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Porto di Gioia Tauro

L’OPINIONE / Filippo Veltri: Gioia Tauro e quel Porto che non sappiamo valorizzare

di FILIPPO VELTRI – Nuovo record nel porto di Gioia Tauro. Nel più grande terminal di transhipmet italiano, le maestranze di Mct hanno movimentato in un solo giorno ben 8.514 teus stabilendo il nuovo record italiano nel settore. 

Notizia di alcuni giorni fa battuta dalle agenzie. Il vecchio record apparteneva sempre a Gioia Tauro e venne stabilito a maggio del 2013 quando vennero movimentati 8343 teus.

«Un segnale importante nelle performance dello scalo che si proietta – dice Antonio Testi, Ceo di Med Center Container Terminal – a chiudere quest’anno con un altro significativo aumento di volumi superando i numeri dello scorso anno e confermandosi il primo porto italiano e tra i primi d’Europa».

Altra notizia, questa ancora più recente: la Corte dei Conti ha approvato l’attuazione del Gateway ferroviario. Ciò vuol dire che sarà possibile assicurare il passaggio diretto dei container nel mercato nazionale ed internazionale, tramite ferrovia. Circostanza che andrà ad aumentare in modo esponenziale il mercato di riferimento. 

L’infrastruttura occupa una superficie di 325mila metri quadrati, con una lunghezza complessiva dei nuovi binari pari a 3.825 metri ed aste da 825 metri ciascuna, che consentono di fare partire convogli di lunghezza pari a 750 metri. Un unicum in Italia, dato che ad esempio a Trieste non possono arrivare treni più lunghi di 650 metri, a causa dello scarso spazio alle spalle del porto. Stesso impedimento che caratterizza anche Genova.

In Italia si parla invece di altro, dei porti del nord est e del nord ovest, dei grandi porti europei di Anversa, Amburgo, Algesiras o di quelli nord africani, per non parlare di quelli asiatici. Ma noi Gioia Tauro lo abbiamo in casa nostra e sappiamo valorizzarlo? Sappiamo questi dati? Sappiamo a chi fa concorrenza? Sappiamo cosa occorrerebbe per far lievitare tutta quella grande infrastruttura al servizio del territorio della Piana e di tutta la Calabria? Sappiamo quello che non va?

Le risposte sono tutte negative (tranne rare eccezioni per lo più di addetti ai lavori) ma non per questo dobbiamo smettere, tutti, di guardare a quel porto come la cosa più  importante assieme all’Università della Calabria che in questo trentennio e’ stato fatto nella nostra tormentatissima regione. Nonostante tutto. Nonostante tutti. 

Quel porto e i suoi lavoratori stanno lottando da più tempo contro quelle dimenticanze ma aggiungono egualmente record a record, dimostrando che si può fare qualcosa di buono e positivo nonostante tutto e nonostante tutti.

Il problema è sempre lo stesso e ci rimanda ovviamente ad una lettura troppo superficiale, scontata, ovvia, facilona ecc. ecc. di quanto avviene nel cortile di casa nostra, ma soprattutto ci rimanda alle insopportabili mancanze di una classi dirigente, politica in primo luogo, nel sapere fare leva sugli elementi positivi e lavorarci sopra per cambiare registro e avviare nei fatti e nel concreto una vera stagione di rinascita.

Gioia Tauro non e’ uno dei tanti casi: e’ quello forse più eclatante perché attorno a quel grande porto doveva e deve svilupparsi tutto un contesto annunciato e mai realizzato. Forse il neo presidente Occhiuto dovrebbe mettere proprio questo caso in testa ai suoi mille impegni, per passare dai tanti annunci di questi anni alle realizzazioni effettive e togliere quel porto dal deserto attuale in cui opera. Certo, c’é la sanità. Poi c’e’ tutto il resto, che resto non è affatto però.

Con quei numeri e quei risultati, nonostante tutto e nonostante tutti, il porto a Gioia Tauro lavora e funziona. (fv)