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REGGIO CALABRIA – Escursione di “Gente in Aspromonte” sulle tracce della vecchia mulattiera di Canolo

L’associazione escursionistica “Gente in Aspromonte” propone, per domenica 19 novembre, un itinerario che riguarda la vecchia mulattiera di Canolo.

Questa piccola porzione di territorio Aspromontano viene considerata una “finestra tettonica” in quanto geologicamente è un piccolo blocco calcareo-dolomitico rispetto al blocco granitico-cristallino di cui è composto l’Aspromonte. Ma accanto al panorama mozzafiato possiamo rimanere stupefatti anche per quello che contiene il sottosuolo. Numerose, infatti sono le grotte che possono essere visitate, la più grande tra tutte la grotta di Zagaria, nelle viscere del monte Giunchi. Un territorio peraltro dove si incontrano i due elementi della natura, aria e terra, con la roccia calcarea di Monte Mutolo che grazie alla sua robustezza, alla sua bellezza naturale e alla sua particolare cromatura è nota come la “Pietra di Canolo”. Siamo in un mondo di rocce austere, un deserto di terrore, al punto che non è facile descrivere o immaginare. Canolo e le sue rocce meritano di essere ammirati.

Tra i Santuari ricordiamo quello antichissimo dedicato a Maria S.S. di Prestarona e la Chiesa di San Nicola di Bari: “Eterno cantiere”, emblema negli anni, delle condizioni di dissesto e pericolo che hanno sempre dominato il paese ed ancora oggi simbolo di questa situazione. La leggenda vuole che proprio la bacchetta del Santo, rappresentata da una formazione rocciosa nella parete di Monte Petto, protegga il paese dal crollo di quest’ultimo. Nel 1723 era stato eretto l’altare del S.S. Crocefisso, ad opera del sacerdote Paolo Fazzari di Antonimina.

Per chi ha voglia di storia Canolo, per chi non lo conosce, merita una visita alle le sue case costruite una sull’altra, fra le viuzze strettissime che si stringono l’una all’altra. I vicoli del centro storico sono contornati da splendidi palazzi del passato, antichi fasti dei signori del luogo di cui ormai rimane ben poco. Primo fra tutti il Palazzo De Agostino. Costruito nel ‘700, è dotato di un portone d’ingresso di alto valore architettonico, opera delle maestranze dell’epoca.

L’abitato di Canolo Nuovo nato come conseguenza dell’instabilità geologica del vecchio centro si trova invece, oggi, sui piani della Melia al centro dell’omonimo altopiano. Dal centro di Canolo Nuovo, costeggiando nel primo tratto la strada asfaltata, prenderemo la pista a sinistra che presto ci porterà verso l’acqua di Gazzarri. Avendo unito i tratti più significativi dei vari sentieri in un percorso in linea, quindi, proseguiremo nella direzione di Passo Schiavone, toccando le terre dell’Africano per poi inoltrarci nella lecceta del “Fiorentino”. Da qui scenderemo verso il vallone di “Tri Furci” che ci guiderà sulle sponde della fiumara Ciurla, al bivio Malavindi, dopo aver ammirato il corso molto caratteristico della fiumara Serra. Raggiunta l’area della cabina Enel posta sulla strada provinciale, camminando tra i prati seguiremo la pista a destra che scende verso Zovaianni. Attraverseremo questo antico luogo abitato da pastori, famoso per le grotte, poste a ridosso del torrente Pachina, e anche per la produzione di un profumato formaggio di capra. Raggiungeremo, scendendo, la contrada Zimbario, ancora segnata dai resti delle antiche “Zimbe” dei maiali, mentre in lontananza faranno da sfondo le Timpe di Monte Mutolo. Ammireremo il forte contrasto dei colori, dato dal verde dei prati da una parte e dalle rocce del Mutolo dall’altra. Superato Monte Giunchi dopo piccoli tornanti ci troveremo ad imboccare una antica scaletta scavata nella roccia che ci porterà attraverso la via Castello al suggestivo Borgo di Canolo Vecchio. Il borgo pittoresco, con le case costruite una sull’altra, con le viuzze strettissime che si susseguono e i vicoli contornati da splendidi palazzi del passato, resta la testimonianza degli antichi fasti dei signori del luogo di un tempo, di cui ormai rimane ben poco.

La prenotazione all’Escursione si può fare, telefonando al 348.8134091, inviando una email a info@genteinaspromonte.it o, per i soci, inserendo un messaggio sul Gruppo di WhatsApp “Gente in Aspromonte”. (rrc)