AV di rete Battipaglia-Metaponto/Jonio, il Comitato Magna Graecia chiede chiarezza

Pietro CalabreseDomenico Mazza, rispettivamente vicepresidente Associazione per lo Sviluppo delle Aree Interne nel Mezzogiorno e cofondatore del Comitato Magna Graecia, hanno chiesto chiarezza in merito alla velocizzazione Alta velocità di rete Battipaglia-Metaponto/Jonio.

«Già nel mese di ottobre – hanno detto in una nota – avevamo avuto modo di riflettere su quanto dichiarato in un webinar dai vertici di RFI, relativamente le modalità di finanziamento dell’opera. Da quel dibattito risultava acclarato che la nuova AV sarebbe arrivata a Praia, presumibilmente, non prima del 2030. Non a caso, sulla tratta in questione, il tragitto finanziato con i fondi del Recovery, da investire necessariamente entro il 2026, si ferma all’altezza di Romagnano alle porte del Vallo di Diano».

«Dal summenzionato webinar era emerso che, entro il 2026, la AVR (alta velocità di rete) sarebbe arrivata sulle rive joniche – continua la nota – Le migliorie in velocizzazione, infatti, avrebbero permesso, previo una serie di interventi e varianti strutturali, di completare la tratta Metaponto-Battipaglia in linea con i tempi imposti dal Pnrr. Viepiù, riducendo di oltre un’ora il tempo di percorrenza lungo il tragitto dalla stazione jonica a Salerno».

«Questa opportunità – si legge ancora nella nota – pone le aree dell’Arco Jonico, Sibarita e Crotoniate, nonché le aree interne della Lucania, in una condizione di ottimizzazione dei tempi di percorrenza da e per Napoli e Roma. Un sistema, quindi, rivoluzionario per il trasposto merci e la mobilità civile per tutte quelle popolazioni dalle aree interne lucane e joniche poste sulla linea rivierasca compresa tra Taranto e Crotone».

«L’Arco Jonico calabrese, non avendo ancora contezza del percorso che si utilizzerà per raggiungere da Salerno il previsto nodo di Tarsia (se dalla tirrenica o proseguendo lungo il Pollino, e sul quale tema ci soffermeremo in un prossimo intevento) – si legge ancora – verosimilmente, non vedrà la possibilità di collegarsi alla linea che lambirà i margini di ponente della Piana di Sibari prima del 2035/37. Decisamente un tempo troppo lungo per cercare di dare una svolta concreta ed efficace ai territori, Sibariti e Crotoniati, che hanno necessità impellenti di uscire dal pantano dell’impalpabilità e dall’atavico dramma della mobilità».

«Quello che ci ha preoccupato e spinto ad intervenire – hanno detto Calabrese e Mazza – è che sembrerebbe, da quanto  pubblicato recentemente sugli organi di informazione e dalle perplessità espresse dall’Amministratore Delegato di RFI, essere stata accantonata la variante Potenza-Tito-Auletta, sulla tratta Metaponto-Battipaglia. Tale scellerata opzione, se effettivamente confermata, trancerebbe le ali ad ogni possibilità di sviluppo. La tratta in questione, infatti, rappresenta un limite sull’attuale linea dove, causa le eccessive pendenze rimane inibito il transito ai treni merci, mentre i treni veloci, adibiti al trasposto civile, sono costretti ad effettuare manovre di rallentamento consistente onde evitare principi di deragliamento».

«La cosa ha destato in noi forti perplessità – continua la nota –. È  fatto notorio che la linea interna lucana attraversi territori montani. È, pertanto, impensabile velocizzare ai tempi preventivati l’intera tratta se non saranno effettuati upgrading tecnici e variati di tracciato. A questo aggiungiamo che la predisposizione di fattibilità di un deviatoio sulla jonica da Scanzano a Pisticci, bypassando il cambio banco a Metaponto, consentirebbe ai treni attestati a Crotone, di raggiungere Roma in un tempo stimato inferiore alle 5 ore. Da non sottovalutare, anche, che tale percorso metterebbe in connessione ben 5 aree Zes interregionali: Crotone, Corigliano-Rossano, Pisticci, Taranto e Potenza-Tito. Tale operazione potrebbe rappresentare il volano definitivo alla rinascita economica lungo l’area Jonica della Baia Magnograeca e per tutti quei territori delle aree interne calabresi, lucane e pugliesi direttamente afferenti al contesto rivierasco».

«Ora – conclude la nota – la palla passa alle Rappresentanze politiche joniche, calabresi e lucane. Anche i due Consigli regionali saranno chiamati ad una profonda riflessione sulle tematiche trattate ed, auspicabilmente, ad una sussidiaria collaborazione. L’appuntamento del Pnrr è un treno troppo importante! Vitale. Le aree depresse del sud non possono accontentarsi di eventuali progetti rabberciati. Al contrario dovranno pretendere, nei tempi stabiliti, che le idee progettuali siano eseguite a regola d’arte e che apportino, concretamente, migliorie alle condizioni di vita di un bacino che per tanto, troppo tempo, è stato tenuto ai margini, accontentato con briciole ed abbandonato ad un destino crudele. Sarà necessario velocizzare gli iter e sfruttare ogni opportunità tecnica per migliorare, quanto più possibile, il percorso sulla Taranto-Crotone, così come sulla Metaponto-Battipaglia. Solo rimanendo fedeli ai dettami della coesione territoriale a cui l’UE ci vincola, si potrà superare la sfida di portare le aree depresse del Mezzogiorno ad essere competitive, europee e, sinergicamente, vincenti». (rkr)

Comitato Magna Graecia: Importanti le infrastrutture, ma la vera rivoluzione è l’autonomia politica

Il Comitato Magna Graecia ha ribadito che «non potrà esistere miglioria alcuna se l’area Jonica non si staccherà dal vezzo del compromesso centralista per aprirsi ad una visione di territorio che rimetta insieme le affinità e le potenzialità inespresse di un’Area lasciata, da troppo tempo, a landa desolata».

È quanto è emerso dalla manifestazione organizzata dal Comitato Magna Graecia, dalla OdV Basta Vittime Sulla Strada Statale 106 e dal Movimento Corigliano-Rossano Futura dal titolo “SS106 una nuova strada in una rinnovata visione di territorio”, a cui hanno partecipato Amministratori del territorio e Rappresentanti nazionali, regionali e locali dell’attuale contesto politico e del recente passato. Subito dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Corigliano-Rossano, tutti gli altri interventi.

Il Comitato ha espresso il proprio punto di vista «palesando – si legge in una nota – la non rilevanza delle dinamiche legate alla tipologia di tracciato stradale, ma specificando che qualunque visione, se non inserita in un contesto di rivalutazione dell’area dell’Arco Jonico, che abbracci tutti gli Asset infrastrutturali presenti tra la Sibaritide ed il Crotonese, è da ritenersi, riduttiva, non oculata e mancante di idee propositive e foriere di migliorie per un intero ambito territoriale. Lo scriteriato sistema che, storicamente, ha bocciato ogni proposta migliorativa ed omnicompresiva di tutto quanto giacente a sud di Sibari, deviando flussi verso l’area vallivo-tirrenica della Calabria, ha generato, la morte di Corigliano-Rossano e l’ecatombe per Crotone».

«La demografia degli ambiti Sibariti e Crotoniati, a sé stanti – prosegue la nota – inibisce ogni tipologia di percorso virtuoso, precludendo qualsivoglia possibilità di crescita, armoniosa e funzionale di tutto il vasto ambito che si estende dal Capo Rizzuto fino a lambire la Lucania».

«Nella rinnovata visione proposta – continua la nota – un ruolo centrale andrà affidato alle due realtà urbane dell’Arco Jonico: Crotone e Corigliano-Rossano. Le stesse non dovranno programmare la loro idea di sviluppo guardandosi reciprocamente, ma programmando con sussidiarietà la rinascita di tutto il territorio, quindi guardando insieme nella stessa direzione.  I dettami europei stabiliscono che una realtà per essere funzionale, dinamica e moderna deve aprirsi al contesto della intermodalità. La Sibaritide ed il Crotoniate dispongono già di tutti gli Asset infrastrutturali. Il ruolo della Politica dovrà essere quello di fare sintesi, amalgamando il territorio in un contesto di rete e riammagliando tutti gli Hub in maniera funzionale ed interconnessa».

«L’asse Crotone/Corigliano-Rossano – continua ancora la nota – si pone come percorso cerniera che dal punto di fulcro nella realtà Pitagorica, si allarga al contesto Ausobizantino dove si apre il naturale deviatoio agli interessi Lucano-Adriatici ed a quelli Vallivo-Tirrenici. Pertanto immaginare progettualità monche e scevre da una visuale d’insieme non farà altro che rallentare, ulteriormente, ogni concreta possibilità di crescita dell’Area. La nuova statale 106, quindi, dovrà porsi come raccordo stradale, coerente e funzionale, a categoria B tra Sibari, Corigliano-Rossano e Crotone e di facile collegamento al Capoluogo di Regione. Il tutto esulando dal contaminare un discorso facendo questioni di lana caprina sull’allocazione dei tracciati. Tutto ciò riportetebbe l’area Jonica del nord est verso una nuova funzionalita».

«E questo restituirebbe, al contempo – conclude la nota – un’organica e razionale geometria a tutti i flussi della mobilità calabrese.  Il Comitato auspica che questo possa essere il primo di una serie di eventi in cui le Amministrazioni locali, le Rappresentanze istituzionali, Sibarite e Crotoniati, inizino, finalmente, ad intessere un rapporto collaborativo e proficuo per sollevare dal pantano istituzionale tutta la vasta Area dell’Arco Jonico Magnograeco». (rkr)

Basta Vittime sulla 106: Il Ministero delle Infrastrutture presenzierà alla manifestazione di lunedì a Corigliano Rossano

Ci sarà anche il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rappresentato dal direttore generale per le Strade e le Autostrade, Felice Morisco, il prof. Armando Cartenì e l’ing. Giuliano Colangeli all’iniziativa Una nuova SS 106 in una rinnovata visione di territorio è possibile: basta solo volerlo in programma lunedì 10 a Corigliano Rossano.

«L’attenzione che il Ministro Enrico Giovannini ha rivolto all’iniziativa congiuntamente, organizzata dall’OdV Basta Vittime Sulla Strada Statale 106, il Comitato Magna Graecia e Corigliano-Rossano Futura – hanno dichiarato Leonardo Caligiuri, Domenico Mazza e Tonino Caracciolo – è abbastanza esaustiva su quanto il Ministero delle Infrastrutture sia attento all’ascolto del territorio jonico nell’ambito del processo che può portare alla costruzione di una Nuova Statale 106 a Sud di Sibari».

«Non è un caso, infatti – si legge in una nota – che a seguire l’iniziativa siano stati designati i Referenti più importanti delle Direzioni più prestigiose oltre alla Struttura Tecnica di Missione. In questo senso l’occasione del 10 gennaio, che avrà luogo presso la Sala Rossa del Palazzo San Bernardino a Corigliano-Rossano (nel centro storico della circoscrizione di Rossano), è da considerarsi irrinunciabile».

«La stessa consentirà al territorio dell’Arco Jonico, Sibarita e Crotoniate – prosegue la nota – di poter far conoscere idee e proposte necessarie alla realizzazione di un’opera infrastrutturale necessaria e non più procrastinabile per le sorti di un vasto ambito d’Area. L’iniziativa avverrà nel rispetto della normativa anti-Covid. Sarà possibile accedere solo se in possesso del super-greenpass e muniti di mascherina Ffp2». (rrm)

Comitato Magna Graecia: Elevate il nuovo ospedale della Sibaritide a hub

Il Comitato Magna Graecia ha proposto di elevare a Hub l’ospedale della Sibaritide che, se il cronoprogramma sarà rispettato, sarà operativo e funzionale entro i prossimi 3 anni.

«Ora si apre la partita più importante – si legge in una nota –. Quella del riconoscimento della dignità e del diritto di un territorio, vasto ed articolato, di riempire di contenuti la grande struttura che sta sorgendo ad Insiti, nel cuore della nuova città di Corigliano-Rossano, che dovrà avere una sua autonomia e indipendenza gestionale e, soprattutto, dovrà essere collegata telematicamente, ai circuiti nazionali e internazionali della medicina che conta al fine di formare i nostri camici bianchi, aggiornarli, e renderli altamente qualificati».

«Con l’attuale regolamentazione sanitaria regionale – prosegue il Comitato – l’ospedale che verrà sarà sempre un suppellettile dell’Hub di Cosenza. Cambieranno solo le mura. La questione della gestione Covid è la prova provata del rapporto di subalternità. Affrontare questi temi non conviene a nessuno, neppure alla Classe Dirigente jonica, tenuta dalle parti basse a vita dai poteri centralisti».

«Il nuovo ospedale di Insiti – si legge ancora – sarà un presidio che  in pianta organica consterà di circa 350 posti letto; avrebbe, per posizionamento geografico, bacino demografico e per caratteristiche dimensionali, tutte le carte in regola ad assurgere al ruolo di Hub sanitario a tutta l’area dell’Arco Jonico da Capo Rizzuto al confine Lucano, dotandolo anche di elisoccorso e 118 autonomi».

«Le recenti pianificazioni, relative alla nascita dei nuovi Ospedali di comunità – si legge ancora – Case di comunità e Centrali operative territoriali, che salutiamo con apprezzamento, riguardano la sanità del territorio, ma non modificano, né rigenerano, la sanità ospedaliera. Ad oggi, ancora, i presidi Spoke sono compresi nelle Asp mentre dovrebbero essere parte integrante delle Aziende Ospedaliere».

«È operazione non più procrastinabile – dice il Comitato – la revisione del sistema sanitario ospedaliero regionale. Non è pensabile, né plausibile, che questo continui ad essere impostato sulle tre strutture sanitarie riconducibili ai Capoluoghi storici della Regione. Con l’ulteriore beffa di lasciare tutta l’area del Crotonese e della Sibaritide, quella peggio messa sotto ogni punto di vista infrastrutturale, distante dai presidi di riferimento ed orfana di un ospedale che risponda alle esigenze sanitarie e specialistiche di cui un territorio di circa 400mila abitanti avrebbe diritto, come da norma sancito».

«L’ospedale che verrà dovrebbe essere collegato ai principali Policlinici universitari del Mezzogiorno – spiega il Comitato – permettendo anche tirocini e specializzazioni ai Dottorandi, creando, quindi, le condizioni per una medicina di qualità ed abrogando i viaggi della speranza alla ricerca di realtà sanitarie extraregionali. Si eviterebbero, così, aggravi di spesa sul debito della Regione ed esborsi importanti da parte delle famiglie dei degenti».

«La politica locale smetta di mendicare – prosegue ancora il Comitato – col cappello in mano, alla Corte dei poteri centralisti le indulgenze da pennacchio. Eleviamo il dibattito ed apriamoci alle idee. Non è concepibile che si perda tempo supplicando di non chiudere un pronto soccorso, o si mendichi l’apertura di un reparto, o si borbotti la allocazione di un distretto da un Comune all’altro, o si elemosini la figura di un medico a gettone, perdendo di vista la visione più ampia. L’emancipazione di questo territorio, non avverrà mai in queste condizioni di povertà intellettuale».

«È una questione principalmente politica – viene spiegato – quella di riconoscere la giusta elevazione e l’equo e paritario diritto di tutto l’Arco Jonico Magnograeco, rispetto ad altri ambiti della Calabria. Solo così, questo lembo di terra potrà aspirare ad essere appetibile per le Popolazioni che su esso vivono e per quelle che potrebbe attrarre, altrimenti continuerà ad essere una landa desolata dalla quale tutti (e non solo per motivi sanitari) scapperanno a gambe levate».

«Purtroppo bisogna, amaramente – continua ancora la nota – constatare che viviamo in un territorio in cui l’assoluta mancanza di una visione la fa da padrona. A fianco ad un disinteresse politico sulle sorti e, soprattutto, sulla destinazione d’uso del nuovo ospedale, ha dell’inspiegabile come si continuino a versare fiumi di inchiostro sulla statale 106, pur nella consapevolezza che questo sia un argomento utilizzato come distrazione di massa».

«Si è mummificata un’intera Piana tra vecchia e nuova statale 106 – continua ancora la nota – tratta ferrata e fasce di rispetto, per non parlare dei vincoli paesaggistici. Basterebbe semplicemente copiare rispetto a quanto accade  in altre parti del Mondo dove in una fascia di soli 40 metri inseriscono tutta la mobilità pubblica ad alta velocità tra traffico su gomma e rotaia».

«Ma anche qui – continua la nota – si è deciso per la miopia! Conviene, evidentemente, scontrarsi su manciate di chilometri, come se una volta raggiunto il risultato l’area Jonica si avviasse alla grande rivoluzione. Potremo, finanche, avere strade a 10 corsie, ma dipendendo da altri rimarremo sempre una popolazione abituata a restare in ginocchio e trattata come se avesse l’anello al naso».

«La vera battaglia è l’autonomia politico-istituzionale dell’intero Arco Jonico – ha concluso il Comitato – con una ampia prospettiva che guardi a una nuova Provincia e una nuova Area Metropolitana: proponiamo una nuova geografia, il Golfo di Taranto che si trasforma in Baia della Magna Graecia. Una visione di territorio diversa che darà nuova linfa occupazionale, sviluppo e nuove prospettive». (rkr)

L’OPINIONE/ Domenico Mazza: Parliamo di ammodernamento della SS 106 solo quando ci sarà davvero la copertura finanziaria

di DOMENICO MAZZA – Mi ha colpito molto la visione di un video relativo ad una recente conferenza stampa, tenuta a Trebisacce dai vertici di Anas, sullo stato avanzamento lavori del terzo megalotto Sibari-Roseto.

Nell’occasione, i Dirigenti dell’Azienda si sono soffermati ad illustrare la proposta di progetto del nuovo segmento stradale  tra Sibari e Corigliano-Rossano che dovrebbe sostituire, o meglio stralciare, parte del già ottavo megalotto.

Fin qui tutto bene. Non entro nel merito delle due proposte progettuali. Non sono un tecnico, pertanto vorrei evitare di esprimere un giudizio non avendo specifiche competenze in materia ingegneristica. Tuttavia, ritengo che il buon senso, in questi casi, rappresenti la via maestra da seguire ancor prima di farsi prendere da sussulti di pancia nell’uno e nell’altro caso.

Ad ogni modo, oggetto delle mie attenzioni sono le motivazioni addotte dai vertici Anas sulla non praticabilità di un tessuto stradale, completamente a 4 corsie, di tipologia B e fedele ai dettami europei, per una mancanza di flussi, lungo l’asse Crotone-Sibari.

Partendo dal presupposto che al 2018 i flussi veicolari transitati su alcuni punti del tracciato (area Salice, area Passovecchio) hanno superato finanche i flussi della A2, mal si comprende come, di colpo, tali flussi siano diminuiti. Forse sarebbe stato il caso di considerare che il problema legato ai vari lockdown non ha certo risparmiato la jonica. Ambito, oltretutto, colpito dal cataclisma pandemico più di altri nel territorio calabrese.

Così come, anche se fosse effettivo un naturale calo del transito questo non giustifica, a parità di diritti e doveri dei Cittadini jonici, la disparità di trattamento rispetto altre realtà, forse, più fortunate rispetto le nostre.

Non è pensabile, alle soglie del ’22, considerare l’unica area su cui giacciono i principali Asset del territorio Jonico (porti di Crotone e Corigliano-Rossano, scalo di Sant’Anna) alla stregua di una landa desolata e decontestualizzata da una visione d’insieme. È irriguardoso trattare, a mo’ di pezzenti col cappello in mano, le locali popolazioni pensando di accontentarle con improbabili messe in sicurezza fatte da rotonde, guardrail e catarifrangenti ad un strada che è diventata l’emblema della vergogna di uno Stato iniquo, disattento e colpevole.

Senza considerare che le aree retroportuali e aeroportuali delle due Città dell’Arco Jonico sono state inserite nella ripartizione della Zes regionale. Aree, queste, soggette a sgravi fiscali per le imprese che intenderanno allocare le loro attività produttive in tali perimetrazioni. È inimmaginabile una progettualità di tale tipo e poi non fornire il territorio di un necessario anello di collegamento infrastrutturale, moderno, efficiente e veloce.

È come offrire a qualcuno in dono un’abitazione, inibendone l’allaccio delle utenze a tempo indeterminato. Un completo buco nell’acqua. Uno sperpero di denaro, senza una resa reale in termini di aumento della offerta di lavoro con conseguente appagamento della domanda.

Mi chiedo, ancora, se qualcuno si è posto il problema di quali potrebbero essere i futuri flussi lungo la statale, se il progetto Air cargo Jonica Airways dovesse decollare. Da quanto sembra diversi imprenditori del Metapontino e della Sibaritide sarebbero, a giusta ragione, interessati ad un’idea che permetta loro di inviare merci a destinazione in un intervallo di tempo minore rispetto a quello impiegato con il trasporto su gomma. Oltretutto, con un risparmio imponente circa la spese di gestione. Qualora questo dovesse verificarsi, notevoli incrementi di traffico da autoarticolati si riverserebbero dall’area dell’Alto Jonio verso l’Hub di Sant’Anna. Imponenti mezzi di locomozione colmi di prodotti agroalimentari da destinare, previo spedizioni aeree, ai principali mercati nazionali ed europei, potrebbero invadere la succinta carreggiata della statale ingessandone, ancor di più, il già lento e pericoloso percorso.

Ed allora si smetta di trattare lo Jonio come se fosse abitato da persone con l’anello al naso. Ciò che, oggi, necessita per l’area è una riappacificazione territoriale che veda in campo tutti gli attori istituzionali coinvolti. Dalle Amministrazioni comunali ai Parlamentari nazionali e regionali, agli Enti di rappresentanza, ai Sindacati ed alle Classi imprenditoriali, ognuno per sua parte, si dovrà concertare un processo di sviluppo armonioso per iniziare, con sussidiarietà, a costruire il domani.

Esprimere felicitazioni per progetti monchi e smembrati da una visione globale di territorio, oltretutto ad oggi privi di una reale copertura economica, pertanto aleatori, — lo dico tanto ai Crotonesi quanto ai Sibariti — non migliorerà le dinamiche evolutive dell’area.

Prossimamente la Regione Calabria avrà l’obbligo di spendere (non impegnare) circa due miliardi dei fondi europei (non spesi) del settennio 2014-2021. Dovrà farlo entro 24 mesi, rendicontando a fine 2023. Inoltre dovrà programmare la spesa delle spettanze dei prossimi sette anni. Ed ancora, la Ministro per il Sud si è impegnata a garantire due miliardi per la Statale 106.

Non perdiamo tempo ad arrovellarci nella progettualità di operette frazionate e funzionali solo alle esigenze dei centralismi. Ragioniamo in grande. Eleviamo le menti. Partoriamo progetti di valenza e portata europea. Ma soprattutto facciamolo quando ci sarà la reale copertura finanziaria. Farlo adesso significa solo parlare d’aria fritta.

A quel punto, sarà necessario pianificare un intervento coerente, unico ed omogeneo, tra Sibari e Catanzaro Lido che non contempli altre possibilità all’infuori di una strada di tipo B (a doppia carreggiata per l’intero percorso), così come prescritto dalle normative europee in materia di attraversamenti corridoi Tent-T.

È un diritto del territorio. È l’anelito alla libertà di un Popolo. È la speranza di un rinnovato concetto di mobilità da riconoscere a chi, per troppo tempo, è stato lasciato in una condizione di degrado infrastrutturale. È il lascito alla future generazioni, per non condannarle ad essere i nuovi migranti del Mondo 4.0. (dm)

Comitato Magna Graecia: Crotone e Corigliano Rossano non hanno partecipato a bando per ecosistemi dell’innovazione

Entro il 12 novembre, i Comuni dovevano presentare le candidature per il bando degli ecosistemi dell’innovazione, e Crotone e Corigliano Rossano non hanno partecipato. È la denuncia del Comitato Magna Graecia, che ha chiesto, a chi di competenza, di fare piena luce sull’accaduto e che vengano fuori i responsabili i quali non possono restare impuniti.

Una opportunità persa, per il Comitato, «nel prossimo futuro, per l’ex sito Montedison/Pertusola così come per l’ex centrale Enel. Certamente avrebbero trovato terreno fertile rappresentando aree comunali mai perfettamente integrate ai relativi contesti e bisognose, più di altre, di processi di ricucitura, restiling, innovazione e bonifica».

«Il concorso di idee e progettualità – ha spiegato il Comitato – avrebbe dovuto essere rappresentato da luoghi di contaminazione e collaborazione tra Università, Centri di ricerca, settore privato, società civile e Istituzioni, e sarebbe stato rivolto allo sviluppo di idee e soluzioni innovative. Le finanze del bando avrebbero attinto al Fondo complementare per la Coesione Sociale per un ammontare complessivo di 350 milioni da spalmare nel quinquennio ’22/26. Per ogni progettualità ritenuta valida si sarebbe potuto usufruire di un finanziamento compreso tra 10 e 90M€ complessivi a totale finanziamento coperto dallo Stato».

«Il sindaco di Corigliano Rossano – ha spiegato ancora il Comitato – parla sulla base di “voci di corridoio” e accusa l’Unical, i sindacati si rivolgono all’Ateneo chiedendo un immediato intervento circa la possibilità di inserire nella progettualità il sito energetico e nessuno risponde. Il dato inquietante è che nessuno risponde a nessuno. Non una conferenza stampa da parte dei soggetti chiamati in causa per spiegare l’accaduto, non un comunicato a chiarimento o uno straccio di dichiarazione per capire il perché le due città dello Jonio siano rimaste fuori dai flussi di finanziamento».

«Il passato ci restituisce uno spaccato storico ormai cronico – è stato evidenziato – l’atavico disinteresse dell’Università calabrese a tutto ciò che esuli da un contesto squisitamente Cosenza-centrico. Tra l’altro il deleterio atteggiamento dell’Unical si era palesato anche nei confronti dell’Amministrazione pitagorica che non ha sentito neanche il bisogno di lamentarsi nei confronti dell’Unical con la quale tra l’altro nel passato recente si era costituito il consorzio Cultura e Innovazione per dare vita al distretto dei beni archeologici della Calabria.».

«Ancora una volta – ha proseguito il Comitato – le amministrazioni joniche schiaffeggiate dai poteri centralisti che non degnano neanche di risposta chi chiede lumi. Per non parlare della cultura prevalente dei baronati universitari che pone l’area jonica in un contesto marginale e sottostimato.  Nel frattempo si perdono ulteriori opportunità di riscatto, che avrebbero generato anche un ritorno notevole in termini di offerta di lavoro, per i territori dell’Arco Jonico Magnograeco».

«Nell’Italia della politica che vanta principi di meritocrazia – è stato detto – oggi i responsabili di quanto è accaduto dovrebbero dimettersi perché la posta in palio è alta. Gli effetti sono devastanti e a pagare pegno sono i tanti giovani e meno giovani che potrebbero vivere nelle loro terre natie e, invece, sono costretti a emigrare al Nord o all’estero. E tutto questo a causa di un manipolo di incompetenti o, peggio, di pessimi registi incollati alle poltrone senza mai rispondere delle azioni poste in essere in danno ai territori».

«L’opportunità era, esclusivamente – ha evidenziato il Comitato – riservata ai contesti urbani marginalizzati delle Regioni meridionali. Pertanto ex aree industriali, edifici storici, fabbricati senza specifiche funzioni, avrebbero cambiato destinazione d’uso trasformarsi in luoghi di ricerca e sperimentazione per il lavoro congiunto di Impresa, Università ed Amministrazioni.  Il tutto fedele ad una rinnovata visione green foriera di rifunzionalizzazione strutturale di porzioni d’aree comunali. Queste, da lande desolate e periferiche, sarebbero state destinate a consono reinserimento in nuovi contesti funzionali creando i presupposti per la crescita armoniosa dei relativi ambiti urbani».

«Oggi il dato inoppugnabile – ha continuato il Comitato Magna Graecia – è che l’area Magnograeca è fuori, anche in questo caso, da flussi di finanziamento di cui godono solitamente i centri di potere centralisti. Ciò non costituisce una novità d’altronde, ed è questa una delle ragioni di fondo per cui nasce il Comitato della Magna Graecia: la pari dignità territoriale, anche in questo caso calpestata. Non sta al Comitato individuare i livelli di responsabilità circa la grave esclusione. Ciò che si riscontra è la cappa di silenzio attorno all’accaduto». (rkr)

Investimenti porti, Mazza, Lentini (Comitato Magna Graecia): Sullo Jonio pianificato meno del 10% complessivo

Domenico MazzaGiovanni Lentini, rispettivamente cofondatore del Comitato per la Provincia della Magna Graecia e già assessore alla Cultura della Provincia di Crotone, hanno commentato il Piano di investimenti dell’Autorità di Sistema Portuale di Gioia Tauro, sottolineando come per lo Jonio si è pianificato meno 10% «complessivo, del totale investimenti previsto sulle cinque portualità calabresi».

«Briciole, molliche! – hanno evidenziato –. La solita carità dal sapore rancido. La ripetitiva visione tutta proiettata sul Tirreno e legata esclusivamente  al porto internazionale di Gioia Tauro che, detto per inciso, per la sua specificità e strategicità non sarebbe da considerare un porto calabrese e che, quindi, sotto quest’aspetto, non dovrebbe incidere nella ripartizione delle risorse, siano esse nazionali o comunitarie, assegnate ai porti calabresi».

Il Piano, infatti, prevede 366 milioni per i cinque porti calabresi sottoporti all’Autorità di Bacino di Gioia Tauro, dove è previsto un «prudenziale aumento dell’organico che potrebbe interessare Crotone con 10 unità lavorative e l’adeguamento tecnico-funzionale del piano regolatore portuale dell’invaso di Corigliano-Rossano» hanno spiegato Lentini e Mazza.

«Per il resto – hanno spiegato ancora – registriamo solo parole. Alcune, tra l’altro, belle e roboanti che nei fatti si traducono per Crotone in un impegno finanziario pari a 16 milioni 250 mila euro e per Corigliano-Rossano a 15 milioni 800 mila euro. Similari risorse per i porti di Vibo Valentia e di Taureana di Palmi».

«Non vogliamo entrare nel merito delle progettualità pensate per i due invasi – hanno proseguito –. Sicuramente, in entrambe i casi, degne di apprezzamenti (almeno nelle intenzioni). Tuttavia riteniamo non bastevole, in ottica d’equità fra i due versanti della Regione, che le uniche due portualità joniche sottoposte alla giurisdizione dell’Autorità di Bacino gioiese, risultino beneficiarie di poco più di 30 milioni, mentre sull’area di ponente se ne investano oltre 330».

«Non siamo certo a dire – hanno detto ancora – che il rapporto doveva essere parametrato dalla precisa suddivisione fra ambedue le coste. Ci rendiamo conto che le esigenze di un porto di transhipment sono diverse da quelle di porti vocati, prevalentemente, al turismo ed alle attività mercantili. Quantunque una così iniqua ripartizione non fa altro che rimarcare, quanto siano drammaticamente parziali le politiche applicate alle infrastrutture strategiche di questa Regione. Quasi a palesare, ancora una volta, la disparità di trattamento in un sistema regionale totalmente schiacciato sul versante ovest».

«È doveroso ricordare – hanno evidenziato – che gli invasi di Crotone e Corigliano-Rossano, ad oggi, sono stati tagliati fuori dalla direttrice merci Tirrenico-Adriatica, instradata da Gioia sul tronco Paola-Sibari.  Si aggiunga che le summenzionate portualità giacendo a sud di Sibari, e non collegate da appositi deviatoi alla tratta ferrata Sibari-Crotone, scontano già un atavico ritardo. Oltretutto, non ci risulta siano stati predisposti investimenti migliorativi in tal senso, nonostante i lavori d’ammodernamento, attualmente, presenti sulla linea jonica».

«Così come – hanno detto – rimane ancora inspiegabile che si sia preferito aggregarli all’Autorità di Gioia e non già a quella di Taranto, molto più affine per peculiarità e giacente nel medesimo comune territorio dell’omonimo golfo. Ed anche qui una particolarità servita tutta in salsa centralista. Al contrario, i porti dello Stretto (Villa, Reggio, Messina, Milazzo, Tremestieri), infatti, non risultano annessi all’Autorità di Bacino dei mari Jonio e Tirreno Meridionale, ma posizionati nella dedicata Autorità omonima, con sede a Messina».

«Ecco avremmo gradito che la Politica, gli Amministratori, i Gruppi di Pressione – hanno sottolineato Mazza e Lentini – si fossero interrogati su questa particolarità, quindi la mancata aggregazione dei porti di Crotone e Corigliano-Rossano all’autorità tarantina, lasciata invece a gestire il suo solo invaso».

«Del resto – hanno concluso – esprimere plurime soddisfazioni e stentorei ringraziamenti all’Autorità gioiese, per investimenti, oltretutto, ampiamente dovuti e, certamente, sottodimensionati, non fa altro che conclamare le posizioni joniche di asservimento ai dettami del centralismo». (rkr)

Comitato Magna Grecia: Bando ecosistemi dell’innovazione sia usato per realtà urbane dell’Arco Jonico

Domenico MazzaGiovanni Lentini, del Comitato Magna Graecia, in merito al bando per gli ecosistemi dell’innovazioni che destina una pioggia di finanziamenti alle realtà del Mezzogiorno, hanno ricordato alle Amministrazioni Joniche, che hanno un mese a disposizione per presentare le progettualità, in quanto si tratta di «un treno che non possiamo permetterci il lusso di perdere».

Il bando, aperto dal Ministero per il Sud e la Coesione territoriale, prevede 350 milioni di euro spalmati nel quinquennio 2022-2026 e, ogni città che «concorrerà alla progettazione potrà usufruire di un finanziamento compreso tra i 10 ed i 90 milioni complessivi a totale finanziamento coperto dallo Stato» hanno spiegato Mazza e Lentini, provando a immaginare, in Calabria, i contesti urbani e periurbani delle aree industriali dismesse o parzialmente tali sparsi lungo le realtà antropizzate dell’Arco Jonico dove si potrebbe intervenire.

«Si capisce che questi, quasi senza soluzione di continuità – hanno detto – da Taranto a Crotone passando per Corigliano-Rossano (Tamburi, Passovecchio, Sant’Irene, ma anche siti Sin minori quali quelli presenti in territori come Cassano allo Ionio , Cerchiara di Calabria e Cirò Marina) trovino terreno fertile in alcune delle aree comunali mai perfettamente integrate ai relativi contesti e bisognose, più di altre, di processi di ricucitura, restyling, innovazione e bonifica. Lo stesso discorso vale per altre realtà urbane non comprese nella linea di costa dell’Arco Jonico».

«Si pensi, per un attimo – hanno aggiunto – alle ex aree industriali di Lamezia Terme e Vibo Marina, così come a realtà siciliane del calibro di Gela o Augusta, ma anche lucane come la città di Melfi, va da sé che le realtà negli anni segnate da processi di industrializzazione, pesanti e leggeri a seconda dei casi, si prestino come set naturale ad accogliere il concorso di idee finalizzato al riuso di quartieri ed edifici degradati dall’incuria e dall’abbandono nel tempo».

«Una rifunzionalizzazione strutturale di porzioni d’area comunale – hanno proseguito – che potrebbero essere reinserite in un nuovo contesto funzionale creando i presupposti per la crescita armoniosa dei relativi contesti urbani. Il tutto in una rinnovata possibilità di aumento concreto dell’offerta di lavoro, vero cancro delle realtà meridionali. Ergo i benefici che sarà possibile ottenere per i territori impatti, sia in termini economici che sociali, saranno, estremamente, rilevanti».

«Un’idea progettuale da condividere – hanno concluso – tra alcune realtà urbane della fascia jonica potrebbe essere quella di partire dai siti Sin di Crotone, Cassano allo Jonio e Cerchiara di Calabria da allargare all’ex Centrale Enel di Corigliano-Rossano e al dismesso Syndial-Eni di Cirò Marina». (rkr)

Comitato Magna Graecia: Raccoglie consensi il progetto della Baia della Magna Graecia

Il Comitato Magna Graecia ha reso noto che «dalle vicine Lucania e Puglia ci giungono note positive ed interessamenti sempre più concreti verso l’idea progettuale» della Baia della Magna Graecia, che comprende la Provincia Magnograeca fra il Crotoniate e la Sibaritide, con due Capoluoghi, Crotone a sud Corigliano-Rossano a nord, ed al contempo l’idea dell’Area Metropolitana interregionale del Golfo di Taranto.

«Si pensa già, una volta trascorso il periodo elettorale che investirà la Regione Calabria – riferisce la nota – ma anche diverse comunità rivierasche pugliesi e lucane alle prese con le elezioni amministrative, di promuovere una serie di incontri tematici nelle intermedie località Lucane, sulle prospettive ed i vantaggi di un’idea di tale portata».

«Diciassette approdi, tra navali, mercantili e da diporto da Le Castella a Santa Maria di Leuca – continua la nota – dislocati in soli 400km di costa. Nessuna altra area nel bacino del Mediterraneo dispone già di un simile apparato. Chiaramente se messo in rete, con compagnie di navigazione ed offerte turistico-culturali dedicate, potrebbe aprire ad una serie di risvolti con indotti molto interessanti».

«L’area, inoltre – continua ancora la nota – si localizza geograficamente come la più vicina, in linea d’aria, al Canale di Suez, pertanto le logistiche anche nel campo mercantile e dell’eventuale trascipmant potrebbero rivelarsi estremamente proficue. Tutto ciò, anche in considerazione del fatto che il Porto di Gioia Tauro, nonostante rappresenti il bacino più grande del Mediterraneo, non effettua intensa attività retroportortuale, non aprendo i container a terra, ma procedendo direttamente allo svuotamento delle navi e relativo carico diretto su treni e autoarticolati, degli stessi».

«Inoltre – dice ancora il Comitato – dal punto di vista croceristico, il bacino della Baia Magnograeca offrirebbe delle opportunità rivoluzionarie, anche nei collegamenti con i vicini porti albanesi e con quelli greci di Patrasso ed Igoumenitsa (con cui sono già in corso delle interlocuzioni), ed in generale con tutte le principali portualità del bacino Mediterraneo quindi dei continenti Europa, Asia ed Africa».

«Si aprirebbe, quindi – conclude la nota – una nuova visuale per l’area dell’Arco Jonico nella Baia della Magna Graecia, che ritornerebbe al centro del bacino del Mare Nostrum, così come già concepita al tempo degli antichi Greci con le Colonie di Kroton, Sybaris, Metapontum, Taras, Kallipolis. Nel frattempo il Comitato sta continuando nell’incessante azione di sensibilizzazione delle masse sulle tematiche che giornalmente sono oggetto di osservazione ed indagine, procedendo, al contempo, con la consegna informativa della progettualità a diversi Rappresentanti dei Partiti italiani». (rkr)

Comitato Magna Graecia: Area Arco Jonico più predisposta ad ospitare un nuovo miracolo economico

Per Giovanni LentiniDomenico Mazza, del Comitato Magna Graecia, «l’area dell’Arco Jonico è la più predisposta, non solo riguardo la Calabria, ma più in generale nel contesto del Mezzogiorno, ad ospitare un nuovo miracolo economico se, già da oggi, si iniziasse a pianificare un percorso foriero di iniziative atte a favorire una rinascita ed un nuovo approccio alla causa».

Come riferito da Lentini e Mazza, «il tendenziale migratorio degli ultimi 20 anni, restituisce un Mezzogiorno sempre più abbandonato. A fronte di un saldo positivo dell’Emilia Romagna al nord, regioni come la Calabria e la Campania, perdono, negli ultimi due decenni, rispettivamante 73 e 65 abitanti ogni 1000». La Calabria, infatti, «che oggi rappresenta circa l’undici per centro della demografia meridionale, verosimilmente, fra meno di 100 anni, avrà una popolazione che oscillerà intorno ai 900mila abitanti. Così come lungo l’area dell’Arco Jonico Sibarita e Crotoniate, dagli attuali 415mila si passerà a poco più di 200mila abitanti complessivi».

Un dato drammatico per Lentini e Mazza, che evidenziano come ciò «dovrebbe indurci ad una riflessione seria ed accurata. Intanto andrebbero ricercati sistemi che potrebbero rappresentare un diversivo, non palliativo, per tentare di correggere una deriva territoriale come su esposta».

«Va da sé che, nella generale diminuzione della popolazione – hanno detto – le aree vallive, poco votate al turismo ed all’agricoltura, saranno quelle più a rischio. È lapalissiano che lo Stato sarà sempre più tirato con il Mezzogiorno, pertanto a saldo di pensionamenti nei vari uffici pubblici e nei servizi, non ci sarà un rimpinguo ed un tasso di sostituzione che  compenserà le uscite. Non fosse altro perché, la demografia generale non richiederà un numero di dipendenti pubblici nella percentuale presente oggi per soddisfare la domanda che, giocoforza, diminuirà».

«Gli unici mercati – hanno detto ancora – che potrebbero rappresentare un indice di soddisfazione, innalzando l’offerta di lavoro nel settore, per rispondere ad una domanda che è destinata ad aumentare, sono quelli turistici ed agricoli».

«Non è un mistero infatti – hanno spiegato – che il Crotoniate, la Sibaritide, ma più in generale tutta l’area interregionale afferente il Golfo di Taranto, possano rappresentare una nuova geografia naturalmente votata ad un turismo ed un’agricoltura di qualità. Basterà mettere in rete: menti e territori, offerta e domanda, imprenditori e maestranze, ed il gioco sarà fatto».

«Chiaramente, tutto ciò – hanno spiegato ancora – affinché si avveri la premessa, necessiterà di una pianificazione infrastrutturale, rigenerativa e di ricucitura (statale ed europea), più imminente che veloce, verso i succitati territori, che, inevitabilmente, dovranno iniziare a ragionare all’unisono, pena la loro completa desertificazione».

«La Puglia e il Materano – hanno proseguito – hanno già iniziato da alcuni anni ad intessere politiche portatrici di rinnovata vitalità. Bisognerà cominciare anche da noi, con la consapevolezza che la crescita dell’Arco Jonico Calabrese, riverbererà benessere anche al resto del territorio regionale, non tanto per un senso di magnanimità, quanto per le innate e mai sfruttate potenzialità che accrescerebbero l’offerta di lavoro ad una platea ben più ampia dei soli residenti, ripensando un nuovo sistema Calabria e più in generale un nuovo sistema Meridionale».

«Pensiamoci! – hanno ribadito –. Ciò che portò gli avi greci a stabilirsi, prevalentemente lungo quella naturale baia che è il Golfo di Taranto, fu l’opulenza e la bellezza di queste terre. Ingredienti imprescindibili per un rinnovato concetto di agricoltura e turismo.  Contrariamente, rimanendo nello status quo, condividendo economie in miscelanza e senza una visione fedele alle vocazioni territoriali, fatte soprattutto di sfruttamento delle aree, mancata pianificazione, soccombenza ai centralismi e incentivi verso programmi di sviluppo non improntati a valorizzare ciò di cui madre natura ci ha dotati, il futuro sarà quello di una lenta (ma neanche tanto) ed inesorabile desertificazione. Con la consapevolezza che, alla fine, ci ritroveremo l’amaro in bocca di quegli ereditieri beneficiari di una grande fortuna, ma che non sono stati in grado di gestire ed amministrare, dilapidando le ricchezze alla stregua degli sciocchi, come la storia degli ultimi 40 anni ci ha ripetutamente dimostrato».

«Detto in maniera più critica, è tempo di mettere in discussione il tipo di civiltà in cui, Noi meridionali, vogliamo vivere» hanno concluso. (rkr)