Uil RC: Costituire un tavolo permanente di confronto per sviluppo Metrocity

Si costituisca un tavolo permanente di confronto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Reggio Calabria. È l’appello lanciato dalla Uil Reggio Calabria, a seguito della riunione della Segreteria della Camera sindacale, a cui ha preso parte il segretario generale Giuseppe Rizzo e in cui sono state affrontate le problematiche relative allo sviluppo sociale ed economico del comprensorio metropolitano e le opportunità che si presentano e che vanno colte.

La Segreteria della Uil di Reggio Calabria ha convenuto che il territorio della Città metropolitana è a una svolta. Se da una parte è condivisibile la richiesta, avanzata alla Regione, finalizzata a ottenere il passaggio delle deleghe amministrative previste dalla riforma Delrio, dall’altra non si può negare che le istituzioni locali, la politica e le parti sociali di questo territorio devono dimostrare di saper mettere in campo azioni dirette a realizzare lo sviluppo sociale del economico della Città metropolitana di Reggio Calabria.

«Pertanto riteniamo che siano maturati i tempi per aprire a Reggio Calabria un dialogo sociale strutturato, informato e permanente tra Istituzioni locali e parti sociali. Il sindaco Giuseppe Falcomatà si faccia promotore di questa iniziativa», si legge in una nota.

«Nel nostro territorio gli indici Istat a confermarlo, sta invecchiando e, allo stesso tempo – viene rilevato – si sta spopolando di quei giovani le cui competenze e professionalità sono determinante per vincere la sfida della sua tenuta economica e sociale. Gli indici occupazionali fotografano un territorio incapace di creare lavoro di qualità. In questo contesto si inseriscono i continui tagli a una sanità che non riesce a elargire le cure richieste. Una sanità che aspetta, da oltre dieci anni, che venga costruito il nuovo ospedale della Piana di Gioia Tauro e venga strutturata la medicina del territorio».

«Il porto di Gioia Tauro, messo alle strette dalla direttiva europea sull’Ets e dalle ricadute dei conflitti esplosi – si legge ancora – prima alle porte dell’Europa e dopo sullo scacchiere medio orientale, da solo non può bastare a contrastare il processo di costante desertificazione industriale e produttiva della provincia. La provincia di Reggio Calabria è stata dimenticata da questo Governo, il più anti meridionalista della storia, che ha scelto di non investire per colmare i ritardi infrastrutturali che sono diventati tare insopportabili per la crescita locale.

Per l’ammodernamento della tratta Reggio Calabria-Catanzaro della Strada statale 106 si parla di studio di fattibilità e non si fissa un orizzonte preciso ne, tanto meno, si stanzia un finanziamento concreto per la sua realizzazione. Il raddoppio e l’elettrificazione della tratta ferrata Jonica è sparita dai radar governativi. Ancora incerto, poi, appare il destino dell’aeroporto Tito Minniti».

«Oggi, però, c’è da vincere la sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, con la sua dote finanziaria importante – viene evidenziato – può cambiare il volto di questo territorio, rimettendo in moto anche il settore edile. Su questo bisogna concentrarsi, per questo bisogna potenziare la macchina amministrativa degli enti locali.  Per questo come Organizzazione sindacale riteniamo indispensabile avviare un confronto di merito sulle questioni che interessano il territorio ricadente sotto la gestione della Città metropolitana; un confronto che veda protagoniste tutte le parti sociali, le associazioni datoriali e le istituzioni politiche e sociali interessate».

«Intanto, però, chiediamo al sindaco della Città metropolitana – conclude la nota – di farsi promotore dell’avvio dei lavori di un tavolo permanente che sia in grado di affrontare e trovare soluzioni alle problematiche aperte sul territorio e, allo stesso tempo, esercitare il giusto controllo sociale sull’azione di chi ha il compito di amministrare questi processi e alzare un argine contro gli appetiti mai sopiti della criminalità organizzata». (rrc)

Rizzo (Uil RC): Potenziamento infrastrutturale della Calabria non può ridursi solo al Ponte

Il segretario generale di Uil Reggio Calabria, Giuseppe Rizzo, ha ribadito come «il ragionamento sul potenziamento infrastrutturale della Calabria non può ridursi al solo Ponte sullo Stretto, un’opera che trova da sempre il nostro favore, ma che non può rappresentare l’unica opera di cui il nostro territorio ha bisogno prioritario».

«La nostra regione ha bisogno urgente del concreto ammodernamento della Strada statale 106 – ha ricordato – del completamento dell’A2 del Mediterraneo, della realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria, del raddoppio con relativa elettrificazione della linea ferrata ionica e del potenziamento del trasporto aereo».

«Ma non solo – ha aggiunto –. La città di Reggio Calabria aspetta il completamento del Cedir e non può assolutamente rinunciare all’aeroporto, per il quale lo ribadiamo, ancora una volta, che va garantita la continuità territoriale: unico strumento in grado di dare al Tito Minniti lo spazio che merita nel piano di rilancio dei trasporti provinciali e regionali. La Calabria, la provincia di Reggio Calabria, vuole avere certezze sulla tenuta produttiva ed occupazionale del porto di Gioia Tauro, uno scalo centrale nell’area del Mediterraneo che macina record su record nella movimentazione di container ma la cui crescita è messa a repentaglio da scelte sbagliate maturata lontano dalla Calabria. Vorremmo capire quale sarà il destino della Zes Unica Sud. Come la stessa possa integrarsi con le Zes regionali o se le stesse saranno alternative o sovrapposte».

«È, infine, considerata la riunione di ieri (mercoledì 10 ndr) avuta dal ministro Raffaele Fitto con i commissari, se la stessa verrà potenziata e resa operativa, se l’accentramento delle decisioni a Roma, cosa peraltro che non abbiamo condiviso e che per noi porta con se alcuni dubbi primo fra tutti quello sulla possibile convivenza di esperienze territoriali e di esperienze centralizzate, possa rappresentare un pesante vincolo allo sviluppo dell’area che ancora aspetta il potenziamento del suo retroporto».

«Siamo stati molti attenti ai quesiti posti dal presidente di Confindustria Reggio Calabria Domenico Vecchio al vice ministro Edoardo Rixi, con il quale abbiamo avuto modo di scambiare qualche riflessione sulle vertenze che attanagliano il territorio – ha spiegato — ma altrettanto attenti alle risposte che riteniamo alquanto vaghe. Soprattutto per quanto attiene il territorio della provincia di Reggio Calabria. È vero, il vice ministro ha parlato dei fondi messi a disposizione per l’ammodernamento della Strada statale 106, che sono pochi sul piano regionale e praticamente nulli per quanto attiene il tratto che dovrebbe condurre da Catanzaro alla città dello Stretto, per il quale non si hanno notizie certe e la cui mancata messa in sicurezza pregiudica le attese di moderna ed efficiente mobilità di una grossa fetta del territorio calabrese e reggino in particolare».

«Quella dell’infrastrutturazione viaria e ferroviaria della provincia di Reggio Calabria – ha ribadito – è un tema fondamentale per la crescita economica e sociale del territorio. In questo senso è la vicenda della galleria della Limina a offrire degli spunti di riflessione, quanto sta accadendo sul valico fra il territorio della Piana e quella della Locride, infatti, ci insegna che per togliere dall’isolamento fette importanti del territorio provinciale sia necessario un piano di investimento, supportato dalle giuste risorse, per la messa in sicurezza delle arterie secondarie, la realizzazione di nuove trasversali e l’ultimazione di quelle i cui cantieri sono fermi da troppo tempo».

«Ancora oggi, poi, non ci sono risposte per quanto riguarda la trasformazione in una impresa portuale della Port Agency di Gioia Tauro necessaria al mantenimento dell’occupazione – ha concluso –. Noi siamo sempre stati convinti che Gioia Tauro non è concorrente ai porti nazionali anzi, con il pieno sviluppo del porto di Gioia Tauro l’intero paese chiamato Italia può diventare il più grande retroporto del mondo». (rrc)

I sindacati: Col Recovery Fund si può impedire decadimento della Città Metropolitana di Reggio

Reggio Calabria è una «città in decadimento sotto tutti i punti di vista», ed è per questo che i segretari generali della Cgil Reggio CalabriaGregorio Pitto, di Cgil Piana di Gioia TauroCeleste LogiaccoRosi PerroneCisl Reggio CalabriaNuccio AzzaràUil Reggio Calabria, sono convinti che «tramite i fondi del Recovery Fund si deve cercare di rimettere in moto gli investimenti, per far smuovere il tessuto economico orami tramortito da pandemia e immobilismo amministrativo».

I segretari, infatti, hanno fatto riferimento a un rapporto dell’Eurispes, pubblicato in agosto, in cui viene certificato che «in riva allo Stretto, una famiglia media è costretta a pagare decisamente più tasse: l’ammontare complessivo di Irpef, Tasi, bollo auto, Tari e addizionali comunali e regionali all’Irpef è di 7.684 euro di tasse annue. Al comune di Reggio Calabria seguono quello di Napoli (7.658 euro l’anno) e quello di Salerno (7.648 euro l’anno). Le città italiane le cui famiglie, invece, pagano meno tasse si trovano soprattutto al Nord-Est».

«Emblematico – hanno spiegato i sindacalisti – il confronto fra le due Reggio: Reggio Emilia e Reggio Calabria, attraverso un apposito report intitolato ‘Una Reggio non vale l’altra – La Calabria tra rappresentazione e realtà’ dell’Agosto 2020. La città emiliana, gode di molti più servizi e le è riconosciuto un fabbisogno standard di 139 milioni d’euro, mentre a Reggio Calabria, con meno servizi, di 104 milioni. Vale a dire, 35 milioni in meno, nonostante la stessa abbia 9mila abitanti in più (la prima ne ha 171mila e la seconda 180mila). Ancora, come spesa per la cultura, a Reggio Emilia sono riconosciuti 21 milioni di euro e a Reggio Calabria solo 4. Per l’istruzione, alla prima sono concessi 28 milioni e alla seconda 9. Riguardo l’edilizia abitativa, alla prima delle due città sono elargiti 54 milioni e alla seconda 8 appena».

«Per le politiche sociali (disabili inclusi) – hanno detto ancora i segretari generali – a Reggio Emilia sono riconosciuti circa 40 milioni, e a Reggio Calabria 17. Presso la prima, vi sono poi 60 asili pubblici, mentre nella seconda solo 3, peraltro realizzati e mantenuti non da finanziamenti dello Stato ma comunitari. E in particolare, per gli asili nido, Reggio Calabria riceve 59 euro pro capite l’anno, mentre Reggio Emilia 2.400 euro pro capite (contribuendo, peraltro, come evidenziato dalla Svimez, all’aumento della disoccupazione femminile; al Sud del 20%: più che doppia rispetto al Centro-Nord e quasi tripla rispetto alla media europea)».

«Un dato drammatico, questo – hanno detto ancora – se si pensa che tra le due città c’è una differenza talmente sostanziale, da pensare di essere nel cuore di una questione meridionale mai risolta, dal post unità d’Italia ad oggi. In ultima analisi, il dato degli ultimi vent’anni di spesa sociale delle due città, indica valori di spesa pro capite infatti per Reggio Calabria di circa 3.795 euro pro capite, al cospetto di quelli del comune emiliano che è in perfetta tendenza con quelli di Centro-Nord (5.438 euro)».

Per i segretari, dunque, «occorre puntare ai pilastri dell’Amministrazione locale. Ma non con progetti sterili e che non intercetterebbero il ‘paniere’ per il Recovery, ma una reale attività partecipativa da parte del territorio della Città metropolitana, e di tutti gli attori sociali che hanno il dovere di intervenire. Pronti, come sempre, a fare la nostra parte per una cabina di regia di fondi, idee e programmazione, per le sfide del futuro, per un territorio metropolitano che ha l’assoluto bisogno di efficientare servizi e apparato burocratico». (rrc)