C’È UN BUCO NELLE RISCOSSIONI COMUNALI
AI SINDACI QUASI ZERO DA IMU TARI E IRPEF

di PABLO PETRASSO – Accertamenti pochi e riscossioni ancora meno, soprattutto al Sud. I Comuni non riescono a incassare e il buco è miliardario tra Imu, Tari e addizionale Irpef: una voragine che, secondo l’ultima “Relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti, vale 158 euro per abitante nel 2021 e 159 nel 2022. Si tratta di 9 miliardi all’anno: una quota consistente si concentra nel Mezzogiorno e il tema non è slegato dall’Autonomia differenziata.

Il gap delle mancate entrate, infatti, al momento non viene compensato se non in parte dai trasferimenti statali. La situazione è destinata a precipitare quando la riforma Calderoli entrerà a pieno regime e ogni ente dovrà contare quasi esclusivamente sulle proprie risorse perché aumenteranno i tributi che ogni territorio terrà per sé, sottraendoli a esigenze di solidarietà nazionale. Potrebbe essere un disastro, perché chi riscuote meno è obbligato a “congelare” parte della spesa, in previsione del fatto che non riuscirà a incassarla. Una condizione che potrebbe paralizzare molti enti locali, soprattutto del Meridione.

Per quattro regioni – Lazio, Campania, Calabria e Sicilia – il divario tra i tributi accertati e quelli riscossi è superiore a 200 euro pro capite. Per la Calabria, in particolare, il gap va dai 221 euro del 2021 ai 239 del 2022.

E la situazione è ancora più grave se si guarda alle tariffe, acqua inclusa, per i comuni con le gestioni “in economia” e ancora per rette degli asili nido e delle mense scolastiche, per i proventi dell’occupazione di suolo pubblico e per gli affitti degli immobili di proprietà dei Comuni. La media nazionale arriva circa al 65% dell’accertato ma il dato calabrese è il più basso d’Italia: la quota di riscossione per i Comuni tra il 2021 e il 2022 si ferma a una quota tra il 31 e il 35%. In Campania si arriva al 40-47%, nel Lazio al 50-57%.  Si generano così consistenti residui attivi: cifre che gli enti locali mettono in bilancio ma che forse non riusciranno mai a riscuotere. Se ora lo Stato arriva, almeno in parte, in aiuto, l’Autonomia differenziata darà il via a una sorta di “ognuno per sé” che finirà per incidere sui conti dei Comuni del Sud.

L’analisi della Corte dei Conti si allarga anche al tax gap dell’Imu. Si tratta della differenza tra il gettito teorico e quello effettivo della tassa sugli immobili: l’evasione, in questo caso, è stimata in circa 5,1 miliardi di euro, pari al 21,4% dell’Imu teorico.

Divario significativo che, secondo i giudici contabili, «potrebbe essere ridotto anche attraverso il recupero di ambiti di evasione». Il dato peggiore riguarda proprio la Calabria, la regione in cui l’evasione risulta più elevata. A livello regionale, l’indicatore del tax gap (cioè la parte dell’imposta che non si riesce a riscuotere) dell’Imu varia dal 40% del gettito teorico in Calabria al 10,9% in Emilia-Romagna e presenta valori più elevati nelle Regioni meridionali. Particolarmente significativo è anche il tax gap registrato in Campania (34,3% del gettito teorico), in Sicilia (33,3%) e in Basilicata (31,2%). Valori più bassi si osservano, invece, in Valle d’Aosta (11,5%), in Liguria (13,5%) e nelle Marche (14,3%).

Anche sul piano della capacità fiscale il Paese è spaccato in due. Nel biennio 2021-2022 i Comuni delle Regioni del Nord e di alcune del Centro (tra cui, in particolare, il Lazio e la Toscana) presentano una capacità fiscale adeguata; tutte le Regioni del Sud e le Isole, oltre a Umbria e Marche, mostrano invece entrate correnti di natura tributaria, al netto dei fondi perequativi, in termini pro-capite, inferiori alla media nazionale (pari a 567 euro nel 2021 e a 591 euro nel 2022).

La parte compensata dallo Stato riesce a mitigare solo in parte i divari: per la Corte dei Conti «è interessante notare che, dopo gli interventi perequativi, i livelli di capacità fiscale dei Comuni del Centro-Sud si avvicinano ai livelli di media nazionale senza tuttavia raggiungerli in pieno». Con l’Autonomia differenzia la perequazione scomparirà: un altro pezzo di solidarietà nazionale svanito che provocherà la paralisi degli enti locali al Sud. (pp)

[Courtesy LaCNews24]

Gemoli (Lega): Nella Legge di Bilancio introdotto rafforzamento capacità amministrativa degli Enti Locali

Il responsabile Comunicazione della LegaFranco Gemoli, ha reso noto come «l’articolo 1 comma 39 della Legge di Bilancio 2024 ha introdotto importanti novità per il rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali nella regione Calabria».

«Queste misure – ha spiegato – mirano a migliorare l’efficienza e l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche, estendendo le facoltà assunzionali precedentemente riservate solo alle amministrazioni comunali e prorogando i termini per la comunicazione delle esigenze di personale. In questo articolo, esamineremo nel dettaglio le disposizioni dell’articolo 1, comma 39 e il loro impatto sul sistema amministrativo calabrese»

Estensione delle facoltà assunzionali

«La Legge di Bilancio 2024 – ha spiegato Gemoli – ha esteso le facoltà assunzionali precedentemente riservate solo alle amministrazioni comunali della Calabria a tutte le amministrazioni pubbliche con sede nella regione. Ciò significa che anche gli enti locali di altre tipologie, come province e città metropolitane, potranno beneficiare di queste facoltà per rafforzare la propria capacità amministrativa. Questa estensione delle facoltà assunzionali rappresenta un importante passo avanti per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche calabresi».

Proroga dei termini di comunicazione delle esigenze di personale

«Inoltre, la Legge di Bilancio 2024 – ha proseguito – ha prorogato il termine entro il quale le amministrazioni pubbliche devono comunicare le proprie esigenze di personale alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della Funzione pubblica. Il termine, inizialmente previsto per il 31 luglio 2023, è stato spostato al 31 agosto 2024. Questa proroga offre alle amministrazioni pubbliche calabresi più tempo per valutare le proprie necessità di personale e pianificare le assunzioni necessarie per migliorare la capacità amministrativa».

Obiettivi e benefici attesi

«L’introduzione di queste misure – ha detto ancora – mira a migliorare il funzionamento delle amministrazioni pubbliche in Calabria, riducendo i tempi di attesa e migliorando i servizi offerti ai cittadini. L’estensione delle facoltà assunzionali consente alle amministrazioni di reclutare personale qualificato e competente, adeguato alle specifiche esigenze e capacità amministrative. La proroga dei termini di comunicazione delle esigenze di personale offre inoltre una maggiore flessibilità alle amministrazioni nel pianificare e gestire le assunzioni».
«L’articolo 1, comma 39 della Legge di Bilancio 2024 – ha concluso – rappresenta un importante passo avanti per il rafforzamento della capacità amministrativa degli enti locali in Calabria. L’estensione delle facoltà assunzionali a tutte le amministrazioni pubbliche della regione e la proroga dei termini per la comunicazione delle esigenze di personale offrono opportunità per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti alle comunità calabresi. È fondamentale che le amministrazioni locali approfittino di queste disposizioni per reclutare personale qualificato e garantire una migliore gestione amministrativa a beneficio di tutti i cittadini della regione Calabria». (rrm)

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L’assessore Irene Calabrò alla riunione dei delegati alle Finanze delle grandi città: Governo sia risposte a necessità di Enti Locali

Il Governo si impegni a dare risposte, precise e puntuali, alle necessità degli enti locali e, nello specifico, «dia seguito al piano di ristrutturazione del debito dei Comuni così come sancito dalla legge licenziata nell’ormai lontano dicembre 2019». È la richiesta dei delegati alle Finanze delle Grandi Città, a cui ha preso parte l’assessore al Bilancio di Reggio, Irene Calabrò.

«In questi anni – ha detto la Calabrò – sono stati fatti dei passi in avanti, ma troppo piccoli per infondere stabilità e serenità alle casse dei Comuni. Il Governo deve impegnarsi seriamente a chiudere una partita che rischia, concretamente, di ingolfare le economie delle città italiane».
Risposte che «devono arrivare anche rispetto al mutato scenario economico internazionale che vede un aumento esponenziale per il rifornimento dell’energia elettrica».
«I bilanci dei Comuni italiani – ha aggiunto – risentono pesantemente di rincari che vincolano ogni impegno a previsioni di spesa difficilmente calcolabili. Un dato per niente affatto marginale perché si ripercuote, inevitabilmente, sui servizi offerti e sui costi imposti alle comunità».
C’e, poi, un’altra tematica molto delicata e legata alle conseguenze del conflitto russo-ucraino per i nostri territori: «La gestione dell’emergenza da parte dei Comuni, impegnati in prima linea nell’alleviare le sofferenze dei popoli in guerra, implica sforzi notevoli e imprevisti. Per questo motivo, il Governo dovrà affrontare la questione stanziando congrue risorse in favore dei singoli enti locali chiamati, ancora una volta, a fare gli straordinari». (rrc)