L’appello di “Ali di vibonesità”: Rendere fruibile il Parco archeologico e naturalistico

Non è facile, soprattutto di questi tempi, imbattersi in oltre cento studenti che invitati ad ascoltare la storia del Parco archeologico e agronaturalistico del proprio territorio non staccano per un solo l’attenzione dal racconto riscontrando un forte interesse e non solo storico.

È accaduto all’Istituto superiore “De Filippis – Prestia” di via Santa Maria dell’Imperio, dove l’associazione storico culturale “Ali di vibonesità” ha invitato l’Archeo club, presieduto da Anna Murmura, a far conoscere il nuovo progetto del Parco archeologico e naturalistico approvato nel 2018 dalla amministrazione comunale guidata da Elio Costa.

Moderato da Mario Iozzo, l’incontro si è avvalso dei contributi della stessa Anna Murmura, della dirigente scolastica Maria Francesca Durante e da Tony Bilotta.

Relatore è stato Antonio Montesanti, scrittore, storico, ricercatore ed appassionato esperto anche nella produzione di arte ceramica che con l’aiuto del power point ha fatto conoscere la consistenza del prestigioso patrimonio archeologico, naturalistico e ambientale, evidenziandone l’attuale stato di salute che resta quasi lontano dai competenti curatori, protagonisti di timide iniziative di aiuto. Quello di Antonio Montesanti è stato un accattivante viaggio nella storia della Vibo Valentia di ieri riuscendo a raccontare anche la qualità dell’impegno degli amministratori comunali dell’epoca, degli archeologi, delle più alte espressioni culturali.

Ripercorrendo un po’ tutto quello che insiste sugli insediamenti e le aree legate al Cofino, le Mura greche, San Leoluca, il castello di Vibo e di Bivona, la Tonnara di Bivona ed altri punti nevralgici della presenza archeologica, Antonino Montesanti, dopo averne esaltato la più autentica realtà storica, ha sostenuto la necessità di una iniziativa atta ad intensificarne l’attenzione e l’impegno allo scopo di propiziare le condizioni per renderlo “fruibile” ai cittadini. Il parco, in realtà, ha l’obiettivo di recuperare, tutelare e sviluppare, in una prospettiva di sistema integrato.

Si pensa, infatti, all’esistenza di una vasta area in cui i resti antichi sono giunti in uno stato di conservazione tale da permettere una comprensione immediata di quella che deve essere stata la fisionomia dello spazio urbano ed extra urbano della città greca, prima e, successivamente, di quella romana. È da considerarsi, questa, una condizione fortunata e ottimale sia per gli archeologi che ne affrontano lo studio da anni che per coloro che preposti alla tutela e alla conservazione delle aree, devono assicurarne la manutenzione nel tempo.

Le iniziative avviate di recente rappresentano un buon segnale di riacquisita sensibilità ma non bastano se è vero che occorre ridisegnare un progetto di più collegiale e competente impegno per restituire la più piena fruibilità dell’intero parco agli stessi cittadini. Dietro l’angolo ci sono idee percorribili e ricche di forti spinte culturali e artistiche. (rvv)