DIALETTO: UN NUOVO DIZIONARIO DEL DIALETTO “RIGGITANO”

27 luglio – Il tema della serata“I colori della lingua e della tradizione” a Oliveto, una frazione di Reggio, in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Carmine, era perfetto per la presentazione del Nuovo dizionario della lingua reggina realizzato da Salvatore Ventura (Laruffa Editore). L’iniziativa, promossa dal Laboratorio culturale “Le Muse” presieduta da Giuseppe Livoti, rientra tra le tante che l’associazione ha in programma per mantenere viva la memoria delle tradizioni calabresi e della lingua dialettale.
«Una prima importante per questo dizionario – ha detto il presidente Giuseppe Livoti, esprimendo soddisfazione per tale pubblicazione che andrà di diritto ad arricchire il panorama bibliografico sul dialetto e che sicuramente con l’inizio del nuovo anno scolastico Le Muse promuoveranno nelle scuole medie e nei licei.
I saluti istituzionali sono stati a cura di  don Armando Turoni – parroco della Chiesa di S. Maria della Consolazione, il quale, ha accolto sin da subito l’idea di presentare l’inedita pubblicazione, in una zona come quella della fiumara del Valanidi, ricca di storia, ma, anche di tradizioni ed in cui il dialetto è parte integrante del vissuto di un popolo ed identifica la sua storia.
«Una passione, la mia – ha esordito il dott. Salvatore Ventura, medico in pensione – ed in questi ultimi anni mi sono dedicato alla ricerca, pensando di proporre un dizionario ricco nelle sue didascalie dove ritrovare non solo l’etimologia della parola ma anche il suo uso nei proverbi e detti del “riggitano”. Mi sono preoccupato di redigere questo testo per le nuove generazioni, per ricordare la civiltà contadina, per me è stato all’inizio un gioco diventato poi una cosa seria. Ho indagato per nove anni questa lingua, sotto aspetti fonetici, etimologici ed espressivi con un carattere divulgativo e che possa rispondere alle esigenze della gente comune, 400 pagine con oltre 7000 lemmi dialettali e con le ultime pagine circa  33 con la traduzione dell’italiano al dialetto. Un libro che è una ricca e rapida cognizione della nostra parlata, con l’adagio italiano ed il significato del proverbio. “U Signuri mi ndi libera i chiddi chi su nta menti i Dio” per esempio è uno tra i vari proverbi elencati nel testo e che danno idea di come anche il sacro dalle nostre parti aveva un senso.


«Un libro da promuovere non solo in Calabria – secondo Rossana Rossomando, testimone e poetessa della grande tradizione dialettale. – Io stessa utilizzo il dialetto nelle mie composizioni e nel tempo occorreva anche rinnovare testi ormai superati; al dottore Ventura dobbiamo molto, poiché oggi il dialetto sta diventando una lingua morta, la promozione di tale ricerca  diviene divulgazione e conservazione di un processo culturale che difende con il tempo la nostra cultura.
“Il dialetto” per il critico Stefano Mangione riunisce le tradizioni, la storia, l’arte nelle sue varie accezioni. Le trasformazioni della società, non mai così evidenti come negli ultimi decenni, gli effetti dello spopolamento delle campagne, il declino della civiltà contadina, l’urbanesimo accentuatosi di molto negli ultimi decenni, le immigrazioni imponenti di extracomunitari, tuttora in divenire, e le conseguenze, anche sul piano della lingua, in riferimento alle lingue nazionali, che corrono il rischio di essere soppiantate dall’inglese, sono oggetto delle riflessioni di Salvatore Ventura. Si è incoraggiato alla ricerca, allo studio esemplare, anche con  interpretazioni personali nella composizione del dizionario quale atto di amore e di fede verso la sua terra e verso il suo popolo.


Momenti della tradizione musicale calabrese sono stati eseguiti da Luigi Barberio ed Adele Leanza, mentre la piazza ha ospitato la mostra “Oggetti in…dialogo: elementi della memoria dipinti dagli Artisti delle Muse” con la presenza di Antonella Laganà con un grande cesto floreale con cotoni elaborati, Santina Milardi con effetti metallici e di recupero, Pina Calabrò con uno sgabello decorato con pietre colorate, Adele Leanza con calle striate su tavola, Francesco Logoteta con una cornice-quadro, Manuela Lugarà con un tagliere digitale, Pierfilippo Bucca con una cornice–tavola decomposta, Grazia Papalia con una sedia della tradizione contadina, Mariateresa Cereto con tegole e mattoni rurali ed un antico telaio,  Nunzia Gimondo con fiori cartacei, Sebastiano Plutino con riciclo di materiali, Mimma Gorgone con una piccola fornace policromatica.
A fine manifestazione il parroco Don Turoni ha consegnato al presidente Muse una targa a nome della comunità di Oliveto, riconoscimento per il suo impegno culturale che arricchisce di orgoglio la nostra terra. (rrc)