L’arcivescovo di Reggio, Fortunato Morrone, ha ‘ricevuto’ il pallio da Papa Francesco

È stato consegnato all’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, mons. Fortunato Morrone, il pallio da Papa Francesco, in occasione delle celebrazioni Eucaristica dei Santi Pietro e Paolo.

Il pallio, (derivato dal latino pallium, mantello di lana) «è costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle. Rappresenta – per la sua forma e materiali – l’agnello portato sulle spalle, come simbolo del vescovo in quanto Buon Pastore (le due strisce terminali di seta nera simboleggiano gli zoccoli della pecora), e insieme l’agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta; questo spiega anche l’uso della lana e delle sei croci decorative trapassate con gli spilloni (simbolo dei tre chiodi della croce di Cristo), è stato semplicemente consegnato e non imposto».

Il Pallio, infatti, sarà imposto nella rispettiva sede metropolitana, in modo da dare la possibilità ai fedeli di partecipare a questo importante rito, «che sottolinea la relazione di comunione tra il Santo Padre e i nuovi arcivescovi, sancendo allo stesso tempo un legame con la Chiesa locale».

Pallio
Il Pallio

Nel corso dei secoli, il pallio è divenuto simbolo di un legame speciale con il Papa ed esprime inoltre la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquista di diritto nella propria giurisdizione: «Segno liturgico della comunione che unisce la Sede di Pietro e il suo Successore ai Metropoliti e, per loro tramite, agli altri Vescovi del mondo è il pallio…» (Benedetto XVI).

I due agnelli la cui lana è destinata, nell’anno successivo, alla fattura dei pallii, vengono allevati dai monaci trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane a Roma. Dal 1644 essi vengono benedetti dall’Abate Generale dei Canonici Regolari Lateranensi nella Basilia sulla Via Nomentana Complesso monumentale di Sant’Agnese fuori le mura nel giorno in cui si fa memoria della santa, il 21 gennaio e poi portati al Papa nel Palazzo Apostolico. Il pallio viene tessuto e cucito dalle suore di clausura del convento romano di Santa Cecilia in Trastevere. (rrm)

L’OPINIONE / Se in Calabria arriva l’amore, di Emilio Errigo

di EMILIO ERRIGO – Attenta Gente di Calabria e Calabresi nel Mondo.
Se in Calabria arriva l’amore, quello vero, quello del quale il Santo Padre, parlava alla moltitudine di fedeli raccolti all’Agelus di domenica scorsa 27 giugno a Piazza San Pietro, la vittoria del bene sul male, sarà una certezza.
Perché come spiegava con dovizia di particolari, ai presenti Papa Francesco, la malattia più grande che può portare grandi sofferenze all’umanità non sono il cancro, la pandemia, (io aggiungo) i terremoti, alluvioni, carestie ed altri eventi calamitosi e disastrosi, ma la mancanza di Amore, si l’Amore con la “A” scritta con la lettera maiuscola.
Se in Calabria dovesse arrivare l’Amore di tutti i Calabresi, esistenti al mondo, ci sarebbe da ridere veramente.
Immaginate se la malattia d’Amore, di cui è afflitta l’umanità e soprattutto la Calabria, dovesse di colpo essere guarita in tutto il mondo?
Quanto sarebbe bello, se l’Amore potesse lenire le sofferenze dei poveri ed emarginati, dei criminali di ogni nazione, fermare le guerre e i fabbricanti di armi intelligenti,i produttori e trafficanti di droga, peste dell’umanità.
Ricordo una canzone cara a noi Calabresi, scritta e cantata dal nostro Mino Reitano, Calabria mia, dove nel testo, già lui affermava perché l’aveva capito: Calabria mia, simu malati d’amuri simu malati
Se in Calabria arriva l’Amore, il bene avrà la meglio sul male che sembra incurabile, che tanti morti e sofferenza ha portato in tantissime famiglie residenti o meno nella Regione Calabria.
Se l’Amore arriva in Calabria, si toglierebbe a tutti ogni motivo per denigrare costantemente gli abitanti di una Regione del Sud, che ha donato alla Patria e all’Italia i suoi figli migliori.
Se arriva l’Amore in Calabria, quello vero predicato da Papa Francesco, non occorrerebbero tanti Uomini e Donne delle Forze di Polizia e Magistrati, per assicurare ordine e sicurezza pubblica, il bene trionferebbe sul male profondo di quella bella Terra e Gente di Calabria.
Io ci credo e ci spero, che il Santo Padre arrivi in Calabria, perché è Lui l’Amore di cui hanno bisogno i figli di Calabria. (e.e.)

(Emilio Errigo è nato in Calabria, Docente universitario e Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza)

Un invito a Papa Francesco: Santità, venga in Calabria

di EMILIO ERRIGO – Caro Papa Francesco, buongiorno. Sono uno dei tantissimi figli della Madre Terra di Calabria, arruolatosi nel 1977, per servire con disciplina e onore, lo Stato e le sue Istituzioni, (quindi servire la Comunità presente in Italia) nel Corpo della Guardia di Finanza.

Ho rischiato più volte la mia vita in servizio di polizia di sicurezza, e ho visto con i miei occhi rischiare la vita dei miei colleghi di ogni ordine e grado, pur di salvare quella dei migranti in pericolo sul mare. Credo, anche, per questo mio impegno sociale e istituzionale, sono stato insignito della Onorificenza di Commendatore di San Gregorio Magno e Cavaliere di San Silvestro Papa. Le altre ricompense e onorificenze mi sono state conferite nel corso di oltre 40 anni attività di servizio in svolti in Italia e in territorio estero.

Oggi ho sentito il bisogno di scrivere a Lei Santo Padre, la spinta emotiva affonda le radici nella mia origine Meridionale che mi ha consentito di comprendere meglio di altri le sofferenze umane. La Calabria e il profondo Sud Italia, hanno bisogno di una Sua fraterna visita, delle Sue parole, di un segno di conforto e incoraggiamento a non lasciarsi dominare dalla malavita criminale, nella consapevolezza che già in Calabria la “malavita sociale” è una convivenza indistruttibile.

Caro Papa Francesco, venga in Calabria, svegli le coscienze atrofizzate, parli al cuore e alla mente dei politici, agli uomini e donne d’affari e non, ai disoccupati, diversamente abili al lavoro che non c’è, alle Madri che piangono di notte per non farsi scorgere dai figli e dai mariti.

Mi affido a Lei caro e buono Papa Francesco, Lei che rimane l’ultima risorsa umana in cui ancora poter sperare per un presente e futuro migliore e dignitoso per i Giovani Calabresi e le loro disorientate famiglie. (ee)

  • Papa Francesco è già stato in Calabria nel 2014, visitando la Diocesi di Cassano allo Ionio

    [Emilio Errigo è nato in Calabria, docente universitario e Generale in ausiliaria della Guardia di Finanza]

EDITORIALE / «Papa Francesco, l’unico che guarda benevolo la Calabria»

Maria Marino
Maria Marino

di MARIA MARINO – La Calabria abbandonata a sé stessa, privata di serie e importati infrastrutture da tanto tempo ormai che, a volerle creare adesso, diventa un’impresa quasi irrealizzabile: investimenti e redditi ridotti da tempo ormai a lumicino, nessun intervento serio di recupero o di nuova costruzione nel campo dei trasporti o della viabilità, che deve accontentarsi di residuali risorse per interventi su strutture fatiscenti, desuete e fuori tempo, tanto da considerare un successo il ridurre la distanza tra Reggio Calabria e Cosenza di 30 minuti, a fronte di un tempo di percorrenza comunque estenuante, in un Paese in cui il Ponte di Genova viene ricostruito “rapidamente e senza mai fermarsi neppure in tempi di Coronavirus” in soli 12 mesi!

Con una pseudo autostrada, perennemente in manutenzione e con un tratto di fatto inesistente; una Statale 106 ridotta a brandelli con decine di morti all’anno e una serie di strade e stradette per lo più impercorribili a causa di una pessima, o completamente assente, manutenzione; oltre a una strada ferrata obsoleta, con pochi treni e carrozze fatiscenti e tempi di percorrenza da terzo mondo!

E nessuno se ne preoccupa, nemmeno quando affida fior di finanziamenti alle grandi società, senza pretendere un minimo di cronoprogramma degli interventi previsti, ma accettando supinamente rassicuranti promesse e senza nemmeno la dovuta attenzione ai lavori dichiarati eseguiti, ma mai ultimati.

La Calabria con un tessuto sociale lacerato in molti o quasi in tutti i suoi aspetti: marchiata da tutti come terra di ladri e ‘ndranghetisti, dichiarata irrecuperabile da voci autorevoli, con uno sviluppo economico visto come una chimera e la mancanza del lavoro per giovani bravi, capaci e preparati che si recano altrove per vendere le loro competenze, pur di non accondiscendere a compromessi di sistema, spesso anche immorali ed eticamente scorretti.

La Calabria, dove la politica, lautamente retribuita e accomodata, non sembra preoccuparsi più di tanto, nemmeno ora che, la disoccupazione del Mezzogiorno d’Italia, ha notevolmente inciso sulle decisioni europee per la concessione all’Italia dei miliardi del Recovery Fund: nessuno sembra battersi perché il Governo investa nel Sud parte di quei finanziamenti, nessun progetto concreto per infrastrutture, viabilità, trasporti o servizi che potrebbero rappresentare non solo  sviluppo e  modernizzazione della Calabria, ma anche e soprattutto servizi al cittadino nell’ottica del miglioramento della qualità della vita dei calabresi.

Anche la giustizia, uguale per tutti, in Calabria sembra essere diventata uguale per alcuni e a pagamento per altri; e la sanità? Un diritto che doveva essere garantito a tutti, ha mostrato nell’organizzazione di sistema il peggio di sé, ingabbiato tra interessi di parte e disorganizzazione, paralizzato da fondi finanziati e sperperati; ma anche da fondi negati, se si prende in considerazione la spesa pro-capite e la si confronta tra le diverse regioni del Paese, risulta, infatti, davvero inaccettabile pensare che la Calabria, commissariata da un decennio, alla fine ripaga alle regioni del Nord  milioni di euro all’anno (oltre 4 milioni di euro nel 2018) a causa della migrazione sanitaria.

In tale scenario, l’emergenza sanitaria era prevedibile che in Calabria finisse per assumere aspetti più gravi che altrove, risultando inadeguata anche nelle operazioni di gestione più semplici.

Una terra in cui sembra si faccia a gara a chi è più bravo a gettare fango sull’altro, quasi a portare a casa il trofeo de “il meglio del peggio”, tutto diventa più grave e desolante, assumendo i caratteri di una guerra tra poveri, in cui tutto è in comune ma nulla in comunione.

L’unico che volge il suo sguardo benevolo alla Calabria è Papa Francesco, scegliendo ben tre sacerdoti da elevare a Vescovi in pochissimi anni: il primo qualche anno fa, Mons. Domenico Battaglia, oggi Arcivescovo di Napoli, Diocesi tra le più grandi d’Italia; qualche giorno fa, Don Maurizio Aloise, dell’Arcidiocesi metropolitana Catanzaro-Squillace nominato Arcivescovo di Rossano-Cariati, e don Fortunato Morrone, della Diocesi di Crotone-Santa Severina, nominato Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova.

La Conferenza Episcopale Calabra, presieduta da Mons. Vincenzo Bertolone, vivendo l’arretratezza della Calabria, le sue miserie e le sue tante contraddizioni, avrà probabilmente riportato nelle stanze vaticane le povertà sociali in cui versa ormai da tempo questa terra, quanto i calabresi si sentano abbandonati al loro destino e la necessità di recuperare quanto di buono la Calabria può ancora esprimere, a dispetto delle continue denunce mediatiche, sempre più offensive e denigranti.

Sceglie in Calabria il Santo Padre i suoi Vescovi, come volesse dimostrare la sua vicinanza a una popolazione maltrattata, rinnegata e isolata da tutti; e, scegliendo in Calabria, offre la sua vicinanza, ponendosi quale punto di riferimento e di guida nell’indifferenza di tutti gli altri, facendo dei figli di Calabria i suoi interlocutori.

Forse, nei disegni del Santo Padre, i sacerdoti calabresi che vivono il loro sacerdozio a contatto con gli ultimi e con quelle sacche sociali più povere, sono visti dal Santo Padre i migliori testimoni di resilienza e perciò divenire punto di riferimento determinante, in quei territori dove necessaria diventa l’opera di ricostruzione del senso etico, morale e sociale della comunità, che in Calabria sembra ormai essersi smarrito da tempo.

Deve essere proprio un grande amore quello del Papa verso gli ultimi e i martoriati dalla criminalità organizzata, lo dimostrano anche le parole usate nella prefazione del libro di Mons. Bertolone dedicato al giudice Rosario Angelo Livatino (Rosario Angelo Livatino. Dal “martirio a secco” al martirio di sangue, edito da Morcelliana), ucciso dalla mafia e che il prossimo 9 maggio sarà proclamato Beato: forse il Papa crede che nemmeno i calabresi, come il giudice, meritino di essere trattati così ingiustamente dagli “Erodi del nostro tempo” e avverte il muto “grido di dolore e allo stesso tempo di verità” dei calabresi, che vedono sempre più offesa la propria dignità ormai da troppo tempo nei fatti e nelle parole.

Anche i messaggi pasquali dei Vescovi delle diverse Diocesi calabresi sembrano voler diventare fari di speranza e di resilienza, un vero e proprio richiamo a valori e sentimenti comuni, invitando tutti ad essere comunità di persone, oltre che di brutte cose e di pessimi fatti, per ritrovare nel mutuo aiuto e nella comunione delle azioni, la direzione giusta verso una vera rinascita della terra che fu la Magna Graecia.

Se questi sono i pensieri del Santo Padre e dei Vescovi di Calabria, ben venga “il buon odore di Cristo” e divenga presto “seme della rinascita” per la nostra terra, chissà che qualcun altro, sull’esempio del  Papa, non decida finalmente che anche la Calabria è meritevole di sguardi benevoli e di opere buone; che forse sono proprio gli stereotipi e i pregiudizi a frenarne le tante potenzialità che pur ci sono; che forse con un po’ più di buona coscienza e di responsabilità civica e sociale, lo spopolamento potrebbe arrestarsi e la Calabria potrebbe finalmente realizzare quello sviluppo socio-economico di cui ha tanto bisogno e che serve all’intero Paese. (mm)

Il calabrese don Fabio Salerno è il nuovo segretario personale di Papa Francesco

Un prestigioso incarico, per il catanzarese don Fabio Salerno, che è stato chiamato a ricoprire un ruolo importantissimo: quello di segretario personale di Papa Francesco.

A renderlo noto, Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa Vaticana, che ha riferito che don Salerno, attualmente è impiegato presso la sezione Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e prenderà il posto di Yoannis Lahzi Gaid, che ha concluso il suo servizio anche se, «Mons. Gaid continuerà l’attuale incarico di membro dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana» ha riferito il direttore Bruni.

Inoltre, il neo segretario – che ha iniziato il suo incarico oggi – sarà affiancato il sacerdote uruguayano Gonzalo Aemilius, chiamato lo scorso gennaio a sostituire monsignor Fabián Pedacchio Leániz come nuovo segretario personale del Papa.

Una nomina, quella di don Salerno, che «riempie di gioia e di orgoglio i cuori di tutti i calabresi» ha dichiarato con grande orgoglio il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini.

«Il delicatissimo incarico annunciato dal direttore della sala stampa vaticana – ha osservato il presidente Tallini – è un grande riconoscimento per un ancor giovane religioso che ha dimostrando grandi doti nella diplomazia pontificia. E credo sia un grandissimo motivo di orgoglio anche per l’Arcidiocesi Metropolitana di Catanzaro-Squillace, illuminata dalla guida di monsignor Vincenzo Bertolone».

«Sono sicuro – ha concluso il presidente del Consiglio regionale della Calabria – che Don Fabio Salerno, al quale rivolgo le congratulazioni a nome dell’intero Consiglio regionale, terrà sempre serbata nel suo cuore la nostra amata Calabria».

Il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, ha voluto fare gli auguri a Don Fabio Salerno per l’incarico che è stato chiamato a ricoprire, sottolineando che si tratta di «un riconoscimento  che si arricchisce di ulteriore valore considerando che si tratta del primo italiano a ricoprire questo prestigioso ruolo al fianco del Pontefice».

«Don Fabio – ha aggiunto – ha mosso i suoi primi passi nell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, guidata da monsignor Vincenzo Bertolone, e negli ultimi anni ha inanellato una serie di esperienze di grande rilievo nell’ambito della diplomazia vaticana a livello internazionale».

«Ora sarà uno degli uomini più vicini a Bergoglio – ha concluso il sindaco Abramo – che ha riconosciuto in don Fabio le doti e le qualità all’altezza di un incarico così delicato. A Don Fabio rivolgo i più sinceri auguri per il percorso che si accinge ad intraprendere, nell’auspicio che il suo servizio possa favorire e promuovere occasioni di incontro tra la città di Catanzaro, la sua diocesi e la Santa Sede».

Anche Ivan Cardamone, assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, ha dichiarato che la scelta di Papa Francesco è «un motivo di enorme orgoglio per la nostra città e per la nostra gloriosa Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace».

«Se un religioso – ha aggiunto – che è cresciuto culturalmente all’ombra dei grandi presuli catanzaresi è arrivato ai vertici del Vaticano, vuol dire che la Chiesa catanzarese è davvero una fucina di “servi di Dio”, dotati non solo di qualità spirituali ed etiche, ma anche di una solida preparazione».

«Non a caso – ha proseguito l’assessore Cardamone – come ci ricordano spesso il nostro amato Arcivescovo Vincenzo Bertolone e l’arcivescovo emerito Antonio Cantisani, la nostra è la Diocesi di Cassiodoro, l’uomo che fondò quel Vivarium che è considerato la prima università della storia d’Europa».

«Un grato pensiero al Santo Padre Francesco – ha concluso Cardamone – che ha voluto premiare l’impegno e le capacità di don Fabio e un ringraziamento a monsignor Bertolone per il rigore morale e la rigida formazione con cui guida la nostra Comunità».

 

 

 

«La porta delle lontananze»: l’arch. Miglietta dedica a papa Francesco il suo trittico

Fernando Miglietta, architetto e, artista, critico e scrittore, un nome importante nella cultura meridionale e non solo, ha voluto dedicare un’opera a papa Francesco, ispirato dal suo appello «al Signore di fermare l’epidemia con la sua mano». Miglietta – che sta lavorando alla progettazione del Cimitero dei Migranti di Tarsia, ha scritto un’accorata lettera aperta al pontefice.

«Caro Papa Francesco – scrive l’arch. Miglietta –, in questi difficili mesi segnati da una terribile pandemia, ciò che mi ha colpito e turbato profondamente è stata la Sua invocazione al Signore di fermare l’epidemia con la Sua Mano. “Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua MANO. Ho pregato per questo”, È quanto Lei ha detto in un’intervista a Paolo Rodari, per la Repubblica.

«Un’ invocazione profonda di grande significato simbolico non disgiunta dall’immagine del suo volto intriso da un profondo segno di tristezza che ha toccato il mondo. La sua presenza solitaria poi in Piazza San Pietro  con la forza della fede contro la debolezza del vuoto, la tempesta dell’invisibile, tutti aspetti di un messaggio così carico di profonda inquietudine che mi hanno fortemente impressionato. Irripetibile, credo, per la sua sconvolgente forza comunicativa, di grande spiritualità, dialogo e speranza.

«Questa Sua preghiera, che richiamava la Mano del Signore, mi ha riportato in maniera naturale ad una delle mie opere della serie Dialogo con l’infinito, un ciclo che continuo a realizzare sin dagli anni settanta, in un percorso dedicato alla spiritualità dell’infinito, alla sua percezione tangibile, tema dominante della mia ricerca artistica per altri versi sperimentata e realizzata nella mia Architettura del dialogo, anche in opere e progetti  di luoghi sacri, come il recente “Cimitero internazionale dei migranti”.

«Ecco perché mentre la mia pagina Facebook mi chiedeva a cosa stessi pensando, ho scritto il mio pensiero rivolto a Lei:  Forse non ci siamo accorti quanto Papa Francesco sia triste in questi giorni… e  trascrivendo la sua implorazione al Signore, di fermare l’epidemia con la sua Mano, le ho dedicato appunto una mia opera: “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito”, opera che avrei pensato di  donarle.

Il trittico di Fernando Miglietta “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito ”
Il trittico di Fernando Miglietta “La porta delle lontananze e la chiave dell’infinito”

«L’opera, realizzata e già esposta  nella XI Quadriennale d’Arte di Roma  del 1986, è un trittico dedicato al cielo, di forte impatto emozionale che ambienta i suoi segni e sogni in uno spazio celestiale permeato dal silenzio e da una spiritualità senza tempo in cui, in una sorta di provocazione psicologica dell’immagine, irrompono con una forte carica simbolica “ una mano e una chiave” che tentano di aprire il cielo.

L’opera rappresenta appunto la Mano del Signore che dall’alto apre con la chiave la porta delle lontananze, simboleggiata in questo caso dal cielo che sta in basso, come  a significare che il Signore sta sopra il cielo che, in questo caso, “ha portato l’uomo sulla terra”, come ebbe modo di affermare il critico francese Pierre Restany, dialogando insieme su quest’opera, nel film di Marc Israël-Le Pelletier.

«Lei sa benissimo, Papa Francesco, come la Modernità prima, con i suoi sconvolgimenti e lacerazioni, e la contemporaneità oggi, tra relativismi e fondamentalismi, segnino un Vuoto profondo di relazioni spirituali con il mondo. Un vuoto, che tocca però oggi a noi tutti colmare  e farsi promotori di un ripensamento con il Divino.

«Ecco perché nella mia arte, nei miei progetti e nel mio impegno teorico, ho sempre inseguito la ricerca di “valori spirituali” dinanzi al predominio di un mondo costruito su costanti solo materiali. La ricerca di un progetto appunto come Valore identitario ben lontano da un progetto basato sul consumo. Tutto il mio lavoro  illustra in modo evidente e sentimentale il mio attaccamento a una cultura umanista. Credo infatti nella parola come al gesto e alla meditazione come alla realizzazione.

«Contro i rischi di una deriva spirituale, senza precedenti nella storia dell’umanità, per questi motivi ho rilanciato in questi anni  la sfida di una ricerca e di una difesa della bellezza plurale che è bellezza divina costruita dall’uomo in tanti secoli di storia e di cultura, la sola in grado di rilanciare l’amore per una nuova spiritualità». (rrm)

 

A Papa Francesco consegnato sull’aereo dall’Africa il Premio Simpatia della Calabria

La consegna in aereo del Premio Speciale Simpatia della Calabria a Papa Francesco, durante il viaggio di ritorno dall’Africa, è un avvenimento straordinario che segna in modo preciso quest’iniziativa di Incontriamoci Sempre, ormai diventata, dopo 13 edizioni, un tradizionale e imperdibile appuntamento per tutti i calabresi, ovunque essi si trovino.

Il giornalista Enzo Romeo, inviato e vaticanista del TG2, sull'aereo con Papa Francesco
Il giornalista Enzo Romeo, inviato e vaticanista del TG2, sull’aereo con Papa Francesco

Complice il premiato Enzo Romeo, caporedattore del TG2 inviato al seguito di Papa Francesco nel suo ultimo viaggio pastorale in Africa, il Premio ha superato i confini di Reggio ed è finito direttamente nelle mani del pontefice, con la consegna della pergamena direttamente sull’aereo. Enzo Romeo, d’accordo con Pino Strati ha portato con sé la pergamena e il tradizionale orologio Perseo, che rappresenta in un certo senso la gente delle ferrovie (lo usavano i capostazione), che contraddistingue il Premio. Papa Francesco ha molto gradito ed apprezzato e ha fatto presente che il Perseo gli fa ricordare il padre ferroviere. Una cerimonia in alta quota, un fuori programma apprezzatissimo, che ha reso la Calabria protagonista nell’aereo papale.

È stata, dunque, una grandissima sorpresa per tutti i presenti alla cerimonia, al foyer del Teatro Comunale di Reggio, questo riconoscimento “a distanza” che è stato ritirato per conto del papa e di Enzo Romeo direttamente dal presidente dell’Associazione Incontriamoci Sempre Pino Strati dalle mani del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà. Sei i premiati di quest’anno con un’edizione che, ancora una volta, non ha deluso le aspettative, ma anzi ha mostrato la vitalità del Premio che intende segnalare i calabresi che si sono distinti nel mondo e, da oggi, anche gli amici della Calabria, come Papa Francesco. I premi ai calabresi, al di là del valore simbolico, rappresentano sempre un momento di grande coesione e di riconoscimento a quanti, pur lontani, conservano la Calabria nel cuore, mantenendo viva la “calabresità” (come dice il poeta Corrado Calabrò) che ci contraddistingue. Il Premio è l’occasione per ritrovare e far ritrovare ai calabresi di successo (e sono tantissimi, in ogni parte del mondo) la fierezza e l’orgoglio delle proprie origini.

Hanno condotto la serata con brio e simpatia Marco Mauro e Francesca Laurendi. Tra gli ospiti il Sindaco Falcomatà, il Vicesindaco Armando Neri, l’assessore Irene Calabró, l’imprenditore Giacinto Callipo, lo storico Daniele Castrizio, l’imprenditore Santo Frascati e lo chef Filippo Cogliandro, anche in veste di presidente del Bocale Calcio. I premi sono andati al prof Pierfilippo Crucitti affermato chirurgo, figlio dell’indimenticabile Francesco il medico che operò Giovanni Paolo II dopo l’attentato in piazza San Pietro, l’imprenditrice Stefania Rota del Salumificio San Vincenzo, il prof Pietro Cozzupoli, l’artigiano dolciario Fabio Taverna, lo chef Filippo Cogliandro.

Premio Simpatia della Calabria 2019

Testimonial della kermesse, e grande amico di Incontriamoci Sempre, il maestro orafo ormai di livello internazionale Michele Affidato, reduce da una stagione ricchissima di eventi di successo, tra i quali il Taormina Film Festival, di cui la platea dello splendido foyer ha potuto ammirare la sua ultima collezione di gioielli, indossati per l’occasione da splendide modelle in passerella. Un momento, quello della sfilata, di altissima classe ed eleganza. Un grazie va esteso all’artista Natino Chirico, apprezzato pittore internazionale, che, com’e’ noto, ha realizzato il logo del Premio Simpatia della Calabria, con il simbolo “La Calabria nel Cuore”.

La serata si è conclusa con un magnifico ed interminabile buffet, grazie alle tante aziende che hanno contribuito con prodotti del territorio, e con la dolcezza, grazie alle prelibatezze dei maestri Pasticcieri dell’Apar, capitanati da Angelo Musolino, Lillo Giordano, Santoro, Pino e Melina Sarica, Pirello, Davide De Stefano, Antonello Fragomeni e l’instancabile Mariuccia Buonsanti. L’appuntamento è per il prossimo anno. (rrc)

BIANCHI: STASERA LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO A TAVOLA CON PAPA FRANCESCO

22 luglio – Sarà presentato stasera, a Bianchi, alle 21.00, a Piazza Giacomo Matteotti, il libro “A tavola con Papa Francesco. Il cibo nella vita di Jorge Mario Bergoglio” di Roberto Alborghetti.
L’incontro è stato promosso dalla Parrocchia di S. Giacomo Apostolo nell’ambito delle iniziative delle feste patronali, e prevede l’introduzione a cura del parroco Giuseppe Trotta. A seguire, ci saranno diversi interventi.
Il libro, edito da Mondadori, è la biografia di un Papa che si è diplomato in Chimica dell’Alimentazione. (rcs)