L’Archivio di Stato di Reggio nel volume edito dal Ministero della Cultura

L’Archivio di Stato di Reggio Calabria è nel volume Epidemie e antichi rimedi tra le carte d’archivio, edito dal Ministero della Cultura, un’opera che raccoglie le ricerche di tutti gli Archivi di Stato italiani, presenta una rassegna storica sulle epidemie: la peste, il colera, il vaiolo, l’influenza spagnola del XX secolo, gli ultimi casi di peste bubbonica alla fine della Seconda guerra mondiale e altre epidemie ancora.

Una raccolta di documenti archivistici e bibliografici, conservati negli Archivi di Stato italiani, riguardanti le emergenze epidemiologiche in termini di misure e politiche sanitarie adottate, come la limitazione della circolazione delle merci e delle persone, la chiusura dei mercati e delle scuole, le misure di distanziamento sociale.

Un’efficace testimonianza della pervicacia con cui gli uomini hanno sempre reagito al flagello delle pandemie; un lavoro sul nostro passato che è una guida nel disorientamento del presente, una luce per orientarci nell’immaginare il futuro.

Anche l’Archivio di Stato di Reggio Calabria ha partecipato alla realizzazione dell’opera, con una selezione dei documenti messi in mostra in occasione dell’edizione 2020 della “Domenica di carta’’. Fra questi oltre a quelli selezionati per la pubblicazione, riaffiorano emergenze storiche, documentarie, che testimoniano i provvedimenti della difesa Marittima contro la diffusione di tre malattie considerate tra le più pericolose: febbre gialla, colera e peste, che prevedevano che i bastimenti provenienti da zone a rischio o che erano in condizioni igieniche precarie venissero posti in quarantena per un periodo compreso tra i 3 e i 15 gg.

Il patrimonio archivistico relativo alla salute pubblica, alle epidemie, alle misure di contenimento, ai rimedi sanitari offre documenti che testimoniano che ciò che si presenta di nuovo nella storia è paragonabile a un già vissuto. Un presente che è storia, “corsi e ricorsi storici” che nella drammaticità del momento sono speranza. (rrc)

Anniversario scomparsa Jole Santelli, l’iniziativa di Francesco Cannizzaro

di FRANCESCO CANNIZZARO – Cara Jole, nell’anniversario di uno dei giorni più brutti della mia vita, affido i miei sentimenti ad una lettera. La scrivo dopo aver partecipato all’emozionante cerimonia in Senato, dove è stato commovente il racconto di te da parte di Elisabetta Casellati, Gianni Letta e Marcello Pera.

È stato splendido vedere la fierezza nello sguardo delle tue sorelle, Roberta e Paola, e dei tuoi adorati nipoti, nell’assistere alla formale emissione del francobollo a te dedicato. Sei ufficialmente la prima calabrese ad entrare nel novero dei così commemorati.

Ti scrivo mentre sono in viaggio, in partenza da Roma verso la nostra amata Calabria, come molte volte ci capitava di fare insieme. Mi ritorni in mente ogni qual volta (spesso) le circostanze mi fanno rivivere i momenti passati insieme. Il mio pensiero non è rivolto a te oggi che ricorre questo giorno triste… Piuttosto penso a te soprattutto nei momenti di quotidiano vivere, di quotidiana politica. Ultimo esempio l’altra notte, quando a tenermi sveglio fino a tarda notte era la rabbia nel valutare la vicenda dei lavoratori ex Alitalia dell’Aeroporto di Reggio. Una delle tante occasioni in cui a tornami in mente è stato il tuo classico “Ciccio mio, dai, ce la possiamo fare!”… È il giusto pungolo per non farmi mollare la presa… e neppure stavolta mollerò!

Nelle varie situazioni che vivo, mi capita spesso di pensare “come si sarebbe comportata Jole in questo caso?”. È in quei momenti che il pensiero verso te si fa più intenso. Così la tua voce rimbomba nella mia mente, tra consigli, strigliate e incitamenti. Non oggi, appunto, ogni giorno. 

Ci sono tanti modi per tenere viva la tua memoria… e uno ce l’avrei già in mente, te lo confesso: nelle prossime ore chiederò formalmente al Sindaco di Reggio Calabria di intitolarti una delle strade principali della Città.

I motivi sono innumerevoli, ma due in particolare: anzitutto perché tu per Reggio avevi dei progetti importanti; e poi soprattutto perché – devi ammetterlo! – avevi un debole per questa Città, che è stata molto accogliente e affettuosa nei tuoi confronti. Ti rifugiavi spesso qui. Del resto, diciamocelo, non è un caso che l’ultimo weekend della tua vita terrena tu lo abbia voluto trascorrere proprio a Reggio, insieme a me.  

Amavo quella tua contagiosa folle capacità di crederci, che oggi a modo mio tento di infondere a chiunque mi stia intorno, dai cittadini ai colleghi in Parlamento, dai miei più stretti collaboratori agli sconosciuti.

Il tuo esempio è dentro me e lì resta. Tu per me eri e sei quella guida che nel tortuoso sentiero dei problemi della nostra Regione ha avviato un percorso di cambiamento, una visione rivoluzionaria di Calabria, bruscamente interrotta, ma che ora ha ripreso il suo cammino, andando avanti sulle gambe di Roberto, mie e di tutti coloro che sposeranno il nostro sogno comune, un sogno che tu avevi chiamato ‘Calabria Protagonista’. 

Roberto, ops, il Presidente Occhiuto, saprà raccogliere il testimone alla grande. D’altronde, come volentieri lui stesso dice in pubblico e in privato, sei stata tu “la prima a crederci e dare un’immagine diversa della Calabria, dentro e fuori i confini regionali”. E te ne saremo per sempre grati, come amici, colleghi, cittadini.

Jole, tu guardavi lontano, e volevi che i calabresi facessero altrettanto. Lo faremo! 

Chiudo questa lettera usando come sigillo il francobollo più bello della storia, ma che non avrei mai voluto utilizzare. Ciao amica mia, mi manchi terribilmente. (fc)

REGGIO – Giornata della Memoria, incontro con Le Muse e l’Archivio di Stato

È cominciato questa mattina, a Reggio, presso la sala conferenze dell’Archivio di Stato, l’evento commemorativo organizzato da Le Muse in collaborazione con l’Archivio di Stato.

L’evento è stato volute fortemente dagli organizzatori per far conoscere e ricordare l’abominio dell’olocausto, assieme alla responsabilità di far toccare con mano, alle nuove generazioni, l’odio dell’antisemitismo e delle leggi razziali.

«È dovere, in tal senso – si legge in una nota degli organizzatori – fare memoria, sopratutto da parte di chi è custode della storia, in virtù del fatto che, come diceva Primo Levi, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario“».

La manifestazione prevede la mostra documentaria Documenti per non dimenticare, con esposizione di atti conservati nell’Archivio e relativi alle leggi razziali emanate contro gli ebrei. Ad arricchire l’evento, un incontro-dibattito moderato da Giuseppe Livoti, presidente de Le Muse.

Partecipano Maria Fortunata Minasi, direttore dell’Archivio di Stato di Reggio, Paola Abenavoli, critico cinematografico, Guido De Caro, psicoterapeuta e Francesca D’Agostino, avvocato e vicepresidente de Le Muse.

Il testo teatrale su San Gaetano Catanoso all’Archivio di Stato di Reggio

27 settembre – Presentata, in occasione delle giornate europe del patrimonio culturale, dall’Associazione Le Muse di Reggio la commedia in due atti ( Ed. Nuovo Giangurgolo) “Padre Gaetano Catanoso ed i sacerdoti del Cardinale Portanova” del drammaturgo Oreste Arconte. La manifestazione sì è svolta all’Archivio di Stato e si è aperta con il Coro delle Muse diretto da Enza Cuzzola con l’accompagnamento al pianoforte di Rosaria Livoti e le note e parole di “Salve o Dolce Vergine” del maestro Frisina.
La commedia di Arconte dimostra ed avvalora il tema indicato dalle giornate europpe ovvero “L’Arte di condividere”, poiché storie vere dal grande valore religioso si uniscono al racconto di veri e propri momenti di fede della città di Reggio Calabria ha ribadito la Minasi, mentre per la D’Agostino il testo è utile a riscoprire un importante personaggio della vita religiosa calabrese, tra l’altro con un filo conduttore anche collegato alla storia della mia famiglia a Serrata per un evento che sa di miracolo. Importante anche il ruolo del Cardinale Portanova nel testo, ricorda Don Antonino Denisi, cardinale che contribuì ad eleggere San Pio X papa, che lasciò una impronta dei tempi moderni a Rc dopo i borboni e nei primi anni dell’unità d’Italia. Fu talmente importante il suo ruolo che, docente di liturgia e canto gregoriano vide svanire (a causa della sua morte precoce) il sogno di istituire a Reggio una vera e propria Accademia di formazione. Racconta Arconte nel testo tre protagonisti, tre sacerdoti dell’arcidiocesi vissuti ed operanti lungo gli anni del secolo breve che corre dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra, ovvero Padre Gaetano Catanoso, il canonico Salvatore De Lorenzo, il canonico Giovanni Calabrò. Fondamentale per Arconte l’aiuto di Don Denisi che ha incoraggiato tale scrittura facendo visionare da Suor Dorotea delle Veroniche l’archivio su padre Catanoso permettendo una giusta ricostruzione dei fatti. Il testo è stato scritto – ricorda l’autore – perché la città inizia a non avere un’anima, quella degli uomini del loro tempo: alla base di tutto vi è la formazione, tutti possono assurgere alla santità, ma senza fede nulla si può.
La lettura dei testi è stata affidata agli attori Vincenza Laface e Giorgio Pangallo, la mostra documentaria dal titolo “Pietre di Carità: l’opera di Don Orione a Reggio Calabria” commentata dalla dott.ssa Titti Chindemi. La mostra è suddivisa in tre sezioni: Istituto San Prospero, Casa San Francesco da Paola e l’opera di S. Antonio; foto e relazioni tecniche in cui si evince la lungimiranza di Don Orione ed il recupero dei progetti che venivano fatti per aiutare l’infanzia abbandonata.
Il presidente Livoti ha messo in evidenze i bozzetti suggestivi, nel racconto di Don Gaetano Catanoso, racconto della sua testimonianza, della mancanza di paura nei confronti dell’aggressore, dell’affrontare il male solo con la compagnia di un mezzo di trasporto utile ma… di sussistenza: l’asino. E si parla anche di atteggiamenti di ‘ndrangheta del novecento, atteggiamenti di sacerdoti già all’epoca “alter Christus” in cui a suo tempo non importava solo la predicazione, ma soprattutto l’esempio. Arconte conia l’immagine del – prete volante – segno della testimonianza e della redenzione. A Don Gaetano l’autore lascia il senso di solitudine delle zone isolate di luoghi storicamente emblemi di solitudini, liberi da pratiche e ricchi di dogmi tra chiese spoglie e tabernacoli soli.

L’avv. Francesca D’Agostino, la direttrice dell’Archivio di Stato Maria Fortunata Minasi e il presidente de Le Muse, Giuseppe Livoti firmano il protocollo d’intesa

Entusiasta la direttrice Maria Fortunata Minasi, che all’insegna dei progetti già attuati dalla precedente direttrice Mirella Marra, continua ad aprire le porte alla città intera, alle associazioni, ai giovani. La firma di un protocollo d’intesa ha previsto dal 22 settembre uno spirito di collaborazione attivo e fattivo con l’importante realtà archivistica della città di Reggio Calabria con Le Muse e non a caso è avvenuto in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP).
Giuseppe Livoti e l’avvocato Francesca D’Agostino – in qualità di presidente e di vice presidente hanno firmato questa cooperazione che unisce intenti associativi essendo l’Archivio di Stato vero e proprio luogo dal valore documentale con il fine di – elaborare iniziative e progetti nazionali e locali che favoriscono la reale comprensione e conoscenza del patrimonio culturale, materiale e immateriale, facendo particolarmente riferimento all’uso delle nuove tecnologie. (rrc)