IL DIVARIO SOCIALE VA A BRACCETTO CON LA POVERTÀ FORMATIVA E MANCANO LE RISORSE PER INVERTIRE IL TREND;
I giovani e lo studio

FUTURO DEI GIOVANI PRIORITÀ NAZIONALE
CALABRIA, RISCHIO DEVIANZA/MALAFFARE

di FRANCESCO RAO – Spesso richiamo l’attenzione dei lettori, soffermandomi sulla necessità di una maggiore equità sociale. Tali riflessioni, rappresentano in primis una richiesta d’aiuto da rendere alle famiglie più umili in quanto,  tutti i loro sforzi, messi in campo quotidianamente per tentare di far mantenere ai loro figli il passo in  una società propensa ad amare i numeri e non le Persone, rischiano di essere vani. Ebbene, in Calabria se le povertà educative ed i fenomeni di marginalità sociale, avessero avuto metà delle attenzioni e dei fondi utilizzati contro la malavita, con molta probabilità, oggi avremmo potuto registrare un divario sociale meno ampio ed una minore quantità di devianza e malaffare.

In passato, come d’altronde oggi, l’assistenzialismo di Stato nei confronti dei Meridionali ha giocato la partita peggiore favorendo il divario culturale e sociale tra un’Italia del Nord, impegnata a correre, innovare e produrre ed un Meridione, reso sempre di più simile ad un criceto chiuso nella gabbia e costretto a correre sul niente. Le povertà sociali, nella massima complessità sistemica, rappresentano oggi una tremenda priorità nazionale, destinata ad assumere nel futuro una pressante centralità emergenziale  difficilmente governabile in quanto, il dramma vissuto dalle future generazioni  si andrà a posizionare ben oltre gli spazi visivi creati nelle varie discussioni televisive alle quali siamo abituati ad assistere.
Il costante ricorso al rinvio, sarà uno dei futuri mali sociali che ne arrecheranno forti tensioni interne. Una volta si usava rinviare le decisioni in attesa di poter avere un dato. Oggi c’è il dato ma si preferisce rimandare le decisioni a seguito dei precari e temporanei accordi politici, dove le maggioranze parlamentari sono unite per tutto tranne che per governare i problemi che affliggono gli Italiani. Tutto ciò, presto o tardi, farà più danni della bomba atomica e l’enorme ferita sociale, causata dalla sottovalutazione di  questioni ampiamente conosciute, sarà visibile lungo tutta la penisola. In assenza di risorse e cure gli effetti del divario sociale potranno essere la futura emergenza nazionale, soprattutto dopo il 2030, fase nella quale, moltissimi nuclei familiari, oggi sorretti economicamente dalle pensioni di genitori e componenti della famiglia allargata, si vedranno privi dal marginale ma indispensabile aiuto economico.  A ciò si aggiunga un fatto storicamente reiterato: la fame continuerà ad essere il pretesto per garantire la peggiore manovalanza alla criminalità.  Questo mix esplosivo, in una terra come la Calabria, è paragonabile al sale cosparso dai Romani a Cartagine. A quanto pare, tutto continua a non interessare ai decisori politici.
Dopo quanto disposto nei giorni scorsi dal TAR della Calabria, il Consiglio di Stato ha decretato la riapertura delle Scuole, ponendo fine alla tanto discussa DAD. Oltre a restituire ai docenti ed ai discenti il mondo naturale della didattica, sarà sicuramente l’occasione per reiterare le scelte pregresse, compiute da settembre scorso in avanti che hanno dato origine ad una Italia colorata come un semaforo e la conseguente necessità per chiudere Scuole, ristoranti, bar ed alimentare la distanza sociale anche tra genitori e figli. Senza voler dare la colpa a nessuno, ma per riflettere il lungo e largo, sin da maggio scorso, la ricaduta epidemiologica era un fatto ampiamente prevedibile. Ricorderemo bene il grave errore compiuto durante la breve fase di tregua estiva: anziché essere un momento per mettere in sicurezza il “sistema Italia” è stata l’occasione per tornare al passato ed alimentare il panda rei dell’irresponsabilità, divenuto oggi una crescente insicurezza sociale che ha costretto il Governo ad aumentare l’indebitamento nazionale che proprio i giovani di oggi dovranno pagare in futuro.
Mi chiedo e vorrei chiedere ai miei gentili lettori: tutto ciò, è normale? Vogliamo renderci conto che mentre ci chiedono di stare dentro casa stiamo sotterrando in fondo al mare il futuro dei nostri ragazzi?
La mia generazione, negli anni ’80 del Secolo scorso, ha visto il proprio futuro fagocitato da un sistema politico poco lungimirante, scioltosi poi come neve al sole dal pool di Magistrati milanesi con l’inchiesta “mani pulite”. Abbiamo tentato in ogni modo di non arrenderci. Pochi di noi sono riusciti a compiere quanto avevano fatto in passato i nostri genitori ed i nostri nonni.  Vogliamo comprendere che il futuro dell’Italia è riposto proprio nella qualità del percorso degli studi compiuto oggi dai nostri ragazzi? Il loro impegno non dovrà essere l’ennesima truffa generazionale ma la creazione di opportunità concrete tese a far intravedere non la possibilità di vivacchiare nella mediocrità, ma l’opportunità per diventare l’eccellenza del futuro. Saranno i nostri ragazzi, una volta diventati adulti e professionisti, attraverso la loro azione, chiamati in causa per  restituire alla nostra Nazione quella forza e quel vigore che in passato ha reso l’Italia una delle 7 grandi nazioni maggiormente industrializzate del pianeta.
Prima di concludere, senza polemica alcuna, vorrei formulare una semplicissima domanda alle persone che hanno impugnato l’Ordinanza del Presidente f.f della Regione Calabria Nino Spirlì, credendosi più intelligenti di quanti, proprio in quel provvedimento, avevano avuto un sospiro di sollievo: per voi, difendere la vita è un fatto etico oppure una semplice bandiera politica?  La Politica, nobile scienza da voi sconosciuta, non è mettersi di traverso a prescindere. La Politica è lungimiranza, capacità di analizzare con lucidità i fatti guardando esclusivamente al bene comune e riuscendo sempre ad anteporre a qualsiasi scelta la tutela delle Persone, soprattutto quelle più deboli che grazie al vostro atto non avrete messo nella condizione di poter vivere con serenità.
Infine, vorrei condividere una doverosa precisazione metodologica: alla DAD preferisco la Scuola perché è il luogo della socializzazione e della crescita per eccellenza. Però, se frequentare le attività didattiche in presenza dovesse essere il pretesto per mettere in pericolo anche la vita di una sola persona, preferirei che si continuasse ad utilizzare per qualche altro mese la didattica a distanza, magari in un modo più appropriato ed aprendo gruppi di studio pomeridiani tra studenti per poter alimentare oltre al sapere anche la conoscenza, contribuendo a rendere salve molte vite umane. Dopotutto, un po’ di sacrificio e qualche rinuncia non ci farà più male degli effetti causati dal COVID, non metterà sotto stress Ospedali, medici e l’intero sistema sociale, letteralmente sfiancato e con una crescente penuria di risorse economiche.
Voglio continuare a sperare in mondo fatto di Persone, per intenderci, belle Persone. Il mondo dei numeri ha già mietuto tante vittime. (fr)
[Francesco Raomè un sociologo e docente, vive a Cittanova]
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