UNA CATEGORIA DI LAVORATORI A RISCHIO, NIENTE RISORSE E INTENTI FORMATIVI NEL DIMENTICATOIO;
Toricinanti manifestano in Calabria

IN CALABRIA STOP AI TIROCINI REGIONALI
SONO OLTRE 6MILA ORMAI SENZA REDDITO

L’intenzione era buona, ma alla fine di questa lunga agonia – durata anni – che ha visto protagonisti i tirocinanti calabresi, l’unica cosa ottenuta è una porta sbattuta in faccia: la Regione ha deciso che nessun tirocinio sarà più attivato e che i tirocinanti già formati andranno a lavorare nel privato grazie a manifestazioni rivolte alle aziende private per incentivare ad assumere chi ha svolto i percorsi formativi con la Regione.

Chi sono i tirocinanti? È una forza lavoro a basso costo che rende al massimo mentre “apprende”, ovvero fa tirocinio, per formarsi e prepararsi a un potenziale contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il problema è che per questa larga categoria di lavoratori che spesso copre i “vuoti” che l’assenza di concorsi lascia in ampi settori della cultura, della giustizia, degli enti locali, dell’università. Spesso non ci sono garanzie previdenziali né coperture contributive, è lavoro nero quasi legalizzato, comunque precario e privo di reali prospettive.

Adesso, la notizia – non ancora confermata – che la Regione non attiverà più tirocini: praticamente uno schiaffo a uomini, donne, madri e padri di famiglia, disoccupati e lavoratori in mobilità in deroga, giovani e meno giovani che, per anni, hanno visto solo promesse, ma nulla di concreto. E, dopo tanto, si ritrovano con un escamotage da parte di una Regione che, se in un primo momento si era esposta per provvedere a questa situazione – a quanto sembra – se ne è lavata le mani, dirottandoli nel privato.

Decisioni che odorano di beffa, sopratutto se si pensa che il 23 marzo scorso, l’assessore regionale al Lavoro, Fausto Orsomarso, aveva annunciato un intervento presso il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e la Conferenza Stato-Regioni per individuare una soluzione per «garantire un reddito ai circa 6 mila tirocinanti calabresi» almeno fino a quando «non sarà finita l’emergenza sanitaria e ci saranno le condizioni per far ripartire i percorsi formativi». Un intervento che era stato applaudito perfino da Cisl Calabria, e che invitava «l’assessore al Bilancio, Franco Talarico e l’assessore alle Politiche di Welfare, Gianluca Gallo, entrambi senza dubbio sensibili alle problematiche sociali, a uno specifico impegno, finalizzato a individuare anche nelle pieghe del bilancio della Regione le risorse necessarie a interventi in favore della categoria in questione». Un invito poi caduto nell’oblio.

I tirocinanti, dunque, sono tornati a farsi sentire, con questo nuovo allarme che, tuttavia, non trova riscontro istituzionale da nessuna parte. L’unica nuova comunicazione risale al 2 luglio, e riguarda il cumulo delle ore Tirocinio “Giustizia” e “Mibact area 3″, in cui viene annunciata che è stata erogata «l’anticipazione di una mensilità che le ore effettuate nel mese di marzo 2020 verranno cumulate con quelle del mese di effettiva ripresa del percorso formativo».

Quindi, e forse, per Giustizia e Mibact si parla di ripresa, ma per gli altri, di quale futuro si parla? I tirocinanti calabresi prospettano un futuro che «avrà l’odore di beffa per queste persone anche per l’ingente entità di risorse investite in questi anni per qualificarle nei settori in cui operano».

«E le sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil) – proseguono i tirocinanti – saranno compiacenti con questo misfatto a danno dei tirocinanti calabresi? I quali, oltre all’abbandono da parte dell’attuale giunta regionale calabrese, non hanno mai trovato gradimento da parte dell’attuale governo». (rrm)