PIANO REGOLATORE PER LE AREE URBANE
STRUMENTO PER RIDISEGNARE LE CITTÀ

di ERCOLE INCALZA – Da molto tempo, in modo sistematico, ho ricordato che con il mese di settembre ha inizio il triennio finale dell’attuale Governo. Un triennio in cui sarà necessario cominciare a predisporre i possibili bilanci sia di quello che si è fatto finora, sia di quello che in questi tre anni si sarà in grado di fare.

Ritengo da sempre che i prossimi tre anni saranno ricchi di sorprese molto più imprevedibili di quelle che hanno caratterizzato i primi due anni ed in cui il riferimento più nuovo e proprio quello legato alla carenza di risorse pubbliche.

Ho già in varie mie note che dovremo necessariamente fare ricorso a nuove procedure in grado anche di coinvolgere il privato, di coinvolgere capitali privati attraverso forme innovative di Partenariato Pubblico Privato e, al tempo stesso, per ridimensionare in modo sostanziale la disponibilità immediata di risorse, utilizzare lo strumento del “canone di disponibilità”. Tutto questo però impone una nuova impostazione programmatica, cioè non ha più senso elencare opere già inserite in Contratti di programma delle Ferrovie dello Stato o dell’Anas o interventi inseriti nel Pnrr o in atti pianificatori supportati dai Fondi comunitari come il Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) o il Repower o dal Piano definito dalle Reti Ten – T. Bisognerebbe avere il coraggio di dare mandato ad un organismo, magari ad un Commissario, il compito di portare a conclusione la miriade di attività approvate, in corso di realizzazione e, in alcuni casi già in fase manutentiva. Dovremmo cioè avere il coraggio di delegare ad un altro soggetto il compito di portare a compimento scelte e decisioni che sono ormai il passato.

Sicuramente sarà necessario rileggere e reinventare l’approccio finora seguito nei confronti delle seguenti sette macro aree strategiche: una nuova strategia per la città; Una nuova politica gestionale degli Hub logistici; Una rivisitazione delle competenze dell’organo centrale e dell’organo locale. Una nuova strategia per il Mezzogiorno; Una uscita, nel rispetto dell’ultimo Patto di Stabilità comunitario, dal debito pubblico delle opere ubicate sulle Reti Ten – T; Una nuova strategia mirata al contenimento dei consumi energetici; Una rilettura organica degli invasi e delle reti idriche del Sud.

Comincio affrontando la prima delle sette aree, cioè “la città”.

Senza dubbio dopo oltre un secolo e mezzo rimane invariata la definizione data da Max Weber e cioè “ambito territoriale caratterizzato dalla presenza di un complesso di funzioni e di attività integrate e complementari, organizzato in modo da garantire elevati livelli di efficienza e da determinare condizioni ottimali di sviluppo delle strutture socio-economiche”, tuttavia si sono modificati in modo sostanziale delle categorie e delle funzioni che una volta caratterizzavano le abitudini dei fruitori della “città”.

Fermo restando che già quasi un terzo della popolazione del Paese vive in realtà urbane ubicate sulla rete ferroviaria ad alta velocità e quindi ormai anno dopo anno sta leggendo ed interpretando il suo luogo urbano in modo tutto nuovo e particolare in quanto fruitore per una parte del giorno di una realtà urbana e per un’altra parte del giorno di un’altra, anche le città ubicate in territori o non serviti o lontani dalla rete ad alta velocità hanno subito, negli ultimi anni, delle evoluzioni o delle involuzioni che, a mio avviso, hanno reso l’urbano sempre meno adatto a rispondere alle esigenze dei suoi fruitori diretti o indiretti.

Le cause di questa crisi sono tantissime, la principale è senza dubbio la stasi sui processi di pianificazione della città ho, a tale proposito, poche settimane fa  ricordato che abbiamo ancora come riferimento normativo nella pianificazione delle città la Legge 1150 del 1942, cioè una Legge varata più di ottanta anni fa al cui interno l’elemento più innovativo era ed è il Ptc (Piano Territoriale di Coordinamento) cioè un atto pianificatorio che affrontava ed affronta in modo organico non solo il  limitato contesto urbano ma l’intero sistema territoriale in cui è ubicato una determinata realtà comunale. Solo come precisazione storica ricordo che  la legge 1150/1942 prevedeva che il soggetto competente per i piani territoriali fosse lo Stato, con il Dpr 8/1972 tale competenza è passata alla Regione che ha provveduto a predisporre tali strumenti, ciascuna per il proprio ambito territoriale.

Addirittura, il Decreto legislativo 267/2000 “Testo Unico delle Leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali” ha definito i ruoli e le competenze degli Enti locali, riservando competenze di pianificazione territoriale alle Province, attraverso i piani di coordinamento provinciali (articolo 20). Per il resto il PRG (Piano Regolatore Generale) o altri strumenti come il Putt/p (Piano Urbanistico Territoriale Tematico/Paesaggio) o il Put (Piano Urbano del Traffico) o i Piani particolareggiati, sono e rimangono strumenti utili solo al disegno del “costruito”, utili alla articolazione delle cubature, mentre oggi penso che la città abbia bisogno di un Piano dei servizi della città, cioè di un Piano che cadenzi i rapporti sistematici tra la residenza, tra l’ambito dell’abitare ed i luoghi che forniscono servizi come quelli legati alla sanità, alla scuola, al commercio, al terziario in genere. In fondo vorremmo attrezzare la città di un atto che risponde in modo coerente alla volontà weberiana prima riportata.

Molti diranno che in fondo sono alla ricerca di qualcosa già detto in merito alla cosiddetta “città di 15 minuti”, cioè di ambiente urbano in cui il cittadino è in grado di raggiungere la maggior parte dei luoghi di suo interesse (lavoro, scuola, negozi e altri servizi) nel giro di un quarto d’ora, migliorando così la sua qualità della vita; invece no, non intendevo assolutamente inseguire una teoria senza dubbio interessante ma la città non la si rende vivibile ridimensionando la distanza dei collegamenti ma ottimizzando la offerta dei servizi.

Carlo Tognoli è stato un grande sindaco di Milano ed è stato anche il Ministro delle aree urbane, sì di un Dicastero che poi è stato, insieme al Ministero dei Lavori Pubblici, della Marina Mercantile e del Ministro dei Trasporti, inserito nel dicembre del 2001nel Dicastero unico Infrastrutture e Trasporti; quindi è stato solo trasferito all’interno di un unico organismo ma le sue finalità non sono state annullate; ebbene, Carlo Tognoli diceva che le aree urbane dovevano disporre essenzialmente di un quadro chiaro, programmato ed attuato di servizi. Tutti ricordano il Piano parcheggi e la relativa (Legge 122/89), in realtà quel provvedimento era proprio una tessera chiave della famiglia dei servizi. Aggiungo un’altra considerazione: le Ferrovie dello Stato ultimamente hanno offerto al Paese la fruizione di una serie di stazioni (ricordo che vi sono 1200 stazioni a servizio di comuni sotto i 15.000 abitanti) in cui inserire una serie di servizi, una serie di esigenze avanzate proprio dai singoli Enti locali.

Voglio inoltre aggiungere che due aree fondamentali nell’offerta dei servizi è rappresentata dalla “sanità” e dalla “scuola”; la qualità di tali servizi, la loro ubicazione nel territorio, la corretta gestione di tale offerta di servizi, non può essere non omogeneo sull’intero territorio nazionale, cioè senza invocare il tema legato ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), non è pensabile che esista tra il Sud ed il Nord un indicatore quale quello relativo ai servizi socio – assistenziali dove si passa da 22 euro pro capite in Calabria ai 540 euro nella Provincia di Bolzano o dove la spesa sociale del Sud è di 58 euro pro capite, mentre la media nazionale è di 124 euro, tutti indicatori che denunciano che siamo lontani da un obbligato diritto dei cittadini di essere fruitori di servizi omogenei.

Potrei continuare nella descrizione dei fattori che ci portano da uno strumento pianificatorio quale è il Piano Regolatore Generale a qualcosa che si basa essenzialmente sulla costruzione di una offerta organica di servizi e di funzioni che diventa il nuovo motore di ciò che necessariamente è diventato ciò che oggi chiamiamo “città”. (ei)

SANT’AGATA DEL BIANCO, UN MODELLO PER
LA RIGENERAZIONE URBANA DEI BORGHI

di SANTO STRATI – Sant’Agata del Bianco non è soltanto il paese aspromontano che ha dato i natali allo scrittore Saverio Strati, ma, oggi, è un esempio riuscito di rigenerazione urbana. Un modello che dovrebbero imitare e mettere in pratica il Presidente della Regione e il sindaco Metropolitano di Reggio contro lo spopolamento dei borghi e la valorizzazione del capitale umano che essi conservano.

Non so se Roberto Occhiuto e Giuseppe Falcomatà siano andati negli ultimi anni a Sant’Agata del Bianco, nel caso rimedino al più presto e si facciano guidare dal giovane e intrepido sindaco Domenico Stranieri: è un “cicerone” straordinario, appassionatamente convinto della necessità di ridare ai cittadini lo spazio vitale della sua città, utilizzando – ahimè – solo valentissimi ed eccezionali volontari non pagati ma non per questo meno prodighi di attenzioni e impegno verso un territorio, che, a ben ragione, appartiene a loro.

Ero stato a Sant’Agata più di 50 anni fa, giovane cronista, di ritorno da San Luca dove una terribile alluvione aveva completamente devastato il paese di Corrado Alvaro. Ero curioso di vedere questo piccolo angolo d’Aspromonte, stuzzicato dall’idea di uno scrittore in ascesa che portava il mio stesso cognome (ma nessun legame di parentela) che sapevo nato lì e andato via molti anni prima. M’incuriosiva il fatto che in un così piccolo spazio di territorio (San Luca – Bianco – Bovalino) ci potesse essere una così ampia presenza “letteraria”. Era il 1972, Saverio Strati aveva pubblicato già diversi libri che mi avevano intrigato (soprattutto Tibi e Tascia) e stava lavorando a Noi Lazzaroni. A San Luca c’era la meravigliosa “presenza” di Alvaro e a Bovalino Mario La Cava “marcava” il territorio con una prosa efficace, avendo già delineato i Caratteri dei calabresi. A vent’anni mi era difficile non restare affascinato dall’idea di tre scrittori nati in Aspromonte di cui due in corsa verso il successo nazionale (Alvaro aveva già raggiunto l’apice del successo).

Sant’Agata – nei ricordi che sono ritornati limpidi appena ho rimesso piede nel borgo – mi era apparsa come tanti altri paesi abbandonati (nel senso della trascuranza da parte degli amministratori): strade acciottolate, rotte, mura scrostate, le immancabili pareti esterne con mattoni a vista (in Calabria mancano sempre i soldi per l’intonaco esterno), un paese di anziani. Chiesi di Saverio Strati, ma solo qualche maturo contadino ricordava vagamente che era nato lì uno che scriveva libri ma viveva da tanto tempo al Nord. Erano altri tempi, sia chiaro, le notizie avevano un loro lento percorso, c’era un solo canale televisivo e di Calabria non parlava mai nessuno se non in occasione di morti ammazzati di mafia o di tragedie naturali come l’alluvione. Terra di fiumare e di devastazioni, di fiumi che facilmente rompevano gli argini e allagavano le campagne. Ma quella di San Luca nella memoria storica superava tante altre alluvioni e devastazioni.

Il ritorno a Sant’Agata, però, mi riserva una sorpresa straordinaria: non ci sono più le polverose strade di ciottoli e l’antico borgo, il centro cittadino, intorno alla casa natale di Saverio Strati, è un meraviglioso museo all’aperto, con tanti murales e una quantità incredibile di sculture di metallo realizzate da un artista autodidatta, Antonio Scarfone, che raccoglie i rottami di ferro e dà loro una intensa ed eccezionale dignità artistica. Scarfone, peraltro, è anche l’ideatore, di fronte alla casa natale di Strati, di un “Museo delle cose perdute” che raccoglie testimonianze di vita, segni di una civiltà contadina che suggeriscono al visitatore un percorso di grande suggestione. Ma è tutto il paese che è un museo all’aperto, dove la rigenerazione urbana (pur in assenza totale di fondi  e basterebbero appena poche decine di migliaia di euro) compie un miracolo che deve divenire un modello per tanti altri borghi.

C’è voluta la testardaggine del sindaco Stranieri per ridare vita a un paese dimenticato e abbandonato, creando un’atmosfera di luce e di colore che da sola esprime il senso della gioia di vivere, soprattutto in un piccolo borgo. E attraversando i viottoli del centro storico si è affascinati dalla ricchezza di vitalità che muri un tempo scrostati oggi promanano, si è ammaliati dalle “porte pinte” che sono chiuse ma esprimono il grande senso di libertà che l’arte, un disegno, una scultura riescono a infondere nel visitatore. Non è turismo di massa, ma diviene passione e attenzione per un territorio rigenerato, dove i giovani artisti del luogo (quasi tutti autodidatti) hanno potuto far sgorgare il loro talento e raccontare con una narrazione pittorica il sentiment che accompagna le suggestioni del cuore.

Non bisogna aver letto Saverio Strati per appropriarsi, con autentica gioia, della ricchezza di queste case, di queste mura, di queste stradine dove il colore ha dato una dimensione nuova e unica. Ma poi, naturalmente, viene da sé il bisogno di cercare (e trovare) nelle pagine di Saverio Strati le emozioni e le suggestioni appena vissute.

Sant’Agata del Bianco domina la fiumara La Verde e le montagne all’orizzonte sembrano colorate di blu: è una sensazione di grande respiro quella che prende il visitatore, che non può fare a meno di innamorarsi di questo borgo, dove il tempo sembra essersi fermato per creare uno spazio infinito dove dimenticare i quotidiani affanni. Certo, la visita guidata dal sindaco o da uno dei tanti volontari diventa un elemento essenziale per gustare e poter raccogliere il messaggio che è ancora possibile una qualità della vita lontana dal logorio di corse infinite. Corriamo tutti, senza una vera e propria ragione, corrono tutti, corriamo anche noi, trascurando la bellezza della natura che in luoghi come Sant’Agata sono a portata di tutti: non ci accorgiamo di come sprechiamo gran parte della nostra vita trascurando quanto di bello e vitale abbiamo intorno.

Il miracolo di Domenico Stranieri – perché, sia chiaro, di miracolo si tratta – di far rinascere senza risorse il centro storico di Sant’Agata è qui davanti agli occhi di chiunque voglia avventurarsi a scoprirlo: ci son voluti la passione, l’ostinazione, l’entusiasmo di un giovane sindaco a compiere quella rigenerazione urbana di cui tutti amano oggi parlare, senza poi far seguire le azioni concrete, le realizzazioni.

Ecco la ragione per la quale Sant’Agata deve diventare un punto di riferimento essenziale per chiunque abbia voglia di far rinascere e prosperare un territorio: la Regione deve finanziare le opere necessarie per rendere stabile il precario, per dare ossigeno a un paese che merita di farsi scoprire. E il pretesto dell’aver dato i natali a uno dei più grandi autori del Novecento (la rivalutazione di Saverio Strati, grazie al cielo, è già partita) non sarà solo un elemento di orgoglio, ma un modello di trasformazione del modo di sostenere iniziative di cultura nel e del territorio. Non sono i murales a fare di Sant’Agata un borgo di straordinaria bellezza (ce ne sono a Diamante e in molti altri centri della Calabria che hanno fatto della street art un itinerario narrativo per il territorio) ma è l’idea che sta alla base che è vincente.

Domenico Stranieri ha coltivato il talento dei giovani locali, ha motivato cantastorie (uno di essi, Romano Scarfone, straordinario cantore, ha accompagnato con la sua chitarra e la sua musica la mia visita), ispirato iniziative, ha reso fruibile un territorio abbandonato: è questa la scelta vincente. Il borgo diventa centro di attrazione, per i giovani opportunità di lavoro e di crescita, per i bambini un segnale, un’indicazione-promemoria per non dimenticare le tradizioni, per gli anziani rivivere nelle strade e per le vie l’orgoglio dell’appartenenza e la sensazione di avere vissuto un sogno che si chiama vita, tra le mura di casa e gli odori, i profumi, i colori del cielo. Sant’Agata esprime tutto questo e merita la massima attenzione perché il suo modello – lo ripeto – è decisamente vincente.

Questo è il percorso intelligente per la rigenerazione della Calabria e dei suoi tantissimi, meravigliosi, borghi. Riscoprirne l’essenza vitale, valorizzare case, strade, angoli di suggestione unica. Un obiettivo neanche tanto difficile da raggiungere: le migliaia di bambini che le scuole della zona fanno arrivare in gita a Sant’Agata del Bianco sono il punto di partenza di un itinerario che fa scoprire la cultura dei borghi, ma esalta, allo stesso tempo, la cultura, la voglia di conoscenza che le nuove generazioni non nascondono. La scuola è determinante nella formazione dei nostri futuri concittadini, che si sentiranno, anche loro, figli di una terra meravigliosa ma un po’ matrigna (perché fa scappare i suoi figli), con l’orgoglio  di quella calabresità che Corrado Alvaro prima, Saverio Strati poi e insieme tanti altri autori nati in Calabria hanno saputo trasmettere. (s)

Il centro storico di Cassano allo Ionio “rivive” attraverso l’arte e la poesia

«Utilizziamo la poesia non solo per studiarla tecnicamente ma anche e soprattutto per ripopolare il centro storico. Attraverso la poesia e l’arte, infatti, i ragazzi hanno cercato di vivere fisicamente i luoghi storici del proprio comune affrontando nel percorso didattico imposto dal progetto come l’emigrazione e lo spopolamento». È questo il fulcro e il fine del progetto Non sono solo parole, che vuole ripopolare il centro storico di Cassano allo Ionio partendo dalla poesia e che vede protagonisti gli studenti e le studentesse Liceo Classico e dell’indirizzo Mat/Robotica dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Erodoto di Thurii

A raccontarlo, le professoresse Filomena Forte, Maria Galizia e Marietta Lauro, assieme ai professori Francesco Giorno, Domenico Marino e Giancarlo Scardino i quali seguono i ragazzi che sono al centro di questo progetto, di questa attività che è anche di un percorso di educazione civica.

Gli alunni, infatti, hanno ritinteggiato due porte di vecchie attività commerciali malinconicamente chiuse da tempo. Successivamente, sono tornati nel borgo per dipingervi sopra alcune poesie scelte durante il lavoro svolto in classe affidando ai loro versi, solo apparentemente deboli, speranze di riscatto, sogni di rinascita e molto altro.

Prima di ciò, i ragazzi hanno studiato le tecniche e i segreti del testo poetico, in Italiano come in altre lingue, approfondendo contestualmente i fenomeni dell’emigrazione e dello spopolamento che feriscono anche il borgo antico cassanese assieme all’abbandono, imparando anche le strade legali per dialogare con la pubblica amministrazione.

Una iniziativa che ha riscosso grande interesse anche nell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Gianni Papasso, che ha stanziato  dei fondi per la riqualificazione urbana.

«L’opera di questi ragazzi – ha sottolineato il sindaco Giovanni Papasso, presente sul posto per supportare l’iniziativa degli Erodotini insieme all’assessore Sara Russo, la Polizia Locale e la squadra manutenzione comunale – prosegue di conseguenza l’opera dell’amministrazione comunale che ha appaltato lavori per due milioni e mezzo di euro di fondi ottenuti dal Pnrr per la rigenerazione urbana».

«Un intervento che cambierà volto alla stragrande maggioranza del nostro borgo – ha aggiunto – ma in queste zone che una volta erano il cuore pulsante dell’economia cassanese e, nemmeno a farlo apposta, via Guerrazzi – la strada sulla quale gli studenti hanno operato – sarà completamente ristrutturata all’insegna della cultura, della condivisione e con l’apporto significativo del mondo della scuola».

 

La rigenerazione urbana di Corigliano-Rossano finisce sul Sole 24 Ore

Corigliano-Rossano finisce sulle pagine del Sole 24 Ore grazie al suo progetto di rigenerazione urbana. Il caso di Corigliano-Rossano è stato analizzato e messo in luce su “Sud” lo speciale pluriregionale de “Il Sole24Ore” dove nella giornata odierna è stato pubblicato il Rapporto Economia Calabria 2024, incentrato sull’economia e sulle realtà produttive della Calabria che, ogni giorno, contribuiscono allo sviluppo economico della Regione.

«La città di Corigliano-Rossano si sta rivelando come pioniera nella rigenerazione urbana, su un territorio immenso (il ventinovesimo più esteso d’Italia) incastrato tra lo Ionio e la Sila, tra zone rurali ed urbane – si legge nello speciale – Corigliano-Rossano è tra i comuni beneficiari del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PinQua) ottenendo, a fronte di una ambiziosa progettualità presentata, un finanziamento per 45 milioni di euro a cui si uniscono altri 10 milioni di euro intercettati per la rigenerazione urbana di Cantinella (una località immersa nel contesto rurale) e tanti altri finanziamenti che stanno cambiando volto e pianificando una diversa città».

«La Calabria è una terra bellissima ed il nostro è un territorio che sotto il profilo paesaggistico e storico è ancora praticamente sconosciuto, ma offre possibilità infinite – dichiara il sindaco Flavio Stasi – Facciamo ancora a fatica a far capire che incastrati tra 30 chilometri di spiaggia bagnata da un mare limpido e la Sila ci sia un patrimonio storico, architettonico e naturalistico incredibile. Purtroppo, alle volte ci abbiamo messo del nostro, creando delle situazioni urbane non proprio semplici, ed è per questo che abbiamo impostato i più importanti progetti della prima amministrazione della città sulla rigenerazione urbana, risultando tra i Comune più virtuosi sul panorama nazionale. Abbiamo individuato e dato le priorità alle emergenze urbane, partendo dai centri storici. Si pensi che il quartiere dei Vasci, che affaccia sulla valle del Coriglianeto, è praticamente abbandonato da decenni, oppure che nel quartiere San Domenico il Comune ha acquisito dallo Stato un ex carcere, abbandonato, che sarà trasformato in un centro sperimentale a servizio dell’economia. Nella nostra visione, la creazione di contesti urbani più decorosi e sostenibili, con un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, è funzionale anche ad innescare un processo virtuosi di investimenti anche privati, che possano ampliare i servizi per residenti e visitatori. In fondo è questo quello che ci manca, al resto ci hanno pensato la natura e la storia». (rcs)

CATANZARO – Presentato il programma da oltre 7 mln per interventi di inclusione sociale e rigenerazione

È stato presentato, dall’Amministrazione comunale di Catanzaro, guidata dal sindaco Nicola Fiorita, il programma da oltre 7 milioni di euro per interventi di inclusione sociale e rigenerazione delle periferie.

La proposta, finanziata dal Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio, nell’ambito del Programma Nazionale PON Metro Plus, rivolto alle Città Intermedie, è stata presentata in un incontro presieduto dal sindaco Nicola Fiorita con i rappresentanti di oltre trenta realtà non-profit che operano sul territorio comunale, coinvolte nella fase di coprogrammazione e coprogettazione. Presenti anche l’Assessore alle Politiche sociali, Giusy Pino, il Dirigente al ramo, Antonino Ferraiolo, il consulente Antonio De Marco, oltre che i vertici del Forum del Terzo Settore, del Centro Servizi Volontariato e di LegaCoop Sociale di Catanzaro.

La proposta del Comune Capoluogo di Regione prevede diversi ambiti di interventi, con l’apporto finanziario del FESR e del FSE, per la durata di due anni. Oltre al primo obiettivo del Social Innovation Hub, è stato dato l’ok al finanziamento di progetti di inclusione sociale e lavorativa di soggetti svantaggiati, promossi da enti del Terzo Settore, e finalizzati a garantire la sostenibilità economica e sociale delle azioni di welfare sul territorio, con particolare attenzione al potenziamento e continuità delle iniziative di comparto già avviate con Agenda Urbana.

In programma anche la messa a punto di interventi di animazione culturale e creatività artistica nel centro storico e nelle periferie della città, per rafforzare il ruolo della cultura nei processi di inclusione e innovazione sociale, con l’obiettivo di contribuire al recupero ed alla valorizzazione dell’identità storica e culturale dei luoghi. Cruciale nella proposta di Catanzaro anche l’intervento di rigenerazione urbana e sociale nelle aree a rischio di marginalità della periferia sud della città (in particolare Corvo, Pistoia e Aranceto), che preveda azioni di infrastrutturazione sociale a valere sul FESR (riqualificazione ambientale, recupero delle aree pubbliche e degli immobili di proprietà pubblica comunale esistenti da destinare a centri sociali o palestre popolari), e di inclusione sociale e lavorativa dei soggetti giovani a rischio di devianza in prospettiva di sostenibilità a valere sul FSE (servizi di accoglienza, orientamento e accompagnamento al lavoro ed alla creazione di autonome imprese giovanili).

«Questo primo momento di confronto con gli operatori del Terzo Settore dimostra l’importanza di costruire un processo partecipativo che sia continuo e consolidato, confermando la piena apertura dell’Amministrazione alla condivisione con il partenariato sociale – ha sottolineato il sindaco Fiorita –. Dalla voce di chi lavora sul campo, ho potuto constatare un’ampia soddisfazione per il metodo di coprogrammazione attivato dal Comune ed una convergenza sulle linee progettuali ispirate alla centralità delle politiche di solidarietà e di inclusione sociale nella visione strategica di sviluppo della Città».

L’assessore al welfare Giusy Pino ha espresso l’auspicio che «questo ampio progetto possa rappresentare l’occasione per rafforzare le strategie di condivisione con il Terzo Settore sul complesso delle politiche sociali del Comune. Un processo virtuoso di partenariato sociale, con il mondo associativo e del volontariato che opera fattivamente sul territorio, che si svilupperà successivamente in altri momenti di condivisione sul Pon Metro Plus, prima della presentazione delle proposte di dettaglio prevista entro il mese di marzo». (rcz)

Perciaccante (Ance Calabria): Progetti di rigenerazione urbana opportunità per città e paesi

«Mai come ora i progetti di rigenerazione urbana sono opportunità su cui puntare sempre di più, per valorizzare le nostre città e i nostri paesi». È quanto ha ribadito il vicepresidente di Ance e presidente di Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, nel corso della quinta tappa di Città in scena – Festival Diffuso della Rigenerazione urbana che si è tenuta a Salerno.

«Dobbiamo, però – ha aggiunto – poter lavorare in una cornice normativa ed economica che promuova e attivi le trasformazioni dei tessuti urbani attraverso regole certe e chiare e con adeguate politiche di fiscalità e incentivazione. Abbiamo la necessità di coniugare nuove regole e tempi veloci, perché per preservare il futuro occorre intervenire sul presente adesso».

Tanti i progetti delle regioni Campania, Calabria e Basilicata presentati di fronte alla platea di professionisti, istituzioni, esperti, studenti e cittadini a testimonianza della vivacità del mezzogiorno in tema di rigenerazione urbana. Esperienze realizzate grazie alla fruttuosa collaborazione tra tutti gli attori pubblici e privati uniti dall’obiettivo comune di ridare vita ad ampie zone di città spesso abbandonate o non più adatte agli stili di vita della società odierna.

Promossa dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili, Associazione Mecenate 90, Cidac, – Associazione delle Città d’Arte e Cultura e Fondazione Musica per Roma, con il patrocinio di In/Arch e con la collaborazione del Comune di Salerno e di Ance Campania, Ance Calabria, Ance Basilicata e Ance Salerno, la tappa di Salerno del Festival valorizza la forte capacità progettuale delle città delle regioni coinvolte.

Hanno partecipato Enzo Napoli, sindaco di Salerno, Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente Regione Campania, Fabio Napoli, Presidente Ance Salerno, Federica Brancaccio, Presidente Ance, Luigi Della Gatta, Presidente Ance Campania, Giovan Battista Perciaccante, Vicepresidente Ance e Presidente Ance Calabria, Vincenzo Auletta, Presidente Ance Basilicata, Ledo Prato, Segretario generale Mecenate 90, Gilda Catalano, Università della Calabria, Mosè Ricci, Università Sapienza di Roma, Michelangelo Russo, Università Federico II di Napoli, Lorenzo Lentini, avvocato, Luigi Centola, Studio Centola&Associati, Consuelo Nava, Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, Chiara Rizzi, Università della Basilicata, Pina Incarnato, Assessore all’Urbanistica Comune di Cosenza.

In dettaglio, i progetti portati in scena da città e imprese: il progetto di difesa, riqualificazione e valorizzazione della costa a Salerno, il progetto Porta del Mare e Fondo Greco Hub nel Comune di Pellezzano, l’Ex OPG e la riqualificazione dell’ex stabilimento industriale birreria Peroni a Napoli, la rigenerazione del rione Acquaviva e area ex Saint Gobain a Caserta, e ancora la riqualificazione degli alloggi ERP di Via Cosimo Nuzzolo a Benevento, il progetto di riqualificazione urbana dell’area di Via Cortili Via Mare a Ercolano, gli interventi di rigenerazione urbana dell’area del Campo Sportivo Sant’Anna, del mercato coperto, della Sede Protezione Civile e del Campo sportivo a Battipaglia, il recupero e riqualificazione di immobili pubblici degradati nel centro storico a Catanzaro, la riqualificazione di Piazza Martiri d’Ungheria a Vibo Valentia.

E, ancora, gli interventi di rigenerazione urbana del quartiere San Vito a Cosenza, il progetto Spazio-Generazione 2021 a Lamezia Terme, il recupero del quartiere periferico Tufolo a Crotone e, i lavori di realizzazione del Parco Intergenerazionale nelle aree di Piazza della Visitazione e Piazza Matteotti a Matera e per finire la riqualificazione urbana del quartiere Bucaletto a Potenza.

Dopo Salerno, il Festival si concluderà a Roma dal 13 al 16 dicembre 2023 con un grande evento all’Auditorium Parco della Musica. (rrm)

La vicesindaco di CZ Iemma: Serve certezza normativa per tutelare territorio

La vicesindaca di Catanzaro, Giusy Iemma, ha ribadito la necessità di «certezza normativa per tutelare il territorio», nel corso del convegno promosso dal Comune di Catanzaro sul tema della rigenerazione urbana e degli strumenti normativi, necessari a garantirne la più sostenibile e lineare attuazione.

Un convegno a cui hanno partecipato tutti gli attori istituzionali, dalla rappresentanza parlamentare alla Regione ai Comuni, con i loro assessori all’Urbanistica, fino agli stakeholder.

«Ritengo di assoluta importanza politica e istituzionale – ha detto – che il Comune capoluogo si sia fatto promotore di questa iniziativa e abbia sostanzialmente riunito intorno allo stesso tavolo la Calabria tutta. Come ha opportunamente sottolineato il sindaco Fiorita, a noi non interessa fare passerella od occupare la scena mediatica. Lavoriamo sul merito dei problemi e per il bene comune, tenendo la barra dritta su un unico obiettivo: l’interesse della collettività. Lo facciamo sentendoci ciascuno rappresentante del proprio territorio ma anche parte integrante di una dimensione regionale, come dimostra la presenza degli assessori all’urbanistica dei quattro capoluoghi di provincia, che ha bisogno di confronto corale per camminare e crescere possibilmente insieme».

«La grande partecipazione, largamente rappresentativa di tutti gli attori interessati al tema – ha detto ancora Iemma – ci ha dimostrato che c’è una sensibilità comune che dobbiamo custodire, valorizzare e alimentare. Ecco perché il convegno del San Giovanni si è rivelato alla fine un prezioso e necessario punto di partenza da cui proseguire il percorso per giungere a un quadro normativo che, sul tema della rigenerazione urbana, tenga insieme tutti gli interessi: quelli dei singoli cittadini, quelli dei professionisti, quelli dell’impresa e infine quello più generale di un territorio che deve poter essere al contempo utilizzato e salvaguardato secondo ragionevolezza».

«Solo la certezza del quadro normativo di riferimento dentro cui muoversi, accompagnato dalla semplificazione burocratica – ha aggiunto la vice sindaca – possono garantire la sintesi degli interessi. Finora non è stato così ed è per questo che, tra contraddizioni, stalli amministrativi e vuoti normativi, abbiamo accumulato problemi su problemi: dalle difficoltà dei Comuni nel produrre efficaci politiche urbanistiche fino ai fenomeni di abusivismo che hanno brutalizzato ampie fette di territorio».

«Penso tuttavia che abbiamo imboccato la strada giusta – ha concluso Iemma. Lo dimostrano il successo della nostra iniziativa, la franchezza del dibattito nel mettere in luce le diverse posizioni, ma soprattutto la voglia che è emersa chiaramente di non fermarci qui, anche perché la tragedia che si è consumata in Emilia Romagna è stato l’ennesimo monito a noi amministratori, che abbiamo il dovere di garantire non solo sviluppo ma anche incolumità ai cittadini». (rcz)

CATANZARO – Al Complesso San Giovanni incontro sulla Rigenerazione urbana

L’amministrazione comunale – settore Pianificazione del territorio – in collaborazione con l’I.N.U. (Istituto Nazionale di Urbanistica) sezione Calabria, ha promosso per venerdì 9 giugno prossimo, alle ore 17, nella Sala conferenze del Complesso monumentale San Giovanni, l’incontro-dibattito dal titolo “Rigenerazione urbana. Quali strumenti normativi”. Ne dà notizia la vicesindaco Giusy Iemma specificando che l’iniziativa vuole rappresentare l’occasione per promuovere un proficuo confronto che sarà avviato nell’ambito del dibattito pubblico sulle recenti crisi a livello mondiale di carattere economico, ambientale, climatico, energetico e sanitario. Emergenze che hanno evidenziato la necessità di intervenire anche sulle politiche urbane, in modo tale da riorganizzare gli assetti della città in maniera ecosostenibile, anche attraverso le opportunità previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Si tratta della terza iniziativa che l’Assessorato all’Urbanistica promuove in materia di rigenerazione urbana: dopo aver coinvolto ed ospitato prestigiosi relatori sulle esperienze di Barcellona, Prato e Trento, questa volta il dibattito vedrà come interlocutore la storica realtà dell’INU impegnata a veicolare i principi della pianificazione.

Sono previsti gli interventi del sindaco Nicola Fiorita; di Domenico Passerelli, Professore Universitario presso la Facoltà di Architettura di Reggio Calabria; dei senatori Nicola Irto e Tilde Minasi; del Presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso; degli assessori all’Urbanistica delle Province di Cosenza, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia; del presidente della commissione urbanistica, Gregorio Buccolieri, consiglieri regionali, sindaci e amministratori.

Invitati a prendere parte anche i presidenti e rappresentanti della Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo, degli Ordini e Collegi professionali degli Architetti, degli Ingegneri, dei Geologi e dei Geometri, oltre che di sindacati, Legacoop Calabria, realtà del Terzo settore e associazioni culturali. (rcz)

Rigenerazione Urbana, le perplessità degli Ingegneri sull’atto del Consiglio comunale di Catanzaro

L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catanzaro ha espresso in una missiva le sue perplessità in merito alla proposta Norme per la rigenerazione urbana e territoriale, la riqualificazione ed il riuso, deliberato dal Consiglio comunale di Catanzaro, presieduto da Nicola Fiorita.

La missiva, sottoscritta dal presidente Gerlando Cuffaro e dal segretario Francesco Dattilo, evidenzia alcune criticità rilevate sulla base della normativa vigente e delle attuali condizioni del patrimonio immobiliare ricadente nel Comune di Catanzaro. 

Nello specifico, sull’atto di indirizzo rivolto agli uffici comunali in cui si indica l’astensione dal rilascio di qualsiasi atto autorizzativo inerente alla legge n. 25/22 e, nello specifico, nelle aree precedentemente oggetto di salvaguardia, si legge nella nota: «appare doveroso manifestare le proprie perplessità su tale atto, in quanto l’art. 9 comma 1 della L.R. n. 25 del 04.07.2022, parrebbe consentire l’esclusione di parti del territorio dall’applicazione delle norme della stessa legge solo attraverso motivata deliberazione del Consiglio Comunale e non anche attraverso atti di indirizzo agli uffici. Inoltre, la proposta di delibera sottoposta all’esame del Consiglio, delimita vaste aree del territorio comunale, in relazione alle caratteristiche del contesto paesaggistico nonché del tessuto urbanistico ed edilizio, nelle quali prevede la non applicabilità della citata legge, con particolare riferimento agli articoli 5, 6, e 7. Tale proposta, pertanto, non consentirebbe, tra l’altro, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente a fronte di modesti ampliamenti consentiti dagli artt. 5 e 6 della legge».

E ancora: «Pur comprendendo, in linea di principio, lo spirito di tutela del territorio che ha condotto alla predisposizione della proposta di deliberazione, tuttavia, si ritiene che l’eventuale individuazione delle parti di territorio da escludere dall’applicazione della predetta legge possa avvenire solo attraverso un percorso graduale e partecipato, che preveda, tra l’altro, il fattivo ed efficace coinvolgimento degli Ordini Professionali. Nelle more, l’ipotesi di astenersi dal rilascio di titoli autorizzativi connessi alla norma stessa pare inopportuna in quanto arrecherebbe non pochi disagi ai professionisti e gravi ripercussioni economiche sul territorio».

«Infine, a fronte di un ciclo di vita della L.R. 19/2002 e ss. mm. ii. di oltre 20 anni – si legge – si ritiene ormai indispensabile imprimere una decisa accelerazione da parte del Comune all’iter procedimentale di approvazione del nuovo strumento urbanistico, come più volte sollecitato anche dalla Regione Calabria – Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente, al fine di dotare la città di un nuovo e moderno strumento urbanistico, anche per favorire il collegamento funzionale dei quartieri e superare l’attuale marginalità di alcuni di essi, come peraltro più volte da Loro auspicato e manifestato in svariati incontri». (rcz)

Napoli (Confapi): Albergo diffuso sistema ideale per garantire presenza ricettiva

L’albergo diffuso rappresenta, attualmente, il sistema ideale per garantire presenza ricettiva soprattutto nei piccoli centri senza snaturare il contesto abitativo e culturale. È il pensiero del presidente di Confapi CalabriaFrancesco Napoli, che ha partecipato alla tavola rotonda sul tema Rigenerazione urbana e albergo diffuso.

L’evento, svoltosi a Paola, è stato coordinato da Ilaria Ganeri e Roberto Pititto, e ha visto la partecipazione di Giuseppe Suriano, fondatore progetto albergo diffuso “Ecobelmonte”, Ilaria Gervasi, architetto paesaggista, Andrea Signorelli, consigliere comunale del Comune di Paola e Davila Sorrentino, vicepresidente filiera regionale Confapi Turismo.

Il Presidente Francesco Napoli ha espresso grande apprezzamento per l’iniziativa come volano per la rigenerazione di centri storici minori che, nonostante le difficoltà connesse ai tempi della burocrazia regionale, possono trovare in questa innovativa strategia la soluzione per il recupero del patrimonio edilizio e, nello stesso tempo, per la crescita economica delle comunità locali.
Francesco Napoli ha, poi, rappresentato il nuovo progetto che vede Confapi Calabria partner di Enea e opinion leader per la campagna Italia in Classe A, un progetto unico nel Sud Italia grazie al quale Cosenza diventerà laboratorio pilota per la rigenerazione urbana attraverso soluzioni design driven energeticamente sostenibili in ambito domestico e urbano nella prospettiva di un “behaviour change” sia degli utenti che dei decisori pubblici. Azioni formative ed informative saranno indirizzate in particolare agli operatori della PA ancora privi di un’adeguata competenza su ambiti sensibili per il “future challenge” energetico-ambientale.
Una soluzione, questa, che si potrà estendere a tutta la comunità calabrese. Il futuro? È fatto di sostenibilità e rigenerazione urbana che rientra in un concetto più ampio di urbanismo tattico. (rcs)