L’OPINIONE / Emilio Errigo: Bonifica Sin, ci risiamo, nessuna sorpresa

di EMILIO ERRIGO – Conosciamo tutti la storia industriale dell’ area Sin di Crotone; dagli anni Venti agli anni Novanta del secolo scorso, una parabola fatta di benessere collettivo e conclusa con una lunga scia di veleni.

Una intera area geografica inquinata all’inverosimile, uno dei più gravi fenomeni di avvelenamento ambientale d’Europa.  Analisi ed indagini ambientali hanno rilevato nei suoli e nelle falde acquifere concentrazioni elevate di metalli pesanti e numerosi composti chimici e sostanze inquinanti ed ancora non si è riusciti a stabilire con precisione quali contaminazioni presentano il mare e il sottofondo marino davanti alla città.

Gli studi confermano che il sito ha avuto ed ha un impatto estremamente significativo sull’incidenza tumorale degli abitanti del territorio.

Era il 2001 quando il Ministero dell’Ambiente inseriva Crotone, Cassano e Cerchiara tra i Siti di Interesse Nazionale da bonificare con il D.m. 468/2001. Un anno dopo, con il D.M. del 26 novembre 2002, venivano stabiliti i confini dell’area contaminata. 

Da allora, il tempo ha inghiottito ogni tipo di impegno, ogni promessa, ogni piano programmatico, ma non ha cancellato le scorie velenose del Sin

Quando si parla di territorio e comunità, la politica non può scegliere: agli onori della guida guadagnati con democratiche elezioni si dovrebbero accompagnare sempre gli oneri dell’impegno concreto. 

In questa particolare circostanza, la responsabilità politica delle azioni positive e di quelle negative è stata ampiamente diffusa e trasversale.

Dal 2001 sino ad oggi si sono alternati: 11 governi: Berlusconi, Prodi, Berlusconi II, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi; Meloni; 9 ministri dell’Ambiente con la responsabilità della bonifica, (senza mai giungere a una soluzione definitiva): Matteoli, Pecoraro Scanio, Prestigiacomo, Clini, Orlando, Galletti, Costa, Cingolani, Pichetto Fratin; 6 presidenti della Regione Calabria: Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti, Oliverio, la compianta Jole Santelli, Occhiuto; 4 Sindaci di Crotone: Senatore, Vallone, Pugliese, Voce.

Negli anni, la questione bonifica del SIN è stata affidata in gestione commissariale straordinaria a 8 commissari; Chiaravalloti (dal 2000), Bagnato (dal 2004), Alfiero (dal 2006), Ruggiero (2006), Montanaro (dal 2007), Sottile (dal 2008), Belli (dal 2016) e dopo ben 5 anni di ufficio commissariale vacante è arrivata la mia nomina.  

Nonostante il susseguirsi di governi nazionali e regionali e amministrazioni territoriali, il SIN di Crotone è rimasto un sito industriale tra i più contaminati d’Europa in cui la popolazione è costretta a convivere con un elevatissimo rischio sanitario. Questa lunga sequenza di nomine segnala una gestione frammentata, una volontà di accelerare i processi che però ha portato ad un pantano di burocrazia amministrativa.

Il disastro ambientale di Crotone è la tempesta perfetta.

Ogni governo nazionale, regionale e ogni amministrazione territoriale comunica di aver ereditato il problema, dice di averlo analizzato, di aver cercato soluzioni e infine, lascia il problema insoluto per il successivo. 

Ricordo che qualcuno ha avuto l’ardire di risolvere parte di questo problema, agli occhi dei cittadini, soprannominando una collina artificiale costituita da tonnellate di scorie e adiacente al mare definendola “la passeggiata degli innamorati”.

Anche Eni (ed in particolare Eni Rewind SpA, unico soggetto oggi formalmente obbligato alla bonifica), sembrerebbe aver adottato nel tempo delle scelte che hanno comportato una dilazione degli interventi ambientali, che di fatto perdura ancora oggi. La società ha costantemente utilizzato strumenti giuridici  per tutelare certamente i propri diritti legittimi, ma ciò ha sempre portato al rinvio dell’inizio dei lavori e, con esso, il rinvio dell’impiego delle risorse finanziarie necessarie. 

I progetti presentati e approvati nel tempo sono stati continuamente modificati, con varianti e integrazioni con sempre nuovi elementi o proposte sopravvenute. E ciò ha avuto l’effetto di allungare ulteriormente i tempi. 

Tutto ciò ha consolidato una complessa trama burocratica e legale, con il risultato che la bonifica – pur formalmente in agenda – fino ad oggi è rimasta sostanzialmente disattesa.

Dunque, in una città profondamente contaminata da quasi un secolo, le risposte della politica si sono spesso limitate a soluzioni che appaiono più dettate dalla necessità di eludere responsabilità che da una reale volontà di avviare la bonifica e chi è stato certificato come colpevole, spesso è andato alla ricerca di soluzioni tampone o che prolungassero nel tempo le operazioni di bonifica. 

Questo atteggiamento ha prodotto, nel tempo, una paralisi decisionale. Ancor di più, in questo paradossale teatro dell’assurdo, a partire dal 2019 è emersa una situazione inspiegabile, che contraddice ogni principio di buon senso. Crotone ospita, infatti, l’unica discarica per rifiuti pericolosi progettata, autorizzata e mai bloccata, proprio dalla Regione Calabria per ricevere questo tipo di materiale. 

Eppure, proprio la Regione  con un Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (Paur), ha vincolato il destino dei rifiuti del SIN di Crotone al trasferimento fuori dai confini regionali senza prima però effettuare alcun tipo di ricerca preliminare sul destino finale di quei rifiuti.

Chi oggi, è avverso all’ordinanza figura il trasferimento dei rifiuti all’estero, in Paesi come la Germania o la Svezia. Crotone dista circa 1.400 km da Wetro (sito individuato in Germania), 2.000 km da Älvängen e 2.100 km circa da Kumla (siti individuati in Svezia).

L’intera lunghezza dell’Italia, dalla Vetta d’Italia in Alto Adige fino a Lampedusa, misura circa 1.350 km. Questi numeri offrono una misura concreta del paradosso: mentre l’Europa raccomanda il trattamento dei rifiuti secondo i principi di prossimità e autosufficienza, si propone il trasporto transfrontaliero di materiali pericolosi a distanze superiori all’intera lunghezza del Paese, con evidenti implicazioni ambientali, economiche e logistiche.

Una scelta che appare del tutto irrazionale e incoerente, se non addirittura contraria ai principi fondanti del diritto ambientale europeo. In particolare, viene ignorato il principio di prossimità, secondo cui i rifiuti devono essere gestiti il più vicino possibile al luogo di produzione.

Ma le contraddizioni non si fermano qui. Questa scelta determina un aggravio enorme per i cittadini: spedire centinaia di camion carichi di scorie industriali per migliaia di chilometri attraverso mezza Europa comporta tempi e procedure autorizzative internazionali complesse. Sotto il profilo ambientale, si tratta di un boomerang ecologico. Il trasporto su gomma, e poi per vie intermodali, di materiali pericolosi su lunga distanza comporta maggiori emissioni di CO₂, rischi significativi per la sicurezza pubblica (incidenti, sversamenti), una maggiore esposizione del territorio al transito di mezzi pesanti, con ricadute su strade, rumore e qualità dell’aria.

Inoltre, è difficile comprendere come si possa rifiutare l’uso di un impianto perfettamente a norma, controllato e localizzato proprio a Crotone, progettato per accogliere rifiuti pericolosi, costato milioni di euro e oggi utilizzato per accogliere rifiuti pericolosi da altre zone della Calabria stessa e da altre regioni d’Italia, per preferire un modello tanto più oneroso quanto meno sostenibile.

A volte immagino il contesto crotonese, tra 2 o 3 anni, se questa divenisse la scelta definitiva. Un cantiere aperto fronte mare, esposto alle più imprevedibili mutazioni metereologiche, pieno di rifiuti pericolosi, viaggi interminabili di una piccola quantità (perché bisogna dirlo che si parla di poche centinaia di migliaia di tonnellate a fronte di più di un milione totale) verso l’estero e poi all’improvviso, un probabile cambio normativo con il conseguente stop al trasporto transfrontaliero.

Nel frattempo, tra 2 o 3 anni l’unica discarica autorizzata sarà ormai satura di rifiuti pericolosi portati da fuori regione e quindi non potrà più accogliere i rifiuti del Sin.

Arriveremo al paradosso che quei rifiuti saranno di nuovo senza destino finale e resteranno stoccati all’aria aperta.

Veramente uno scenario del genere non mette paura a nessuno? A quale logica risponde davvero questa scelta? A quella dell’ambiente o a quella del consenso? Il 3 aprile 2025, da Commissario Straordinario, ho firmato l’Ordinanza commissariale n. 1/2025 che impone a Eni Rewind lo smaltimento dei rifiuti pericolosi nell’ unica discarica autorizzata, come previsto dal diritto ambientale europeo. Una decisione netta, finalmente operativa, che rompe anni di immobilismo.

I vertici nazionali e territoriali di Legambiente, unitamente a molti referenti della società civile, hanno accolto positivamente la mia Ordinanza, che finalmente ha impresso una svolta concreta nella gestione dell’emergenza. Dopo decenni di immobilismo, si è assistito per la prima volta a un atto chiaro e conforme ai principi del diritto ambientale europeo. Eppure, questa decisione ha suscitato una reazione paradossale: Sindaco, Provincia e comitati cittadini hanno chiesto le dimissioni immediate del Commissario. L’attuale Presidente della Regione Roberto Occhiuto mi ha inviato una diffida preceduta dalle dichiarazioni diffuse attraverso i propri canali social;

In merito a tali dichiarazioni, desidero chiarire con fermezza che il mio operato, come Commissario Straordinario alla bonifica del Sin di Crotone, è ispirato esclusivamente alla tutela dell’ambiente, della salute pubblica e al rispetto delle leggi dello Stato.

L’Ordinanza contestata non rappresenta un’autorizzazione allo smaltimento indiscriminato di rifiuti pericolosi, ma un atto dovuto e responsabile, adottato per sbloccare un processo di bonifica che da troppo tempo è ostaggio di rinvii e polemiche.

Nessuno smaltimento di tali quantità può avvenire soltanto fuori regione se non con costi elevatissimi, tempi infiniti e con il rischio concreto di vedere la bonifica bloccata per altri anni.

Ci tengo a precisare che ho una stima infinita per il nostro presidente Roberto Occhiuto, uno dei migliori governatori che la Calabria abbia mai avuto e che, in tempi non sospetti, mi ha voluto quale Commissario straordinario di Arpacal proprio al fine di supportarlo in quel delicato ruolo nella gestione delle questioni ambientali. Lui stesso ha espresso parole positive nei miei confronti, quando il governo nazionale mi ha designato come commissario del Sin per risolvere un problema a tutti noto come “abnorme”. 

Stupiscono, però, queste prese di posizione, soprattutto se si guarda all’assoluta inerzia che ha segnato la gestione del sito inquinato per oltre vent’anni.

Siamo davvero certi che il commissario sia il vero problema? O non è piuttosto diventato il capro espiatorio perfetto per una responsabilità collettiva che nessuno ha mai avuto il coraggio di assumersi?

Perché, invece di sostenere un’azione concreta, si preferisce perpetuare il conflitto politico e istituzionale?

Il risultato è fin troppo prevedibile, e chiunque abbia un minimo di buon senso lo intuisce facilmente; ancora una volta, tutto si risolverà in una giungla di carte bollate, ricorsi e contenziosi.

Nel frattempo, però, i cittadini di Crotone continueranno a vivere in un territorio avvelenato, aspettando invano un intervento dall’alto, pagando sulla propria pelle il prezzo dell’assenza di coraggio politico.

A fronte di queste contraddizioni, vorrei porgere alcune domande dirette e ineludibili a chi oggi chiede la mia rimozione, come se un cambio di vertice potesse da solo cancellare decenni di inadempienze: Perché la discarica di Crotone non può essere usata per i rifiuti pericolosi del SIN di Crotone, ma riceve ogni giorno migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi da altre aree della Calabria e da altre regioni d’Italia? I rifiuti pericolosi provenienti costantemente da altre regioni d’Italia inquinano di meno di quelli di Crotone? E secondo quale logica? Perché non informare pubblicamente i cittadini di quante migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi arrivano costantemente nella discarica di Crotone da ogni parte d’Italia?

Per la città di Crotone sarebbe più sostenibile dal punto di vista ambientale portare in più di 7 anni di lavori e di cantieri aperti migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi in Svezia e Germania col rischio di un blocco o trattarli sul posto in un paio di anni? Qualcuno ha considerato le implicazioni del fattore “criminalità organizzata nazionale e transnazionale” in processi così lunghi? Quanto altro tempo aspetterà Crotone per vedere una decisione operativa concreta? Come spiega la classe politico-amministrativa ai cittadini che ci si oppone a una soluzione legittima e di buon senso? Perché in tutti questi anni non si sono mai chieste con la stessa veemenza le dimissioni di ministri, presidenti di Regione o sindaci che hanno rimandato il problema?

La verità, che forse molti faticano ad ammettere, è semplice: non sarà un eventuale cambio di commissario a cambiare le cose a Crotone.

Serve assunzione di responsabilità, serve visione normativa, ma soprattutto serve il coraggio di continuare a sostenere decisioni difficili, anche quando impopolari.

Avevo ritenuto di tracciare finalmente una linea chiara, aprendo una prospettiva di intervento concreta. Bloccare questo processo oggi significherebbe tornare indietro, condannare la città a nuovi anni di stallo e a una bonifica che resterà, ancora una volta, solo sulla carta. 

Il vero nodo cruciale della vicenda legata al Sin di Crotone risiede ormai  nella tempistica della bonifica.

La mia Ordinanza si pone il fattivo obiettivo di accelerare il risanamento ambientale come leva per favorire lo sviluppo economico e sociale del territorio. È proprio nella rapidità e nell’efficienza degli interventi che si cela la possibilità di rendere le aree ricadenti nella ZES (zona economica speciale) – interne al perimetro del SIN – maggiormente attrattive per investimenti e iniziative produttive.

Una prospettiva che sembra sfuggire a chi continua a interpretare la questione solo in chiave amministrativa o politica, senza cogliere le concrete opportunità di crescita e rilancio per l’intera comunità. 

Dopo 24 anni, è ormai una questione di tempo. E il tempo, per Crotone, è già scaduto da un pezzo.

Ma io, finché avrò lo Stato dalla mia parte, non arretrerò di un centimetro. (ee)

[Emilio Errigo è commissario straordinario per la bonifica del Sin di Crotone]

Sin Crotone, Occhiuto diffida Errigo

«Ho appena firmato la diffida nei confronti del commissario straordinario per la bonifica di Crotone, Emilio Errigo, che aveva fatto una ordinanza per consentire a Eni Rewind di smaltire i rifiuti della bonifica nella discarica di Crotone: rifiuti pericolosi». È quanto ha annunciato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, tramite un video sui social.

«È vero, a Crotone, in quella discarica si ricevono rifiuti pericolosi da tutta Italia – ha aggiunto –. Quindi Eni dice: perché allora non prendete i rifiuti pericolosi derivanti dalla bonifica? No, perché non ho deciso io negli anni passati di fare una discarica per rifiuti pericolosi a Crotone».

«Ora che sono presidente di Regione – ha concluso – non consentirò sotto il mio governo che un chilo di rifiuti pericolosi venga messo in quella discarica, solo perché Eni Rewind non li smaltisce – come la Regione ha indicato come proprio vincolo – fuori dalla Calabria».

Errigo, infatti, aveva diramato un’ordinanza che – si legge  –evidenzia la propria palese illegittimità, poiché emessa in carenza di potere ed in violazione dei provvedimenti vigenti. Né dal provvedimento di nomina, né dalla normativa vigente in esso richiamata, si rinviene il preteso potere di ordinanza del Commissario in ordine alla materiale effettuazione delle attività di bonifica, atteso che allo stesso sono conferiti poteri di impulso volti all’accelerazione, coordinamento e promozione degli interventi di bonifica e della riparazione del danno».

«Tale assunto – si legge – trova conferma nell’articolo 2 del DPCM 14 settembre 2023 di nomina, che individua l’esatto perimetro di azione del Commissario Straordinario (comma 1) e le materie per le quali può esercitare i poteri sostitutivi, limitatamente ai profili di competenza (comma 2). Alla luce della normativa vigente, dunque, il Commissario Straordinario non ha alcun potere di ordinanza rispetto all’avvio del procedimento di riesame del Paur, analogamente alla totale assenza di potere del Mase, per cui è sub iudice l’impugnativa avverso il D.D. n. 27/2024».

«Occorre precisare che il Paur oggi vigente contempla la prescrizione dello smaltimento dei rifiuti fuori regione, per cui l’ordine impartito ad Eni Rewind ed a Salvaguardia Ambientale è suscettibile di determinare una gestione di rifiuti non autorizzata e lo stesso Decreto direttoriale n. 27/2024 ribadisce che il vincolo del Paur è “[…] allo stato invalicabile – di cui alla prescrizione n. 4 del parere della STV parte integrante del Paur, adottato con Decreto della Regione Calabria n. 9539 del 2 agosto 2019, prorogato con Decreto Dirigenziale N° 9957 del 12 luglio 2024, la cui modifica è riservata formalmente all’organo che ha adottato il provvedimento amministrativo».

Si precisa al riguardo che la fattispecie di gestione illecita dei rifiuti è riconducibile a: Violazione del titolo autorizzativo di cui al provvedimento regionale n. 9539 del 2 agosto 2019 (PAUR), ad oggi vigente, laddove si prescrive che prima dell’inizio delle attività di deposito sia individuato il sito di smaltimento che in accordo alle indicazioni dettate dalla Regione Calabria e dagli Enti territoriali della Calabria in sede di approvazione del POB fase 2, deve trovarsi fuori regione; Violazione del Decreto direttoriale del Ministero dell’Ambiente n.7/2020 di approvazione del progetto operativo di bonifica POB fase 2 e degli atti presupposti (conferenza dei servizi decisoria del 24 ottobre 2019) nella parte in cui il parere positivo della Regione, del Comune e della Provincia è subordinato al conferimento dei rifiuti della bonifica fuori regione;

Violazione della nota del MASE prot. 172897 del 24.09.2024 ove “si diffida ENI Rewind ad avviare le attività di bonifica nel rispetto del vincolo regionale, mettendo in opera tutte le attività necessarie a gestire il deposito temporaneo dei rifiuti anche, ove assolutamente necessario (nell’impossibilità di utilizzare la struttura del deposito preliminare esistente), mediante l’allestimento di una nuova area nel rispetto di tutti gli obblighi di legge”».

La Regione, inoltre, «non ha inteso né intende avviare il procedimento di modifica della prescrizione del PAUR, anzi ha già proposto ricorso avverso il provvedimento ministeriale e il relativo procedimento è tuttora pendente; non si ravvisano gli estremi per l’ordine impartito dal Commissario Straordinario, né – tanto meno – per il paventato intervento sostitutivo».

Errigo – si legge nel testo a firma di Occhiuto e di Salvatore Siviglia, dirigente generale del Dipartimento Ambiente, Paesaggio e Qualità Ambientale – viene diffidato «all’immediato ritiro in autotutela dell’ordinanza n. 1/2025, con avvertenza che, in mancanza, la stessa sarà impugnata dinanzi alla competente magistratura».

Inoltre, si diffida Eni Rewind ad avviare le attività di Bonifica nel rispetto del vincolo di destinazione dei rifiuti fuori dal territorio regionale; la Società di Salvaguardia Ambientale a negoziare con Eni per il conferimento dei rifiuti della Bonifica del Sin di Crotone nella discarica di Sovreco; la Società Sovreco a negoziare direttamente direttamente con Eni per il conferimento dei rifiuti della bonifica del Sin di Crotone, nonché ad accettare nella discarica ubicata in Crotone, loc. Columbra rifiuti provenienti dal Sin di Crotone. (rcz)

 

IL GEN. ERRIGO: PER IL BENE DI CROTONE
UNA SCELTA DIFFICILE MA OBBLIGATA

di EMILIO ERRIGO – Cari cittadini calabresi, mi rivolgo a voi da orgoglioso calabrese, come Commissario Straordinario di Governo per il Sin di Crotone, come uomo dello Stato, come servitore delle istituzioni pubbliche, sempre fedele ai principi fondanti del nostro ordinamento.

In un contesto in cui per tanto tempo si è atteso, discusso, rinviato, il 3 aprile 2025 scorso ho ritenuto doveroso intervenire con una ordinanza dettagliata sulla bonifica di un sito che, non certo a caso, è inquadrato come sito di Interesse nazionale.

Sapete cos’è l’interesse nazionale? È ciò che serve a proteggere e far crescere il benessere, la sicurezza, la libertà e l’identità di un Paese e dei suoi cittadini. Sono quelle cose importanti che uno Stato deve difendere o realizzare per garantire il futuro della propria comunità.

Emanare l’ordinanza n. 1/2025 è stata una scelta dettata dall’urgenza e dalla responsabilità che il mio ruolo comporta. Quando i fatti diventano chiari, le decisioni – benché richiedano un giusto tempo tecnico di analisi e ponderazione – non possono essere rimandate. Crotone attende da decenni una bonifica. I cittadini attendono risposte ed è a voi che questa ordinanza parla indirettamente. Certo, lo fa con un linguaggio doverosamente burocratico, ma con la concretezza che i tempi esigono.

Ho sempre nutrito profondo rispetto istituzionale per la buona politica e per quelle amministrazioni territoriali che si muovono quotidianamente tra problematiche sociali di ogni genere, vincoli molto complessi, risorse contenute e spesso insufficienti, nel tentativo – il più delle volte autentico e sincero – di operare per il bene comune.

Ragione per la quale, sin dall’inizio del mio mandato, mai mi sono sottratto a interventi pubblici in ogni sede possibile (Consiglio Regionale, in Consiglio Comunale, in confronti con associazioni, comitati e sindacati). Ma la dialettica politica, le divergenze di vedute, le logiche di schieramento partitico, la ricerca di equilibri possono rallentare processi vitali. E quando la salute collettiva è in gioco ogni prolungata esitazione ha un costo.

In un processo complesso, molto risalente nel tempo e particolarmente delicato come quello della bonifica del Sin di Crotone, credo sia poco utile – e potenzialmente dannoso – impostare il dibattito pubblico come uno scontro tra c.d. “poteri forti” e una “collettività vittima”.

Questa narrazione a mio avviso alimenta tensioni e, al tempo stesso, allontana i cittadini da una comprensione della realtà. Vi assicuro che non siamo di fronte a blocchi contrapposti che si fronteggiano, ma a una sfida collettiva che richiede cooperazione. I soggetti coinvolti nella bonifica devono muoversi con responsabilità precise in mezzo a quadri regolatori internazionali, europei e nazionali molto articolati, strumenti tecnici, soggetti privati e pubblici chiamati a rispondere a norme, a obblighi e scadenze.

Sarò il primo a battermi affinché la cittadinanza possa esercitare, nel rispetto della legalità, il proprio diritto a esprimere opinioni e preoccupazioni, e perché no, un civile e democratico dissenso. Ma sarò anche il primo a battersi affinché si evitino le semplificazioni. La verità, in vicende complesse come questa, non può e non deve essere ingabbiata in narrazioni ridotte e sintetizzate per slogan.

È invece fondamentale che si affermi con forza la cultura dell’approfondimento, dell’informazione, del confronto costruttivo, istituzionale, trasparente. Perché solo in questo modo i cittadini possono davvero comprendere, valutare e – se lo ritengono – criticare ma sulla base di elementi reali, e non di rappresentazioni che alimentano sfiducia.

L’ordinanza commissariale stabilisce una linea operativa fondata su fatti concreti:  oggi, l’unica discarica italiana attrezzata per ricevere rifiuti pericolosi è a Crotone; Regione, Provincia e Comune hanno deciso che i rifiuti pericolosi del Sin di Crotone devono essere smaltiti inderogabilmente fuori dalla Calabria, proprio dove è possibile farlo in sicurezza; La discarica di Crotone, tuttavia, riceve da altri luoghi della Calabria stessa e da altre regioni italiane tutti i giorni tonnellate di rifiuti pericolosi uguali a quelle del Sin di Crotone.

Cari cittadini, questi fatti non sono in linea con il diritto. E io sono stato nominato per decidere secondo i dettami del diritto. Ecco perché ho deciso nel solco della legalità, dell’equilibrio e del rispetto delle norme in vigore. Il mio compito istituzionale è quello di accelerare, promuovere e coordinare un processo di bonifica che, a Crotone, Cassano e Cerchiara, è atteso da troppo tempo.

C’è chi ha ricordato a mezzo stampa che io non ho un mandato popolare. È vero! Ma ho un mandato istituzionale chiaro. E quel mandato lo onorerò sino all’ultimo giorno con la stessa fedeltà con cui, da appartenente alla Guardia di Finanza, ho giurato sulla Costituzione della Repubblica.

Non c’è firma più sentita, più convinta, di quella che ho apposto su questa ordinanza. E se quella firma servirà ad evitare anche solo una malattia in più, o una vita spezzata, a causa degli agenti inquinanti che infestano il nostro territorio, io sentirò di aver fatto il mio dovere.

L’ordinanza prevede – tra gli strumenti straordinari – anche l’eventuale avvalimento delle Forze Armate e delle Forze di Polizia. Capisco che ai più, questa possa apparire una cosa eccessiva. Ma non si tratta di un gesto di forza. Non è, e non sarà mai, un atto punitivo. Vi invito a riflettere sul fatto che tale azione di eventuale avvalimento è piuttosto una risorsa. È uno strumento di difesa e protezione civile a supporto della collettività, quando questa chiede aiuto e lo merita.

Lo abbiamo visto nel 2008, quando l’Esercito italiano fu chiamato a rimuovere la spazzatura che soffocava le strade di Napoli. Abbiamo visto uomini in divisa e mezzi specializzati dopo ogni terremoto (in Irpinia, in Umbria, in Abruzzo). Lo abbiamo visto recentemente nei giorni drammatici dell’alluvione in Emilia-Romagna.

E chi dimentica le immagini dei camion militari che trasportavano le bare a Bergamo, durante il picco del Covid, o chi dimentica l’azione quotidiana nelle nostre strade e nelle nostre città di uomini e donne con la divisa, dimentica lo Stato che fa il proprio dovere, nel silenzio, con disciplina e umanità. Gli appartenenti alle Forze Armate e Forze di Polizia non sono mai “contro” i cittadini. Sono “con” i cittadini. Sono parte di questa comunità. Servono in certi momenti a costruire, a proteggere, a intervenire dove serve competenza, sacrificio, ordine.

In certe emergenze – e quella ambientale di Crotone lo è a pieno titolo – non si può chiedere alla normalità di risolvere ciò che solo uno strumento straordinario può affrontare.

Io sono qui per questo. Per assumermi questa responsabilità. Per affermare, senza arroganza e con la forza del diritto, che questa Calabria, la mia Calabria, merita fermezza.

Sento, oggi più che mai, che con me ci sono molti cittadini onesti. Le nuove generazioni. I volti di chi chiede giustizia, dignità, tutela. Agire non è dividere. Agire, per me, significa essere al servizio dello Stato.

Con rispetto e determinazione. (ee)

[Emilio Errigo è commissario straordinario di Governo per la bonifica del Sin di Crotone-Cassano e Cerchiara]

CROTONE, UNA DISCARICA PERFETTA PER I
RIFIUTI DEGLI ALTRI MA NON PER SE STESSA

di EMILIO ERRIGO – Da settembre 2023, svolgo con impegno incessante il ruolo complesso di Commissario Straordinario di Governo per la bonifica e la riparazione del danno ambientale nel Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Crotone-Cassano allo Ionio e Cerchiara di Calabria.

Ogni giorno redigo e trasmetto documenti ufficiali, coinvolgendo istituzioni di ogni livello: Ministri, Governatore, Prefetto, Autorità Giudiziaria, Capi di Gabinetto, Capi Dipartimento, Forze Armate e di Polizia, arrivando finanche alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari.
Partecipo a incontri con rappresentanti istituzionali, parlamentari italiani ed europei, consiglieri, assessori, giuristi, accademici, esperti ambientali e sanitari, associazioni nazionali e locali.

Ma sopra ogni cosa, parlo con i cittadini e leggo parole cariche di disincanto dei giovani. Lavoro senza sosta per superare ostacoli burocratici e garantire che il dovere dello Stato si traduca in azioni concrete, sempre con un occhio molto attento alla spesa pubblica. A questo si aggiungono viaggi continui, ore di telefonate e un impegno costante per sensibilizzare chiunque abbia la responsabilità o l’obbligo di intervenire.

Eppure, mio malgrado, la bonifica del Sin di Crotone procede lentamente, rallentata da un intreccio normativo e amministrativo che, pur tutelando diritti legittimi, impone una riflessione sulla responsabilità di chi deve decidere. Certo, il mio lavoro è un impegno pubblico retribuito, ma esiste un valore che va oltre il mero compenso: l’impegno, la dedizione e la responsabilità morale e istituzionale.

Non svolgo semplicemente un incarico: metto in campo ogni energia e risorsa per garantire che i diritti costituzionali alla salute e alla tutela ambientale diventino realtà per i cittadini della mia amata Calabria.

Sono convinto che il diritto amministrativo sia fondamentale per garantire la legittimità delle decisioni pubbliche, ma non può diventare un alibi per rimandare interventi essenziali per la salute pubblica e la salvaguardia dell’ambiente. Grazie al lavoro di questi mesi, si sono riaccesi i riflettori della politica, delle istituzioni e della società civile su questa emergenza tutta italiana, quella per cui per diversi decenni si dice che bisogna correre ai ripari ma non si risolvere mai davvero nulla, e così il provvisorio si trascina all’infinito e l’allarme finisce per essere solo rumore di fondo, mentre montagne di rifiuti tossici giacciono ancora a pochi metri dal mare di Crotone, inquinando terra e acqua.

Quanto ancora si dovrà aspettare? Io non resto fermo né indifferente. La bonifica del Sin di Crotone non può più essere rimandata. La Calabria e la sua gente meritano risposte concrete, senza più scuse, rinvii o esitazioni.

C’è, però, una circostanza assurda e incomprensibile che merita una sottolineatura a doppio tratto di penna. C’è un’illogicità manifesta e una incoerenza che aleggia e permane sopra Crotone, una razionalità capovolta che sfida ogni logica amministrativa e ambientale.

La città ospita la migliore discarica d’Italia per i rifiuti pericolosi. Non una discarica qualunque, ma un sito all’avanguardia, progettato e autorizzato a ricevere e smaltire proprio quei rifiuti tossici che infestano il Sin di Crotone-Cassano e Cerchiara.

Eppure, la Regione Calabria – da qualunque maggioranza governata in questi lunghissimi anni di inerzia (parliamo di un sito inquinato dagli anni ‘30) – ha deciso che quei rifiuti non possono essere smaltiti lì. Provincia e Comuni si accodano…

Troppo facile. Troppo sensato.

Un provvedimento amministrativo regionale (chiamato P.A.U.R. – provvedimento amministrativo unico regionale) impone che i rifiuti dell’area Sin debbano essere portati fuori regione. Dove? Non è dato saperlo. La destinazione? È pressoché ignota. Il percorso? È oscuro. I tempi? Sconosciuti. La logistica? Neanche a parlarne.

Ma le conseguenze, quelle sì, sono certe: ricadono sui cittadini.

Ogni giorno, mezzi carichi di rifiuti pericolosi della stessa natura, provenienti dalla stessa Calabria e dalle altre regioni d’Italia, varcano tranquillamente i cancelli della discarica crotonese, vengono accolti e smaltiti senza problemi. L’irrazionalità fatta normalità. L’inspiegabile diventa regola, il paradosso si fa ordinaria amministrazione.

Da un lato si vieta al soggetto obbligato per legge (Eni Rewind Spa) di smaltire i veleni nel sito più attrezzato per farlo che è proprio lì, a Crotone. Dall’altro, si concede ad altri soggetti anche presenti nella stessa Calabria e nelle altre regioni italiane di usare la stessa discarica per liberarsi dei propri rifiuti. È come se la Calabria fosse buona solo a servire, ma mai a servirsene.

Di fatto abbiamo una discarica perfettamente funzionante a Crotone, a soli 4 km dai rifiuti che dovrebbero essere smaltiti. Eppure, gli Enti territoriali si oppongono in modo illogico e irrazionale, più preoccupati di non perdere consenso che di trovare una soluzione razionale. Il risultato? Invece di utilizzare un impianto già esistente e a portata di mano, la politica preferisce spedire i rifiuti all’estero, in Svezia per esempio, con costi enormi in termini di tempo (si parla di almeno 7 anni), impatto ambientale e sostenibilità economica. È un paradosso assurdo: per evitare una decisione impopolare, si sceglie la strada più lunga, costosa e meno efficace, lasciando il territorio in un limbo di inefficienza e degrado.

E, nel frattempo, Crotone è avvelenata tre volte: dai propri rifiuti (bloccati), dai rifiuti altrui (tanti, ogni giorno) e dalla burocrazia (inerte).

Insomma, gli Enti territoriali decidono, la politica osserva, la macchina amministrativa esegue e dilata i tempi. E chi paga? I cittadini. Pagano con la salute, pagano con il tempo, pagano con il denaro. Perché il trasporto dei rifiuti fuori regione costa. E costa caro. Ma guai a chiedere il perché. Guai a far notare l’illogicità. La risposta è sempre la stessa, quella che da anni si ripete senza spiegazioni concrete: «I rifiuti del Sin di Crotone devono andare via dalla Calabria». – «E perché?» – «Perché sì».

«E perché i rifiuti della stessa specie provenienti dalla Calabria stessa e dalle altre regioni italiane possono arrivare a Crotone ogni giorno?». Il silenzio prende il sopravvento. C’è chi glissa. C’è chi tergiversa. C’è chi fa finta di nulla.
Ma è un racconto che non convince più nessuno. Da molti decenni, il SIN di Crotone è teatro di una narrazione che promette bonifiche e rinascite. Nel frattempo, però, le montagne di rifiuti tossici restano lì, esposte alle intemperie, a pochi metri dal mare, a pochi passi dalle vite dei cittadini. Gli iter amministrativi si attorcigliano su sé stessi, mentre la politica promette, tace, rinvia.

Ma il silenzio e il tempo che scorre non cancellano la realtà. Ogni giorno, rifiuti di altre regioni entrano nella discarica crotonese per smaltire rifiuti identici a quelli che Crotone stessa non vuole trattare. È un’ingiustizia travestita da regolamento, un’ipocrisia scritta a colpi di atti, ricorsi e diffide.

Quanto ancora? Quanto ancora la Calabria dovrà subire scelte che sfidano la logica? Quanto ancora dovremo sedere a tavoli tecnici di ogni sorta e natura e ascoltare spiegazioni che non spiegano nulla?

Crotone ha una discarica d’eccellenza. Crotone ha un problema ambientale enorme. La soluzione esiste, è sotto gli occhi di tutti. Ma la (non) risposta di chicchessia resta sempre la stessa: «Anche se abbiamo una discarica modello, anche se le altre regioni ci portano tutti i giorni i loro rifiuti uguali ai nostri, anche se dalla Calabria stessa vengono conferiti a Crotone rifiuti pericoli della stessa natura, quelli del Sin devono essere smaltiti fuori dalla Calabria». – «E perché?» – «Perché si!».

Ma rimane un fatto: in tempi non sospetti, io ho giurato fedeltà alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi, e oggi sento il dovere di difendere i principi nei quali credo. Come calabrese e militare di carriera non accetterò mai l’illogicità manifesta, non mi arrenderò mai di fronte alle difficoltà.

Un servitore dello Stato, quando è chiamato dal Governo del proprio Paese ad assumersi la propria responsabilità, non si sottrae, non arretra; al momento giusto risponde sempre presente, consapevole che i poteri che la legge gli affida non sono privilegi, ma strumenti da esercitare con coraggio, disciplina e onore con l’unico orizzonte possibile: l’interesse esclusivo della Nazione e la tutela dei suoi cittadini. (ee)

[Emilio Errigo, Commissario Straordinario di Governo per la bonifica del sito d’interesse nazionale di Crotone-Cassano e Cerchiara]

È NECESSARIO UN PIANO NAZIONALE PER
SMALTIRE I RIFIUTI DEL SIN DI CROTONE

di EMILIO ERRIGO – Una attenta riflessione tecnico-amministrativa, su come e dove distribuire la produzione delle energie rinnovabili in Italia, credo che sia un buon esercizio riflessivo che porterà sicuri benefici, non solo alle regioni più meridionali d’Italia, ma anche e soprattutto, alle regioni di confine geografico e politico, più a nord della Repubblica Italiana.

Siamo tutti consapevoli che le cause delle problematiche climatiche sono per lo più causate da un usi e abusi ambientali, che si sono fatti negli ultimi secoli, in danno dei territori, del mare, dei fiumi e laghi nazionali ed esteri.

Le non illimitate risorse ambientali, terrestri e marittime, comunque denominati, sia essi di origine fossili terrestri, minerarie sottomarine, biologiche, ittiche, impongono scelte e decisioni di politica economica protettiva, che finalizzi le azioni da intraprendere senza ritardi, verso la tutela, salvaguardia e protezione, dei beni ambientali, la biodiversità e gli ecosistemi a beneficio e per la soddisfazione dei bisogni delle presenti e future generazioni.

Gli impegni internazionali pattizi e convenzionali, sottoscritti e ratificati, sia dagli Stati componenti la Comunità internazionale, che dagli Stati membri dell’Unione Europea, e conseguentemente dallo Stato Italiano, in aderenza ai principi e valori, espressamente previsti agli articoli 9, 10, 11, 32, 41 e 117 della Costituzione della Repubblica Italiana, devono essere onorati e osservati.

La corsa verso lo sfruttamento intensivo delle risorse ambientali dei Paesi e Regioni italiane, considerati economicamente più poveri del mondo e d’Italia, non è più da considerare possibile, e men che meno sostenibile.

Già alcuni Stati di confine d’oltralpe ad iniziare dalla vicina Svizzera, hanno intrapreso iniziative per la creazione di Parchi eolici e fotovoltaici, sui territori collinari, montani e alpestri, a ruota anche le Regioni d’Italia di confine o di frontiera nord del nostro Paese, non hanno altra scelta da fare diversa da quella di consentire la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici, nelle aree più idonee delle Alpi Liguri, Marittime, Cozie, Graie, Lepontine, Retiche e Giulie, diversificando ed eventualmente, estende i siti nei territori degli Appennini Regionali d’Italia.

Ogni regione italiana ed estera, entro il 2030-2050, dovrà essere autonoma e autosufficiente nella produzione di energia da fonti rinnovabili.

Pensare di rendere compatibili ai bisogni di tutti gli italiani i territori e i mari del Sud Italia non è una soluzione accettabile, a causa della già compromissione delle risorse un tempo disponibili e sfruttabili.

Il trasferimento delle industrie metallurgiche, petrolifere e chimiche nelle Regioni del Sud Italia, ha comportato danni rilevantissimi e irreversibili all’ambiente e alla salute pubblica. I tre Siti contaminati di Interesse Nazionale, di Crotone-Cassano-Cerchiara in Calabria, Augusta -Priolo-Melilli e Milazzo in Sicilia, e Taranto in Puglia, senza dimenticare quelli della Campania, Sardegna e Basilicata e gli altri Sin Nazionali, sono le evidenze più emblematiche della conseguente pericolosità di scelte ambientalmente azzardate e insostenibili per il Meridione d’Italia.

Pensare che la Calabria possa assolvere da sola tutte le necessità di conferimento, trattamento e smaltimento dei residui dei processi delle produzioni industriali e di consumo (rifiuti pericolosi e non pericolosi, con e senza Tenorm e Amianto), non è un ragionamento più accettabile e condivisibile, per assenza di impianti di destino finale, idonei al fine e bisogni delle industrie inquinanti.

Occorre pensare a un Piano Nazionale di Gestione dei RPPI (Residui Processi Produzioni Industriali), prevedendo uno o più impianti di conferimento e trattamento pubblici regionali per ogni Sin (Sito di Interesse Nazionale), tanto al fine di superare il momento di criticità nella gestione dei rifiuti pericolosi e non in Italia.

Ora mi sia consentito dedicare una riflessione alla mia Calabria e in particolare alla Città e Provincia di Crotone, sinonimo di realtà ambientali di pregio internazionale, dove i territori e paesaggi appenninici dei tre Parchi Nazionali del Pollino, Sila e d’Aspromonte, costituiscono la fonte di benessere economico e psicofisico sia dei Calabresi e di quanti amano i boschi e gli ambienti incontaminati dei Parchi, mentre le rilevanti risorse idriche regionali, rappresentano la fonte primaria dell’energia idroelettrica non solo regionale.

Ora mi e chiedo dove sono andate a finire le enormi quantità di energia elettrica prodotta dalle Centrali Idroelettriche del Pollino e della Sila in Calabria, un tempo destinate per alimentare le attività produttive delle industrie metallurgiche di Pertusola, chimiche Agricoltura, Sasol e Fosfotec, ora tutte dismesse e non più funzionanti?

L’eolico e il fotovoltaico on-shore e off-shore, costituiscono assieme alle altre risorse energetiche rinnovabili presenti nella Provincia di Crotone, importanti attrattori di investimento per coloro che intendono localizzare nelle aree della Zes Unica del Sud ancora libere, le loro attività produttive, ricettive e di servizi turistici stagionali, nella considerazione che l’Antica Kroton rimarrà l’Area Archeologica della Magna Grecia più vasta d’Italia. (ee)

(Emilio Errigo è nato a Reggio Calabria, studioso di diritto dell’Ambiente è docente universitario di diritto internazionale e del mare , attuale Commissario straordinario del SIN di Crotone-Cassano e Cerchiara di Calabria)

Bonifica, il Ministero della Cultura chiede di estendere operatività alle aree archeologiche di Crotone

Il ministero della Cultura ha chiesto al ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e al commissario Emilio Errigo, di estendere l’operatività del Commissario Straordinario del Sin di Crotone – Cassano – Cerchiara di Calabria anche agli interventi di bonifica, recupero e valorizzazione culturale dell’area archeologica ubicata a nord del Comune di Crotone, in località Morelli – Case Galluccio (ex area Montedison) compresa anche zona denominata Vigna Nuova.

Una richiesta che arriva con l’obiettivo di  accelerare e coordinare le attività necessarie per il raggiungimento degli obiettivi comuni all’interno degli oltre 80 ettari dell’Area Archeologica, oltre a promuovere la progettazione di interventi rapidi e coordinati per il recupero e la fruibilità dell’importante sito attualmente in stato di degrado e con ogni probabilità contaminato da residui industriali prodotti dalle ex aree industriali adiacenti.

Nel corso di una riunione che si è svolta nei giorni scorsi presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, alla presenza della Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, Stefania Argenti, del sindaco di Crotone Vincenzo Voce e dei rappresentanti degli Enti territoriali interessati, il Commissario Emilio Errigo ha espresso piena disponibilità a mettere in atto tutte le iniziative possibili, con l’indispensabile supporto e collaborazione di Regione Calabria, Provincia e Comune di Crotone.

Durante la riunione, è stata formalizzata, grazie anche alle eccellenti relazioni istituzionali, la volontà di trasferire la responsabilità della bonifica, tutela e valorizzazione dell’Area Archeologica, attualmente in capo al Comune di Crotone come soggetto attuatore, al Commissario Straordinario.

Questo passaggio, insieme alla recente istituzione della Struttura di Supporto (Decreto-legge n. 153 del 17 ottobre 2024), permetterà una maggiore possibilità di programmazione tecnica e una successiva migliore capacità operativa, per giungere in tempi tecnici brevi alla bonifica, al recupero ambientale e alla valorizzazione di questa area per fini culturali e per permettere la piena fruibilità turistica in sicurezza. (rkr)

Il commissario Errigo: La Bonifica del Sin di KR si vince facendo squadra

La partita della bonifica del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara «si dovrà vincerà facendo squadra, con il supporto e l’aiuto di tutte le istituzioni e con i preziosi contributi dei comitati, dei movimenti e delle associazioni». È quanto ha ribadito il commissario straordinario Emilio Errigo, a seguito del via libera, da parte del Senato, al provvedimento che potenzia l’operatività del commissario per la bonifica del Sin di Crotone.

Si tratta di un provvedimento legislativo che rende merito e riconosce l’impegno profuso dalla realtà Commissariale che opera nel Sito contaminato di Interesse Nazionale in Calabria, a seguito della nomina del Prof. Gen. B. (ris) Emilio Errigo, avvenuta con Dpcm 14 settembre 2023, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni su proposta del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.

Il Decreto Ambiente, infatti, prevede l’Istituzione della Struttura di Supporto al Commissario Straordinario delegato per il Sito di Interesse Nazionale di Crotone -Cassano e Cerchiara di Calabria, composta da un dirigente, cinque funzionari e due esperti in materie giuridiche e tecniche.

Tale struttura «mi consentirà – ha spiegato Errigo – rispettando sempre la legge, i poteri che mi sono stati conferiti e le norme giuridiche, di poter accelerare quei processi che, ancora oggi per varie ragioni, stentano a partire».

Il commissario, inoltre, ha dato il benvenuto a Domenico Guarascio, nuovo procuratore di Crotone, «che, forte della sua esperienza, saprà operare al meglio per il bene dei territori e dei cittadini della città di Crotone portando avanti il prezioso lavoro svolto sulle bonifiche, dal Dott. Giuseppe Capoccia, che saluto con profonda gratitudine, immensa riconoscenza e immutata stima per quanto fatto nel rispetto della legge e per affermare il valore della legalità». (rkr)

Approvata la legge per rafforzare le bonifiche nel Sin di Crotone, Cassano e Cerchiara

Il provvedimento che rafforza il supporto al commissario straordinario per i siti di interesse nazionale di Crotone, Cassano e Cerchiara è legge.

Il Governo e il Parlamento potenziano, così, l’operatività del Generale Emilio Errigo, Commissario straordinario delegato per il Sito di Interesse Nazionale di Crotone-Cassano e Cerchiara (Calabria), mediante l’istituzione di una Struttura di Supporto al Commissario, composta da un dirigente, cinque funzionari e due esperti in materie giuridiche e tecniche.

Un evidente meritato riconoscimento al lavoro instancabile svolto dal gen. Errigo, nominato Commissario dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Dpcm 14 settembre 2023.

Il testo rappresenta un importante passo avanti per accelerare le bonifiche ambientali in territori segnati da anni di inquinamento.

«Questo provvedimento consentirà di affrontare con maggiore efficacia le problematiche ambientali che hanno colpito la Sibaritide e il Crotonese», ha dichiarato il senatore Ernesto Rapani di Fratelli d’Italia, esprimendo soddisfazione per l’approvazione. Tra le principali novità introdotte dalla legge, vi è l’istituzione di una struttura di supporto al commissario straordinario».

«Sarà composta – ha spiegato – da un massimo di cinque unità di personale non dirigenziale e un’unità di livello dirigenziale. Inoltre, il commissario potrà nominare fino a due esperti esterni in materie tecniche e giuridiche, aumentando così le competenze disponibili per la gestione degli interventi».

La Sibaritide e il Crotonese convivono da decenni con le conseguenze di attività industriali dismesse, che hanno lasciato cicatrici profonde sul territorio. Questi siti richiedono interventi complessi per rimuovere sostanze tossiche dal suolo e dalle falde acquifere.

«La bonifica di queste aree non è solo un dovere ambientale, ma anche un atto di giustizia verso le comunità locali – ha aggiunto Rapani –. Ridare salubrità e sicurezza a questi territori significa anche creare le condizioni per il loro rilancio economico e sociale».

Il provvedimento estende i termini per la realizzazione degli interventi al 31 dicembre 2029, permettendo una programmazione più accurata e senza le difficoltà legate a tempistiche ristrette. Tra le priorità rientrano la rimozione di rifiuti pericolosi, la bonifica delle acque sotterranee e la restituzione di aree sicure alla popolazione.

La nuova struttura di supporto al commissario rappresenta un elemento essenziale per accelerare i lavori. Grazie a un approccio multidisciplinare e a personale specializzato, si punta a superare gli ostacoli amministrativi e tecnici che in passato hanno rallentato le bonifiche in Italia. I territori della Sibaritide e del Crotonese saranno oggetto di interventi strutturali, con l’obiettivo di risanare l’ambiente e migliorare la qualità della vita per le comunità locali. (rrm)

Baldino (M5S): Governo chiarisca finto conferimento dei rifiuti all’estero del Sin di KR

La deputata del M5S, Vittoria Baldino, ha reso noto che nei prossimi giorni depositerà una nuova interrogazione perché il governo chiarisca sulle operazioni di bonifica del Sin di Crotone.

«Nonostante gli impegni presi e gli annunci roboanti a mezzo stampa, quanto emerge da Eni Rewind sul Sin di Crotone rischia di tradursi in modo preoccupante in un ulteriore schiaffo al territorio crotonese», ha denunciato Baldino, ricordando come «per anni Eni Rewind ha negato la possibilità di trasferire all’estero i rifiuti pericolosi per mancanza a suo dire di discariche idonee, poi miracolosamente dopo la “diffida” dei ministeri interessati sarebbero comparse 10 discariche disponibili».

«Ma dopo l’annuncio festante – ha proseguito – guardandosi bene dal farlo pubblicamente, Eni chiarisce che sulla disponibilità delle discariche estere peserebbero tempistiche incerte per l’ottenimento delle notifiche transfrontaliere; il rischio di revoca o mancato rinnovo delle stesse notifiche transfrontaliere per provvedimenti Ue ma soprattutto che da gennaio 2025 le attività di scavo avranno inizio sì ma conferendo i rifiuti pericolosi nella discarica di Sovreco. Questo senza che sia intervenuta nel frattempo alcuna modifica al Paur».

«In attesa, parrebbe – ha aggiunto – delle notifiche transfrontaliere, che potrebbero anche non arrivare, e comunque come soluzione complementare, dunque aggiuntiva, al conferimento presso la discarica di Sovreco. In sostanza quello perpetrato ai danni del crotonese è un vero e proprio inganno con vergognosa beffa: i rifiuti pericolosi rischiano concretamente di restare nel crotonese per gravoso e colpevole ritardo nella ricerca di discariche idonee all’estero».

«Siamo davanti ad un tradimento delle aspettative della comunità crotonese – ha rimarcato Baldino– che da anni chiede giustizia ambientale e un futuro libero dai veleni. La bonifica doveva essere un momento di riscatto per Crotone, e invece si rischia di perpetuare un sistema di gestione dei rifiuti che non fa altro che gravare su un territorio già pesantemente penalizzato. Perché non sono state individuate prima le discariche in Germania, Svezia e negli altri paesi europei?».

«Il Governo intende riscattare la dignità di un territorio come quello crotonese piegato dagli interessi economici di una multinazionale? Servono risposte chiare e impegni concreti – ha concluso – non ulteriori promesse tradite. La bonifica deve essere un atto di giustizia ambientale e sociale. Crotone merita un futuro libero dai veleni». (rp)

L’OPINIONE / Elisabetta Barbuto: Le criticità sulle 10 discariche estere per trasferirvi i veleni della Bonifica di Crotone

di ELISABETTA BARBUTOLeggere la notizia che Eni avrebbe individuato ben 10 discariche all’estero per trasferirvi i veleni della bonifica crotonese suscita in me contrastanti emozioni. Così come contrastanti con la notizia appaiono  le dichiarazioni che in questi mesi si sono rincorse per negare la presenza di tali discariche, magicamente invece comunicate oggi, per sostenere che i veleni dovevano restare a Crotone visto che vi arrivano rifiuti pericolosi da tutto il mondo con il rischio concreto, sempre segnalato, che rimanessero addirittura sui siti inquinati. 

È passato un anno, infatti, da quando l’Amministratore delegato di Eni Rewind ci ha ospitato nel sito ex Pertusola per comunicare che le uniche discariche esistenti per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi  erano solo in Italia e, guarda caso, una era proprio a Crotone. Un anno di combattimenti per denunciare pubblicamente sulla stampa  che l’aria era cambiata e tutto sembrava favorire il progetto mai accantonato da Eni il cui intento era solo quello di giocare al risparmio sulla pelle e sulla vita  dei crotonesi. E, poi, la modifica del piano rifiuti della Regione Calabria che sembrava proprio andare nel senso voluto da Eni, le nuove conferenze dei servizi, il decreto del 1° agosto 2024 e addirittura l’ordine di modificare il Paur per lasciare i veleni a Crotone.

Ed oggi questa notizia che conferma quanto sempre sostenuto sulla esistenza delle discariche all’estero che, badiamo bene, non sono nate ieri, ma esistevano già da diversi anni e nelle quali, iniziando Eni la bonifica anni fa, come avrebbe dovuto essere iniziata secondo il decreto del Ministero del 2020 senza tergiversare, magari i rifiuti sarebbero già allocati.

La notizia lascerebbe, comunque,  ben sperare se non fosse che (mi viene il dubbio), il tutto non sia solo l’adempimento di una mera formalità  per superare l’impasse della richiesta del Ministero che, nel decreto del 1° agosto, prescriveva l’aggiornamento dello scouting da svolgere all’estero per l’individuazione dei siti di destino dei rifiuti prodotti dalle attività di bonifica del Progetto stralcio autorizzato.

Eni, infatti, avendo adempiuto al suo compito comunica che inizierà, comunque, le operazioni di scavo nel gennaio del 2025 ed utilizzerà l’impianto D15 in regime di deposito temporaneo per il successivo conferimento dei rifiuti non pericolosi presso le discariche contrattualizzate in altre regioni e dei rifiuti pericolosi nella discarica di Sovreco… senza che, o almeno non mi risulta,  siano stati modificati i presupposti per ricoverarvi quella tipologia di rifiuti pericolosi né tanto meno il Paur! Il che corrobora ulteriormente in me il sospetto che quei depositi temporanei possano divenire definitivi grazie alla modifica del piano regionale dei rifiuti. 

A ciò aggiungasi che, solo dalla seconda metà del 2025 SE verrà ottenuto il rilascio delle notifiche transfrontaliere, con tutte le difficoltà evidenziate, e con la spada di Damocle di maggio 2026 , data in cui entrerà in vigore il Regolamento Ue 2024/1157  ( art. 4.1 ) che vieta di trasferire rifiuti, a meno che non si dimostri che gli stessi possano essere smaltiti in modo tecnicamente sostenibile nel paese in cui sono stati prodotti, Eni Rewind potrà attivare anche il canale di smaltimento estero per i rifiuti pericolosi… quale soluzione complementare (non sostitutiva, attenzione ) al conferimento presso la discarica di Sovreco. 

Signori, personalmente, dopo la prima incredula reazione di esultanza… la lettura più attenta delle carte stasera suscita in me solo una grande tristezza oltre che una grande indignazione. Le stesse sensazioni che non potrà non provare chi, tra i destinatari della missiva di Eni Rewind recapitata oggi 29 novembre 2024, legga tra le righe la sorte della città. E Dio solo sa quanto vorrei sbagliarmi. (eb)

[Elisabetta Barbuto è coordinatrice Provinciale M5S Crotone]