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A Reggio col progetto "Solo tu" riflessione e confronto sulla condizione femminile

A Reggio col progetto “Solo tu” riflessione e confronto sulla condizione femminile

È stata un’importante occasione di confronto e riflessione sulla condizione femminile l’evento ospitato all’Odeion di Reggio Calabria, grazie al progetto Solo tu, la campagna di sensibilizzazione sulla cultura e il contrasto alla violenza di genere, promossa dalla Casa Rifugio Angela Morabito” – Piccola Opera Papa Giovanni e realizzata a cura della Compagnia teatrale “Scena Nuda”.

Un appuntamento tra teatro e riflessione, partendo dal monologo Giulia e la luna, tratto dal testo di Fortunato Nocera (edito da Città del Sole), per proseguire con un incontro-dibattito.

«Siamo circa a metà del progetto», ha sottolineato, in apertura, la direttrice artistica di “Scena Nuda”, Teresa Timpano, ricordando come “Solo tu” si sviluppi attraverso una serie iniziative, tra cui anche i laboratori con gli studenti, ed evidenziando la collaborazione con il Comune, “con il quale continueremo a lavorare”, e il sostegno dell’ex assessora alla cultura, Irene Calabrò. La responsabile del Centro antiviolenza e della Casa rifugio “Angela Morabito” – Associazione Piccola Opera Papa Giovanni, Francesca Mallamaci, ha quindi rimarcato l’importanza di condividere con Scena Nuda un progetto «di educazione culturale, come mezzo per contrastare un fenomeno come la violenza di genere. Abbiamo voluto aprirci al territorio, con il compito anche di promuovere un rinnovamento culturale».

Il binomio arte-letteratura ha caratterizzato l’evento ospitato nel sito archeologico dell’Odeion: un luogo che custodisce la storia e nel quale Miryam Chilà, con la direzione di Teresa Timpano, ha dato vita, con grande intensità, alle parole di Giulia, la figlia dell’imperatore Ottaviano Augusto, nella sua ultima notte, rinchiusa in una torre a Reggio Calabria, pagando gli intrighi di potere e il suo essere intelligente, colta e libera. Miryam Chilà ha incarnato i sentimenti della protagonista, nel suo dialogo con l’unica confidente, la luna. Come spiegherà la stessa attrice, nell’incontro successivo alla performance, questo racconto si inserisce nella possibilità, che il teatro offre, “«di parlare delle storie di donne che non hanno voce», strumento «utile per farsi delle domande, non trovando per forza delle risposte, ma chiedendosi perché questa storia sia ancora attuale».

Nel costruire lo spettacolo, ha aggiunto, «ci siamo chieste cosa volesse dire vivere questa condizione, ma anche vivere il contrario», e approfondire i tanti temi che emergono: «il rapporto padre-figlia, l’amare e nello stesso tempo non amare le persone o la propria città”. Ha concluso, quindi, con un pensiero che l’ha attraversata durante le prove, trovandosi a ripetere spesso il nome Giulia: “proporre, in questi giorni, questa performance è sicuramente un valore aggiunto, per Giulia, per tutte le Giulie del mondo».

Proprio dalla performance si è dipanato il dibattito sulla condizione femminile, che ha visto Teresa Timpano ripercorrere, sempre attraverso il Mito, quello che si può considerare un punto fondamentale nella nascita di una determinata visione della donna: l’esempio da cui è partita nasce dalla lettura del testo di Eva Cantarella, Gli inganni di Pandora; dunque, la storia di Pandora come “incipit delle discriminazioni”, la concezione secondo cui le donne «fossero persone di cui avere paura, che potessero provocare il male».

Da lì, «filosofi, storici, autori, hanno scritto spesso storie che relegano la donna in una posizione subordinata». Il Mito, il teatro antico fotografa, dunque, questa visione: ma la sua valenza è universale. Dal teatro antico, come rimarcato dalla critica teatrale Paola Abenavoli, si arriva al contemporaneo, anche guardando, appunto, all’universalità dei classici, che diviene – purtroppo – realtà attuale. Dalle rivisitazioni delle Heroides di Ovidio a quelle della produzione shakespeariana, alla scrittura originale di autori contemporanei, anche il teatro di oggi esprime la possibilità, attraverso la metafora artistica, di arrivare al pubblico con una forza probabilmente maggiore di qualsiasi altro mezzo.

E l’attualità è stata al centro dell’intervento di Francesca Mallamaci: partendo dalle conquiste che riguardano i diritti delle donne, avvenute solo in epoca recente, si è poi soffermata su quanto ancora occorra fare per superare le varie forme di discriminazione, a partire, ad esempio, dai servizi per le madri, soprattutto nel mondo del lavoro, ma in generale per far sì che si «metta la donna nelle condizioni di usufruire di reali pari opportunità». In questo, «l’azione deve partire dall’alto»: occorre parlare di più delle problematiche, occorre che «le donne possano assumere maggiore consapevolezza e fiducia nelle istituzioni».

Occorre puntare su formazione, politiche di genere, politiche del lavoro. Tematiche sviluppate, poi, dalla responsabile del Centro antiviolenza, nel corso di un interessante dibattito, animato da un pubblico partecipe, composto anche da giovani: la differenza tra conflitto e violenza, il coinvolgimento degli uomini nelle azioni formative e informative, l’importanza del ruolo delle famiglie nella destrutturazione degli stereotipi.

Tanti argomenti di assoluta rilevanza, per un tema che sarà al centro anche dei prossimi appuntamenti del progetto “Solo tu”, che proseguirà fino ad aprile. (rrc)