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Il Venerdì Santo a San Ferdinando

Il Venerdì Santo a San Ferdinando

di GREGORIO CORIGLIANO Quella di oggi, venerdì Santo, era la giornata del silenzio. Soprattutto per radio, non si trasmettevano canzoni e canzonette, perché si ricorda la passione e la morte di Gesù Cristo. In ogni parrocchia si effettua la Via Crucis o più in generale la processione devozionale con il Crocifisso, le statue del Cristo morto e della Madonna Addolorata, o le statue che rappresentano i misteri, ossia le stazioni della Via Crucis. Le campane, che tradizionalmente richiamano i fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia sono mute. In segno di lutto, infatti, non suonano.

Hanno suonato ieri sera giovedì Santo al canto del Gloria, alla Messa in cena Domini, per poi tornare a suonare a festa durante la veglia Pasquale. Per ricordare gli appuntamenti di fede, in alcuni paesi calabresi, tra cui il mio, San Ferdinando, c’era l’antica tradizione di suonare, per le vie del paese, la “troccola”, un particolare marchingegno che faceva un rumore non squillante, ma caratteristico, per chiamare i fedeli in Chiesa.

Io stesso, da ragazzo, la suonavo spesso, andando in giro per le vie del paesello, scarsamente illuminate, per ricordare che in quei momenti stava per iniziare una funzione religiosa. Infatti, noi chierichetti, uscivamo più volte, visto che le campane non suonavano, non potevano suonare. C’è una Santa Messa nel pomeriggio, che registra diverse letture e ed invece della liturgia eucaristica si distribuisce la Comunione consacrata durante la messa della cena di ieri sera. Una volta venivano i frati francescani a tenere le prediche, prima di uscire con le varette del Cristo morto.

L’ho vista, una, nella Chiesetta dell’Immacolata, già pronta, domenica delle Palme: ero andato per ricordare che in quello stesso posto c’era “a Chiesa d’Ammaculata” le cui chiavi erano tenute da una sorella di mia madre, la zia Marietta, che ne aveva custodia e cura. Sono entrato, lo faccio spesso, una Chiesetta piccola, oggi rinnovata e tenuta dalla antichissima Confraternita dell’Immacolata che ha origini antichissime. È una giornata di penitenza, oggi, di penitenza e di silenzio.

I confratelli – operai, muratori, carpentieri, contadini – prima guidati dal priore Domenico Scrugli, poi da Antonio di Lorenzo, oggi da Rosella Fiumara – si fanno carico di tutte le incombenze legate alla Settimana Santa, compresa la organizzazione della tradizionale processione del Perdono, presieduta da don Leonard, un giovane sacerdote venuto dalla Nigeria ed appartenente alla Comunità di Don Guanella. ù

Leonard è moto attento: segue giovani e meno giovani con impegno quotidiano e si fa carico di ogni cosa.

«Perdono mio Dio, perdono e pietà». Si canta tutti in coro, anche da parte di coloro i quali non hanno un particolare sentimento. Ma oggi è davvero speciale la serata e la processione che raggiunge il Calvario spostato e, forse, più curato, verso la fine del quartiere Rimessa, dove si prega, si canta, ci si chiude nelle riflessioni.

«Sono stati i miei peccati, Gesù mio perdono e pietà!» Una processione che attraversa tutte le vie del paesello e che fa aprire a quanti non sono usciti di casa porte e finestre per godere del particolare momento di fede. Per pregare, quest’anno per le vittime di Cutro, dall’altro lato del mare di quella stessa Calabria che, avendo registrato la strage, si è in un certo senso riscattata, pur non avendo colpe, grazie all’impegno dei  sindaci, dei cittadini e dei pescatori crotonesi che non si sono risparmiati affatto nel dimostrare la capacità di accoglienza e di devozione per una causa giusta, quella di dare degna sepoltura alle vittime e conforto ai familiari.

«Oh me sventurato che seguo a peccare, che seguo a piegare chi vita mi dà». (gc)