L'ULTIMO RAPPORTO DELL'ISTAT CHE TRACCIA UN QUADRO STRUTTURALE DELLO SPOPOLAMENTO NEL MEZZOGIORNO;
EMIGRAZIONE, È RECORD: IN DUE ANNI SONO PARTITI IN OLTRE 241 MILA DAL MERIDIONE

EMIGRAZIONE, È RECORD: IN DUE ANNI SONO
PARTITI IN OLTRE 241 MILA DAL MERIDIONE

di MASSIMO MASTRUZZONel biennio 2023-2024, oltre 241.000 cittadini del Mezzogiorno si sono trasferiti nelle regioni del Centro-Nord, contro appena 125.000 nella direzione opposta. Lo segnala l’Istat nel rapporto “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente”, tracciando un quadro ormai strutturale dello spopolamento del Sud Italia.

Il saldo negativo è preoccupante: 116.000 persone in meno in due anni. Una vera e propria emorragia demografica, che però ha anche impatti economici rilevanti e spesso sottovalutati, soprattutto dal punto di vista fiscale.

Lombardia prima destinazione: un terzo dei pugliesi e lucani migranti finisce qui

Secondo l’Istat, tra le mete più scelte spicca la Lombardia, che da sola accoglie circa il 30% dei migranti interni dalla Puglia e dalla Basilicata. Province come Milano, Bergamo e Brescia attraggono forza lavoro giovane e qualificata che spesso non trova adeguate opportunità nel Sud d’origine.

Il peso delle tasse locali: un trasferimento che vale milioni per il Nord

L’aspetto meno discusso ma estremamente rilevante riguarda la redistribuzione delle entrate tributarie locali, legate in particolare all’Irpef regionale e comunale. Prendendo come esempio reale una busta paga di un lavoratore residente in provincia di Brescia: 41 euro al mese vanno alla Regione Lombardia; 21 euro al mese vanno al Comune di residenza

In totale, 62 euro al mese solo in tributi locali, ovvero 744 euro l’anno per contribuente.

Applicando questo dato medio ai 241.000 nuovi residenti al Nord: 241.000 x 744 € = circa 179 milioni di euro all’anno versati in imposte locali a favore delle regioni e comuni ospitanti.

Al contrario, si tratta di 179 milioni in meno che le regioni del Sud perdono annualmente, aggravando ulteriormente la debolezza dei bilanci pubblici locali.

Le regioni meridionali in perdita doppia: persone e risorse

Il trasferimento di popolazione non è solo una questione numerica. Ogni residente che parte porta con sé: Reddito da lavoro; Contributi previdenziali; Consumi locali (commercio, servizi) e, soprattutto, entrate fiscali che finanziano sanità, trasporti, istruzione e servizi sociali.

Se consideriamo una permanenza media di 10 anni al Nord, la perdita potenziale per il Sud potrebbe arrivare a quasi 2 miliardi di euro di mancate entrate locali in un solo decennio.

Non è solo fuga di cervelli, ma un “trasferimento fiscale” strutturale

Il rapporto Istat fotografa una tendenza consolidata e profonda: l’Italia continua a muoversi, ma in una sola direzione. E mentre il Sud si svuota, il Nord non solo guadagna in forza lavoro, ma incassa ogni anno centinaia di milioni di euro grazie a queste migrazioni.

L’emigrazione interna, da questo punto di vista, non è più solo una questione sociale o demografica, ma un meccanismo di redistribuzione fiscale silenzioso e progressivo.

Chi governa sa, ma non agisce

L’Istat informa la politica italiana da sempre, ma questo governo e quelli precedenti non hanno mai voluto cambiare rotta. Il Sud resta, nei fatti, un bacino di voti da gestire, ma non un territorio da sviluppare. Le segreterie dei partiti, quasi tutte localizzate al Nord, continuano a sfruttare questa disomogeneità territoriale.

Una situazione in aperto contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza sostanziale tra i cittadini e l’impegno della Repubblica a rimuovere gli ostacoli economici e sociali.

In questo contesto, il Movimento Equità Territoriale si batte per invertire questa tendenza, denunciando l’abbandono istituzionale del Mezzogiorno e proponendo un nuovo modello di sviluppo realmente equilibrato tra Nord e Sud.

 

[Massimo Mastruzzo, direttivo nazionale MET – Movimento Equità Territoriale]