con i suoi figli. Con una lettera manoscritta si rivolse alla comunità diocesana, quasi a voler “scusarsi”, per aver richiesto la collaborazione del suo vescovo. In essa il papa esprimeva il desiderio di voler conoscere personalmente la comunità diocesana. La lettera destò molta sorpresa ed una reazione positiva di profonda soddisfazione e gioia interiore. Si vide in quel gesto un segno dall’Alto, da comprendere alla luce dell’agire dello Spirito che opera in chi è chiamato a guidare la Chiesa.
Quella lettera era un evento unico nella memoria storica della nostra Chiesa: un Papa che porge le proprie scuse ad una comunità per un atto che rientra nelle sue competenze! Quella lettera, conservata nell’archivio della diocesi, fu distribuita a tutti, sacerdoti e fedeli laici. Si avvertì una generale ammirazione, per quel gesto che faceva sentire la vicinanza del papa. Roma non era poi così lontana: non lo era soprattutto il papa. Personalmente credevo (e credo) alle sorprese dello Spirito. E quella lettera lo era.
Il desiderio espresso dal santo Padre di volerci incontrarci e conoscere era il nostro grande sogno. Leggendola mi balenò un pensiero: perché non presentare domanda al Santo Padre con invito a venire in Diocesi? Fu così che il testo preparato fu sottoscritto da tutti i sacerdoti e consegnato direttamente al santo Padre, che, appena lo lesse, reagì prontamente: “Verrò”. E così avvenne cinque mesi dopo il 21 giugno 2014.
L’attesa divenne invocazione, gioia, preghiera.
La visita venne preparata in breve tempo. Don Nunzio, indimenticabile vescovo di Cassano, fu il vero artefice dei preparativi, difendendo gelosamente il carattere “diocesano” della visita.
Papa Francesco arriverà in diocesi il 21 giugno alle 9, atterrando in elicottero nel piazzale del carcere di Castrovillari, per la visita ai detenuti, al personale penitenziario ed alle loro famiglie. Dopo una breve cerimonia di accoglienza, fece visita al vicino centro di cure palliative per malati terminali “San Giuseppe Moscati”. In Cattedrale, incontrò in forma riservata il clero diocesano. Ed alle ore 13 il pranzo al seminario diocesano “Giovanni Paolo I”, insieme ai poveri della Caritas diocesana ed ai giovani della comunità terapeutica “Saman”. Nel pomeriggio, l’incontro con gli anziani della “Casa Serena”. E subito la ripartenza per Sibari, ove sarà celebrata la Santa Messa nella spianata dell’area ex Insud, con inizio fissato alle 16.30. Dopo aver attraversato i diversi settori a bordo della papamobile, per stringere in un unico, affettuoso abbraccio le decine di migliaia di fedeli venuti da tutta la Calabria e dalle regioni viciniori.
Il Papa, per il quale oggi tutta la Chiesa prega, dedicò un’intera giornata alla Diocesi di Cassano in terra di Calabria, compiendo gesti profetici che rimarranno indelebili: la visita al carcere di Castrovillari, il pranzo con i poveri, piccoli gesti quali la stretta di mano e la benedizione ad una ammalata con gravi disabilità fermando la papamobile lungo il percorso che dal centro cittadino portava a Sibari.
Ma anche la bella omelia pronunciata davanti a più di 200 mila fedeli, ricca di parole di fede e di speranza, parole evangeliche, che non ho mai dimenticato. È rimasta nella memoria la condanna espressa senza mezzi termini nei confronti della ‘ndrangheta:
«La ’ndrangheta – disse – è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare. Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».
Parole dure che sgorgarono dal cuore di un pastore venuto da lontano, che conosceva il male provocato da tale associazione criminale a questa terra della Locride ed alla Calabria, «terra tanto bella, che conosce i segni e le conseguenze di questo peccato».
In quella breve visita alla Chiesa di Cassano papa Francesco ha incontrato tutta la Calabria. Essa ha rappresentato un tempo di grazia per la diocesi di Cassano e per l’intera Calabria. Ma anche per me, che in quel breve passaggio del santo Padre ho colto parole di speranza, concreti orientamenti e indicazioni illuminanti per il mio futuro ministero pastorale nella diocesi di Locri-Gerace. (fo)
[Mons. Francesco Oliva è vescovo Diocesi Locri-Gerace]