di MASSIMO MASTRUZZO – Tra le critiche più ricorrenti al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina c’è quella secondo cui ci sarebbero “altre opere più urgenti o utili” da realizzare prima.
Ma questa argomentazione, pur legittima nel merito, rischia di semplificare e distorcere la realtà: il Ponte non è un’opera isolata, ma il fulcro di un sistema infrastrutturale molto più ampio e strategico, fatto di strade, ferrovie, interconnessioni e interventi di riqualificazione territoriale. Un insieme organico di opere complementari già programmate, molte delle quali già finanziate e in corso di realizzazione, che diventano davvero funzionali e sostenibili proprio grazie alla presenza del Ponte.
Le opere complementari: ferrovia e intermodalità
Il Ponte non porterà solo auto da una sponda all’altra dello Stretto: collegherà due sistemi ferroviari oggi disallineati, restituendo continuità alla dorsale Palermo-Catania-Messina-Villa San Giovanni-Salerno. In particolare:
Il potenziamento dell’asse ferroviario Palermo–Catania–Messina, con investimenti superiori agli 11 miliardi di euro, finanziati in parte dal PNRR e dal programma TEN-T dell’Unione Europea. Tra i cantieri più rilevanti: il raddoppio della tratta Fiumefreddo-Giampilieri (oltre 2 miliardi), e la tratta Bicocca-Catenanuova (circa 600 milioni).
Il nodo intermodale di Messina e Villa San Giovanni, pensato per connettere passeggeri e merci in modo fluido, diminuendo drasticamente i tempi di attraversamento e i costi logistici.
Senza il Ponte, molte di queste tratte perderebbero parte della loro funzionalità sistemica e rischierebbero di rimanere infrastrutture isolate.
La viabilità stradale: integrazione e fluidità
Anche per la viabilità su gomma è previsto un ampio piano di opere complementari:
L’adeguamento dell’Autostrada A2 “del Mediterraneo” sul versante calabrese, per gestire in modo efficiente i nuovi flussi veicolari.
La Tangenziale Nord di Messina, indispensabile per liberare la città dal traffico urbano e raccordare il ponte alla rete autostradale.
L’ammodernamento delle Strade Statali 113 e 114, con rampe e viabilità secondaria che garantiranno accessibilità capillare al territorio.
Nessun conflitto tra il Ponte e le “opere utili”
È importante chiarire un punto: le risorse destinate al Ponte e alle sue opere complementari provengono da fonti specifiche, tra cui fondi europei (TEN-T), PNRR e stanziamenti pluriennali del Mit. Non sono alternative agli investimenti su sanità o istruzione. Non esiste, dunque, un “conflitto di priorita” fra la realizzazione del Ponte e la costruzione di scuole o ospedali. Anzi, molte delle opere complementari sono state sbloccate proprio perché rese più urgenti e strategiche dal progetto del Ponte.
Un’opera sistemica per superare l’isolamento infrastrutturale
Il Sud Italia soffre da decenni un deficit infrastrutturale che penalizza mobilità, investimenti e competitività. Il Ponte, insieme alle opere complementari, non è solo una risposta ingegneristica, ma un cambio di paradigma: integrazione reale tra Sicilia e continente, accessibilità, continuità logistica, attrazione di capitali e imprese. In una parola: sviluppo.
Un’opera da valutare non isolatamente, ma come parte di una visione più ampia, moderna e responsabile. (mm)
[Massimo Mastruzzo, direttivo nazionale MET – Movimento Equità Territoriale]