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Gli onori di Papa Francesco a don Salvatore Nunnari

Gli onori di Papa Francesco a don Salvatore Nunnari

di PINO NANO – «All’ Arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano: “Celebrando il giubileo d’argento dell’ordinazione episcopale, ci congratuliamo con te per il tuo fedele Presepe Apostolico, prima presso la comunità ecclesiale di Sant’ Angelo dei Lombardi, e poi presso la Curia Arcivescovile di Cosenza-Bisignano, con la diligente perseveranza e la provata sollecitudine con cui ha sempre predicato. La verità del Signore nella carità. e per come hai servito Dio in mezzo al popolo, con una testimonianza fedele, e per come hai riempito il suo cuore della consolazione del Signore. Mentre ti manifestiamo il nostro amore con il meglio di tutto quello che si può immaginare, ti impartiamo la nostra benedizione, a te e ai tuoi parenti, chiedendo preghiere per il nostro Ministero Petrino. Firmato, Francesco. Dato a Roma, Laterano, il 4 marzo 2014». 

Questo il testo ufficiale tradotto in italiano, ma scritto in latino, della lettera personale che Papa Francesco ha fatto recapitare a don Salvatore Nunnari, da 25 anni vescovo di Santa Romana Chiesa, nel giorno in cui la Chiesa cosentina ha celebrato in onore di don Nunnari il venticinquesimo anniversario della sua ordinazione vescovile. 

Ma ad anticipare questa lettera autografa del Santo Padre era già stato qualche ora prima l’annuncio ufficiale del Nunzio Apostolico, il Cardinale Emil Paual Tscherrig, che in una lettera indirizzata a don Nunnari sottolinea testualmente di “unirsi ai sentimenti di Sua Santità Papa Francesco”, di volergli formulare “i più fervidi voti augurali”, di voler invocare al Signore “abbondanti benedizioni celesti”, e di volergli manifestare una stima infinita.  

In cattedrale a Cosenza la cerimonia è solenne, corale, autenticamente popolare, una Chiesa strapiena di fedeli come non mai, per questo importante compleanno con la “gente di Cosenza”, cerimonia fortemente voluta dall’arcivescovo di Cosenza mons. Giovanni Checchinato che presiede la concelebrazione, serata intensa e particolare, che nei fatti è poi un “percorso indimenticabile” della vita privata di qualunque sacerdote. Piena di affetto privato è la bellissima l’omelia che gli dedica Padre Giuseppe Morosini, Arcivescovo Emerito della diocesi di Reggio-Bova, e che parla di lui come di un pastore illuminato ed eternamente presente sulle barricate della fede. Non poteva mancare una folta delegazione reggina, vecchi diocesani di don Salvatore che non hanno mai smesso di seguirlo.

59 anni di sacerdozio, 25 da vescovo, Arcivescovo metropolita emerito di Cosenza-Bisignano, Amministratore Apostolico dell’Eparchia di Lungro dal 2010 al 2012, Presidente della Conferenza Episcopale Calabra dal 2013 al 2015, grande devoto della Madonna della Consolazione, storica guida spirituale dei portatori della vara della Madonna della Consolazione, Terziario dell’ordine dei Cappuccini, viene ordinato presbitero da monsignor Giovanni Ferro il 12 luglio del 1964. Un prete di grande carisma e di grande coraggio, un uomo passionale a volte istintivo e determinato, ma che va sempre “là dove lo porta il cuore”. E soprattutto, un uomo libero da tutto e da tutti.

«Venticinque anni di episcopato sono un dono – dice il vecchio presule –. Sono un dono ma sono anche una responsabilità. Quando penso al mio episcopato, lo penso con un disegno: la mitria e la croce. La croce non va cercata, va accolta quando arriva. L’episcopato segnato dalla croce è come un giardino irrigato che produce frutto».

Memorabili rimarranno le sue omelie in tutti questi anni contro lo strapotere delle cosche, soprattutto dopo l’ultimo viaggio di Papa Francesco a Cassano, e dopo la scomunica lanciata dal Pontefice dalla spianata di Sibari ai “mafiosi della terra”. Accanto a Papa Francesco e a mons. Nunzio Galantino, straordinario regista di quella giornata, c’era anche lui quel giorno, don Salvatore Nunnari, che a Sibari accoglie il Papa in nome dei vescovi dell’intera regione e porta a lui il saluto di tutti i sacerdoti calabresi. Giornata storica per la Calabria. 

«Le responsabilità di un vescovo- riconosce- sono tante. Per essere uomo di governo c’è bisogno di tanto equilibrio interiore. La pastorale è composta di tre “P”, preghiera – prudenza – pazienza. Un Vescovo, come un parroco, è uomo di armonia. La Chiesa non si guida con le nostre furbizie, ma con queste virtù». 

La sua missione pastorale inizia a Reggio Calabria nel cuore del quartiere popolare del Gebbione, nella parrocchia di Santa Maria del Divin Soccorso dove arriva subito dopo l’ordinazione sacerdotale. Prima vicario cooperatore, poi parroco fino al 1999, e qui diventa una vera icona del quartiere, punta di diamante dei mille problemi della sua gente, ma anche confessore e amico personale dei più deboli. 

«Una delle grazie che ho ricevuto nella mia vita, è di aver avuto dei Vescovi santi, meravigliosi. Monsignor Ferro mi ha accolto in Seminario, mi ha ordinato prete, di cui ero, come mi scrisse – il mio diletto figlio –. Il mio padre spirituale fu San Gaetano Catanoso. Mi additò la strada della santità, avrei dovuto essere un prete santo. Porto sempre dentro la consapevolezza della mia debolezza, ma il Signore mi ha usato grazia».

Il 26 febbraio 2005 prende possesso dell’arcidiocesi di Cosenza e il 29 giugno successivo riceve il “pallio”, nella basilica di San Pietro in Vaticano, da Papa Benedetto XVI. Sarà quello il primo riconoscimento ufficiale del suo valore e della immensa considerazione che il Papa e la Santa Sede nutrono nei suoi riguardi.

“I santi hanno segnato il mio episcopato. Penso a madre Elena Aiello, diventata beata, a San Nicola Saggio, al beato Francesco Maria Greco, a Sant’Angelo d’Acri. Adesso speriamo che Arcangela Filippelli, la nostra Maria Goretti, venga presto riconosciuta quale bella testimone della fede in terra di Calabria”.

Era stato Papa Giovanni Paolo II a volerlo e a sceglierlo come arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. 

Era il 30 gennaio 1999. Della serie, “Siamo ancora qui”. (pn)