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Al Senato la meravigliosa storia Arbëreshë

Al Senato la meravigliosa storia Arbëreshë

«Essere Arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre. Soprattutto bisogna necessariamente andare oltre ciò che si chiama accademia. Restare dentro il pensare e il pensiero che è lingua, linguaggio, parola. È fondamentale cercare di legare/intrecciare tradizione, religiosità, storia con la letteratura che è alla base di una espressione linguistica, con le arti che sono manifestazioni complesse e articolate con i segni tangibili della creazione di una civiltà, con il rito che lega il tempo dell’Oriente con l’Occidente».

Un evento vero e proprio per il mondo delle Minoranze linguistiche in Italia l’incontro al Senato promosso dalla Fondazione Salvatore Crucitti Onlus, presente, insieme al gotha delle Minoranze linguistiche in Italia, anche Lendita Haxhitasim, Ambasciatrice del Kossovo in Italia. 

È la prima volta che il tema delle lingue parlate che rischiano l’estinzione arriva in una sede così prestigiosa e così solenne sotto il profilo istituzionale come lo è il Senato della Repubblica.

È Demetrio Crucitti, presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus promotore del Focus qui al Senato – ad avviare il dibattito, manifestando tutta la sua fierezza istituzionale per essere riuscito ad affrancare il tema della difesa della lingua arbëreshë in una sede così importante come Palazzo Madama. 

«Vuole essere questa – dice ancora Demetrio Crucitti– una intera Giornata di Studi con un tema centrale, “Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshë”, e riteniamo sia solo l’inizio di un nostro viaggio all’interno della grande diaspora albanese di questo secolo, uno dei temi più affascinanti della letteratura e della storia moderna. Oggi qui parliamo della tutela della Lingua di Minoranza Storica Arbëreshë riconosciuta dalla Legge 482/99 che attua l’art. 6 della Costituzione ma poco applicata per questa Lingua di Minoranza». 

Forte la denuncia pubblica del vecchio dirigente Rai (Demetrio Crucitti è stato per 10 anni direttore della Sede calabrese della Rai): «Un rapporto dell’Onu – ricorda Demetrio Crucitti – parla di una lingua a rischio estinzione e che viene ancora parlata in Italia da circa 70.000 persone distribuite su 8 regioni prevalentemente del mezzogiorno d’Italia, questo è il dato reale con cui tutti noi dobbiamo confrontarci e misurarci».

Ad aprire i lavori del confronto è il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, che anche in questa occasione, come sua abitudine, ha affrontato il tema in termini concreti e propositivi: «Trasferirò in Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai le vostre ansie e le vostre richieste, perché credo sia giusto e corretto che una grande azienda di Stato come la Rai trovi gli spazi giusti per diffondere le culture minoritarie come le vostre e dedichi attenzione alle popolazioni che ancora in questo Paese parlano lingue antiche ,orali, che rischiano di sparire per sempre».

Ma il senatore Gasparri non è nuovo a materie di questo genere, già in passato e per lunghi anni si è infatti adoperato perché le minoranze linguistiche presenti in Italia potessero trovare la loro giusta collocazione nel quadro più generale delle iniziative culturali più importanti del Paese. 

È il segretario Generale di Figec Carlo Parisi a spiegare il perché Figec abbia scelto di aderire a questa manifestazione così solenne: «Perché crediamo nel pluralismo sindacale e non solo, perché da sempre difendiamo le minoranze culturali e di ogni genere, e soprattutto perché abborriamo il pensiero unico».

Dopo di lui interviene il Presidente della Figec Lorenzo Del Boca, invitato alla manifestazione per spiegare quale è oggi il vero rapporto tra mondo della comunicazione e minoranze linguistiche: «Vicende storiche varie e complesse – spiega l’ex Presidente del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Italiani hanno portato, nel corso dei secoli, allo stanziamento sul territorio dello Stato italiano di numerose comunità minoritarie, diverse per lingue, tradizioni culturali e condizioni socioeconomiche. Le minoranze linguistiche riconosciute e tutelate dalla legge oggi in Italia sono dodici: lingue delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo, ma la legge 482 nata per tutelarne il patrimonio storico non basta più a garantirne la sopravvivenza».

Messaggi forti, segnali precisi, indicazioni e suggerimenti istituzionali che ora finiranno sui tavoli che più contano per essere analizzati e valutati con la giusta attenzione. Non a caso lo stesso direttore della sede Rai della Calabria, Massimo Fedele ha raccontato ai presenti l’esperienza fondamentale che Rai Calabria «ha sempre svolto in difesa della tutela delle lingue in via di estinzione».

Dai temi centrali si passa quindi al tema più specifico della tutela della vecchia lingua parlata d’Arberia. 

In realtà il saluto e la premessa iniziale di Demetrio Crucitti consente agli interventi successivi di liberarsi dai soliti legacci e imbarazzi istituzionali e parlare del tema con la franchezza e serenità necessaria, cosa che fa per primo un grande intellettuale calabrese come Pierfranco Bruni, scrittore, poeta, italianista e critico letterario, esperto di Letteratura dei Mediterranei, Vice presidente nazionale del Sindacato libero scrittori, e rappresentante, per 6 anni consecutivi della cultura italiana nei Paesi esteri per conto del Mic.

«Essere arbëreshë o amare gli Arbëreshë. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre…».

Nella sua veste di storico Presidente del Comitato nazionale per la promozione e la valorizzazione delle minoranze etno-linguistiche italiane del ministero della Cultura e consulente culturale della presidenza della Camera, e qui di relatore ufficiale del tema di apertura del Focus, Pierfranco Bruni ricorda che «non esiste ancora in Italia una Biblioteca Nazionale interamente dedicata alla storia e alla lingua albanese, che non esiste un archivio esclusivo dedicato alle minoranze linguistiche, e soprattutto che non esiste un Museo Nazionale della tradizione Arberesche, quanto basta per capire come la politica abbia trattato fino ad oggi questo mondo». 

Basterebbe rileggere la relazione di Tommaso Bellusci “Koine Liturgica nel Rito Bizantino delle Eparchie Arbereshe d’ltalia, per rendersi conto della dimensione reale del problema. Storico collaboratore della Rivista Italo – albanese  Lidhja- Unione  e della Rivista  Lajme – Notizie della Eparchia di Lungro degli italo-albanesi  dell’Italia continentale, Tommaso Bellusci ricostruisce nei minimi dettagli la storia della lingua Arbëreshë, puntando la sua lezione magistrale su quella che il vecchio giurista di Frascineto chiama “la sovranità spirituale nell’ Arberia bizantina”.

Tocca poi a Ernesto Madeo Commissario della Fondazione Regionale istituto di Cultura Arbereshe e sindaco di San Demetrio Corone (CS) spiegare le tante iniziative importanti che la Fondazione sta cercando di realizzare in difesa del patrimonio arberesche: «Siamo appena rientrati da Tirana dove abbiamo portato una delegazione di 200 persone in rappresentanza dei nostri paesi, e dove abbiamo legato con lo stato albanese rapporti di proficua collaborazione culturale».

Testimonianze di vita vissuta al servizio delle Minoranze arrivano anche da Vincenzo Cucci Presidente dell’Associazione Vatra Arbereshe, Chieri (TO);da Fernanda Pugliese, Coordinatore Sportelli Linguistici, Arbereshe e Croato Direttore Editoriale Rivista Kamastra e Videonotiziario, e da Diana Kastrati, Direttore Esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per I’Arberesh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania, che lancia all’assemblea di Sala Zuccari una ennesima provocazione «Si faccia un documento finale di questo incontro e lo si mandi al Ministro della cultura».

In realtà ci pensa l’Eparca di Lungro a chiudere in bellezza la prima parte del dibattito.

Mons. Donato Oliverio Vescovo dell’ Eparchia di Lungro degli ltalo Albanesi dell’Italia Continentale, tiene all’assemblea presente una vera e propria lectio magistralis sulla tradizione arberesche, ma chi meglio di lui?, un appello alla riscoperta dell’identità territoriale, un monito a non rinunciare mai alle battaglie intraprese, un consiglio al mondo della scuola perché nelle scuole si insegni la vecchia lingua parlata, un inno alla chiesa che ha saputo riunire in una sola lingua le varie identità dei territori e delle popolazioni, un richiamo alla responsabilità, e una esaltazione del ruolo dei sacerdoti spar4si per il territorio. 

Le conclusioni dell’assise sono affidate all’assessore regionale Gianluca Gallo, a cui il Presidente della Regione, Roberto Occhiuto ha assegnato la delega delle Minoranze: Faremo di tutto – dice l’esponente politico – per dare a questo tema e a questi problemi la giusta dignità politica e sociale, convinti come siamo che la storia di un popolo parta dalla tutela della lingua orale e che per rafforzare il legame tra presente e passato non si possa prescindere da tutto questo».

Un evento di altissimo valore sociale e politico, dunque dietro il quale – va ricordato – si muove l’attività del Comitato Scientifico, presieduto dallo stesso Pierfranco Bruni. Sarà ora questo Comitato a predisporre un Dossier sullo Stato dell’arte e proposte per l ‘applicazione della Tutela Costituzionale della Popolazione Italo -Albanese, Minoranza Linguistica Storica riconosciuta dalla Legge 482/99, parlante la Lingua Arbëreshë. Lingua a rischio estinzione (Onu). Presenti ieri all’incontro anche Sergio Ferrari, Presidente della Provincia di Crotone, e il sindaco di Lungro Carmine Ferraro, in rappresentanza delle loro rispettive comunità. (pn)