Italia del Meridione: Non siano dimenticati Borghi e aree interne, strategici nel rilancio del Paese

I borghi e le aree interne sono strategici per il rilancio del paese. Per questo, non devono essere dimenticati. È l’appello fatto da Italia del Meridione, che ha ricordato come «i piccoli Comuni pagano anni di isolamento e scarsi investimenti in infrastrutture reali e digitali che contribuiscono a uno spopolamento oggi apparentemente inarrestabile».

«Sul fronte digitale, in particolare – viene spiegato in una nota – in oltre 2.100 dei 7 mila centri italiani che ricadono nelle cosiddette aree bianche” – di cui la maggior parte è costituita da piccoli Comuni – è oggi attivo il servizio di connessione, mentre in 3.200 Comuni sono in corso i lavori, allinterno di un percorso di realizzazione della BUL (banda ultra larga) che riguarda le aree più marginali rispetto agli interessi del mercato e che sarà completato entro il 2023. Al contempo, i centri che non contano più di 5 mila abitanti rappresentano il 72% delle municipalità italiane, insistono in aree di assoluto pregio ambientale, storico e artistico e costituiscono sempre più spesso degli ideali laboratori di economia circolare, democrazia energetica e innovazione sociale».

«Esperienze dinnovazione che, dalla Calabria al Piemonte – continua la nota – uniscono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie a un turismo più sostenibile, a progetti di rigenerazione urbana, a una silvicoltura di precisione e a modelli di educazione inclusiva. Pertanto, L’Italia del Meridione, lancia un appello al Governo Draghi, per chiedere di non lasciare che i borghi e le aree interne siano fanalino di coda nella sfida per la ripartenza del Paese, garantendo unequilibrata distribuzione nonché una giusta attenzione nelluso trasversale delle risorse del Pnrr per la transizione ecologica e digitale».

«Con il nostro appello, vogliamo puntare i riflettori della politica sul ruolo strategico dei piccoli Comuni nel rilancio del sistema Paese, guardando anche e soprattutto alle realtà della nostra provincia. Realtà che mai come oggi si legano alla tenuta della comunità, a una migliore qualità della vita e a produzioni deccellenza del Made in Italy. È urgente creare le condizioni per riabitare questi territori spostando attività e lavoratori dello smart working in una grande proposta di rigenerazione urbana e sociale fondata sulla green economy», ha dichiarato Gabriele Iazzolino, referente direzione provinciale di Cosenza.

«La parità di condizioni tra grandi città e aree interne è essenziale – ha aggiunto il delegato al Dipartimento Transizione ecologica – per uno sviluppo sostenibile del Paese dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Portare la fibra ottica in zone dove la qualità delle connessioni è perlopiù molto bassa, consente allItalia di colmare quel divario digitale che si avverte particolarmente nelle zone rurali e meno popolose e competere su un level playing field. Con la fibra ottica giochiamo la partita della parità, connettendo tutti al futuro».

«IdM ritiene, quindi, prioritario – viene evidenziato nella nota – destinare i fondi dei prossimi mesi ai piccoli Comuni, per promuovere la diffusione di comunità energetiche, ridurre il rischio idrogeologico, attrezzare nuovi prodotti turistici legati al cluster del ‘turismo attivo, lento e sostenibile’, favorire lo sviluppo di filiere locali, realizzare linfrastruttura leggera della rete unica in tempi certi anche nelle aree bianche, incentivare lo smart working e defiscalizzare servizi e attività economiche di qualità che qui potrebbero investire in lavoratori residenti e in centri innovativi di coworking».

«Per accelerare un cambio di passo, in particolare – spiega la nota – sarebbe importante istituire una linea di finanziamento Smart Working Borghi”, con agevolazioni fiscali per linsediamento di centri di ricerca e impresa digitale di prossimità nei piccoli comuni, incentivando la nuova residenzialità legata alluso di spazi abitativi abbandonati e recuperati. Prioritario, inoltre, dare immediata attuazione a dispositivi normativi come la legge Salva Borghi o le green community inserite nel Collegato ambientale, per mettere i piccoli centri nelle condizioni di competere ed esprimere il loro potenziale».

«La pandemia ha posto allattenzione di tutti la necessità di ripensare la fruizione dei territori e il Pnrr rappresenta unoccasione unica perché borghi e aree interne, soprattutto in provincia di Cosenza, – ha commentato Iazzolino – tornino ad avere la centralità che meritano, per riequilibrare storici divari e dare nuovo slancio alla lotta alla crisi climatica”. I piccoli Comuni, dunque, necessitano di risorse certe e politiche forti per promuovere la rivoluzione energetica e leconomia circolare, sviluppare il turismo lento e  di prossimità, favorire una mobilità e una vivibilità sostenibili, colmare il digital divide, semplificare le procedure per la messa in posa della banda ultra larga e implementare lagenda digitale».

«Queste le direttrici – ha concluso il referente provinciale di IdM – fondamentali lungo cui muoversi per innescare processi innovativi e sostanziali. IdM ha da sempre sostenuto, e continuerà a farlo, che i piccoli Comuni sono l’asse portante del nostro Paese, per questo oggi giocano un ruolo di primaria importanza in quella ‘rinascita e ripartenza’ che viene richiesta. Essi possono essere davvero il motore propulsore della transizione ecologica e digitale». (rcs)

AREE INTERNE E LA MONTAGNA IN CALABRIA
LA STRATEGIA CONTRO LO SPOPOLAMENTO

di BIANCA VIOLANTE – È una svolta storica, soprattutto per la Calabria e le sue montagne, l’approvazione, su proposta del ministro Mariastella Gelmini, in Consiglio dei ministri del disegno di legge Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane, nato dalla volontà di valorizzare e aiutare lo sviluppo delle aree interne e delle terre alte.

Il provvedimento introduce misure organiche finalizzate a favorire lo sviluppo economico e la ripresa di tanti territori che avranno l’opportunità di diventare sempre più una risorsa per il Paese. Il ddl, inoltre, si pone l’obiettivo di contrastare lo spopolamento della montagna italiana, raccogliendo in un testo unitario e sistematico interventi normativi per la riduzione delle condizioni di svantaggio dei Comuni montani.

«Nasce la Strategia nazionale per la montagna italiana – ha spiegato il ministro Gelmini – che verrà finanziata grazie al Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane per il quale l’ultima legge di bilancio ha previsto lo stanziamento di 100 milioni per il 2022 (prima erano 29,5 milioni) e 200 milioni a decorrere dal 2023 – aggiunge – Il disegno di legge si pone l’obiettivo di garantire anche in montagna la fruibilità di tutti i servizi essenziali, dalla sanità alla scuola: chi sceglie di fare il medico o il professore in Comuni montani avrà delle agevolazioni; sono previsti incentivi per lo sviluppo dei servizi di telefonia mobile e per l’accesso a internet; avremo un credito di imposta per gli imprenditori agricoli e forestali che esercitano la propria attività nei Comuni montani; ci saranno misure fiscali di favore per i giovani con meno di 36 anni che avviano una propria impresa in montagna; e la misura ‘io resto in montagna’: detrazioni sul mutuo per chi, con meno di 41 anni, acquista una prima casa in un Comune montano».

Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha ribadito che il dl sulla montagna approvato «è un primo importante passo per valorizzare tanti territori che da troppi anni aspettavano una cornice normativa che potesse in qualche modo contribuire al loro sviluppo».

«Anche nella Regione che ho l’onore di governare ci sono realtà in gravi difficoltà, colpite dal fenomeno dello spopolamento, che hanno bisogno di aiuti concreti per potersi rilanciare. Le misure previste dal ddl vanno nella giusta direzione. Bisogna incentivare medici, insegnanti, imprenditori e soprattutto giovani, ad investire nel proprio territorio, e magari a preferire la montagna alle grandi città. Lo sviluppo di tutte le realtà locali – i piccoli borghi, i paesini, le cittadine – sono un arricchimento per l’intera comunità».

«Luoghi abitati e fecondi – ha proseguito – contribuiscono alla crescita economica, sociale e culturale di una Regione: una montagna abitata sarà una montagna nella quale con più difficoltà ci saranno incendi, alluvioni, calamità naturali. Anche per la Calabria, quando questa legge verrà definitivamente approvata, ci saranno tante opportunità. Mi auguro che il Parlamento esamini presto questo ddl».

Il presidente regionale di Uncem – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, Vincenzo Mazzei, pur esprimendo soddisfazione per l’approvazione del dl, ha ribadito la necessità di concretezza e azioni decisive.

«In particolare – ha aggiunto – sul fronte della fiscalità. Il Presidente Draghi sa che l’Italia è all’84% rurale. E al 56% montagna. Servono azioni decisive, quelle che il Pnrr non ha previsto efficacemente e compiutamente. Servono azioni per sgravare le imprese e i negozi da imposte. E per ripensare il modello organizzativo dei servizi. Senza asili nido e medici di base, la montagna continuerà a spopolarsi. Evitiamolo, anche grazie ai provvedimenti contenuti in questo disegno di legge approvato oggi in Consiglio dei Ministri».

«Dal 2011 al 2019– ha proseguito Mazzei – nei Comuni totalmente montani la popolazione ha subito un calo di 149.371 unità e la densità abitativa media si è assestata su 61 abitanti/kmq, a fronte di una media nazionale pari a 197 abitanti/kmq. Alpi e Appennino sono decisivi e determinanti per il Paese. Siamo certi che il Governo, con la Ministra Gelmini, il Presidente Draghi, tutti i Ministri e i Parlamentari agiranno insieme e in tempi rapidi. Servono visione e risorse. Determinate zone, soprattutto di alta montagna e di crinale, sono ormai da tempo abbandonate».

«C’è bisogno di coesione territoriale, e questo nuovo articolato è importante – ha concluso –. Lo sviluppo economico, la gestione dei fondi del Pnrr, la necessità di garantire medesime opportunità devono essere garantite a tutti i territori, se vogliamo che nessuno sia lasciato indietro».

Il deputato di Forza ItaliaAndrea Gentile, ha parlato di una riforma storica che rafforzerà l’economia dei nostri territori».

«Dobbiamo ringraziare innanzitutto il Ministro Gelmini per l’approvazione in Consiglio dei Ministri di questa storica riforma che rappresenta un significativo passo in avanti nelle politiche a favore delle località montane. Questo intervento strutturale è frutto di un percorso di ascolto e condivisione sui territori al quale Forza Italia ha contribuito in modo decisivo» ha proseguito.

«La Calabria – ha proseguito il parlamentare – è tra le regioni italiane con il maggior numero di zone montuose all’interno del proprio territorio. Penso in particolare ai paesi del Pollino, del Savuto, della Presila e della Sila i quali, finalmente, grazie al DDL appena approvato, avranno a disposizione tutti gli strumenti per puntare sullo sviluppo territoriale e turistico delle zone montane».

«Questo ddl – ha proseguito – segna un cambio di prospettiva sulla montagna e permetterà di migliorare la vita e l’economia di territori erroneamente considerati marginali o minori. Infatti la riforma prevede un consistente ampliamento del fondo destinato ai territori di montagna e, inoltre, introduce consistenti incentivi diretti alle imprese, meccanismi di defiscalizzazione, interventi che mirano al potenziamento dei servizi essenziali e la possibilità
di investire in infrastrutture strategiche per i nostri territori».

«Basti pensare, in particolare – ha concluso – alla misura “Io resto in montagna” e al fondo per lo sviluppo che può contare su 100 milioni di euro per l’anno in corso e 200 milioni dal 2023, mentre fino a oggi si era arrivati al massimo a uno stanziamento di 29,5 milioni di euro l’anno.
Siamo, dunque, dinanzi ad una svolta storica e il mio impegno sarà quello di fare in modo che Sindaci, imprenditori ed operatori del settore possano sfruttare al meglio i benefici introdotti con questa tanto attesa riforma». (rrm)

AREE INTERNE: LA CALABRIA SCOMMETTA
SU BORGHI E PERIFERIE PER LA RIPARTENZA

di GIANLUCA SUCCURRO e DOMENICO MAZZA – Spesso ci concentriamo ad immaginare possibilità di sviluppo che riverberino migliorie ai principali contesti urbani della Regione. Vuoi perché queste sono sedi principali del dibattito politico, vuoi le sfide economico-finanziare che nei prossimi anni le vedranno protagoniste, resta il fatto che le Aree Interne, spesso, passano un po’ in sordina.

Eppure, basterebbe solo aprire una qualunque carta geografica per rendersi conto che quel vasto ambito compreso tra le valli del Neto e del Trionto e di rimpetto, vicendevolmente, allargato alle propaggini vallivo-rivierasche del Tacina e del Crati è la più grande Area Interna della Regione e fra le più estese del Meridione insieme ad alcuni contesti interni dell’Irpinia e del Cilento.

Un territorio, quello pedemontano jonico, che è stato, volutamente, tenuto ai margini dalla politica. Quest’ultima, ossequiosa a dinamiche ed equilibri centralisti, ha preferito investire in altri ambiti, ingrassandoli ed ingessandoli all’inverosimile. E come contropartita le aree rurali della Sila Greca, del Marchesato e del Pollino di levante, sono state abbandonate ad un destino triste e scarno di possibilità di crescita.

Riteniamo sia operazione non più differibile rilanciare quest’ambito. E per farlo, giocoforza, bisognerà ripartire dalle due principali Comunità che su quest’area insistono: Acri e San Giovanni in Fiore. Invero va annotata, nei succitati Comuni, un’iniezione di fiducia posta di recente. Entrambi sono risultati beneficiari di 5 milioni di euro cadauno nell’ambito dei fondi per la rigenerazione urbana. Nei casi di specie la popolazione superiore ai 15mila abitanti ha fatto sì che queste Comunità potessero concorrere al riconoscimento del finanziamento per ovvi motivi legati ai rispettivi tetti demografici.

Escluse però le esperienze della città dell’Abate Gioacchino e di Sant’Angelo, le altre Comunità rappresentano un insieme di piccoli Paesi ad elevato IVSM (Indice di vulnerabilità sociale e materiale), dove solo in casi sporadici si superano i 5000 residenti. Comunità, ormai, vissute, per lo più, da popolazione anziana e private di ogni tipologia di servizio. In taluni casi, anche quelli più basilari.

Rilanciare politiche di inclusione e coesione, basate su principi di sussidiarietà che siano forieri di migliorie sociali, rivitalizzerebbe tali contesti. Per farlo sarà necessario far ripartire i servizi di base a cominciare da una rinnovata visione della sanità territoriale, accompagnata da un rimpinguo della sanità ospedaliera nei due presidi di montagna presenti.

Ed ancora preparando il campo ad uno sviluppo economico, produttivo, imprenditoriale turistico e culturale, foraggiato da una revisione e messa in sicurezza dei sistemi infrastrutturali comuni.

Senza dimenticare che un rinnovato processo di crescita dell’entroterra jonico, fedele ai dettami del new green deal, riverbererebbe benessere e crescita anche ai principali ambiti urbani rivieraschi a cui le Comunità, montane e pedemontane, fanno riferimento per i relativi servizi comprensoriali.

Registriamo, comunque, una nota positiva su quelle Municipalità poste sulle sponde del tratto terminale del Neto. Queste, con lungimiranza amministrativa, hanno iniziato a pianificare un percorso comune al fine di poter concorrere, entro la fine del prossimo mese, ad uno spin-off del bando sulla rigenerazione urbana, pensato su basi di aggregazioni demografiche. Così come plaudiamo all’operazione della unione di Comuni a cui si è proceduto poco tempo fa sul territorio del Pollino di levante. E, sempre sullo stesso ambito, alla recente e sinergica proposizione di un CIS (Contratto Istituzionale di Sviluppo) che, senza frammentare le forze in progetti singoli e non correlati, ha amalgamato una linea di pensiero tra più Enti ad una progettualità comune ed inclusiva.

D’altronde, le sfide del Pnrr, ci inducono a pensare che una rivisitazione degli attuali apparati amministrativi della Regione, giocoforza, dovrà essere attuata rivedendo la geografia politica e favorendo unioni, fusioni, contratti di fiume, ambiti ottimali, aree Vaste e Metropolitane che rappresentino, anche, il superamento degli attuali, scriteriati, confini amministrativi provinciali.

Operazioni di tale portata, contrariamente a quanto qualche mente deviata possa pensare, non limitano la partecipazione dei Cittadini alla vita democratica delle Comunità. Piuttosto adeguano ai dettami contemporanei una società ed un tessuto urbano e rurale da svecchiare e modernizzare in chiave sostenibile.

Invitiamo, quindi, a rivedere, revisionare, rettificare le azioni e le politiche impostate negli ultimi 30 anni.

E questo dovrebbe essere, per gli Amministratori jonici, un imperativo!

Solo così si potrà evitare che, da qui ai prossimi 20anni, le Aree Interne dell’Arco Jonico possano rappresentare la cartina di tornasole di un territorio isolato ed abbandonato. Evitando, ordunque, che queste si con figurino, nella loro quasi totale interezza, come grandi scenari fantasma dal quale i Cittadini continueranno a scappare via, a gambe levate, per l’assoluta carenza di servizi.

Invertiamo il paradigma che, ad oggi, ha rappresentato le linee di indirizzo con cui l’entroterra è stato guidato.

Del resto, se non ora, quando? (gnu-dm)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Alla Calabria 17,2 milioni di euro per le aree interne

Sono 17,2 milioni di euro la somma destinata alla Calabria «per la manutenzione straordinaria e la messa in sicurezza della rete viaria di accesso alle aree interne». Lo ha reso noto la sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, spiegando che ciò è stato possibile grazie al decreto del Mims di riparto delle risorse previste dal Fondo complementare del Pnrr.

«Oltre 17 milioni di euro – ha spiegato – saranno quindi impiegati a favore delle aree interne, così ripartiti: 3,8 milioni all’area Grecanica, 5.4 al versante Ionico-Serre, 3,3 al Reventino-Savuto e 4,4 milioni alla Sila e Presila. Una nuova opportunità per contrastare il rischio idrogeologico, le carenze infrastrutturali e lo spopolamento. Dallo sviluppo delle aree interne passa il rilancio di tutta la Calabria». (rrm)

La sottosegretaria Dalila Nesci: Già erogati 60,5 milioni per sostegno attività aree interne

La sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, ha reso noto che «ad oggi stati erogati circa 60,5 milioni di euro sui 90 totali previsti per la prima annualità del Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne, che considero strumento fondamentale nella fase di ripartenza che stiamo affrontando».

«La ripartenza delle attività economiche – ha sottolineato – è in cima alla lista delle priorità del Governo Draghi” sottolinea la Sottosegretaria On. Nesci. “Superate le iniziali difficoltà legate alla novità della procedura abbiamo dato seguito ai pagamenti per tutti i 3.101 beneficiari della misura, 1847 già eseguiti e 1.254 in corso di esecuzione. Nell’ottica di un rafforzamento della SNAI, nel Fondo per il triennio 2020-2022 sono stati stanziati un totale di 210 milioni di euro. Stiamo lavorando a pieno regime per trasferire l’ultima parte di fondi ai Comuni, predisponendo le operazioni previste per le prossime due annualità».

«Proseguiamo – ha concluso – a monitorare l’avanzamento nell’erogazione delle risorse e l’efficacia delle misure». (rrm)

FONDI COVID, REGIONE FALLISCE DI NUOVO
PER AREE INTERNE SALVO 1 PROGETTO SU 4

È un’altro buco nell’acqua, quello che la Regione Calabria ha collezionato sulla gestione dei fondi europei covid. La Giunta regionale, infatti, «ha fallito anche sulla Strategia delle aree interne, quello che era un progetto pilota e di vero rilancio per tutta Italia, in Calabria viene spazzato via quasi completamente». È quanto ha denunciato l’europarlamentare del Movimento 5 StelleLaura Ferrara, che ha una interrogazione alla Commissione europea, sui ritardi nello sviluppo della Strategia aree interne della Calabria.

«A dicembre scorso – ha riferito al Ferrara – la Commissione europea rispondeva ad una mia interrogazione sul tema segnalando che, a causa dei ritardi nell’avvio di tali strategie, la Regione Calabria aveva approvato una modifica del programma operativo del Fse e del Fesr (nel quadro della rimodulazione delle risorse in risposta al coronavirus) in cui permaneva, fra i finanziamenti previsti nell’ambito di questo programma operativo, la sola strategia per l’area Reventino-Savuto».

«Dunque – ha spiegato l’eurodeputata – una sola Strategia delle quattro previste inizialmente restava “operativa”, venivano “sacrificate” invece le strategie relative all’ Area Grecanica, Versante Ionico-Serre, Sila-Presila crotonese e cosentina. L’autorità di gestione comunicava, poi, che gli investimenti per queste tre strategie saranno coperti dai fondi nazionali (Fondo Sociale di Coesione 2014-2020). L’ennesimo spostamento su altre fonti di finanziamento di progetti attesi da anni fermi però all’anno zero. L’unica strategia il cui iter sembra aver fatto qualche timido passo avanti è appunto quella relativa all’area Reventino-Savuto che continuerà a essere finanziata nell’ambito del Por 14-20 con una dotazione finanziaria complessiva di 4 780 000 euro (4 530 000 dal Fondo europeo di sviluppo regionale e 250 000 dal Fondo sociale europeo)».

«Nella mia ultima interrogazione – ha spiegato ancora – chiedo alla Commissione di sapere, da dicembre ad oggi, qual è lo stato dell’arte di tale strategia considerati i forti ritardi che caratterizzano la programmazione e quali sono le aspettative circa la realizzazione dei restanti interventi a valere sul FSC. Riguardo ai fondi rimodulati e, quindi, alle tre strategie cancellate dal Por 14-20 sarebbe interessante sapere se la Regione abbia già proceduto con la spesa e certificazione di tali sostanziali risorse o se, al pari dei 140 milioni rimodulati per le spese sanitarie, siano ancora ferme sullo “zero assoluto”».

«Sono stata la prima a sollecitare la Regione – ha proseguito – appena la Commissione europea ne ha dato l’opportunità, affinché le risorse comunitarie non spese, tantissime purtroppo, fossero rimodulate per fronteggiare l’emergenza sanitaria. La rimodulazione è stata chiesta e ottenuta, ma la risposta dell’amministrazione regionale è stata tutt’altro che tempestiva ed efficace. Si sono sacrificati diversi progetti, la realizzazione della metro leggera Cosenza-Rende –Unical, il cosiddetto ultimo miglio Aeroporto di Lamezia Terme –Catanzaro lido ed ora ben tre, su quattro, strategie per le aree interne».

«Tutti progetti, bisogna dirlo – ha concluso – sui quali pendevano gravissimi ritardi. Nessuna accelerazione vi è stata, finora, nel ricollocare concretamente quei fondi, forse perché la maggioranza è troppo impegnata ad accelerare su altri versanti, quelli delle nomine non dovute per esempio». (rrm)

Dalila Nesci: Cooperiamo con i sindaci delle comunità più piccole per impedire spopolamento aree interne

«Dobbiamo prenderci cura delle aree interne: fermiamo lo spopolamento» ha dichiarato la sottosegretaria al Sud, Dalila Nesci, nel corso dell’incontro con Alfredo Barillari, sindaco di Serra San Bruno.

«La riunione tenutasi questa mattina sulla strategia dell’Area Interna Ionico Serre in Calabria ha fatto emergere quelle che sono le necessità e le priorità del territorio: problemi urgenti che vanno affrontati senza ulteriori indugi» ha detto la Nesci, ricordando che Serra San Bruno, capofila di tutti i 14 comuni dell’Area Interna Ionico Serre, è rimasta l’unica delle 71 aree interne individuate nel resto del Paese a non avere ancora una strategia d’area approvata.

lla riunione telematica erano presenti il Sub-Commissario della Sanità calabrese il dott. Michele Ametta, il Dipartimento della Salute della Regione Calabria con il dott. Giacomo Brancati, la Commissaria Straordinaria dell’ASP di Vibo Valentia dott.ssa Maria Bernardi,  l’Asp di Catanzaro con la dott.ssa Amalia Bruni, l’Ing. Giovanni Soda del Nucleo Regionale di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici e coordinatore del tavolo sulle Aree Interne per la Regione Calabria e il Gruppo di Azione Locale G.A.L. Terre Serre Calabresi, Terre Vibonesi e Terre Locridee.

«Il Governo Draghi – ha detto ancora la sottosegretaria – ha a cuore la questione della disparità tra le aree interne e il resto del Paese, garantendo quanto prima quegli interventi che andranno a migliorare la viabilità, implementare i servizi sanitari e potenziare le infrastrutture sociali e scolastiche».

La Sottosegretaria ha, poi, ribadito che si è già fatta carico dei problemi che il sindaco Barillari le aveva sottoposto nella sua prima missione istituzionale a Serra San Bruno: «Ho sollecitato un mese fa il Dipartimento per le politiche di coesione del Ministero per il Sud che ha così proceduto ad inviare al Ministero della Salute la bozza di strategia dell’Area Interna Versante Ionico-Serre che ricomprende interventi per un importo complessivo pari a 1.652.596,76 euro. Il Ministero della Salute ha prontamente inviato nota formale alla Struttura Commissariale del Prefetto Longo che dovrà ora dare il nulla osta alla strategia proposta affinché sia in coerenza con la programmazione sanitaria regionale».

«Questa particolare congiunzione storica – ha concluso Nesci – dove molte risorse verranno investite per la rinascita e la prosperità dell’Italia, ci impone un’attenzione estrema per tutte le realtà del Sud anche quelle che appaiono più marginali a causa della ridotta presenza di servizi. Cooperiamo aiutando i sindaci delle comunità più piccole a invertire la rotta dello spopolamento dei nostri territori». (rvv)