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Da Vacarizzo il Premier Edi Rama: Ridare dignità e funzione a diverse leggi su tutela minoranze

Da Vacarizzo il Premier Edi Rama: Ridare dignità e funzione a diverse leggi su tutela minoranze

Ridare dignità e funzioni diverse alle leggi sulla tutela delle minoranze. È l’appello che il premier albanese, Edi Rama, ha lanciato da Vacarizzo Albanese, nel corso della sua «visita speciale in Calabria».

Una visita che è iniziata dall’Eparchia di Lungro,  Frascineto, San Benedetto Ullano, fino ad arrivare a Vacarizzo «dove la cultura arbereshe è una gemma di storia e tradizione», ha detto Rama, di cui poi è diventato cittadino onorario.

L’appello lanciato dal Premier, per il sindaco Antonio Pomillo, «è dal significato profondo di questa denuncia e di questo appello che dobbiamo ripartire per ridare all’identità arbëreshe prospettive fino ad oggi sottovalutate. Tutti questi valori, questi metodi e queste sfide motivatamente rilanciate da Rama dalla sua visita in Calabria rappresentano l’unica uscita di sicurezza per un’Arberia e per un Mezzogiorno che, liberi da inutili divisioni interne e municipalismi autolesionisti, possono condividere una visione unitaria di sviluppo ed essere definitivamente protagonisti del proprio destino e senza alcun complesso di inferiorità in Europa e nel Mediterraneo».

Il primo cittadino, poi, ha evidenziato come da una parte ci sia «l’entusiasmo e la visione di quanti, come il neo concittadino Premier albanese Edi Rama, sono impegnati assieme a noi a costruire ponti di valori ed a rafforzare il dialogo interculturale; a preservare, condividere ed a rinnovare eredità e patrimoni identitari distintivi e ad indicare alternative di pensiero e di azione ad ogni tentativo di omologazione sociale, culturale ed economica, restituendo bellezza e volti attuali a legami secolari».

«Dall’altra, purtroppo – ha aggiunto – la violenza fisica e psicologica, l’arroganza e la barbarie culturale ed il tentativo di ricatto criminale di quanti, come gli ignoti delinquenti che hanno esploso colpi di pistola all’indirizzo di un nostro collega sindaco ed imprenditore dell’Arberia, vorrebbe far fare un percorso inverso alla storia ed al futuro delle nostre popolazioni e di tutta la nostra terra; una deviazione senza uscita, dalla libertà e dalla legalità, alla quale non ci piegheremo e rispetto alla quale, per usare le stesse parole dello stesso Rama, non possiamo permetterci di zoppicare».

«Facendoci interpreti delle preoccupazioni, dello sdegno e soprattutto della sana e pulita passione civica che anima tutta la grande famiglia arbëreshë della provincia di Cosenza e della regione – ha continuato Pomillo – condanniamo senza mezzi termini il gravissimo ed intollerabile atto intimidatorio perpetrato nei giorni scorsi contro la libertà, la serenità e la sicurezza non solo del collega Ernesto Madeo al quale ribadiamo la nostra stima ed amicizia e della sua lodevole e distintiva attività di impresa, ma anche contro quelle di tutto il territorio e della straripante maggioranza dei calabresi onesti e contrari ad ogni declino delle mafie, uniche forme di minoranza, da contrastare senza se e senza ma».

«Analoghi sentimenti di vicinanza e di solidarietà – ha proseguito il sindaco di Vaccarizzo Albanese – tutta la comunità arbëreshë trasmette alla collega Giusy Caminiti di Villa San Giovanni, anch’essa destinataria di ignobile intimidazione che condanniamo.

«Ed è a tutti i calabresi liberi e che sanno e vogliono guardare con i propri occhi al futuro forte ed autonomo della loro terra e di un Sud sempre più meridiano – ha scandito il primo cittadino – che ci rivolgiamo, per ribaltare l’amarezza e la rabbia per quanto accaduto sullo Stretto ed a casa nostra, per superare sempre ogni messaggio negativo e rilanciare semmai col sorriso, la caparbietà e con la qualità ereditata e sublimata da secoli di minoranza linguistica divenuta oggi valore aggiunto di una terra straordinaria, le parole, la gioia e la lucidità condivise nei giorni scorsi nell’auspicio manifestato dal Presidente Rama: sarà un onore – ci ha detto, inorgogliendo la nostra gente – ritornare qui un giorno senza la sicurezza e la scorta ma da solo con la mia famiglia per conoscere meglio questo territorio e la sua gente».

«Era esattamente questo – ha concluso – lo spirito autentico della nostra gente che volevamo far arrivare più di ogni altra cosa al nostro autorevole ospite; ed è, questa, l’istantanea più bella e vittoriosa sicuramente di un evento solenne e prezioso per tutto il territorio, svoltosi ancora una volta nel migliore dei modi grazie alla sensibilità di quanti ancora una volta hanno saputo fare squadra insieme all’istituzione pubblica. È stata e resterà anche e soprattutto l’immagine più bella di un intero popolo che ancora una volta dimostrerà come identità, legalità, cultura ed intraprendenza siano formidabili antidoti tanto all’oicofobia, quanto alla stessa ‘ndrangheta». (rcs)