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L’OPINIONE / Vincenzo Speziali: Elezioni “Fai da te”? E la Costituzione dov’è?

di VINCENZO SPEZIALI – Se ci penso, mi vengono i brividi.
Spiego subito, senza giri di parole, poiché a differenza di molti, conosco la Costruzione – senza dover richiamare legami familiari che hanno contribuito a scriverla – ma soprattutto so quale e quanto sia il suo intrinseco o endogeno valore, che dir si voglia.
La campagna elettorale (o presunta tale!) non è ancora entrata nel vivo della fase finale, poiché ciò avverrà dopo aver compilato e successivamente presentato le liste dei cooptati al Parlamento.
E già, di ciò trattasi, perché chi vedremo seduti negli scranni di Senato e Camera, non sono eletti – d’altronde chi sano di mente eleggerebbe badanti, cortigiani, parenti prossimi (persino acquisiti in luogo al matrimonio, seppur vero, con consagnuei stretti) ed altra faunistica varia? – bensì saranno Assemblee legislative di meri nominati, con buona pace dei sistemi elettorali, i quali presuppongono selezione della classe dirigente e scelta compiuta della medesima: ciò, a fronte di una legge che sia vera e presupponga il voto popolare, chiaramente!
A tutto questo aggiungasi come il voto deve essere libero, corretto, coerente con la ‘Carta’ – quindi non contra legem, oppure non incoerente con essa (e in tal senso nutro dubbi circa la legittimità del sistema con cui esprimeremo il presunto voto) – e per di più deve far scaturire una platea di Deputati e Senatori in ottemperanza al requisito previsto dall’art.54: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Bene, terminata una simile e prodromica precisazione – poiché in molti casi la norma citata testualmente è misconosciuta, proprio dalla maggior parte dei destinatari ultimi – sollevo un veloce ed atroce dubbio, ovvero la riconoscibilità del voto, ove mai l’affluenza non si rivelasse consona e credibile, all’approvazione delle pseudo proposte in campo.
Difatti, da anni, consultazione dopo consultazione, assistiamo ad un assottigliamento dei partecipanti alle varie elezioni, poiché ci si trova con un aumento esponenziale dell’astensionismo.
La prima spiegazione razionale sta nel fatto che è il sistema elettorale la causa primigenia di una simile patologia schizoide e sclerotizzata, la quale porta i più, ovvero il popolo, a disinteressarsi di questa pratica, che è proprio l’anima pulsante di una sana e autentica democrazia.
Tralascio, perciò, la preferenza ad un proporzionale plurinominalustico da me sempre auspicato – e che già di per sé sarebbe inclusivo e coinvolgente, per tutti e ciascuno- ma il fondo della questione rimane, eccome se rimane.
Per tale motivo, il Presidente della Repubblica, nel caso in cui ci si trovasse con ‘bassa soglia’ partecipativa (ovvero tra il 30 e poco più del 40%), potrebbe valutare e al tempo stesso considerare – secondo i crismi di legge e in osservanza alle funzioni, alla funzionalità e all’opportunità delle istituzioni medesime – come possa essere previsto un eventuale (e perché no? Auspicabile!) scioglimento, a fronte di palese non corrispondenza delle Camere tra il sentimento popolare di condivisione e apprezzamento e quello di ossequio al buon senso. (vs)