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Il reggino Marcello Fonte va a Hollywood “Dogman” candidato per l’Italia all’Oscar

26 settembre – L’attore reggino Marcello Fonte, protagonista del film “Dogman” di Matteo Garrone (vincitore della Palma d’Oro a Cannes come miglior attore) rappresenterà l’Italia agli Oscar: il film di Garrone è candidato nelle nominations della sezione “miglior film in lingua straniera” alla 91.ma edizione degli Academy Awards, che si svolgerà a Los Angeles il prossimo 24 febbraio. “Dogman” ha vinto anche 8 Nastri d’Argento, tra cui quello per il miglior film e la regia, e ha ricevuto consensi a livello internazionale. L’Italia spera così di entrare nella prestigiosa cinquina del miglior film in lingua straniera: le nominations saranno decise dai membri dell’Academy il 22 gennaio 2019.
Un altro tassello, dunque, alla straordinaria (e meritata) ascesa dell’attore di Melito Porto Salvo che torna spesso a Reggio, dove ad Archi vivono i suoi parenti, per suonare nella banda che lo ha coinvolto da ragazzino. Marcello Fonte è comunque un personaggio che conquista, per la sua semplicità, la sua schiettezza e, soprattutto, l’orgoglio con cui ostenta la sua calabresità, di cui va ampiamente fiero. Uno dei tanti protagonisti della Calabria che sanno conquistare il successo senza dimenticare, con fierezza, le proprie origini.
Fonte non sarà, però, l’unico calabrese che aspira alle nominations che apriranno le porte di Hollywood: c’è anche il regista catanzarese Alessandro Grande, selezionato per la sezione cortometraggi con il suo pluripremiato “Bismillah” a concorrere per l’Italia nella cinquina che sarà selezionata il 22 gennaio.
Il film di Garrone è stato selezionato dalla commissione dell’Anica in una lista di 21 film, tra cui figuravano, tra gli altri, “A casa tutti bene” di Gabriele Muccino, “Lazzaro felice” di Alice Rohrwacher, “Napoli velata” di Ferzan Ozpetek, “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini e “Nome di donna” di Marco Tullio Giordana.
Come, si ricorderà, al Festival di Cannes il protagonista Marcello Fonte, ha conquistato la Palma del miglior atto. Il film si ispira a una vicenda di 30 anni fa, che le cronache hanno registrato come la storia del “canaro della Magliana”: è la storia di un uomo mite che ha un rapporto di amicizia e sudditanza con un ex pugile che terrorizza un quartiere della periferia romana. Il riferimento al “canaro” è giusto per l’attività del protagonista, ambienti e situazioni sono molto diversi da quelli del fattaccio reale. (rs)