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Comitato Magna Graecia

Elezioni regionali, il Comitato Magna Graecia propone ai candidati di affiancare al simbolo del partito la dicitura ‘Magna Graecia’

Affiancare, al simbolo del partito, la dicitura Magna Graecia, «come atto di vera adesione al progetto». È quanto ha chiesto il Comitato Magna Graecia ai candidati alla presidenza della Regione Calabria, ribadendo la sua «equidistanza da ogni singolo schieramento aprendo però alla possibilità di creare una sponda verso tutti quei partiti o movimenti civici che dimostreranno lungimiranza e interesse verso il progetto di una nuova provincia della Magna Graecia con due capoluoghi: a Nord Corigliano-Rossano a Sud Crotone».

«La nostra visione – viene spiegato in una nota – resta sempre quella di una riproposizione dei territori al centro dell’agenda politica. Una visione che si allontani dalle alcove dei centralismi nazionali e regionali, sforzandosi di riportare la politica alle reali esigenze territoriali fatte di affinità fra aree contermini e basata sulla complementarietà, la sussidiarietà e cooperazione fondata su principi di affinità e non già di sudditanze. A questo proposito, ribadiamo che la nostra visuale parte dal presupposto di ristabilire equità ed equivalenze fra aree territoriali regionali, attualmente squilibrate e non rispondenti alle reali vocazioni degli ambiti».

«Proponiamo – ha spiegato il Comitato – una nuova area provinciale, a saldo zero per lo Stato, che nasca dalle ceneri della Provincia di Crotone e che da questa differisca in fase statutaria prevedendo la istituzione di due Capoluoghi: la città Pitagorica e la nuova città AusoBizantina. Tale disegno, replicabile in diverse aree della stessa Regione e del territorio nazionale, sarà la sfida che attenderà il futuro, qualora la politica volesse, finalmente, ritornare a recitare il proprio ruolo: la rappresentanza, la voce, il sentimento di esistenza che legittimamente ogni ambito ha il dovere di esprimere e palesare».

«La nostra è una visione di inclusività – continua la nota –. Non nasce contro qualcosa o qualcuno, non nasce contro i Capoluoghi storici, ma mira a bilanciare lo scriteriato squilibrio che i centralismi politici hanno generato, riportando ogni area ad avere la propria dignità politica e territoriale».

«Non è un caso, infatti – continua ancora la nota – se, a seguito della nascita del Comitato, oggi seguito sui suoi canali internet e social da circa 50mila persone, siano nati in Italia Movimenti  similari che si son posti l’obiettivo di riportare l’attenzione della Politica sulle problematiche territoriali che soffrono in maniera spropositata gli effetti dannosi dei centralismi. Questi, infatti, hanno letteralmente distrutto e periferizzato aree, un tempo fiorenti, oggi rese larve di sé stesse. Prima di tutte l’area dell’Arco Jonico Magnograeco Sibarita e Crotoniate».

«Pertanto, rivolgendoci agli Amministratori Locali, agli attuali e futuri Consiglieri regionali, ai Rappresentanti nazionali di Camera e Senato, ai Leader di partito ed a coloro che da qui ai prossimi due anni saranno i nuovi rappresentanti del territorio Jonico a Roma – ha detto ancora il Comitato – chiediamo: chi veramente, e non a fini strumentali, creda e condivida quanto dal nostro Comitato professato, a fianco al simbolo del proprio partito politico o del movimento civico di riferimento, apponga il simbolo del Comitato ed, assieme a noi, si batta per una visione che rimetta al centro della agenda politica le reali esigenze del territorio, facendo rete e dimostrando a sé stesso ed agli altri che un’altra visuale dello Jonio è possibile, un altro concetto di Calabria è edificabile, un altro concetto di Paese è non più differibile».

«In funzione di quanto su indicato – conclude la nota – invitiamo tutti coloro che condividano le nostre istanze a scendere in campo, mettendoci la faccia e allontanando il puzzo del compromesso in nome e per conto della ratifica di una candidatura, ad ogni livello di rappresentanza, affiancando la nostra visuale a quella della propria casacca di riferimento. Solo in questo modo la politica tutta potrà dimostrare a sé stessa ed al proprio elettorato che il linguaggio che intenderà parlare non sarà più quello imposto dai salotti romani e di conseguenza dai ramificati centri di potere regionali, ma quello dei territori per troppo tempo abbandonati e finanche disconosciuti dalla loro agenda quotidiana». (rkr)