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Referendum abrogativo per autonomia, la Prima Commissione rinvia discussione

Referendum abrogativo per autonomia, la Prima Commissione rinvia discussione

La consigliera regionale del Partito democratico, Amalia Bruni, ha evidenziato come la scelta della Prima Commissione ‘Affari istituzionali, affari generali e normativa elettorale’ del Consiglio regionale di rinviare la discussione della proposta di provvedimento per l’indizione del referendum abrogativo della legge 26 giugno 2024 n. 86 «è una chiara strategia adottata per evitare di affrontare direttamente la questione e di prendere una posizione chiara rispetto all’Autonomia differenziata che rappresenta una minaccia per l’unità nazionale e per i principi costituzionali di solidarietà ed equità».

«Non solo perché – ha spiegato – abbiamo scoperto che è composta, nella componente del centrodestra, da novelli costituzionalisti. Ma anche perché, con la decisione di rinviare la discussione della nostra proposta di indizione del referendum abrogativo, la maggioranza che governa questa Regione è venuta definitivamente allo scoperto».

Alla riunione, oltre a Bruni, tanti sindaci che hanno espresso il loro dissenso.

«La legge Calderoli, già esecutiva dal 13 luglio – ha sottolineato – è immorale, anticostituzionale e antistorica: l’Autonomia differenziata sarà capace solo di portare disgregazione dello Stato, penalizzando le regioni più povere come la Calabria, favorendo invece solo le regioni ricche trattenendo le tasse locali».

«La Costituzione italiana, in particolare attraverso gli articoli 2, 3 e 5, promuove la solidarietà e l’eguaglianza tra tutte le regioni –  ha ricordato Bruni –.La legge Calderoli, sebbene apparentemente promettente nel rimuovere disparità e promuovere il decentramento, di fatto crea una divisione economica tra regioni ricche e povere, violando il principio di equità sancito dall’articolo 3 della Costituzione».

«I colleghi della maggioranza di centrodestra – ha proseguito – non possono non avere contezza delle gravi conseguenze economiche e sociali dell’Autonomia Differenziata, tra cui la riduzione delle risorse per le regioni più deboli e il peggioramento dei servizi pubblici essenziali come sanità e istruzione».

«Così come – ha aggiunto – non possono non essere consapevoli del fatto che non saranno mai garantiti i finanziamenti adeguati per i Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep), necessari per garantire diritti civili e sociali su tutto il territorio nazionale – rimarca Bruni -. Senza l’apporto delle risorse provenienti dalle tasse versate dalle Regioni più ricche, lo Stato rischia di andare in default: l’Autonomia Differenziata farà implodere l’Italia».

«Per questo è stato importante – ha concluso – avere l’occasione di discuterne almeno in commissione, alla presenza di sindaci e consiglieri comunali di tutta la Regione: possiamo quindi rilanciare l’accorato appello alla mobilitazione e alla resistenza contro la legge, per preservare l’unità e l’integrità del Paese». (rrc)