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Santo Gioffrè alla Cittadella di Catanzaro

CATANZARO – Lo scrittore Santo Gioffrè alla Cittadella

 Con l’appuntamento di ieri, sono riprese alla Cittadella regionale le presentazioni di libri di autori calabresi, tra letteratura recente e classici, per l’iniziativa voluta dalla Presidenza della Giunta regionale e dall’Assessorato alla Cultura inaugurata dieci mesi fa con “La maligredi” di Gioacchino Criaco.

Nel pomeriggio di ieri, la Sala Oro ha ospitato Santo Gioffrè ed il suo libro “L’opera degli ulivi “(Castelvecchi), ambientato negli anni Settanta tra i fermenti politici studenteschi che animavano le università. Con l’autore, in una bella e partecipata discussione che ha coinvolto anche il pubblico, si sono confrontati la scrittrice Maria Primerano, l’assessore all’Istruzione e alle Attività culturali Maria Francesca Corigliano e il giornalista Filippo Veltri. A partecipare, ancora, alcune associazioni che hanno così accolto l’invito di alleanza culturale rivolto dall’assessore Corigliano.

«Il vero protagonista del romanzo ‘L’opera degli ulivi’ è l’ideologia – ha affermato la delegata regionale alla Cultura nel corso della presentazione-. Anzi, le ideologie. Quelle politiche (comunista e fascista) che esprimono visioni differenti di società e quella ‘ndranghetista. Forte, radicata, che si tramanda di generazione in generazione. Rispetto all’ideologia politica il romanzo assume la valenza di un saggio storico-sociologico, ripercorrendo le tappe di uno scontro violento tra i gruppi, ma anche tra ogni gruppo e lo Stato. Percepiti, da qualsiasi punto di vista, come il grande assente. E grida forte il cambiamento dell’ultimo trentennio che ha visto la scomparsa dell’ideologia politica e, in parte, anche delle idee e delle visioni. Non scompare, ma resiste, sia pure con qualche trasformazione, l’ideologia ‘ndranghetista.  E il romanzo – ha sottolineato ancora l’assessore Corigliano nel suo intervento – proietta il lettore in un mondo di faide, dove la guerra per la supremazia economica si vince con la conta dei morti ammazzati. Tragico il personaggio della madre, che ripiomba a distanza di anni nel gorgo impetuoso della vendetta “necessaria” e rinnega il sentimento naturale di protezione della prole in nome della cancellazione dell’offesa.

«C’è anche l’amore in questa storia vera che Santo Gioffrè ha sentito il dovere di narrare- ha rilevato in conclusione-, ma è un soffio lieve. Un alito delicato che accentua il contrasto tra la vita e la morte. Questo romanzo pone al lettore alcune domande e lo accompagna in un percorso antropologico che racchiude il senso delle risposte”.