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La città unica di Cosenza: Un sogno che diventi realtà

L’OPINIONE / Bianca Rende e Francesco Luberto: Cosenza Capitale Italiana della Cultura una sfida emozionante

di BIANCA RENDE E FRANCESCO LUBERTO Accogliamo con sincero apprezzamento l’idea di impegnare la città di Cosenza nella sfida della candidatura a capitale della Cultura italiana 2026 al punto da vedere in questa sfida l’occasione per la costruzione di una visione strategica della città e l’area circostante più ampia, che partendo dal suo innegabile pregio storico, si apra ai flussi della cultura contemporanea tanto da porsi, al di là dell’esito della selezione, come caposaldo per le programmazioni degli anni a venire.

Mantenendo all’amministrazione l’idea di una regia chiara e forte, ma rendendosi disponibili finalmente ad essere interlocutore e riferimento per le energie intellettuali e culturali delle comunità, è necessario fin da subito puntare in alto, definire un profilo del dossier contemporaneo e internazionale, facendolo diventare un progetto profondamente innovativo e che – come giustamente è stato detto – indichi le linee culturali dei prossimi anni.

In tal senso il processo e il metodo che si scelgono per la sua redazione sono già parte rilevante del progetto stesso. Ad esempio, annunciare che in cima al processo abbia già preso forma l’idea di scegliere una società di consulenza tecnica non è decisamente un buon segno perché inverte il processo. In che modo è stata individuata? In base alla sua visione culturale? Ed eventualmente, qual è? E come può essere stata individuata se ancora la città non si è espressa in nessun modo? Non è certamente questa una scelta neutra.

Apriamo subito una discussione con la città, e non solo, coinvolgiamo, confrontiamoci, apriamo porte e finestre della casa comunale, anche qui per evitare di ripetere l’esperienza appena trascorsa e conclusasi con una bocciatura, di costruzione di un dossier burocratico e quasi compilativo privo di un collante identitario forte.

Le migliori esperienze culturali in soprattutto al sud sono nate dal basso. Si pensi a come suscitare analoghi processi. A come coinvolgere, a come raccordare i processi che anche da noi sono in atto. C’è vita anche da queste parti. E dunque non pensare che il cuore siano i pur necessari e doverosi progetti di restauro e recupero dei manufatti storici.

Sentiamo altresì il dovere di suggerire, ancora in questa circostanza, l’integrazione del dossier di candidatura in una logica di area urbana, per non replicare formule di puro marketing, in quanto tali poco credibili, come la “patacca” sulla leggenda di Alarico di cui è rimasta solo la statua di un “povero” (in tutti i sensi), cavallo sul Crati.

Perché la “Grande Cosenza” della storia trova oggi la principale “industria culturale”, per esempio, nell’Unical, che ha sede in Rende e rappresenta un capolavoro di Urbanistica moderna, opera di grandi architetti, che sono oggetto di ammirazione della grande pubblicistica specialistica. Una città che oltre a presentare una notevole densità di elementi storici, presenta attualmente quella dotazione di strutture ricettive organizzate che mancano in maniera assai penalizzante al capoluogo.

Proseguendo sul Busento e il Savuto si hanno le vigne più pregiate della Calabria e poi arrivano i Casali del Manco e la Sila con le loro battaglie dai nomi, non a caso, romani come Zumpano, Lappano, Guarano, così come presidi culturali di grande valore sono da evidenziare nella zona delle Serre Cosentine.

Ancora una volta, dunque, se non città unica per la cultura, torniamo a suggerire per il capoluogo il ruolo motore di un’aggregazione esemplare e direzionale.

Preparare il dossier di una candidatura a Capitale italiana della Cultura ci stimola a interrogarci su ciò che vogliamo diventare, in un settore trainante economicamente come quello interessato, ma anche a chiederci quali siano le culture che animano la vita di una comunità, di cui dobbiamo tenere conto e che dobbiamo coltivare.

E’ una sfida emozionante, ma certamente alta. Pensiamo che Cosenza ne sia assolutamente in grado, ma la scelta del metodo per la costruzione del processo sarà quella che determinerà la differenza tra una partecipazione (e, speriamo vittoria) della città, ed un mero esercizio di facciata. ν

[Bianca Rende e Francesco Luberto sono consiglieri comunali di “Cosenza Cresce Insieme]