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Celebrare il 40° anniversario di San Giovanni Paolo II in Calabria è come entrare in una pagina storica molto bella dell’Università della Calabria

Celebrare il 40° anniversario di San Giovanni Paolo II in Calabria è come entrare in una pagina storica molto bella dell’Università della Calabria

di FRANCO BARTUCCILa Calabria è entrata nel vivo delle celebrazioni del 40° anniversario della visita che San Giovanni Paolo II fece tra il 5 e il 7 maggio 1984 nella nostra regione, pernottando a Paola nel Santuario di San Francesco, ma con visite, arrivando all’aeroporto di Lamezia Terme, alla Certosa di Serra San Bruno, Catanzaro, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria.

In particolare sia a Cosenza che a Paola, su iniziativa dell’Arcidiocesi di Cosenza Bisignano, della Parrocchia San Nicola di Medicino, del Settimanale cattolico “Parola di Vita”, della Basilica di San Francesco di Paola, come del Comune tirrenico, sono state promosse varie iniziative che culmineranno il 13 ottobre, con vari incontri ed iniziative, cerimonie religiose, per effetto anche della presenza di una reliquia di San Giovanni Paolo II, custodita dalle Suore figlie della carità a Roma nella casa Regina Mundi, che verrà portata ed esposta nelle varie chiese del territorio cosentino e paolano.

Per quanto ci riguarda questo anniversario della presenza di Giovanni Paolo II in Calabria ci riporta a riflettere, come evidenziato nel titolo del servizio, su una bella pagina di storia della nostra Università, che trova in questa figura di Santo un legame di valori profondi che mettono in luce l’attenzione particolare riversata sull’Ateneo di Arcavacata, fin dalle sue origini, per effetto delle sue specificità di campus universitario, da San Paolo VI, che sollecitato dal Ministro della Pubblica Istruzione, Riccardo Misasi, designò nel 1971, quale Arcivescovo di Cosenza, Monsignor Enea Selis per effetto della sua esperienza maturata nel mondo universitario cattolico italiano, quale assistente spirituale. La fotografia che mostra Paolo VI con Mons. Selis e Fausto Lio, Arcivescovo e sindaco di Cosenza ci mostra questa grande attenzione. Una presenza, che grazie allo stretto dialogo e spirito di collaborazione con il Rettore Beniamino Andreatta, lo portò ad istituire la parrocchia universitaria San Paolo Apostolo, con i Padri Dehoniani a gestirla.

L’attivismo cattolico nell’Università, a livello di docenti, non docenti e studenti, è più che noto (addirittura nel 1973 la Fuci promosse un convegno nazionale con dirigenti e studenti che arrivarono da varie università italiane, che si svolse nell’edificio polifunzionale di fresca costruzione), maturando negli anni varie iniziative importanti, legandosi anche nei percorsi di gestione della stessa università (con gli studenti e docenti cattolici eletti in vari organismi gestionali).

La presenza di Giovanni Paolo II a Cosenza quel 6 ottobre 1984 costituisce per l’Università della Calabria un rinnovo della sua identità culturale e scientifica, oltre che umana, per quanto è accaduto in termini di pronunciamento di parole di forte sostegno per il suo sviluppo e di incontri con il Rettore, prof. Pietro Bucci, avvenuto in Arcivescovado, insieme ad altre autorità cittadine, presentate dall’Arcivescovo Mons. Dino Trabalzini, che gli portò in dono un progetto per un grosso complesso residenziale, elaborato dall’arch. Maurizio Bonifati e dal prof. Roberto Visentin, per l’uso delle fonti di energia alternativa, utile per un centro integrato per comunità da realizzare in  paesi del terzo mondo.

«Pensiamo ad alcune missioni dei paesi del terzo mondo, e l’Università nel donare tale progetto – scrisse il Rettore Bucci nella nota di accompagnamento – vuole manifestare la propria partecipazione ai problemi della comunità cristiana nel mondo». 

Per il Rettore Bucci fu una emozione grandissima quell’incontro con Papa Karol Wojtyla, come mostra la foto, ma fu l’inizio di un nuovo cammino dedito alla ricerca della fede, che lo trasformerà da ateo a un uomo di profonda umanità e religiosità.

Ma il pronunciamento delle parole ad opera di Papa Wojtyla a sostegno dell’Università della Calabria e dei suoi giovani avviene la sera nello stadio San Vito, dove a un certo punto dice:  «Sono contento di essere in Cosenza, centro dell’antico Brutium, in questo luogo racchiuso tra la Sila e la Valle del Crati. Luogo stupendo, che ha tutta una sua storia di popoli, di dominazioni, di culture. Cosenza è sempre stata centro di cultura e di pensiero, che ha conosciuto nei secoli esponenti illustri. Oggi questa città ospita l’Università di Calabria, di recente istituzione. Molti giovani della regione preparano qui il loro futuro, qui si addestrano alla ricerca scientifica, maturano il loro pensiero. Esser sede universitaria è un impegno che valorizza la città, ma è anche una grande responsabilità, poiché richiede da parte di tutte le componenti cittadine attenzione e dedizione per una formazione non solo accademica, ma umana e cristiana di tanti giovani. Auspico vivamente che l’Università fucina del pensiero e dell’uomo, gareggi con le altre istituzioni sorelle per contribuire alla promozione culturale di questa diletta Regione, offrendo un servizio alla scienza degno della Calabria erudita del passato. L’Università di Calabria sia il punto più alto dell’interesse degli amministratori di questo capoluogo, poiché con uno studio serio che avvii ad una professionalità qualificante si crei quella classe dirigente di cui la Calabria ha bisogno per risolvere i suoi problemi. La ricomposizione del tessuto sociale passa attraverso lo studio e l’impegno culturale, volti all’affermazione della dignità della persona umana: la Calabria tutta attende fiduciosa questo contributo di pace e di progresso sociale».

In questo dire non possono essere trascurate le parole e i pensieri pronunciati dal Papa oggi Santo per essere vicino agli ultimi: «Un pensiero infine rivolgo ai cittadini più bisognosi, agli ammalati, ai carcerati, ai piccoli, agli emarginati perché possano trovare sempre in Cristo conforto e speranza; possano essere loro, carichi di sofferenze e di umanità, il ponte per un mondo ed una società più giusta e più buona». Ed infine la benedizione: «A tutti impartisco la mia Benedizione, invocando dal Signore su questa città e sui suoi abitanti prosperità, concordia operosa, pace».

Quelle parole e quella presenza ancora oggi hanno un valore pregnante per essere testimoni di giustizia, concordia, amore e pace, soprattutto in questi momenti che abbiamo vicino casa tanti conflitti che calpestano il genere umano.

Per ritornare a quel 6 ottobre 1984, inizio di una nuova storia di rapporti ed azioni di lavoro, non posso non ricordare il sogno che aveva il Rettore Pietro Bucci nel conferire a Papa Giovanni Paolo II e a Maria Teresa di Calcutta una laurea “Honoris Causa” che non poté portare a compimento per la scadenza del suo mandato rettorale. Ma da uomo di fede conquistata non si risparmiò nel dare il suo contributo culturale e sociale alle opere della Chiesa locale calabrese portandola ad istituire il “Brutium”, come la Fondazione “Facite” di culto e religione ed altro ancora come membro di organismi amministrativi e direttivi.

Certamente il rapporto di stima creatosi tra il prof. Pietro Bucci, del quale abbiamo ricordato lo scorso 10 settembre il 30° anniversario della sua scomparsa, e Sua Santità Giovanni Paolo II, lo ha portato ad assumere nel 1993 la funzione di Presidente del Campus Biomedico di Roma, dove ha avuto il tempo di insediarsi e celebrare pure l’inaugurazione dell’anno accademico; come anche di accogliere nelle strutture del Campus il noto attore Alberto Sordi che portava un suo consistente contributo finanziario alla giovane università nel sostenerne la fase di avvio.

Quanto fosse profondo il rispetto e la stima del prof. Pietro Bucci nei confronti di Sua Santità Giovanni Paolo II lo compresi in occasione dell’udienza privata che ottenemmo l’8 settembre 2004, nell’Auditorium Paolo VI. Eravamo alla vigilia del 10° anniversario della scomparsa del prof. Pietro Bucci e l’udienza era stata chiesta proprio per ricordarne la figura e poi per consegnare al Papa la bandiera della Pace, denominata “Peace’s Flag”, realizzata dall’equipaggio del Progetto Magellano, avente come presidente lo studente Salvatore Laporta, durante la prima edizione del viaggio che ha portato gli studenti in giro per diverse università europee (Siena, Lubiana, Pecs, Vienna, Praga, Varsavia, Tartu, Joensuu, Stoccolma, Dortmund, Utrecht, Gent, Bruxelles, Lugo, Tolosa, Losanna, Castellanza). Una bandiera che fu realizzata durante il viaggio per manifestare il no alla guerra in Iraq e pretendere la Pace.

Fu una splendida occasione in cui vidi Papa Giovanni Paolo II stendere la propria mano benedicente sul plastico raffigurante il Campus dell’Università della Calabria con un Rettore Latorre entusiasta del dono offertogli e poi fu il mio turno per consegnargli la bandiera della Pace, un libro su una ricerca fatta da padre Rocco Benvenuto sul Venerabile padre Bernardo Maria Clausi ed un quadro poster raffigurante Sua Santità con il prof. Pietro Bucci, posti frontalmente che riproduceva un momento, una fase della loro vita in occasione di un incontro importante.

Furono momenti intensi ed emozionanti in quanto, avendo difficoltà nel parlare, lo vedevo guardare il poster e contestualmente sentivo su di me il suo sguardo con occhi interessati e sorpresi perché rivedeva dopo oltre dieci anni se stesso e la figura del prof. Bucci dandomi prova del loro rapporto di stima. Lo sguardo era interessato e caloroso facendomi sostare ai suoi piedi, mentre il cardinale addetto al cerimoniale mi invitava ad alzarmi per lasciare ad altri lo spazio per l’udienza. Cosa che feci regolarmente portando con me la lettera, che mi era stata consigliato di scrivere da un sacerdote che negli uffici vaticani la sera prima mi consegnò i pass  per l’udienza, dicendomi che il Papa amava leggere le lettere che gli venivano date. Nella lettera scritta di notte avevo raccontato le motivazioni del nostro viaggio ed il perché dei doni lasciati. 

Appena allontanatomi mi accorsi subito di avere ancora tra le mani la lettera e dispiaciuto mi voltai guardandolo per capire cosa fare e notai che il suo sguardo era fisso ancora su di me. Improvvisamente fui avvicinato da una persona addetta alla sicurezza che mi chiese il perché di quella sosta improvvisa e consegnandogli la lettera per portargliela notai che resosi conto della consegna, rivolse così la sua attenzione alle due signore di colore che stavano dietro di me per l’udienza.

 Quei momenti per me continuano ad essere indimenticabili, consapevole di avere avuto prova di un rapporto ancora vivo di una grande amicizia e stima tra un Papa buono ed illuminato ed un professore scienziato che aveva scoperto la bellezza della fede per essere al servizio di Dio Padre.

Son trascorsi venti anni ed un mese circa da quell’incontro con Papa Giovanni Paolo II, oggi Santo, ricordandomi che alla base dei vari contatti avuti c’è stato un valore guida oggi importante e fondamentale quale quello della Pace, frutto del rispetto e dell’amore tra gli uomini. In quel Campus universitario che Sua Santità ha benedetto vedendone il plastico vivono circa 1300 studenti stranieri provenienti da 97 paesi del mondo, appartenenti a varie religioni.

Di fronte ai vari conflitti e guerre che stanno distruggendo posti vicini a noi (Ucraina e Medio Oriente) con massacri e violenze di ogni genere sarebbe una prova di grande umanità ed amore tra gli uomini ritrovarsi, sotto la protezione e guida di San Giovanni Paolo II,  protettore del luogo per la benedizione ricevuta, e del suo angelo custode Pietro Bucci, tra gli ulivi del  Campus che ne caratterizzano e ravvivano l’ambiente  per dare prova di convivenza serena possibile e di Pace, in modo da  farne un  “Giardino di Pace”. (fb)