L’OPINIONE / Domenico Mazza: La Statale 106 sempre più lontana dai piani del Governo

di DOMENICO MAZZA – Come sovente accade, anche nell’ultimo Consiglio dei ministri, la vicenda riguardante la Statale Jonica è rimasta al palo. Probabilmente i luttuosi eventi che, a ciclica cadenza, rimandano agli onori della cronaca la tristemente nota “Strada della morte”, non hanno sortito alcun senso di colpa nei riguardi di uno Stato che ha preferito trasformare un luogo, lo Jonio, in un non luogo.

Una strada che da Sibari in giù è patria di nessuno. Una roulette russa, dove bisogna affidarsi alla provvidenza prima di percorrerla. Ci vantiamo tanto di aspirare alla normalità eppure di normale sullo Jonio è rimasto poco, se non nulla.

Certo è che siamo in Calabria, una Regione che nei suoi 50 anni di vita ha fatto del compromesso la sua ragione di vita. Una Regione che ha svenduto, parte del suo popolo in cambio di qualche obolo. La stessa porzione di popolo che a furia di ricevere brandelli di scarti ora è talmente abituata agli avanzi, da scambiarli per succulenti piatti da portata. Un concetto di regionalismo deviato, distorto, volutamente sbilanciato e foriero di interessi centralisti opposti a periferizzazione di altre aree.

Eppure, basterebbe percorrerla quella striscia di catrame conglomerato per accorgersi di quanto sia intollerabile che nel 2021 oltre al meta del popolo calabrese sia trattato da pezzente.

Un milione di persone che da Sibari a Reggio Calabria, vivono l’indigenza della mobilità, non conoscono cosa sia la sicurezza, avvertono di essere trattati da inferiori, in virtù di una non meglio definita appartenenza a dinamiche avulse ai processi dei centralismi.

Solo pochi chilometri dei circa 350 che distanziano Sibari dallo Stretto, risultano adeguati ai moderni standard, per il resto la strada si presenta, per lo più, larga 6 metri e con svincoli ed accessi abusivi.

E, mentre altrove si programmava l’ammodernamento di una strada che già era a 4 corsie, sulla Jonica ci hanno infestato di rotonde, con la scusa di elevare così gli standard di sicurezza, ma con la consapevolezza di averla resa arcor più pericolosa di quanto non fosse un ventennio fa: una ginkana, una corsa ad ostacoli, una processione di dolore, un martirio di flagellazione degno del rito dei Battienti. Un cimitero senza nome, un olocausto di Stato. Ben 750 sinistri negli ultimi 25 anni con circa 1000 vittime! È come se la Statale Jonica avesse cancellato dalle mappe un borgo calabrese, mentre sulla A2, il dato dei sinistri, nello stesso periodo, scende a poco più di 75.

E, come se non bastasse, in ossequioso rispetto delle dinamiche centraliste, si destinano circa 10miliardi per l’Av SA-RC, mentre lo Jonio non è meritevole neppure di qualche centesimo.

Evidentemente, la vita delle popolazioni della Magna Graecia, vale meno di quanto non valga quella dei residenti nelle aree del centralismo, altrimenti non si spiegherebbe perché uno Stato, distratto ed assente, ed una politica accondiscendente ai desiderata dei centri del potere, abbia fatto di tutto per non fare niente.

Ed il risultato è che oggi lo Jonio è niente. È polvere! Nella più completa e totale ignavia dei più, nel menefreghismo delle elite multicasacca che hanno tutelato il piccolo particolare, dimenticando che il benessere della cosa pubblica è, di riflesso, il benessere di tutti, anche di costoro. (dm)

Elezioni regionali, il Comitato Magna Graecia propone ai candidati di affiancare al simbolo del partito la dicitura ‘Magna Graecia’

Affiancare, al simbolo del partito, la dicitura Magna Graecia, «come atto di vera adesione al progetto». È quanto ha chiesto il Comitato Magna Graecia ai candidati alla presidenza della Regione Calabria, ribadendo la sua «equidistanza da ogni singolo schieramento aprendo però alla possibilità di creare una sponda verso tutti quei partiti o movimenti civici che dimostreranno lungimiranza e interesse verso il progetto di una nuova provincia della Magna Graecia con due capoluoghi: a Nord Corigliano-Rossano a Sud Crotone».

«La nostra visione – viene spiegato in una nota – resta sempre quella di una riproposizione dei territori al centro dell’agenda politica. Una visione che si allontani dalle alcove dei centralismi nazionali e regionali, sforzandosi di riportare la politica alle reali esigenze territoriali fatte di affinità fra aree contermini e basata sulla complementarietà, la sussidiarietà e cooperazione fondata su principi di affinità e non già di sudditanze. A questo proposito, ribadiamo che la nostra visuale parte dal presupposto di ristabilire equità ed equivalenze fra aree territoriali regionali, attualmente squilibrate e non rispondenti alle reali vocazioni degli ambiti».

«Proponiamo – ha spiegato il Comitato – una nuova area provinciale, a saldo zero per lo Stato, che nasca dalle ceneri della Provincia di Crotone e che da questa differisca in fase statutaria prevedendo la istituzione di due Capoluoghi: la città Pitagorica e la nuova città AusoBizantina. Tale disegno, replicabile in diverse aree della stessa Regione e del territorio nazionale, sarà la sfida che attenderà il futuro, qualora la politica volesse, finalmente, ritornare a recitare il proprio ruolo: la rappresentanza, la voce, il sentimento di esistenza che legittimamente ogni ambito ha il dovere di esprimere e palesare».

«La nostra è una visione di inclusività – continua la nota –. Non nasce contro qualcosa o qualcuno, non nasce contro i Capoluoghi storici, ma mira a bilanciare lo scriteriato squilibrio che i centralismi politici hanno generato, riportando ogni area ad avere la propria dignità politica e territoriale».

«Non è un caso, infatti – continua ancora la nota – se, a seguito della nascita del Comitato, oggi seguito sui suoi canali internet e social da circa 50mila persone, siano nati in Italia Movimenti  similari che si son posti l’obiettivo di riportare l’attenzione della Politica sulle problematiche territoriali che soffrono in maniera spropositata gli effetti dannosi dei centralismi. Questi, infatti, hanno letteralmente distrutto e periferizzato aree, un tempo fiorenti, oggi rese larve di sé stesse. Prima di tutte l’area dell’Arco Jonico Magnograeco Sibarita e Crotoniate».

«Pertanto, rivolgendoci agli Amministratori Locali, agli attuali e futuri Consiglieri regionali, ai Rappresentanti nazionali di Camera e Senato, ai Leader di partito ed a coloro che da qui ai prossimi due anni saranno i nuovi rappresentanti del territorio Jonico a Roma – ha detto ancora il Comitato – chiediamo: chi veramente, e non a fini strumentali, creda e condivida quanto dal nostro Comitato professato, a fianco al simbolo del proprio partito politico o del movimento civico di riferimento, apponga il simbolo del Comitato ed, assieme a noi, si batta per una visione che rimetta al centro della agenda politica le reali esigenze del territorio, facendo rete e dimostrando a sé stesso ed agli altri che un’altra visuale dello Jonio è possibile, un altro concetto di Calabria è edificabile, un altro concetto di Paese è non più differibile».

«In funzione di quanto su indicato – conclude la nota – invitiamo tutti coloro che condividano le nostre istanze a scendere in campo, mettendoci la faccia e allontanando il puzzo del compromesso in nome e per conto della ratifica di una candidatura, ad ogni livello di rappresentanza, affiancando la nostra visuale a quella della propria casacca di riferimento. Solo in questo modo la politica tutta potrà dimostrare a sé stessa ed al proprio elettorato che il linguaggio che intenderà parlare non sarà più quello imposto dai salotti romani e di conseguenza dai ramificati centri di potere regionali, ma quello dei territori per troppo tempo abbandonati e finanche disconosciuti dalla loro agenda quotidiana». (rkr)

L’OPINIONE/ Domenico Critelli: Una rinnovata visione di realtà urbana per la città di Pitagora

di DOMENICO CRITELLI – Se avessi titolo ad indicare l’intervento più appropriato a sostegno della fusione dei Comuni, non c’è dubbio che il contributo fornito dell’Ing. Calabretta va nella direzione giusta.

Una base di confronto è uno schema tecnico filosofico dal quale partire, per trovare ulteriori ed inconfutabili ragioni a sostegno della “Città Territorio” o fusione dei Comuni.

Riconosco al già consigliere regionale, Emilio de Masi, l’acume di aver compreso, e già proposto, la valenza della conurbazione tra municipalità contermini, seppur la mia idea sulla stessa, ritengo più inclusiva e partecipata del triangolo Crotone, Cutro, Isola.

Mi convince l’idea della “Città triangolare” se la visione o, ancora meglio, l’immaginazione fattuale, non si lascia opprimere e contenere dalla meccanicità delle “linee” ma le arricchisce o, addirittura, le implementa fino a fornirgli un’anima ed un orizzonte più ampio. Per l’appunto quel Genius Loci in grado di esaltare la comune base identitaria che è propedeutica alla nuova forma Urbis che l’ing. Calabretta elabora e propone.

Sembra quasi ovvio che, assumendo quale baricentro geometrico il Capoluogo di un’ampia area Urbano-territoriale quale Crotone, si può argomentare ed affermare che più triangoli equilateri, o quasi tali, – se si esclude Strongoli – potrebbero dare vita alla somma di quattro triangoli a base “acuminata” dalla quale prendono forma, o si irradiano, 5 rette sostanzialmente equivalenti salvo «…lo scarto di qualche centinaio di metri…».

In pratica, una figura geometrica a raggiera, o a ventaglio, entro la quale ridisegnare e riprogettare una fra la più grandi Aree Urbane dello Jonio ed il più esteso territorio Comunale della Calabria. La Gemma dello Jonio dal sistema cristallino esagonale e classe di simmetria diesagonale esapiramidale. Magari non esiste in geometria ma di sicuro nella mia fervida fantasia, grazie all’ing. Calabretta.

Una lunga e propedeutica narrazione per ribadire la mia personale ostinazione a costruire la Città dello Jonio dalla fusione dei Comuni di Crotone, Isola Capo Rizzuto, Cutro, Scandale, Rocca di Neto e Strongoli.

Migliaia di questi cittadini, quotidianamente, svolgono le proprie attività nel centro capoluogo, dovendo percorrere pochi km. e, in ogni caso, in un tempo quasi pari a quello impiegato dagli abitanti di Capocolonna o di Papanice.

Un aspetto apparentemente ininfluente, ma esemplificativo, di un sodalizio umano e identitario già presente e solido fra le nostre comunità.

Ma vi è di più. Le attività sociali ed economiche, quelle politiche o culturali piuttosto che quelle del tempo libero o della formazione, registrano relazioni fitte e diuturne come un’unica grande e popolosa comunità. Pochi Km. separano il centro cittadino di Crotone da quei Comuni, sicuramente inferiori, anche nei tempi di percorrenza, rispetto a Città più popolose o metropolitane.

La contiguità dei rispettivi territori, poi, consente di pianificare un ammodernamento delle attuali infrastrutture di collegamento fra i diversi Centri e potendo contare su un’ampia area direzionale a sud e a nord di Crotone, spaziando da Poggio Pudano al Passovecchio, con ampie aree di accesso alla città, peraltro, interessate nei prossimi anni ad opere di bonifica e interventi di emersione di siti archeologici nell’ambito del progetto Antica Kroton.

Ma è lo studio di fattibilità, della 4 corsie Simeri Crichi-Passovecchio-Sibari, con rispettivi lotti funzionali, a rendere ineludibile la prospettiva della conurbazione dei 6 Comuni (Crotone, Isola Cr., Cutro Scandale, Rocca di Neto, Strongoli). Del resto, quanto già avviato, oltre 50 anni fa, da Sambiase, Nicastro e Sant’Eufemia e, più di recente, da Corigliano e Rossano, va in questa direzione e ci invita a seguire quelle che, giocoforza, saranno la linee d’indirizzo del futuro: unioni, fusioni, aree vaste ed ambiti metropolitani che ridisegnino la geografia tenendo fede a quelle che sono le vocazioni dei territori, surclassando un concetto di regionalismo imperfetto che, ad oggi, ha portato solo diseconomie di scala e impercettibili migliorie alla vita dei cittadini, se non in specifiche aree soggette a patologie centraliste.

Collegare i maggiori centri urbani calabresi (Lamezia, Catanzaro, Crotone, Corigliano-Rossano) con un’infrastruttura autostradale e colmare, definitivamente, un deficit di mobilità e di civiltà del medio e alto Jonio.

Quello che provo ad immaginare, per la nostra città, e per la sua comunità civica e politica, è una prospettiva baricentrica e, quindi, di inclusione, condivisione e solidarietà, non nascondendo la necessità che la Città inizi a pianificare il suo sviluppo verso Nord, area, quest’ultima affine per interessi e tradizioni e propedeutica alla sfida della nuova area provinciale della Magna Graecia.

So bene che la sfida non sarà semplice, e neppure scontata ma, tuttavia, non solo vale la pena impegnarsi, ma è addirittura decisivo vincerla per affermare il peso politico di quest’area territoriale. Le prossime elezioni regionali, ma ancor di più le prossime elezioni politiche dove ci confronteremo con il nuovo collegio jonico, saranno il punto di partenza di questo lungo ed avvincente percorso.

Il prossimo consiglio regionale dovrà affrontare la questione relativa al fatto che il Crotoniate e la Sibaritide non possano esprimere i loro rappresentati regionali e nazionali in circoscrizioni elettorali diverse. Sarà imperativo omologare ed amalgamare i bacini di riferimento, secondo logiche e criteri di unicità ed affinità tra le diverse, ma complementari competizioni elettorali.

Quanto all’ing. Calabretta, non so se sono riuscito a farmi comprendere e condividere nella tesi specularmente asimmetrica alla sua. Sono animato da immaginazione piuttosto che da conoscenza tecnica e filosofica. Ma in questo, a prescindere o meno dalla condivisione dell’Ing. Calabretta mi viene in soccorso una espressione di Einstein per il quale: «L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione racchiude il mondo». (dc)

Domenico Critelli è del Comitato Magna Graecia

Il Comitato Magna Graecia diventa un’Associazione politico-culturale

Il Comitato Magna Graecia si è trasformata in un’associazione politico-culturale, e ha espresso «ampia soddisfazione per la graduale e importante campagna di sensibilizzazione in atto che, tuttavia, va incentivata e incrementata in tutte le sue connotazioni partecipative».

«L’idea piace, è condivisa e apprezzata – si legge in una nota –. La macchina organizzativa è in costante attività. Le prossime tappe prevedono: la registrazione del nuovo statuto e la presentazione di un manifesto politico-culturale e di un documento politico-amministrativo da illustrare a tutte le Amministrazioni, ai Candidati alle prossime elezioni regionali ed in un futuro più anteriore a coloro che si candideranno nel nuovo collegio dell’Arco Jonico per rappresentare il territorio Magnograeco a Roma».

«È stato attivato, anche – continua la nota – sul sito ufficiale del Comitato, un canale dedicato a tutti coloro che volessero contribuire con donazioni pubbliche al consolidamento della nostra straordinaria azione di consapevolezza e richiamo delle coscienze nelle popolazioni Sibarite e Crotoniati. Basterà semplicemente collegarsi al link https://paypal.me/pools/c/8AYNW3gCLK, per effettuare l’eventuale donazione».

«L’azione del Comitato è bilaterale – viene spiegato in una nota – da un lato agisce sulle Amministrazioni affinché facciano proprio il progetto, dall’altro interviene sulle Comunità allo scopo di rendere il Cittadino partecipe all’idea, condividendola e interiorizzandola. In tutto questo un ruolo importante viene svolto dalle forme di comunicazione in atto. Qui l’appello viene rivolto a tutta la società civile, alla parte economica, ad imprenditori e commercianti, a coloro i quali vedono in questo progetto una possibilità di ripresa economica del Paese».

«Magna Graecia –  viene spiegato – mira alla istituzione di una provincia con due Capoluoghi, a Nord Corigliano Rossano a Sud Crotone, così da servire in egual misura le due aree ed a saldo zero per lo Stato. È un’idea, quella del Comitato che non nasce contro i Capoluoghi storici, ma dalla necessità di bilanciare un rapporto di gettito verso le aree del territorio calabrese al fine di colmare il gap che fra le stesse sussiste e per rettificare un regionalismo deviato che mai ha inverato i rapporti fra rappresentanza e omogeneità tra aree della Regione. Combatte lo strapotere politico dei Capoluoghi storici abituati a fare, politicamente parlando, man bassa di tutto. È finalizzata a migliorare la qualità della vita dei Cittadini mediante un riequilibrio del rapporto costo/benefici/tassazione. E’ evidente che per un cittadino della Magna Graecia, considerato l’isolamento infrastrutturale e dei servizi giudiziari e sanitari, il costo della vita sia più oneroso rispetto ad altri centri. Si introduce quindi, un principio di eguaglianza tra cittadini nel rapporto tra fisco e servizi resi».

«Il progetto – viene spiegato – tende a rivitalizzare l’Arco Jonico Magnograeco non solo negli interessi degli autoctoni, ma dell’intera popolazione calabrese. E’ questa, pertanto, un’idea che vede tutti protagonisti, nessuno escluso. Il Comitato coglie nell’idea-progetto Magna Graecia una vera opportunità di riscatto sociale e di ripresa dell’economia, ma occorre intervenire collegialmente e mettere da parte la prassi deleteria della delega».

«Nei prossimi mesi – viene annunciato – inizierà una campagna di sensibilizzazione ancora più imponente e massiva. Il Comitato seguirà il duplice percorso di comunicazione integrata  tradizionale e  innovativa, al fine di raggiungere quante più persone possibili. Si ha bisogno, però, del contributo di tutti, non solo in termini di presenza fisica ma anche di risorse economiche. Il Comitato, al fine di far fronte alle spese destinate all’organizzazione e promozione del progetto, è alla ricerca di social partner, a cui destinare spazi di visibilità nell’ambito delle varie manifestazioni organizzate dal Movimento nonché sugli spazi social e sul sito istituzionale. Questo è un progetto che necessita di sopperire a spese vive derivanti da registrazioni, costituzioni, ecc. Il progetto si basa sulle singole individualità; il Comitato ha dato e continuerà a dare, ma la cittadinanza deve comprendere che si sta portando avanti un idea-progetto nell’interesse di Tutti. I fondi saranno destinati a coprire i costi della campagna di sensibilizzazione in atto. Chiunque, a vario titolo, potrà sostenere il progetto».

«Il Comitato – conclude la nota – agisce nell’interesse della collettività, ben consapevole che un eventuale successo produrrebbe benefici non solo per l’area dell’Arco Jonico, ma per l’intera Regione in una rinnovata visione di Sistema Calabria e più in generale di rifunzionalizzazione dell’intero Mezzogiorno d’Italia». (rkr)

Comitato Magna Graecia: L’Arco Jonico rimane abbandonato mentre si parla di Ponte sullo Stretto

Il Comitato Magna Graecia, denuncia che, mentre in Parlamento si è discusso dell’attraversamento stabile dello Stretto, «l’area jonica continua a essere boicottata dai soliti antiquati poteri centralisti».

«Così perpetuando – continua la nota – i cittadini residenti nel territorio Magnograeco, continueranno ad essere trattati a pesci in faccia dall’intera partitocrazia, nonostante il prelievo fiscale esercitato sulla Comunità Jonica, in una ingiusta e sproporzionata relazione, non sia suffragato, minimamente, da uno straccio di rapporto costi/benefici».

«Di giorno in giorno – prosegue la nota – aumentano i segnali di intolleranza democratica nei confronti di chi non perde occasione ad avventurarsi in politiche ottuse e miopi, sprovviste di consapevolezze. Registriamo, ad onor del vero, la  presa di posizione dell’on. Forciniti, unica voce fuori dal coro in un Parlamento che santifica il Ponte sullo Stretto o qualcosa di similare».

«Il tutto in barba ai bisogni dei residenti nell’Arco Jonico – dice ancora la nota – che ricevono briciole di sensibilità con contentini da poveracci. Rotonde sparse lungo la statale 106, ricambio di qualche guardrail, ritinteggiatura random di stazioni ferroviarie. Per la statale nel tratto Sibari-Crotone, ad oggi, non ci sono fondi, e i silenzi di Stato sulla ancora mancata elettrificazione del monobinario Jonico, rimandano al 2026 un progetto che avrebbe dovuto vedere la sua piena fruizione a giugno del 2021. La cosa mortifica ancor di più se si pensa al fatto che i lavori d’elettrificazione della Jonica sono stati assegnati contestualmente alla Belluno-Venezia, ma mentre quest’ultima è stata consegnata ed inaugurata in pompa magna alcuni giorni fa, la Jonica ancora è in alto mare e neppure si intravede l’orizzonte».

«Anche in questo caso – viene spiegato – registriamo l’interessamento della deputata Barbuto, che ha ottenuto il commissariamento di un’opera, non solo utile al traffico su ferro, ma di vitale importanza per il rilancio dello scalo aereo di Sant’Anna, unica e sola aviosuperficie che godrebbe di flussi notevoli se adeguatamente collegata al suo bacino di riferimento: la Sibaritide».

«La partitocrazia politica centralista, però – continuala nota – approfittando dei prossimi investimenti derivanti dai Recovery Fund, rilancia il Ponte sullo Stretto, ritenuto più importante rispetto alle esigenze di una fascia di territorio tenuta in condizioni da Terzo Mondo: stazioni ferroviarie chiuse, tratta a binario unico e non elettrificato, convogli obsoleti; una statale 106 a carreggiata unica a doppio senso con svincoli e accessi abusivi. Nessun accenno alle vie del mare! Questo è il contesto in cui vengono lasciati i cittadini della Magna Graecia, gli stessi che aiutano a infoltire le casse comunali, regionali e gli stipendi dei Parlamentar».

«Non siamo assolutamente contro al collegamento dello Stretto – dice ancora il Comitato – ma lo stesso dovrebbe avvenire a coronamento di politiche infrastrutturali riequilibranti il dato regionale, considerate le vergogne di Stato chiamate: Statale 106 – tratta ferrata – vie del mare – scalo aereo di Crotone».

«Ad oggi – spiega la nota – solo la cantierizzazione di 38km relativi al terzo megalotto, ed allo stato, funzionali solo agli interessi centralisti di convergere i flussi adriatici lungo la direttrice tirrenica, utilizzando quindi l’alto Jonio Federiciano quale collettore tra la A2 e la A14. Non ci sembra spiegabile come la statale 106 sia l’unica realizzata a macchia di leopardo, considerate le varianti in prossimità del Capoluogo di Regione e nella Locride, ed estromettendo il tratto a più alta incidentalità, con flussi anche maggiori rispetto all’A2 e che rappresenta la vera spina dorsale del sistema dei trasporti afferente la città Pitagorica e quella Auso-Bizantina: l’asse Sibari-Crotone. Una disparità di trattamento che si tocca con mano, che grida giustizia, e calpesta la dignità di un popolo».

«Stupisce – viene evidenziato – la mancata indignazione degli Amministratori, dei Referenti Regionali e delle Rappresentanze Parlamentari di questa fascia di territorio, allineate e coperte a quella partitocrazia che ritiene non prioritaria la vertenza Jonio. Non è più né tempo di inviti-appelli né auspici, ma di agire partendo dal basso. Ai cittadini il compito di reagire, in primis ai crotonesi, che rimangono distanti oltre 100km in linea d’area dai punti d’intermodalità e ciò ha comportato e comporta lo stato di totale isolamento dell’area crotoniate dai flussi di traffico. Poi alla classe dirigente dell’Arco Jonico che ha l’obbligo morale di interrogarsi circa le condizioni di sotto sviluppo in cui quest’area è tenuta e il perversare di quest’atteggiamento ostativo e preclusivo di chi è pagato con i soldi di noi tutti».

«Infine – conclude la nota – ci rivolgiamo ai Sindaci del Territorio Crotoniate e Sibarita: “Svegliatevi”! Chiudersi nei succinti perimetri delle Municipalità, non concorrerà a creare un grido unanime e compatto. Contribuirà soltanto a spianare, ancor di più, la strada ai poteri ed ai candidati del  centralismo che continueranno a fare man bassa dei territori di periferia, desertificandoli sempre più, per meri interessi elettorali».  (rkr)

Il Comitato Magna Graecia scrive lettera al direttore commerciale di Italo per la mobilità

Il Comitato Magna Graecia, congiuntamente all’Unione delle Associazioni della riviera dei Cedri e del Pollino ed alla Associazione Ferrovie in Calabria, ha inviato una lettera al direttore Commerciale dell’azienda NTV, Fabrizio Bona, in cui vengono illustrate alcune proposte «ritenute migliorative per la mobilità a mercato su ferro».

Nello specifico, sono state richieste 3 tipologie di intervento: la possibilità, nel periodo estivo, di aggiungere sulla coppia di treni Italo 8195/8192 recentemente istituita, anche la fermata presso la stazione di Scalea, in considerazione dell’afflusso turistico ricadente nella zona nei prossimi mesi.

«Considerati i notevoli flussi turistici – si legge nella lettera – che si prevedono per quest’estate, e la strategicità degli ultimi due collegamenti istituiti fra Roma e Reggio Calabria, vorremmo invitarVi a valutare l’istituzione di una fermata della nuova coppia di treni 8195/8192 presso la stazione di Scalea-S. Domenica Talao, dal prossimo 15 luglio fino al 31 agosto oppure nei soli fine settimana. La richiesta si fonda sulla necessità di garantire a questo comprensorio, che d’estate supera le cinquecentomila presenze, dei collegamenti attraverso cui fare andata e ritorno in giornata e che permettano di sfruttare al massimo il weekend. Scalea inoltre ha una posizione strategica non solo tra Sapri e Paola, ma anche fra la costa e l’entroterra».

«Il nostro invito, poi – continua la lettera – è quello di valutare, sulla scia di quanto avvenuto con il Frecciargento Sibari-Bolzano, l’istituzione di un nuovo collegamento a servizio dell’Alto Tirreno ma soprattutto dell’Arco Jonico Magnograeco. L’Arco Jonico è quel lembo di terra che si estende da Crotone a Sibari. Si tratta di un territorio con un’alta densità abitativa, ove sono situati due fra le più grandi città calabresi: Corigliano-Rossano e Crotone».

«Su questo versante – viene spiegato – l’unico servizio a lunga  percorrenza esistente è il citato Frecciargento, il quale al momento termina la corsa a Sibari in attesa del completamento dell’elettrificazione fino a Crotone, ad oggi ancora in uno stato embrionale nonostante siano trascorsi ormai tre anni dall’affidamento dei lavori d’appalto, ma per cui, recentemente, sono state istituite delle coincidenze su ferro con treni regionali. Con un ipotetico nuovo servizio in partenza dal nodo di Sibari si potrebbe valutare l’opportunità di portare l’Alta Velocità anche direttamente nell’area Brutia di Cosenza-Rende, il cui hinterland conta una popolazione di duecentocinquantamila persone. In tale zona sono inoltre situati numerosi uffici e  l’Università della Calabria».

«Suggeriamo, inoltre – conclude la lettera – di valutare l’opportunità di instradare uno dei servizi fra Reggio Calabria ed il Nord Italia, via San Lucido-Sibari. La corsa dunque proseguirebbe lungo l’asse Taranto-Bari-Adriatica e nei pressi del nodo di Bologna tornerebbe sulla linea Av\Ac. Si tratterebbe di un collegamento inedito attualmente inesistente che permetterebbe di collegare  la Calabria con il versante Adriatico». (rkr)

Comitato Magna Graecia: Nel corto per Expo di Dubai non c’è l’Arco Jonico

Giovanni Lentini e Domenico Mazza, del Comitato Magna Graecia, hanno rilevato come, nel corto che sarà proiettato all’Expo di Dubai in cui vengono raccontate le bellezze di ogni regione italiana, a firma di Gabriele Salvatores, per quanto riguarda la Calabria, non c’è nessuna menzione all’Arco Jonico.

Nel corto, infatti, le bellezze calabre da ‘sfoggiare’ sono state suddivise in due tipologie, il Belvedere e il Saper Fare, rappresentate dal parco archeologico di Scolacium, dai Pini Loricati del Pollino e dall’affaccio di Tropea.

«Certo – hanno detto Lentini e Mazza – senza nulla togliere alle splendide  località individuate tra tante, appare riduttivo, il fatto che si possa circoscrivere il “Belvedere” di questa meravigliosa e martoriata Regione in un semplicistico concetto legato ad un marketing territoriale sommario e rispondente sempre ai dettami delle influenze di marketing viziate da centralismi».

«È mai logico – hanno ribadito – immaginare che la Calabria non sia ricordata, promossa e valorizzata per il suo importate contributo alla crescita della nobilissima e antichissima  società Magnograeca? È pensabile che siti archeologici di valenza mondiale, come Sybaris e Kroton, il mito della tomba di Erodoto a Thurii e il Pitagorismo non siano neppure menzionati? È naturale estromettere l’unico patrimonio Unesco della Regione: il Codex Purpureus? Vi sembra accettabile non citare l’opera dell’esegeta biblico, Gioacchino da Fiore? È comprensibile che il Castrum Petrae Roseti e il Maniero Aragonese di Le Castella, o l’immenso Castello Federiciano di Rocca Imperiale, terminazione a cuspide naturale di uno dei centri storici più belli dell’intero Paese, simboli indiscussi del richiamo turistico nella Regione, non siano meritori di interesse e citazione?».

«Si potrebbe continuare fino a notte fonda – hanno continuato – citando non solo località dell’Arco Jonico Silano (si pensi alla Grotta del Saraceno, ai più nota come Arco Magno o a quel meraviglioso scrigno che è Fiumefreddo Brutio, alla sacralità del Convento dei Minimi o alla Certosa di Serra San Bruno, per non parlare della inenarrabile bellezza di Chinalea); il risultato non cambierebbe. Purtroppo la visuale rimane sempre settoriale e, imprescindibilmente, legata a dinamiche isolazioniste verso contenitori culturali che, se adeguatamente promossi, potrebbero rappresentare un valore aggiunto per l’intera Regione e non già per la sola Area Jonica del Nord Est».

«Altre Regioni – hanno detto – meno matrigne della nostra, hanno fatto della valorizzazione culturale e della promozione, anche dell’inimmaginabile, il plus valore della loro offerta. Insignificanti borghi e villaggi, promossi con adeguate e lungimiranti campagne di marketing territoriale, sono diventati mete predilette da flussi turistici internazionali, che hanno rivitalizzato l’economia dei luoghi incrementando il Prodotto Interno Lordo  di queste Regioni».

«Diamine – hanno concluso – stiamo parlando dell’Expo di Dubai, non della fiera di Paperopoli! Le linee di indirizzo della politica dovrebbero dimostrare un briciolo di saggezza, ancor prima del buon senso, riconoscendo valenza a ciò che, obiettivamente, non può essere sottaciuto o, peggio, dimenticato, o colpevolmente omesso alla narrazione di un cortometraggio finalizzato alla promozione turistico culturale della Regione che ha dato i natali al nome Italia.  Al malsano tentativo di disconoscere ciò che, prima di ogni altra cosa, ci ha reso grandi e immensi al “Mondo Conosciuto”, non facciamo un male all’Arco Jonico, ma all’intera umanità. I riverberi del centralismo, alla lunga, si ripercuoteranno come boomerang contro gli stessi soggetti attuatori». (rkr)

Vincenzo Calzona (Comitato Magna Graecia): Bacino d’utenza aeroporto di Crotone è di circa 450 mila

Vincenzo Calzona, del Comitato Magna Graecia, ha fornito indicazioni sul bacino d’utenza per l’aeroporto di Crotone, che «può contare su circa 450mila, ipotetici, passeggeri, compresi in tre province: Crotone, Cosenza e, marginalmente, Catanzaro».

«A scanso d’equivoci – ha spiegato – e date le frammentarie e poco esplicative informazioni è necessario, prioritariamente, cercare di comprendere cosa è, e come  si definisce, esattamente, il bacino d’utenza di un aeroporto. Intanto, vanno identificati i presupposti geografici, ovvero, l’area di insistenza dell’aeroporto, ed entro quanti km dall’aeroporto, possono considerarsi inclusi, come ipotetici passeggeri, i cittadini abitanti delle Aree, direttamente riconducibili all’aviosuperficie di riferimento e quanto tempo possa considerarsi accettabile per raggiungere la meta».

«Sinteticamente tradotta, la definizione – ha proseguito – da si che ricadano nel bacino d’utenza dell’aeroporto di Crotone (e di qualunque altro aeroporto d’Europa), tutti gli abitanti che risiedono entro i 100 kilometri dall’aeroporto e/o entro i 90 minuti di percorrenza, utilizzando i mezzi pubblici, treni, autobus o, in alternativa, il proprio mezzo di locomozione».

«Che sia questo – ha detto ancora – il bacino d’utenza dell’aeroporto di Crotone, e non quello delineato sulla base di sensazioni personali, informazioni evidentemente inesatte, inattendibili e strumentali a qualcuno, per negare le legittime possibilità di crescita dello scalo, questo, non è sostenuto da un semplice cittadino, o un’associazione, ma da Enac, massima autorità che sovrintende l’aviazione civile in Italia, certamente non influenzata da giudizi e convinzioni personali localistiche e di parte, nel proprio ambito di competenza, consultando l’atlante degli aeroporti Italiani».

«Infatti – ha detto ancora – la stessa Enac, già da molti anni, ha delimitato e disegnato geograficamente i bacini d’utenza degli aeroporti calabresi, perché devono servire proprio una determinata area. Considerando che questa è autorità unica ed attendibile, in materia di aeroporti, voli, compagnie aeree autorizzate ai voli civili, possiamo senz’altro rimandare al suo sito ufficiale, dove sono disponibili tutte le informazioni relative agli aeroporti Italiani, compreso Crotone. Ivi sono riportate le date di inizio dei voli civili, le compagnie aeree che si sono avvicendate sugli aeroporti, le notizie tecniche riguardanti l’aerostazione, i dati sul traffico passeggeri, pubblicati con cadenza mensile, annuale e storici, per gli anni più lontani nel tempo e tanto altro».

«Pertanto – ha sottolineato – basterebbe studiare con un po’ di attenzione, e, soprattutto, con la voglia di sapere e conoscere l’argomento, per farsi un’idea, precisa e diretta, e non approssimativa, sull’infrastruttura più rilevante e determinante per l’economia di un ampio territorio, onde evitare magre figure».

«Malgrado si tenti di negarlo – ha concluso – il territorio della Calabria orientale centro settentrionale, meglio identificato come Arco Jonico Magnograeco, per l’aeroporto è unico ed  è essenziale e necessario per l’esistenza e lo sviluppo dell’aeroporto Jonico, e, per fortuna, lo hanno deciso lo Stato e l’Enac». (rkr)

 

Comitato Magna Graecia: Il futuro per lo scalo pitagorico è il progetto ‘Magnagraecia’

Il Comitato Magna Graecia, ha ribadito che il futuro per l’aeroporto di Crotone è il progetto Magnagraecia.

«Si è svolta, alcuni giorni fa – si legge in una nota – una manifestazione sulle drammatiche condizioni in cui versano lo scalo di Sant’Anna e tutti gli Asset della mobilità relativi all’ambito jonico. La manifestazione, ospitata nella sala del civico Consesso Pitagorico, ha visto la presenza di 12 Amministratori convenuti dalle province di Crotone e Cosenza. A margine della manifestazione, in cui si è discusso per cercare di addivenire ad una soluzione affinché lo scalo aeroportuale sia rimpinguato di servizi all’utenza, pur nella consapevolezza che attualmente i vettori abbiano declinato l’invito di Sacal ad incrementare i voli, diversi attori protagonisti della stessa hanno rilasciato delle dichiarazioni alla stampa».

«Registriamo, positivamente – si legge ancora – le lungimiranti linee d’indirizzo suggerite nel corso del dibattito dal già Consigliere regionale e attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, il quale ha invitato gli Amministratori intervenuti a guardare all’area dell’Alto Jonio, quindi all’idea-progetto Magna Graecia. Parimenti meritorie le linee di indirizzo di altri sindaci».

«Tuttavia, nostro malgrado – continua la nota – abbiamo avuto modo di constatare, dalle dichiarazioni del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, che lo scalo Pitagorico avrebbe già un suo bacino d’utenza, probabilmente sarà così, ma solo nella sua testa. Se poi al Sindaco Voce basta la presenza fisica di qualche sindaco per poter affermare il bacino c’è, e allora è libero di arrampicarsi sugli specchi. Appare riduttivo, se non semplicisticamente superficiale, pensare che il ristretto ambito Crotonese, possa essere reso appetibile dall’incremento di circa 25mila abitanti in più. La stessa Enac stima come bacino di riferimento dello scalo un ambito di oltre 400mila abitanti, ovvero, circa, il famoso contenitore foriero di migliorie sotto ogni punto di vista, più conosciuto con il termine di Area della Magna Graecia».

«Ci preme ricordare (ma il sindaco Voce ne è assolutamente a conoscenza) – prosegue ancora la nota – che l’ambito dell’Arco Jonico-Silano Magno Graeco è qualcosa molto più inclusivo del semplicistico concetto immaginato dall’Amministratore. A costui ribadiamo, che l’idea progetto Magna Graecia abbraccia tutta l’area Crotonese, la Sibaritide, l’area Federiciana e la Sila Graeca, e non già i soli comuni di Cariati e San Giovanni, offrendo una visuale di territorio nuova e, soprattutto, demograficamente e politicamente  più rappresentativa. Ci chiediamo secondo quale logica il Sindaco Voce consideri bastevole e “grande” un ambito di circa 200mila abitanti se anche l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, ha stimato, e non da oggi, necessaria e sufficiente, come bacino d’utenza per il mantenimento dello scalo, un territorio che inveri almeno il doppio della popolazione».

«Sa il sindaco Voce – continua ancora la nota – che il Catanzarese, guarda per questioni di opportunismo ed opportunità allo scalo Lametino, o è convinto che dal Capoluogo di Regione si recheranno a Crotone a prendere i voli? È a conoscenza del fatto che la Sibaritide, sia costretta a guardare a Lamezia, ed ancor prima a Bari, poiché, ad oggi, raggiungere lo scalo Pitagorico è un’impresa titanica?  Ed ancora sa che da Cariati, via Corigliano-Rossano, una navetta conduce passeggeri allo scalo Lametino?  Ecco, vorremmo che il Sindaco rispondesse su questo e sul perché continua a mantenere un atteggiamento, colpevolmente, silente sul progetto Magna Graecia. E con lui altri Sindaci corresponsabili del mancato decollo dell’intera area jonica. Non bisogna essere dei luminari in geografia per comprendere che un fazzoletto di terra di circa 200mila abitanti, quale è la Crotoniatide, non ha altre possibilità se non aprirsi ad un pari ambito, bistrattato dalla storia e dai fatti: la Sibaritide. Entrambe periferie e lande desolate dei bacini d’area vasta del centro e nord Calabria».

«È inutile continuare – prosegue la nota – a mantenere atteggiamenti defilati che, giocoforza, implicano diffidenza anche nell’area dell’Alto Jonio Cosentino, che spera in un’apertura culturale dell’ambito Crotonese. La Politica crotonese ha il dovere di uscire dal fumo dell’impalpabilita, non fosse altro per mettere fine alle cicliche boutade da squallida propaganda elettorale che ancora taluni Amministratori della Sibaritide, pezzenti di idee, utilizzano per promuovere l’ipotesi di un inutile scalo a Sibari. Di contro, rispediamo ai mittenti i doppiogiochismi di amministratori e burocrati, Sibariti e Crotoniati, che da un lato aprono all’unica idea foriera d’interessi per i loro territori e dall’altro mendicano, con il cappello in mano, alla corte dei capoluoghi storici, veri soggetti attuatori dello stato di stallo, degrado ed abbandono di tutto l’arco Jonico Magnograeco».

«Lo ribadiamo ancora una volta – conclude la nota – a scanso d’equivoci, il Comitato sta proponendo una rinnovata visuale, anzitutto, culturale e politica, che miri a ridisegnare territori ormai alla canna del gas. Chi, per interessi di bottega, continua a girarsi dall’altra parte immaginando improbabili Asl, bacini aeroportuali inesistenti, ambiti portuali innaturalmente aggregati a Gioia Tauro, inutili e fuorvianti scali a Sibari, più una serie di nefandezze inenarrabili, non fa torto a Noi, ma si rende attore protagonista del male perpetrato e perpetuato al proprio popolo ed alla propria terra». (rkr)

Comitato Magna Graecia: La politica intervenga e crei un nuovo Tribunale a Rossano

Il Comitato Magna Graecia, in merito alla soppressione del Tribunale di Rossano, ha denunciato un persistente «andazzo arrendevole ed incline alle dinamiche dei centralismi», mentre «fa riflettere e non poco, il dinamismo che si nota nelle Regioni a noi dirimpettaie, nel voler tentare, almeno, di correggere storture che hanno aggravato nel corso degli anni le condizioni di vita di chi ha voluto relegare aree delle stesse a ruolo di periferia».

Il Comitato, infatti, ha riportato come «nelle ultime ore la vicina Lucania ha tenuto un consiglio Regionale straordinario e monotematico sulla vicenda della soppressione del presidio giudiziario di Melfi. Sono state messe in campo una serie di azioni atte a rivendicare la riapertura del locale Tribunale, in funzione di una norma scriteriata che ha generato, a distanza di 10 anni dalla sua attuazione, un aggravio di costi piuttosto che una riduzione della spesa pubblica. In Basilicata, come in Abruzzo e Marche e prossimamente in Sicilia,  quindi, si è cercato di cogliere al volo l’opportunità fornita dalla Commissione interministeriale per la giustizia nel Mezzogiorno d’Italia, istituita dai Ministeri della Giustizia e per il Sud e la Coesione sociale. In quella sede sarà portato all’attenzione la necessità di ripristinare i Tribunali soppressi e accorpati, insieme ad altri 30 tribunali, per i tagli che, in maniera centralista, sono stati effettuati nel 2013».

«Sulla soppressione del tribunale di Rossano – si legge in una nota – registriamo, invece, una sostanziale calma piatta nella “Regione dei due Mari”, quella che, guarda caso ha perso un tribunale nelle sua terza città demograficamente più grande. La stessa città “regina” dei Tribunali soppressi essendo la più popolata dei 30 centri vittime della scure centralista che ha stabilito la soppressione dei relativi presidi di giustizia, la quale, per una ovvia visione progettuale, deve guardare a Crotone se non altro per le problematiche comuni che interessano i territori costieri. E invece si è dato vita nel corso degli anni a quest’illogica pratica secondo cui i centri dell’entroterra debbano spolpare le coste, impoverendole».

«A fianco a questa calma piatta non paga, – prosegue la nota –  la Politica propone addirittura un disegno sanitario che perimetri il territorio con i medesimi criteri che hanno visto la nascita dello sciagurato foro di Castrovillari, dove un tribunale, piuttosto che essere al centro naturale dell’area e nella realtà demograficamente maggiore ed equidistante da ogni angolo del territorio, è stato catapultato ai piedi di una montagna, in un contesto vallivo, questo si, “distante” dal Capoluogo di Provincia, poco più di 20 minuti di percorso autostradale. Tale scellerata situazione, non solo ha generato un aumento dei costi di giustizia, ma ha lasciato tutto quel territorio, compreso fra Taranto e Crotone, sguarnito di un presidio di giustizia».

«Ed ancora – dice ancora il Comitato – mentre nel resto della Calabria esiste un tribunale, mediamente, ogni 170mila abitanti, lungo l’arco Jonico Magnograeco il dato sale vertiginosamente ad un presidio su 420mila abitanti. In una condizione così drammatica e desolante, la Politica locale, non trova di meglio che accodarsi alle richieste partorite anche dai comuni viciniori di richiedere l’istituzione di un “Ufficio di prossimità”, strutture pensate per costituire una sorta di front e back office delle pratiche di cancelleria e similari».

«La politica, locale, regionale e nazionale – continua ancora il Comitato – si dia uno scatto d’orgoglio e si mobiliti. Abbia il coraggio di richiedere, non già la riapertura dell’ex Tribunale di Rossano, ma la creazione di un nuovo Tribunale. Si riparta dall’assunto di revisionare e rettificare la vergognosa perimetrazione dei fori giudiziari già ex ante la riforma del 2013, così come avvenne per la costituzione del nuovo tribunale di Napoli Nord in Aversa in atto soppressione dei 30 tribunali.  E la si smetta di giocare agli idioti con la fusione amministrativa, che secondo taluni “illuminati” avrebbe dovuto concedere di diritto la restituzione del tribunale, in quanto, già da separate Corigliano e Rossano erano parte del medesimo foro. Ci fu solo un caso che generò lo scorporo di una località da quelle soggette alla scure dei tagli: Urbino. La città marchigiana, infatti, non fu toccata solo perché Capoluogo insieme a Pesaro della medesima provincia».

«Il Comitato Magna Graecia – conclude la nota – ha fornito una strada che, di per sé, sarebbe foriera di equalizzazione dei servizi, in campo giustizia e non solo. Coloro che ancora fanno finta di non capire, ed a differenza degli asini continuano a cadere nelle stesse buche, partorendo proposte e progetti che puzzano di muffa, si aprano a nuovi orizzonti, smettendola di tentare la vendita ad incanto di visuali che appartengono alla preistoria. Oppure si facciano da parte, tanto, prima o poi saranno comunque cancellati dalla storia, ed in maniera irreversibile». (rkr)