di SANTO STRATI – Imprenditore di successo in campo turistico, Giuseppe Nucera ha deciso di candidarsi a Governatore della Calabria, ascoltando la voce del cuore. È un personaggio sanguigno, deciso, sicuramente uomo del fare, venuto su dal nulla fidando sulle proprie forze, sulla voglia di arrivare, sulla capacità di affermarsi, tipica di noi calabresi. Socialista vecchio stampo (un lombardiano puro, si direbbe oggi), Nucera viene da Gallicianò, un borgo grecanico del Reggino, dove ancora si parla il greco antico. Un grande impegno nello studio (ha fatto le scuole medie fino all’università con le borse di studio), e con la laurea in tasca ha girato in lungo e largo per il mondo per poi decidere di tornare alla sua amata Calabria. Una terra che – dice – ha bisogno di poter contare sui suoi figli per rinascere, per crescere, offrire benessere e qualità della vita ai suoi abitanti, ma soprattutto per dare un futuro ai suoi giovani, costretti ad emigrare in assenza di opportunità e di lavoro.
Si presenta da candidato indipendente, slegato dai partiti, dopo aver promosso il movimento La Calabria che vogliamo, ma non respinge eventuali alleanze che dovessero proporsi, con la pregiudiziale che tutto rispetti la linea della legalità assoluta («se c’è legalità c’è sviluppo, se c’è sviluppo c’è legalità» è il suo slogan preferito) e accetti per intero il programma – indipendente – che il movimento propone. Le sue idee, come vedremo, non sono rivoluzionarie, ma rispondono semplicemente al buon senso e all’esperienza di chi ha toccato con mano i disagi, le ruberie, i guasti della politica. Già presidente degli industriali reggini, fino a pochi mesi fa, ha guidato con polso i suoi colleghi imprenditori, attirandosi critiche e non sempre attestazioni di amicizia, ma chi intende “fare” sa bene che non bisogna guardare in faccia a nessuno. Nessun favoritismo e rispetto totale delle norme, la legalità come un percorso imprescindibile per mortificare e stroncare, anche sul nascere, atteggiamenti poco consoni, disattenzioni, indifferenza. La Calabria sta pagando a caro prezzo la troppa trascuratezza proprio da parte di chi era stato chiamato a governare. Dalla nascita delle Regioni (e sono ormai quasi 50 anni) il deterioramento è stato costante, inarrestabile, impietoso, con la salvaguardia soltanto di interessi personali e giochi di potere di cui la Calabria è stata protagonista involontaria e (colpevolmente) passiva testimone. Si può cambiare? Con l’ottimismo dei visionari, Nucera risponde affermativamente.
– Un candidato imprenditore che apparentemente non ha alcun legame con i partiti politici…
«Non è un fatto apparente ma di sostanza: il movimento civico non ha alcun collegamento con la destra o con la sinistra e quindi si presenta ai calabresi per quello che è, un’organizzazione nuova che guarda ai problemi della Calabria. 50 anni di regionalismo hanno distrutto la Calabria, per una classe politica incapace, che guardava e guarda agli affari, agli interessi delle clientele. Può una terra, una regione bellissima, ricca di immense risorse, la California d’Italia, può essere ancora governata, amministrata da questa classe politica? Io dico no. Il 55% dei calabresi non va a votare. È il momento che quel 55% diventi una forza rivoluzionaria per una rivoluzione civica assieme a noi, assieme a Nucera, che ha deciso di mettersi a disposizione con la sua esperienza, con la sua onestà, col suo bagaglio di conoscenze a livello nazionale e internazionale per dare un’occasione, un’opportunità. Il programma de La Calabria che vogliamo è semplice: noi vogliamo unire gli uomini del fare della Calabria, come me, come tanti colleghi imprenditori, come tanti artigiani, come tanti professionisti, assieme ai calabresi che sono stati costretti ad andare via, calabresi che hanno avuto successo all’estero. Giovani laureati eccellenti. Non potevano vincere un concorso perché lì c’era il figlio del barone che doveva vincere quel concorso. Poi sono andati in America, in Australia e così via e son diventati dei grandi professionisti. Questa è la Calabria che vogliamo!»
– Facendo un bilancio degli ultimi 25 anni di Regione, senza andare troppo lontano, quali sono i guasti più evidenti, secondo lei, e come penserebbe di intervenire?
«Per i guasti basta andare in giro per la Calabria e si vedono: sono guasti alla vista di tutti. Le strade, i collegamenti ferroviari, la viabilità interna… Faccio un caso: le Ferrovie Calabro-Lucane che collegavano la Piana di Gioia Tauro. Tutta la Calabria aveva questo servizio, queste linee interne create negli anni, subito dopo e durante la Prima Guerra Mondiale sono state create, ebbene sono state chiuse. Ma perché sono state chiuse quando altrove funzionano e sono dei fattori di crescita del turismo, di conoscenza e valorizzazione delle zone interne? Noi andremo a recuperare queste ferrovie. Non si può fare per l’interesse di qualcuno bloccare un servizio per la collettività. È uno scandalo questo. Ma non è solo le Calabro-Lucane. Guardiamo ai disastri dal punto di vista industriale. Un’area industriale come quella di Gioia Tauro: ma è poi possibile che si sia dovuto limitare tutto intorno al Porto? Carico e scarico di containers. Lì sono venuti degli imprenditori, hanno utilizzato le risorse della 488, si sono presi i soldi, sono diventati dei prenditori, dei ladri… Ci vuole il basista… quando ci sono rapine di alto livello c’è il basista e lì chi ha speculato, ha rubato i soldi ed è andato via ha lasciato disastri. Capannoni vuoti, operai messi in cassa integrazione, mai avviati al lavoro… C’erano i basisti calabresi. Noi con questa gente non vogliamo avere a che fare, noi vogliamo parlare ai calabresi onesti come noi, come noi del movimento La Calabria che vogliamo e, quindi, una regione diversa…».
«La sanità: ma perché questa voglia di mettere le mani nella gestione della sanità? La sanità va gestita dai medici, dai primari, la politica fa solo affari, mentre c’è una sanità privata che è un’eccellenza in Calabria. Io non dico che è superiore a quella della Lombardia, ma sicuramente i miei colleghi imprenditori della sanità privata possono competere anche con i lombardi. Quindi, i calabresi quando sono messi in condizione di fare, di togliergli i lacci e lacciuoli che bloccano, i calabresi diventano una grande forza, sprigionano una grande energia. Quindi, il mio programma è chiaro: vogliamo unire gli uomini del “fare” della Calabria assieme ai calabresi che sono fuori per una grande rivoluzione civile e industriale. Io farò marketing industriale. Io andrò – da presidente della Regione – in giro per il mondo a parlare con i manager, con i CEO di origine anche calabrese per dire: tornate, perché la Calabria ha tutte le risorse. Infrastrutture che dobbiamo anche fare… il Ponte sullo Stretto. Smettiamola, amici ecologisti. Io sono più ecologista di voi. Nel mio villaggio, nelle mie strutture c’è il plastic free, la plastica non si usa. E farò in modo tale che anche in Calabria la plastica venga bandita. E tornando al Ponte, va fatto il Ponte. L’inquinamento dell’area dello Stretto lo determinano altri fattori. Il Ponte è un valore aggiunto, un attrattore. Quindi, assieme al Ponte, la statale 106. E la ferrovia. Il collegamento da Bari per venire in Calabria. Io ho fatto un conto guardando l’orario delle Ferrovie: da Bari per arrivare a Palermo, quindi passare da Reggio Calabria e Villa San Giovanni, ci vogliono 17 ore. Ma è mai possibile tutto ciò? È mai possibile che l’ANAS e le Ferrovie spenderanno 58 miliardi di qua a dieci anni e li spenderanno da Salerno in su? E i 30 parlamentari calabresi hanno alzano il ditino per dire “ma cosa state facendo”? Il Presidente della Regione al CIPE, al ministro delle Infrastrutture, al Capo del Governo ha detto “ma che state facendo”?»
– Parliamo di investimenti. L’aspetto più spinoso per chi voglia investire in Calabria è la mancanza di reputazione, uno dei suoi cavalli di battaglia. Cosa intende fare per la reputazione della Calabria?
«Io sono arrivato a dire che la reputazione è l’elemento fondamentale, è il lievito del riscatto della Calabria. Sa perché? Da Presidente della Confindustria reggina ho messo in atto due iniziative. Il marketing industriale l’ho messo in pratica già quando sono andato ad incontrare i colleghi imprenditori di Unindustria Torino, di Confindustria Bergamo, di Confindustria Venezia a dire: “colleghi, amici, in Calabria c’è la Zes, zona economica speciale, credito d’imposta per centinaia di milioni e migliaia di euro, perché non venite ad investire? Abbiamo aree industriali bellissime, capannoni vuoti”, ma tutti mi opponevano “la reputazione”, o meglio la questione “ambientale”. Io ho detto: ma le cronache evidenziano che la ‘ndrangheta, la mafia ce l’avete dietro la porta, a Torino, a Milano, ad Amburgo, Genova. La mafia, la ‘ndrangheta va dove c’è denaro, dove ci sono affari. E allora mi sono posto il problema: perché tutti scrivono male della Calabria? Perché i giornalisti che non vengono nemmeno in Calabria, che non sanno nemmeno dov’è Gioia Tauro o Crotone, scrivono male della nostra regione? Perché non c’è stato mai nel passato un presidente di Regione che abbia portato in tribunale chi ha diffamato questa terra, chi ha diffamato i calabresi, i nostri giovani che vanno fuori si vergognano anche di dire che sono calabresi. E allora vi è la necessità, è necessario quel lievito da mettere subito perché si invertano questi luoghi comuni che ci sono. E allora io istituirò l’Assessorato alla Reputazione. Un professionista di grande spessore che dovrà comunicare, dovrà relazionarsi col mondo intero per dire che la Calabria è la California d’Italia, non è questa la terra che voi dipingete, che volete far passare. I calabresi sono gente operosa: lo dimostrano coloro che sono andati via e hanno avuto grande successo e questo successo lo dobbiamo determinare anche in Calabria. Io ho scritto una lettera, da presidente di Confindustria Reggio, al Capo del Governo, quando è venuto a Reggio e hanno fatto il Consiglio dei Ministri. Una lettera che era pesante, sulla questione della reputazione. Ho evidenziato che non si può continuare a sdoganare a Gioia Tauro container – dove c’è la cocaina – che sono destinati a Pisa, a Livorno, a Genova, a La Spezia, in giro per l’Europa. Loro sdoganano a Gioia Tauro, così Gioia Tauro appare nell’opinione pubblica come il riferimento, il luogo dove si scarica la cocaina. Non è così, perché a Gioia Tauro è pochissima la roba che riguarda la Calabria, il resto è destinato in giro per il mondo, però l’opinione pubblica sa che Gioia Tauro è il porto della ‘ndrangheta, il porto della cocaina.
«La Calabria è una terra di eccellenze: nel turismo, nell’agricoltura (abbiamo i migliori prodotti biologici, naturali). La Calabria ha tre Parchi. La questione ambientale, ecologica, per Nucera è fondamentale. Il mondo si sta distruggendo. Noi abbiamo 800 km di coste, abbiamo dei boschi immensi. Siamo la regione con i boschi più ampi, la seconda in Europa. Abbiamo i canyon. Pochi sanno che in Sila, nella Presila greca, c’è il sito Valli Cupe, dove c’è il secondo canyon d’Europa. Una grandissima risorsa. Su questi valori, su questi elementi bisogna lavorare per creare posti di lavoro. Io ho aperto a San Luca lo sportello Informa Impresa Lavoro. Ho chiesto al Prefetto e al Vescovo di accompagnarmi in quest’idea, sono venuti anche loro a San Luca e abbiamo portato questo progetto per dare ai giovani, alla cittadinanza la possibilità di informarsi per aprire un’attività e abbiamo visto che si possono creare 100 iniziative sfruttando le risorse del territorio, 100 micro imprese, anche a carattere familiare. L’allevamento delle lumache, una cosa semplicissima, che dà lavoro, crea ricchezza, l’allevamento del maiale nero, altrettanto, il formaggio pecorino, i nuovi tessuti, cose da recuperare del vecchio artigianato, 100 nuove attività. Moltiplichi, direttore, moltiplichiamo assieme: 100 per i 404 comuni che ha la Calabria, creiamo un esercito di occupazione. Ecco, questa è la Calabria che vogliamo. Oggi la vogliamo, non dico la vorremmo. oggi Nucera vuole questa Calabria e Nucera sarà il presidente di questa Regione perché quel 55% di calabresi che non va a votare tornerà a votare. Sconfiggeremo le lobbies e le clientele, perché porteremo la gente comune, daremo risposte. Farò il presidente di questa regione con l’aiuto dei calabresi onesti che credono in Nucera che ha dimostrato in cinquant’anni di saper amministrare, di saper fare l’imprenditore, di essere una persona onesta, un buon padre di famiglia e amministrerà la Regione Calabria come un buon padre di famiglia».
– Uno degli aspetti più devastanti dell’attuale politica regionale, non solo calabrese, ma nazionale, è costituito dalla burocrazia. Il suo progetto di imprenditorialità diffusa si scontrerebbe con una situazione di burocrazia penetrante e devastante. Quali sono le sue terapie?
«Il problema esiste, qualche collega ha detto nel passato “oltre alla mafia della lupara c’è la mafia della penna”. Il problema esiste, però bisogna dare garanzie, bisogna dare sicurezza ai funzionari e ai dirigenti. Spesso molti per arrivare al posto di direttore generale fanno carte false o scavalcano i diritti di altri, però quando arrivano a quel posto hanno paura, buttano la palla fuori campo, trovano cavilli, mettono paletti e contropaletti, arricchiscono la serie di ostacoli verso il cittadino, verso l’artigiano, verso l’imprenditore. Questa è una logica che è maturata e cresciuta perché pochi sono quelli che nella Pubblica Amministrazione, a livello locale, arrivano con i concorsi. Spesso sono stati assunti gli amici, i conoscenti, i capi elettori, con scarsa professionalità, scavalcando i diritti di giovani, laureati, formati, con i master e così via. E quei giovani sono andati via, li abbiamo persi. E poi, l’imprenditore investe, l’artigiano, il funzionario, il manager non è un nemico, non va guardato come uno speculatore, quello porta ricchezza. Io chiamo i soggetti dell’ F24, quelli che il 16 di ogni mese vanno a versare in banca o alle poste o all’Agenzia delle Entrate le tasse perché poi gli stipendi della Pubblica Amministrazione possano essere pagati. I funzionari vanno aiutati, nella legalità. Il concetto di legalità è fondamentale: non c’è legalità se non c’è sviluppo, non c’è sviluppo se non c’è legalità. Questo binomio va abbinato alla reputazione: sono questi gli elementi fondamentali. La Calabria non è una terra di malaffare».
– Parliamo di turismo. Nonostante i dati largamente ottimistici rispetto alla passata stagione, in Calabria siamo praticamente all’anno zero. Lei è un imprenditore turistico. Come vedrebbe la trasformazione turistica della Calabria?
«La Calabria, nonostante siano state spese enormi risorse, non è ancora percepita come destinazione turistica. E allora, ogni anno, si fanno sforzi, gli imprenditori s’impegnano. Io sono stato in Brasile in un tour proprio per presentare le opportunità che la Calabria offre. Lo faccio da 40 anni questo lavoro. Con grande amarezza, nonostante dopo 40 anni, ancora devo andare con la penna a disegnare la cartina geografica dell’Italia e indicare dove sta la Calabria. Mettere la Sicilia e poi dire “la Calabria è vicino alla Sicilia”. In Brasile, dove sono stato con una delegazione di imprenditori turistici una settimana fa, la Regione non ha mandato un opuscolo, non ha mandato una cartina e credo che ci siano magazzini pieni di cartografia, di stampe pubblicitarie della Calabria. Sarà stata una dimenticanza? Me lo auguro. Ma non è questo il problema. Non abbiamo da dieci anni e più un assessore al Turismo. È mai possibile che la Calabria non abbia un assessore al turismo? È mai possibile che non abbia un assessore all’Agricoltura, che non abbia un assessorato per i rapporti con Bruxelles? Un assessorato alla Sanità?… Ma torniamo al turismo. L’anno scorso i tour operator tedeschi hanno fatto il loro congresso in Calabria, una cosa eccellentissima. Io, subito, ho afferrato questa opportunità in senso positivo: da presidente di Confindustria ho chiamato a raccolta tutti gli operatori turistici della città e della provincia di Reggio. Mi sono messo a disposizione, con la regione, col Presidente, con la struttura, perché capivo l’importanza di quest’evento. L’evento è andato, è stato fatto, non m’interessa quello che è stato speso, ma è stato fatto un evento positivo e quella spesa per me era giusta da fare. Ma quell’evento ha una conseguenza. Quell’evento presupponeva e presuppone che da lì i 600 operatori, giornalisti, che sono arrivati andavano nel tempo, a partire dall’ottobre 2018, invitati, frazionati a gruppetti di 30-40 e riportati in Calabria, coinvolgendo gli operatori. Io mi sono offerto, da tour operator, come albergatore, che avrei ospitato gratuitamente questi ospiti perché era necessario, perché loro hanno visto, hanno osservato, poi devono scendere nei particolari, trattano con le strutture ricettive, vanno a vedere la cucina dell’albergo, i servizi che offre direttamente la struttura e il territorio. Questi si chiamano Educational Tour. Avremmo dovuto fare decine di Educational Tour: non si è fatto nulla. Quindi, quest’anno, i tedeschi andranno altrove a fare il loro congresso. E sicuramente della Calabria, pochi, pochissimi si ricorderanno, mentre si doveva lavorare, si doveva “zappare la terra”, quel seme buttato andava lavorato. È stata persa un’altra occasione. E allora, questa grande risorsa che madre natura ci ha dato perché non va sfruttata dignitosamente? Perché non dobbiamo avere un assessore anche noi al Turismo, all’Agricoltura e così via?»
«Abbiamo gettato le basi con l’ENIT per fare della Calabria il riferimento delle cinque regioni legate alla cultura, alla tradizione, alla storia della Magna Grecia, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia, in un unico brand e andare in quei mercati globali, in India, in Cina, nel Sudamerica, nel Nordamerica, in Australia e presentarci con questa destinazione legata ai Bronzi di Riace che sono, diventano, i testimonial di questo ampio territorio. E quindi presentarci con la vasta offerta, dall’agro alimentare, dai nostri prodotti genuini, alle nostre spiagge, ai nostri musei, agli scavi archeologici, di tutto quello che questo territorio offre da Napoli in giù. Perché, andare da soli a dire in Cina o in India, in questi grandi e immensi continenti, in questi Paesi, un miliardo e 400 milioni i cinesi, a dire “la Calabria”. Calabria? Che cos’è? Dov’è. Ma invece bisogna andare a dire che questa metà Italia ha un grande patrimonio unico al mondo che nessuno ci può copiare. Ma sa quanta gente verrà? Ecco, questo è il turismo.
– Il suo entusiasmo è ammirevole e potrebbe convincere molti dei cosiddetti delusi del voto. Ma veniamo all’aspetto strettamente politico: il suo programma potrebbe sicuramente stuzzicare gli appetiti della Lega. E nel caso in cui la Lega si offrisse di sostenerla – visto che non hanno un candidato proprio – qual è la sua posizione?
«La Lega è partita nel passato con tante piccole leghe, cioè la politica che guardava ai bisogni del territorio. La politica dava risposte al territorio. Il mio progetto, in Calabria, è questo. Voglio dare delle risposte alle esigenze, alle incazzature, allo scoglionamento dei miei concittadini. E allora devo fare delle alleanze, se necessario. Ma il progetto è nostro, la macchina la guida Nucera. Nucera non sale in un’altra macchina, né di Salvini né di Zingaretti. Ognuno va per la sua strada. Nucera ha la sua strada tracciata e quindi, se altri vogliono allearsi con noi, con il Movimento La Calabria che vogliamo, noi discutiamo dei progetti, delle idee. E le nostre idee sono chiare. E allora, quello che intendiamo fare sono i contenuti del programma. Anche sul regionalismo differenziato. Qualcuno pensa che il fatto che io abbia questa posizione sia perché sono vicino alla Lega. No, assolutamente no. Il mio regionalismo differenziato è lo strumento, lo intendo come lo strumento per liberare, per rompere, per spezzare le catene che ci legano, alle clientele, alla ‘ndrangheta, a tutto quel processo storico, dall’Unità d’Italia in poi, che ci ha bloccati, che ha costretto i calabresi ad emigrare. Io sono convinto – perché lo dimostrano i fatti – che i calabresi messi nelle pari condizioni di opportunità, di fattori, come ce l’hanno i lombardi, i piemontesi, i veneti, gli emiliani e così via, i calabresi li supereranno. Lei s’immagini come se ci fosse una corsa e tutti partiamo alla stessa maniera, con le stesse condizioni, senza trucchi: il calabrese arriva prima. Lo dimostrano i calabresi che sono andati in America, che sono andati in Australia, in giro per il mondo, che sono quelli che guidano. Io ho incontrato manager, CEO, delle più grandi multinazionali, nella Pubblica Amministrazione anche d’Italia o nelle società importanti italiane… Bono, le faccio il nome dell’ing. Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri: è calabrese. È partito anche lui, come io sono partito da Gallicianò, è partito e venuto a studiare, è diventato manager, il capo di Fincantieri, che costruisce le navi più belle del mondo. Anche Nucera è partito da Gallicianò e quando è arrivato a Reggio dopo aver fatto la quinta elementare in un’aula con cinque classi, prima, seconda, terza, quarta e quinta, non capivo l’italiano, ma non perché non studiavo ma perché nel mio paese si parlava il dialetto greco, in famiglia si parlava il dialetto greco. Bene, io mi sono messo sotto, studiando di notte: il mio orgoglio è stato così forte che ho sempre preso la borsa di studio dalla prima media fino alla laurea all’università. Questi siamo, questi sono i veri calabresi, con questi noi ci alleiamo. Poi, a livello politico, l’importante è una cosa: le alleanze, come dicevo prima, le possiamo fare, ma il progetto è sacro. Nucera deve guidare e guiderà il progetto. Chi si vuole alleare sulla base dei programmi che Nucera mette sul tavolo, benissimo, che venga! (s)
P.S: Repetita iuvant. Questa intervista (quella a Occhiuto pubblicata il 22 settembre, quella a Oliverio del 29 e le altre che seguiranno nelle prossime domeniche ai candidati a governatore) non sono spot elettorali: Calabria.Live non parteggia per alcuno, se non per i calabresi e la Calabria tutta. Chiunque ha idee da presentare, argomenti su cui ragionare, troverà qui una piazza aperta e disponibile a diffondere, nella dialettica del confronto, opinioni e proposte. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di parole vuote che, ormai, per fortuna, non riescono ad incantare più nessuno. La sfida alle prossime regionale non va giocata sui nomi, ma sulle idee e su propositi realizzativi per far crescere la nostra terra, per dare finalmente un futuro (in casa) ai nostri ragazzi, per trasformare la Cenerentola del Mezzogiorno nella California d’Europa.