Il ministero dell’Agricoltura ha approvato l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria

Dopo due anni di istruttoria complessa, il ministero dell’Agricoltura ha approvato l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria e il relativo disciplinare di produzione. Il presidente del Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp e la sua tutela e valorizzazione Rosario Previtera parla di un vero e proprio «Regalo di Natale apprezzatissimo dall’intero comparto agricolo e da tutto il territorio».

Il Comitato si compone di più di 300 operatori della filiera tra coltivatori, trasformatori e associazioni.
«È stato un iter faticoso – dice Previtera – che si è protratto più del dovuto per diversi motivi di vario genere. Ma adesso è il momento di festeggiare e di guardare avanti puntando alle successive fasi amministrative e burocratiche previste dagli specifici regolamenti comunitari che intraprenderemo con la Regione Calabria. Attendiamo infatti la convocazione dell’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo, al fine di coordinare insieme i tempi e i luoghi per la prossima tappa, che consiste nella cosiddetta “riunione di pubblico accertamento”, nell’ottica della collaborazione e della concertazione che ha sempre caratterizzato il percorso di riconoscimento dell’Igp».

La domanda di riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta per il Bergamotto di Reggio Calabria venne presentata il 5 giugno 2021 in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e in meno di un mese il Dipartimento agricoltura della Regione emanò il necessario parere favorevole, che consentì l’avvio dell’iter ministeriale.

Aggiunge Previtera: «Mi auguro che entro pochi mesi si riesca a ottenere la cosiddetta “protezione nazionale transitoria” ovvero il riconoscimento e la possibilità di commercializzare il prodotto Igp entro i confini nazionali per poi passare successivamente al riconoscimento definitivo comunitario per come previsto dalla normativa europea. Sono fiducioso che nessuno si avvarrà del principio di “opposizione” al disciplinare, almeno in Italia: significherebbe essere nemici del territorio e rinviare ulteriormente gli effetti di questa opportunità che oggi l’Igp offre a tutti i produttori, i quali finalmente si sganceranno dal giogo secolare del “prezzo dell’essenza” e potranno finalmente entrare nel mercato italiano e internazionale del fresco e dei derivati con un agrume identitario che finalmente si può fregiare di un marchio di qualità, ovvero l’Igp che è destinato proprio ai prodotti ortofrutticoli».

«Il disciplinare dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” – continua il presidente – è di fatto stringente come un disciplinare Dop: prevede la produzione e la trasformazione del prodotto esclusivamente all’interno dell’area geografica individuata e si estende ai derivati dell’industria agroalimentare e del food. Abbiamo ampliato l’area di produzione fino a 50 comuni da Villa San Giovanni a Monasterace, inserendo tutti quelli che precedentemente erano stati esclusi dal vecchio disciplinare dell’essenza di bergamotto di Reggio Calabria Dop, che di fatto non è mai esistita. L’Igp finalmente tutelerà la filiera reggina da quelle produzioni bergamotticole che da alcuni anni si sono diffuse nelle altre province e regioni meridionali e che vengono immesse sul mercato a prezzi stracciati; e da questo punto di vista siamo in forte ritardo, purtroppo, e occorre recuperare in fretta».
«L’ottenimento dell’Igp – aggiunge ancora Previtera – è il risultato di un lavoro sinergico e molto articolato e che diremmo, con il senno di poi, lungo e faticoso, soprattutto nel reperimento della bibliografia e delle evidenze documentali d’epoca, per le quali ci sono stati di grande supporto tra gli altri il Museo del Bergamotto di Reggio Calabria con la sua ricca biblioteca tematica e gli archivi di varie associazioni e di produttori e famiglie storiche di produttori tra cui Francesco Crispo, il barone Francesco Macrì, Pierdomenico Lucisano, Ugo Sergi nonché le pubblicazioni storiche e quelle tecniche ed economiche di autori reggini a partire dal 1800 e della nostra Università. Numerosi sono stati i privati che si sono prodigati a offrire documenti interessanti e reperti utili che certamente faranno parte di una specifica prossima pubblicazione».

«Oggi la Calabria conta ben 21 prodotti tra Dop e Igp – conclude Rosario Previtera – ai quali vanno aggiunti i vini Doc e Igt. Al di là dell’ottenimento dell’Igp, il nostro Comitato promotore, che si trasformerà come previsto dalla normativa in specifico Consorzio di tutela anche secondo i nuovi dettami del nuovissimo regolamento comunitario sulle Indicazioni Geografiche, sta già lavorando ad alcuni progetti di valorizzazione del sistema prodotto-territorio che coinvolgerà la filiera, i comuni e il turismo esperienziale con un occhio alla sostenibilità e soprattutto alla promozione per un mercato tutto da scoprire e a salvaguardia dei produttori dalle crisi di settore e dalla concorrenza sleale». (rrc)

L’OPINIONE / Rosario Previtera: Le verità e le menzogne sul “Caso Bergamotto”

di ROSARIO PREVITERA – È giunto il momento di rispondere alle menzogne continue e reiterate da parte della governance dei vari “consorzi del bergamotto” che nella realtà dei fatti si riduce ad un unico soggetto da almeno un ventennio. Menzogne che vengono diffuse con l’intento chiaro ed evidente di screditare il percorso di riconoscimento dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” iniziato il 5 giugno 2021, che ha ottenuto il parere favorevole della Regione Calabria e che è in attesa di riconoscimento da parte del  Ministero dell’Agricoltura. Un percorso intrapreso nel massimo della trasparenza (http://www.bergamia.org) e cominciato dal basso, che vede protagonisti centinaia di operatori del settore (agricoltori e trasformatori) i quali hanno finalmente deciso di uscire dal quel giogo industriale e dal gioco al ribasso degli oligopolisti dell’essenza di bergamotto che operano indisturbati da decenni, a discapito della filiera agricola, quella vera.

Con l’Igp (Indicazione Geografica Protetta) è possibile valorizzare finalmente il prodotto fresco e i suoi derivati rimanendo in linea con gli orientamenti recenti della comunità europea che spinge i prodotti ortofrutticoli verso la certificazione di qualità Igp e i prodotti trasformati e di nicchia verso la Dop, anche alla luce del nuovo regolamento comunitario in discussione e di prossima approvazione. Menzogne ne sono state dette e scritte tante e troppe con uno scopo: evitare l’eventuale scomparsa dell’inefficace  “giocattolo” costituito dal Consorzio di tutela della essenza Dop che dal 2001 è fonte di introiti ovvero di contributi soprattutto regionali dovuti alla presunta valorizzazione di un prodotto che sempre meno ha a che fare con la filiera agricola, ovvero l’olio essenziale di bergamotto: una Dop (Bergamotto di Reggio Calabria – Olio essenziale) che nasce e muore lo stesso giorno  visto che si è rivelato un marchio inutile e per niente utilizzato dal momento che la certificazione Dop dell’essenza non avviene se non simbolicamente e minimamente.

Infatti  l’essenza si inserisce nei profumi e nei cosmetici che non si mangiano e non si bevono  a differenza di tutti gli altri prodotti Dop italiani! Il Consorzio stesso è stato più volte sospeso dal Ministero dell’agricoltura proprio “per mancanza di certificazione”. Ma ormai il danno era compiuto e l’inutile riconoscimento era stato ottenuto con grandi  celebrazioni nel 2001: peccato che il relativo Consorzio  non ha apportato alcun vantaggio per gli agricoltori: si producono 150 mila kg di essenza di bergamotto all’anno ma se ne commercializzano 4 milioni di kg nel mondo.

Alla faccia della tutela! Pertanto oggi è comprensibile che chi lo gestisce, rischiando adesso di perderne il controllo dopo decenni di silenzio e di inerzia assoluta, veda nel percorso dell’Igp un vero e proprio rischio alla propria sopravvivenza se non un vero e proprio “nemico” da abbattere. Un “nemico”, ovvero il Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria IGP,  che si è attivato ed è operativo con centinaia di bergamotticoltori, che ha fatto suonare la “sveglia“ per chi fino a qualche tempo prima dichiarava pubblicamente che il bergamotto inteso come prodotto fresco non avrebbe avuto futuro e che era quasi blasfemo allontanarsi dalla produzione dell’essenza. 

Tra le tante menzogne periodicamente dichiarate sulla stampa, vi è quella del  presunto “rischio dell’Igp” a causa del quale, si potrebbe usare bergamotto che proviene da fuori il territorio vocato. Niente di più falso, visto che il disciplinare IGP presentato al Ministero e conosciuto da tutti, prevede l’ottenimento e la trasformazione solo e soltanto di bergamotto proveniente dal territorio storico vocato individuato in 50 comuni da Villa San Giovanni a Monasterace.

E alcuni produttori ci fanno notare: proprio chi si erge a “paladino del territorio” si fa produrre il proprio succo in bottiglia da concentrato di bergamotto dalla pregiata ditta Spadafora, che però è  in provincia di Cosenza. Una contraddizione? Una tra le tante visto che tutto questo interesse a modificare ovvero ad integrare il disciplinare della essenza Dop al fine di estendere la Dop anche al frutto, nasce solo perché la cosiddetta “borghesia del bergamotto” si è sentita minacciata in quello che è il suo potere consolidato tant’è che ci avrebbero potuto pensare prima. Minacciata da chi? Probabilmente da quanto potrà accadere quando il Comitato promotore per il “Bergamotto di Reggio Calabria IGP” otterrà ciò che essa stessa avrebbe dovuto e potuto fare venti anni or sono e che nulla ha fatto negli anni se non nell’ultimo, “stimolata” dal “rischio Igp”.

E quindi ecco il via a manifestazioni, promozioni, attività sostenute a spron battuto da enti pubblici e istituzioni che finanziano senza batter ciglio coloro che sono stati dormienti per decenni e che negli anni hanno lasciato letteralmente e vergognosamente vuoti gli stand presso le fiere di settore. Ben vengano certamente le iniziative che intendono seriamente promuovere il territorio e il Bergamotto di Reggio Calabria e auspichiamo che se ne continuino a svolgere finalmente tante altre, una dietro l’altra e in continuo oltre a quelle che alcuni privati e associazioni da decenni e a spese proprie, per fortuna, svolgono a Reggio, in Italia e all’estero. 

Ma è pur vero che quando la paura di perdere il potere o il monopolio diventa vera, allora ecco la costruzione di strategie “contro” e attività di boicottaggio a tutti i livelli. E ci deve far riflettere come alcune istituzioni e una certa politica faccia finta di essere cieca davanti alla realtà; ecco un classico che ritorna purtroppo: pochi soggetti che difendono interessi consolidati da favorire a tutti i costi, rispetto ad una popolazione agricola che vuole emergere per poter finalmente entrare con il prodotto fresco e di qualità nei mercati italiani ed europei. E ciò non riguarda solo le centinaia di agricoltori del Comitato Promotore dell’Igp, ma anche più di cento agricoltori che un paio di mesi or sono hanno costituito un comitato spontaneo e hanno sottoscritto una petizione inviata al ministro dell’agricoltura Lollobrigida e al governatore Occhiuto in merito alla crisi bergamotticola e alla necessità di ottenere l’Igp al più presto, in quanto in fase di iter di riconoscimento avviato e concluso, per fronteggiare la nota situazione critica in cui si trovano.

Ma certamente, a quanto pare, è meglio favorire pochi “intimi” che tanti liberi agricoltori. E tra le menzogne che si ascoltano e sono state scritte è comparsa anche la presunta indisponibilità da parte del  nostro Comitato promotore a  voler arrivare ad un confronto e a una sintesi “unitaria” per un percorso comune. Niente di più falso. È il caso del “si mente sapendo di mentire”. Numerosi infatti sono stati gli incontri con la Regione, le associazioni di categoria, l’università, la camera di commercio, il rappresentante del “Consorzio del bergamotto” nonché del “Consorzio di Tutela del bergamotto” (ovvero dell’essenza Dop) nonché dell’OP Unionberg ed altri, per raggiungere una soluzione comune. E addirittura si era giunti a marzo 2023 ad un accordo, presso il Dipartimento Agricoltura regionale con tanto di strette di mano e fotografie con in testa l’assessore, il dirigente e tutti i presenti.

In sintesi: dopo interlocuzione col ministero ci siamo resi disponibili a far entrare tutti nel Comitato promotore per chiedere al ministero stesso, con l’integrazione dei documenti necessari, di passare dalla richiesta della IGP a quella DOP! Ciò per dimostrare che se davvero l’obiettivo fosse quello di ottenere la Dop (e non altro…) ci saremmo spogliati delle nostra convinzioni a favore del territorio e i nostri documenti sarebbero stati utili a far si che in soli due o tre mesi si sarebbe ottenuto il marchio di qualità per il frutto, anziché attendere un anno o forse più, tempo necessario per integrare e modificare a favore del frutto il disciplinare esistente dell’essenza Dop. Ma i conti non si fanno senza l’oste.

E lunedì 24 aprile in una lunga ed estenuante ultima riunione pomeridiana alla Cittadella tutto viene incredibilmente dimenticato: viene negato e azzerato l’accordo del mese precedente nell’indifferenza delle istituzioni e delle associazioni di categoria (ad eccezione del presidente di Copagri Francesco Macrì). Per  il bene del territorio e ottenere il risultato in pochi mesi anzicchè in più di un anno e per giungere alla soluzione unitaria,  abbiamo anche proposto la nostra rinuncia in termini di rappresentatività, con la proposta di conferirla proprio alla cosiddetta “controparte” (proprio così!): al consorzio della Dop ovvero all’avvocato Pizzi.

Quale è stata la risposta ad una proposta logica, risolutiva e servita su un piatto d’argento per il raggiungimento dell’obiettivo primario? Naturalmente è stato un secco no, perché a detta della governance dei “Consorzi vari del Bergamotto” solamente  “un consorzio di tutela della Dop può essere titolato a fare ciò e non un Comitato promotore”. 

Altra menzogna, utile per non mollare il comando, sostenuta da ulteriori ipotetiche e fantasiose “mutate condizioni” e nell’incomprensibile (ma poi non tanto) silenzio generale. Il giorno dopo su una tv privata regionale in una intervista all’avv. Pizzi egli parlava già della presentazione della Dop e della inutilità dell’Igp. Ma l’intervista era stata registrata 4 giorni prima della “riunione-farsa” del 24 aprile a testimonianza che tutto era stato già deciso! E che tutti erano stati presi in giro. E così nella confusione volutamente indotta, si concretizza quanto era già stato deciso nelle “segrete stanze”: anche se passerà un altro anno o più anni non importa; l’importante è puntare a mantenere il Consorzio esistente, insistendo sulla Dop del frutto la cui richiesta di riconoscimento verrà presentata dal Consorzio di tutela dell’essenza Dop autonomamente.

Non solo: addirittura viene illogicamente richiesto al Comitato promotore dell’Igp di ritirare la documentazione dell’Igp e di abbandonare l’idea di presentare una Dop, come da accordi presi il mese prima, nonostante essendo già “in corsa” per l’Igp l’avrebbe fatta ottenere in due mesi integrando i documenti. Anzi si chiede al Comitato di fornire i documenti presentati anche dietro corrispettivo. Sembra incredibile ma è così. Come già sospettato e con l’occasione confermato definitivamente, l’interesse vero non è mai stato l’ottenimento della Dop per il frutto ma invece l’obiettivo è sempre stato mantenere lo status quo, ovvero garantire quella  governance storica e quegli  interessi esistenti, consolidati e intoccabili da decenni.

Il silenzio assordante dei rappresentanti di associazioni e di altre istituzioni che erano presenti (e che in qualunque momento potrebbero testimoniare quanto avvenuto), è a dir poco imbarazzante anche se comprensibile: è la solita storia ovvero quella di salire sul carro ritenuto vincente ovvero maggiormente “appoggiato dalla politica”. Il tutto giustificato banalmente con spot e menzogne utili solo a chi non è del settore o a chi non vuol sentire o fa finta di non capire e presenti in interviste ed articoli: “la Dop è meglio dell’IGP”, “l’Igp è un rischio”, “gli unici titolati siamo noi”, “lo stupido Igp”, ecc.

Le chiavi di lettura che ci offrono persone informate e attente unitamente a quei produttori che operano nel settore da generazioni, sono molteplici e interessanti. Innanzitutto l’Igp del bergamotto e relativo potenziale Consorzio di tutela aperto a tutti, inciderebbe su quello esistente della essenza Dop essendo questo un consorzio limitato negli associati (una ventina) e ben finanziato.

Noi crediamo che le due realtà sarebbero potute coesistere trattandosi di prodotti diversi. Probabilmente il fatto che l’Igp aprirebbe le porte dei mercati al frutto fresco e ai suoi derivati con azioni promozionali e commerciali da realizzare nel massimo della trasparenza e nel libero mercato, potrebbe danneggiare il cartello dei monopolisti del comparto operante da decenni.

L’Igp del prodotto fresco non necessariamente influenzerebbe il mercato dell’essenza (che è industriale e non agricola) poiché essa si già produce e si continuerà ad ottenere tranquillamente con bergamotti che provengono regolarmente anche dalla Sicilia dalla Basilicata, dalla Puglia, visto che la certificazione Dop è letteralmente inesistente: per cui la componente industriale potrebbe continuare ad operare come ha sempre fatto. Certo è che l’agricoltore potrà invece scegliere finalmente a chi conferire il proprio prodotto Igp per i “cartelli” dell’essenza esistenti potrebbe costituire un potenziale problema di approvvigionamento vicino. 

Ci suggeriscono, ma non vogliamo crederci, che si fa appositamente confusione tra lo storico Consorzio del bergamotto e il Consorzio di tutela dell’essenza Dop (chiamato Consorzio di tutela del bergamotto che annovera solo una ventina di soci formali) i quali consorzi vengono opportunamente finanziati per il loro mantenimento e funzionamento: si parla di 500 mila euro per il primo fino a dicembre 2022 al fine di pagarne i debiti consolidati. È noto a tutti chi è che li gestisce entrambe, ma non è chiaro cosa facciano o cosa abbiano fatto negli scorsi decenni in termini di promozione e valorizzazione concreta e reale. Al di la degli ipotetici e probabili conflitti di interesse esistenti di cui potrebbe o dovrebbe occuparsi altro soggetto pubblico di controllo.

Nel 2020 all’inizio di questa avventura ci dissero che stavamo toccando interessi che non immaginavamo, si pensava ad una esagerazione. Sbagliavamo.  Al di la del “caso bergamotto” in atto, se ne deduce che i cosiddetti “poteri forti” in generale fanno ancora il loro corso, visto che sono in grado di modificare decisioni assunte e sono in grado di rallentare e boicottare iter amministrativi in corso. E lo diciamo con cognizione di causa.

È triste pensare che in Calabria, terra dove è risaputo che la meritocrazia non conta,  ancora oggi non solo bisogna operare per fare le cose per bene e seguendo norme e regolamenti come è giusto che sia (e in piena giungla burocratica resa ostica dall’incompetenza generalizzata), ma bisogna adoperarsi anche per pararsi dai colpi bassi da parte di coloro che invece dovrebbero sostenere legalità e sviluppo del territorio. Il Comitato promotore del Bergamotto di Reggio Calabria Igp, forte del sostegno di centinaia di agricoltori che vogliono sentirsi liberi in un libero mercato, proseguirà l’iter intrapreso al Ministero fino al raggiungimento dell’obiettivo o fino all’estremo contenzioso legale.

Il Comitato sta approntando un interessante e particolareggiato dossier con date, nomi, numeri, storie, fatti e antefatti, con specifico riferimento ai numerosi incontri e confronti svolti nel 2022 e nel 2023, ufficialmente richiesti dalla Regione per cercare di addivenire ad un presunto “percorso unitario”; un percorso che apparentemente e pubblicamente era desiderato da tutti ma che nella realtà non lo era visto che il redditizio “giocattolo” esistente non può essere toccato o rotto da nessuno. Sarà un interessante dossier pubblico che vorrà testimoniare come in Italia e in Calabria certe “caste” esistono e come sia rischioso toccarne il potere consolidato, sia esso economico che politico. Se poi si rivelerà anche un “Vaso di Pandora”, certamente non sarà stata nostra intenzione scoperchiarlo. (rp)

[Rosario Previtera è del Comitato Promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria]

Con Bergarè la città di Reggio “invasa” dal profumo del Bergamotto

La città di Reggio si è stata invasa dal profumo del Bergamotto di Reggio Calabria grazie a Bergarè, la quattro giorni voluta dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria insieme al Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, agli amministratori locali ed a tutte le associazioni di categoria.

Il più eclettico degli agrumi, il Bergamotto di Reggio Calabria, straordinario frutto che cresce solamente in una ristretta fascia di costa reggina, nei secoli utilizzato in profumeria per il suo aroma, oggi è uno degli ingredienti più amati e apprezzati da chef, pasticceri, barman, appassionati di cucina ed anche dai salutisti per le sue proprietà nutraceutiche. L’evento unico, oltre che una festa, è stata l’occasione perfetta con cui il Bergamotto di Reggio Calabria, protagonista della cucina e dell’olfatto, è stato apprezzato in tutte le sue sfumature.

Un appuntamento che ha registrato il sold out. I reggini, ma soprattutto i tanti turisti accorsi in città, hanno attraversato le porte del Castello Aragonese, allestito splendidamente da bergamotti ed illuminazioni tematiche, per immergersi nella festa, tra i profumi ed i sapori. I pasticceri delle associazioni di categoria coinvolte  – Confcommercio, Confartigianato e CNA – hanno svolto laboratori molto seguiti e fatto degustare dolci al bergamotto, senza eguali, preparati al momento.

Hanno sposato il progetto anche gli chef dei ristoranti stellati calabresi sempre particolarmente attenti alla valorizzazione e al recupero dell’identità territoriale nei loro piatti. Luca Abbruzzino, Antonio Biafora, Luigi Lepore, Nino Rossi e Riccardo Sculli hanno deliziato, per il secondo anno consecutivo, i palati degli ospiti presenti con piatti unici.

Così come i tre cuochi della città: Filippo Cogliandro, Felice Cuzzola e Marco Maltese che hanno utilizzato il bergamotto nei loro piatti, riscuotendo apprezzamenti e strette di mani.
Un focus importante è stato incentrato sulla comunicazione, costruita e coordinata da Giovanna Pizzi, comunicatrice di settore impegnata da anni a promuovere e valorizzare tutto il bello che c’è in Calabria, che è riuscita magistralmente nell’intento di coinvolgere i cittadini e portare in città importanti giornalisti di settore ed ospiti nazionali d’eccezione. La numerosissima presenza anche ai talk pomeridiani ha testimoniato la bontà delle scelte e dell’iniziativa.
Sui divanetti dei vari “talk” ospiti importanti.  Giovedì, Tiziana Di Masi, alias La Signora in dolce, Vittorio Caminiti, presidente del Museo del Bergamotto, Claudio Aloisio, presidente Confesercenti, Lorenzo Labate, presidente Confcommercio e Alessandro Laganà, direttore Cna. Venerdì è la volta di Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del Bergamotto, lo storico Pasquale Amato, il professore Rocco Mafrica, Elvira Leuzzi, vicepresidente Coldiretti, Vincenzo Lentini, presidente Copagri e Diego Suraci, direttore Confagricoltura.
Sabato spazio al talk forse più coinvolgente, con la partecipazione di Luciano Pignataro, tra i più importanti giornalisti enogastronomici, Marco Colognese critico enogastronomico e Peppone Calabrese, conduttore di Linea Verde; al quale hanno preso parte anche il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana e Vincenzo Vozzo, presidente del Consorzio Terre di Reggio Calabria.
Domenica, chiusura con il professore Filippo Arillotta, il dottore Vincenzo Montemurro, il professore Marco Poiana, e ancora Confagricoltura e Coldiretti con Angelo Politi e Federica Basile.
Particolare momento significativo di Bergarè è stato poi il bellissimo giro con oltre 30 giornalisti, digital creator e addetti ai lavori tra i bergamotteti e le aziende del bergamotto. Dai profumi, alla terra alla tavola, un tour de force di scoperte e degustazioni, visitando la storica azienda Capua. Un tuffo profumato nel mondo dell’essenza di bergamotto e nei segreti del suo utilizzo in profumeria. Poi nella sede dell’UnionBerg, accolti dal presidente Ezio Pizzi, con la raccolta e il confezionamento dei frutti destinati alla vendita sui mercati. Ed infine, sull’Amendolea, per un pranzo immersi nel verde, con pasta e crostata al bergamotto e altre delizie locali.
I più seguiti digital creators calabresi si sono sbizzarriti sui social con una comunicazione istantanea che ha invaso Facebook, Instagram e Tiktok: Giuseppe Scuticchio, Noemi Spinetti, Mariarita Sciarrone e Giuseppe Talarico nonché Salvatore Borzacchiello, Lorenzo Vazzana, Federico Falvo e Ylenia Presto con tutto il network delle communities Igers Italia, Igers Calabria e Igers Reggio Calabria, comprese le incursioni di Raffaele Galimi e Wlady Nigro, hanno raccontato a colpi di post, foto, video, storie e reel la grande bellezza del bergamotto di Reggio Calabria, inondando i social network di una vera e propria “tempesta” promozionale che raccolto certamente milioni di visualizzazioni.
Il workshop sulla profumeria, con François Demachy, maestro profumiere già Maison Chanel e Christian Dior; Alexandrine Demachy – Direttore Generale Cosmo International Fragrances; Ambra Martone, Presidente dell’Accademia del Profumo ed il patron Gianfranco Capua, ha fornito uno spaccato internazionale sul Bergamotto apprezzato in tutto il mondo ed ha aperto le porte ad una collaborazione futura che vede Bergarè esportato nei futuri eventi dell’Accademia del Profumo.
Hanno suscitato molta attenzione anche le diverse mostre proposte. L’entrata emozionale nelle vecchie carceri, con il profumo intenso del bergamotto, il succo offerto ed un video esperienziale, realizzato dal Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, è stata apprezzatissima dai visitatori. Stessa cosa per l’altro video che ha illustrato alcune funzioni svolte dalla Stazione Sperimentale Le industrie delle essenze e dei derivati dagli agrumi tra il 1918 e il 1981, tratto dall’archivio storico dell’ente riordinato e inventariato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Calabria.
Nonché l’altro video – oltre che gli splendidi pannelli della mostra allestita dal Comune di Reggio Calabria – che illustravano l’attività di ricerca triennale che si è appena conclusa dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea in collaborazione con la Stazione Sperimentale di Reggio Calabria (riguardanti l’evoluzione della maturazione del frutto per l’individuazione degli indici di raccolta e la valutazione di portainnesti per i nuovi impianti di bergamotto).
Infine, ma certamente non per importanza, le casette in legno degli artigiani, nel villaggio creato ad hoc dalla Camera di Commercio e dalle associazioni reggine Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria e Copagri, prese d’assalto per assaggiare i prodotti ed acquistare le meraviglie del bergamotto: profumi, gelati, liquori, biscotti, essenze, manufatti, birre, dolcetti e quant’altro.
E infine i concerti serali, Sugar Free e Kalavrìa, a cura della città Metropolitana, che hanno fatto ballare e cantare tutti.
La consapevolezza del presidente Tramontana: Bilancio oltremodo positivo dunque e piena consapevolezza espressa dal presidente della Camera di Commercio di Reggio, Antonino Tramontana, che ha ringraziato tutti gli attori in campo per la riuscita di Bergarè.
Dal segretario generale Crea a tutti gli uffici camerali, dalle associazioni della città che hanno risposto “presente” all’invito, dalla Città Metropolitana al Comune di Reggio Calabria, fino al Consorzio di Tutela del Bergamotto ed al presidente Ezio Pizzi che, grazie al supporto fondamentale di Giovanna Pizzi e della squadra creata, ha potenziato la comunicazione intorno ad un progetto che ormai è maturo per divenire l’appuntamento più atteso a Reggio Calabria. (rrc)

Il sindaco f.f. Brunetti: Bergarè evento che porta fuori dai confini della città il Bergamotto di RC

Bergarè «è un evento che porta fuori dai confini della città il bello di Reggio Calabria, e questa era l’occasione giusta per farlo». È quanto ha dichiarato il sindaco f.f. della Città Metropolitana, Paolo Brunetti, nel corso dell’inaugurazione della seconda edizione di Bergarè, organizzata dalla Camera di Commercio di Reggio Calabria.

«Da subito – ha aggiunto – abbiamo collaborato, insieme alla Città metropolitana e a tutte le altre associazioni presenti. È un ulteriore passo verso quello che ci siamo sempre detti, ossia di valorizzare al massimo uno dei prodotti specifici della nostra città. Questo deve essere un altro ulteriore veicolo che ci permetterà di portare fuori dai confini della città quello che è realmente Reggio Calabria».

«Ci serve anche il bergamotto – ha concluso Brunetti – per far conoscere tutto il resto del bello della nostra città».

Nella giornata inaugurale era presente anche l’assessora comunale alle Attività produttive, Angela Martino che ha affermato: «abbiamo abbracciato da subito questo evento promosso dalla Camera di commercio e che mette al centro dell’attenzione di Bergamotto di Reggio Calabria. Si tratta di un prodotto unico che riteniamo possa promuovere la bellezza del nostro territorio, rappresentando, anch’esso una svolta in termini di beneficio per i nostri operatori economici locali e anche in termini di promozione turistica». (rrc)

REGGIO – L’incontro su “Brand ed estensione della Dop: Due priorità per il Bergamotto di RC”

Domani pomeriggio, a Reggio, alle 18.30, al Castello Aragonese, si terrà l’incontro Brand ed estensione della Dop: Due proprità assolute per il Bergamotto di Reggio Calabria.

L’evento rientra nell’ambito della seconda edizione di Bergarè, organizzato dalla Camera di Commercio Metropolitana in collaborazione con la Città Metropolitana e con il Comune di Reggio Calabria.

Intervengo Pasquale Amato, Ezio Pizzi e Rocco Mafrica.

«Finalmente – ha detto Amato – il principe mondiale degli agrumi sarà protagonista di un grande evento nella città dove è nato, diffondendosi, poi, nell’area metropolitana da Scilla a Monasterace. Ribadirò, nel mio intervento, le valide ragioni dello slogan che propongono, da anni, contro l’autolesionistico “Reggio non ha vento mai grano: il Bergamotto di Reggio Calabria da secoli profuma il mondo, cura il mondo e delizia i palati del mondo». (rrc)

Il Bergamotto di Reggio Calabria conquista il TTG Travel Experience di Rimini

Il bergamotto di Reggio Calabria ha conquistato il TTG – Travel Experience di Rimini. Nello stand allestito dall’Ente all’interno del Quartiere fieristico, in tantissimi hanno preso parte alla conferenza di presentazione di “Bergarè”, l’evento che si terrà al Castello Aragonese dal 26 al 29 ottobre grazie alla collaborazione fra Palazzo Alvaro, Il Comune, la Camera di Commercio ed Consorzio di tutela del bergamotto.

All’incontro con la stampa ed i buyer internazionali hanno preso parte Giuseppe Giordano, Consigliere delegato all’Agricoltura della Città Metropolitana, Antonino Tramontana, Presidente Camera di Commercio, Paolo Brunetti, sindaco facente funzioni della Città di Reggio Calabria, ed Irene Calabrò, assessora alla Cultura e Turismo di Reggio Calabria.

«La Città Metropolitana – ha commentato il consigliere delegato Giuseppe Giordano – è fra i protagonisti indiscussi del TTG Travel Experience e, insieme all’Ente, un ruolo di grandissimo livello lo stanno recitando i tanti operatori coinvolti. In questo contesto prestigioso – ha continuato – ognuno degli attori coinvolti sta mostrando al mondo il valore straordinario della nostra cultura, delle nostre unicità e bellezze».

«Fa davvero piacere constatare la partecipazione di una platea molto interessata – ha continuato – alle proposte che arrivano dal nostro territorio. Fra queste, il bergamotto sta facendo da corollario all’offerta importante che arriva da Reggio Calabria e dall’intero comprensorio metropolitano. L’attenzione che ha registrato la presentazione di “Bergaré” ne è la prova lampante».

Per il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, il TTG di Rimini costituisce «un’incredibile opportunità per Reggio Calabria che può esprimere la miriade di peculiarità che la contraddistinguono».

«Buyers e visitatori da tutto il mondo – ha continuato – stanno imparando a conoscere quanto di bello ha da offrire il nostro territorio sotto l’aspetto culturale, artistico, enogastronomico. L’occasione è utile per promuovere e rilanciare l’area di Reggio, stringendo rapporti internazionali imprescindibili per raggiungere obiettivi davvero importanti».

Quindi, l’assessora comunale alla Cultura ed al Turismo, Irene Calabrò, si è detta «entusiasta dell’ennesima vetrina internazionale per Reggio e le sue meraviglie».

«Il Comune di Reggio – ha spiegato – è presente alla fiera di Rimini grazie ad una fonte di finanziamento europeo, in particolare il Pon Metro – React Eu che abbiamo voluto destinare alla valorizzazione del territorio in chiave turistica e, in questo caso, enogastronomica. Si tratta di un settore in forte ripresa, soprattutto dopo il Covid».

Una valorizzazione che, per Calabrò, si traduce nel «sostegno ai professionisti ed operatori di settore e nel mettere in luce l’immenso patrimonio culturale e artistico del territorio».

Come “Bergarè” che «è una magnifica kermesse dedicata al bergamotto e che riempirà di colore, sapore e profumo l’area del Castello Aragonese».

Infine, il presidente della Camera di Commercio, Antonino Tramontana, artefice, insieme alla Città Metropolitana, al Comune ed al Consorzio del bergamotto proprio di “Bergarè”: «È un progetto che abbiamo deciso di lanciare in una location internazionale qual è il TTG. Saranno quattro giorni dedicati al bergamotto in cui il prezioso agrume verrà raccontato e conosciuto a 360 gradi. Verrà testato il suo uso in pasticceria o in cucina, grazie al contributo di chef stellati, oppure in profumeria».

«Bergarè – ha concluso – darà spazio a mostre, sale esperienziali ad un vero e proprio villaggio composto da più di 30 aziende che lavorano prodotti a base di bergamotto. È stato importante parlarne ad una delle Fiere del turismo mondiale per eccellenza e non vediamo l’ora di inaugurare anche questo importantissimo bigliettino da visita per le nostre realtà economiche e produttive». (rrm)

BERGAMOTTO DI RC, L’INUTILE GUERRA
TRA IGP E DOP: CI RIMETTE IL TERRITORIO

di SANTO STRATI  – Bergamotto di Reggio Calabria: c’è il rischio che scoppi un’inutile “guerra” tra chi chiede l’indicazione geografica protetta (IGP) e chi, invece, vuole estendere la Denominazione d’origine protetta (Dop) che attualmente tutela solo l’olio essenziale. Due sigle che non tutti i consumatori di prodotti “marchiati” (eno-gastronomia, frutta, tipicità locali, etc) valutano con la dovuta attenzione. Il risultato – per i consumatori – è di credere di star gustando un prodotto del territorio (IGP) che in realtà potrebbe essere stato coltivato o allevato altrove: un esempio per tutti: la Bresaola della Valtellina IGP, una squisitezza che tutti apprezziamo. Uno va tranquillo al supermercato e sceglie quella a marchio IGP e non saprà mai se la carne proviene da allevamenti dell’area geografica “protetta” indicata in etichetta, oppure – come succede sempre più spesso –, in realtà si tratta di carne (ottima, per carità),  importata dall’Argentina.

Questo significa IGP, ovvero che per un prodotto tipico basta che si realizzi anche una soltanto delle voci del disciplinare nella zona “geografica protetta” (per esempio il confezionamento) e il prodotto può ricevere il logo-marchio IGP.

Un Comitato “spontaneo” di allevatori nei giorni scorsi ha inviato una nota (che abbiamo pubblicato) con cui afferma di sostenere con grande determinazione presso il Ministero dell’Agricoltura (oggi denominato anche pomposamente della sovranità alimentare e delle foreste) l’assegnazione del marchio IGP al Bergamotto di Reggio Calabria, in netto contrasto con quanto invece il Consorzio del Bergamotto di Reggio sostenuto dalla locale Camera di Commercio va facendo perché venga estesa la “denominazione d’origine protetta” anche al frutto e ai suoi derivati. Allo stato attuale, sul Bergamotto di Reggio Calabria c’è una dop che riguarda esclusivamente l’olio essenziale. La richiesta di estenderla – già trasmessa per competenza alla Regione per arrivare poi al Ministero e quindi in Europa – signfica proteggere la produzione dell’area vocata (da Villa San Giovanni a Monasterace, lungo tutta la costiera jonica) da “contaminazioni” e  da produzioni (al momento, per fortuna, poco fortunate) di “simil bergamotto tentate in Sicilia, Puglia e Basilicata. Ma non solo. Anche in Tunisia, Grecia, Brasile e Argentina hanno piantato bergamotteti i cui frutti non hanno – secondo quanto risulta da valutazioni scientifiche non di parte – le proprietà nutraceutiche e medicali del Bergamotto di Reggio Calabria. Non una tipicità – è bene ricordarlo – ma unicità esclusiva in tutto il mondo che ha solo numerosi tentativi di imitazione che rischiano di danneggiare prima di tutto i consumatori. Beffati, in quanto crederanno di assumere il vero e autentico succo di bergamotto di Reggio Calabria, per esempio, ma in realtà berranno qualcosa che non combatte  in alcun modo il colesterolo e abbassa la glicemia nel sangue, come è scientificamente provato solo per il “vero” Bergamotto che cresce nel Reggino. Dall’altra parte a venire danneggiato sarebbe il territorio la cui economia registra un fatturato (di solo olio essenziale) intorno ai 25 milioni l’anno.

Secondo quanto ha dichiarato a Calabria.Live il presidente del Consorzio Ezio Pizzi, è opportuno far comprendere ai consumatori, ma anche ai decisori politici, la differenza sostanziale che passa tra IGP e DOP. Nel primo caso, ove si decidesse di applicare l’indicazione geografica protetta si rischia di autorizzare importazioni di “simil-bergamotto” da Sicilia, Puglia, Basilicata, da Tunisia e Argentina o addirittura dalla Cina dove stanno provando a coltivarli, per farli lavorare nella zona vocata. Il risultato è evidente: il prodotto – probabilmente a costi inferiori – contaminerebbe il mercato mescolando il Bergamotto di Reggio Calabria “originale” con una produzione priva delle sue proprietà medicali e nutrizionali.

Se, invece, prevarrà l’estensione dell’attuale dop dell’olio essenziale a tutto il frutto e i suoi derivati, sarà una vittoria del territorio che vedrà riconosciuta l’unicità del prodotto che risulterà non solo coltivato ma anche lavorato esclusivamente nella zona protetta.

Con buona pace degli imitatori di professione. I cinesi in questo sono maestri, ma quando provarono a sintetizzare artificialmente l’olio di bergamotto (provocando il panico tra i produttori reggini), fallirono miseramente: alla base di ogni profumo prodotto nel mondo necessita esclusivamente l’olio essenziale di bergamotto (di Reggio Calabria).

Alla stessa maniera sarà opportuno tutelare il Bergamotto di Reggio Calabria e il territorio vocato, contrastando i tentativi di “imitazione” che rischiano di destabilizzare un mercato “locale” che lavora circa 300mila quintali del principe degli agrumi.

Secondo il Comitato promotore dell’IGP, però, il pericolo di importazioni di frutto non coltivato localmente non esiste: «nel disciplinare che abbiamo predisporto per l’indicazione geografica protetta – dice il dott. Rosario Previtera – è specificato che la coltivazione dav’essere fatta esclsuivamente nell’area vocata, quindi non sono ammessi (come avviene nella zootecnia) importazioni da altre aree   italiane o straniere».

Se l’IGP si basa sulla reputazione del prodotto e dell’area che lo produce ma permette, come nel caso della zootecnia, di utilizzare prodotti allevati (o coltivati) altrove, la Dop, invece, si basa sulla qualità del prodotto e la specificità  del territorio che lo produce.

In entrambi i casi, si tratta di estendere la tutela al principe degli agrumi, ma a colpi di carta bollata e di domande al Masaf (il Ministero) per ottenere l’IGP o la DOP.

Chi ha ragione?

Il buonsenso dovrebbe prevalere su eventuali interessi di parte, ma pare evidente che, allo stato attuale, c’è il rischio di una conflittualità tra il Consorzio del Bergamotto di Reggio Calabria e il Comitato spontaneo dei coltivatori su quale “marchiatura” di qualità sarebbe preferibile indirizzarsi. Si tratta di due vedute differenti, di prese di posizione che, in questa sede, non intendiamo in alcun modo valutare (soprattutto per mancanza di specifica competenza), ma è evidente che, come succede in molte cose che riguardano la Città di Reggio, alla “guerra fratricida” è preferibile  trovare un’intesatra le parti, visto che l’obiettivo finale è l’estensione della tutela di ogni utilizzo del frutto del Bergamotto di Reggio Calabria, in tempi il più rapidi possibili.

Secondo quanto afferma il dott. Previtera la tempistica dell’ottenimento dell’IGP richiede pochi mesi; al contrario – come affermano il presidente della Camera di Commercio Ninni Tramontana e il presidente del Consorzio Ezio Pizzi, per l’estensione della DOP dall’olio essenziale anche al frutto e ai suoi derivati, è necessario un anno.

Non sappiamo chi abbia ragione sulla tempistica, ma non dev’esssere questa a dettare la scelta della tutela da richiedere (e ottenere).

Il problema urgente, in termini di tempo, riguarda, invece, i danni alle colture subite dai bergamotteti dell’area vocata di Reggio Calabria per l’anomala e imprevedibile ondata di calore che ha provocato serissimi danni. La produzione quest’anno rischia di essere dimezzata, mentre i costi di mantenimento e produzione sono in continua ascesa.

Da questo punto di vista, l’assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo. sempre attento all’esigenza di mantenere attivo e sviluppare ulteriormente ogni comparto dell’agro-alimentare, dovrà inventarsi subito un ristoro (immediato) dei danni. Il Bergamotto è una ricchezza per tutta la regione, non si può rischiare di indebolire la filiera. (s)  

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COSA SIGNIFICA IGP INDICAZIONE GEOGRAFICA PROTETTA

Il termine indicazione geografica protetta, conosciuto con l’acronimo IGP, indica un marchio d’origine attribuito dall’Unione europea ai prodotti agricoli e alimentari con una determinata qualità, reputazione o ulteriore caratteristica dipendente dall’origine geografica. Almeno una tra le fasi di produzione, trasformazione e/o elaborazione deve avvenire all’interno di un’area geografica determinata.

Regolamento UE 510/2006:  Articolo 2, Denominazione d’origine e indicazione geografica

1. Ai fini del presente regolamento, si intende per: a) «denominazione d’origine», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare:

— originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e

— la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata; b) «indicazione geografica», il nome di una regione, di un luogo determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare: — come originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese e

— del quale una determinata qualità, la reputazione o altre caratteristiche possono essere attribuite a tale origine geografica e

— la cui produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata».

Per ottenere la IGP quindi, almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno organismo di controllo indipendente.

Si differenzia dalla denominazione di origine protetta (DOP), per il suo essere generalmente un’etichetta maggiormente permissiva sulla sola provenienza delle materie prime (che se previsto dai singoli disciplinari possono essere sia di origine nazionale che di origine comunitaria o talvolta anche extra-comunitaria), in quanto tutela le ricette e alcuni processi produttivi caratterizzanti tipici del luogo ma non per forza l’origine del prodotto nel suo intero complesso, se non quello della produzione finale. Ciò viene a volte concesso principalmente perché una produzione di materie prime a livello locale o nazionale destinata a tale scopo potrebbe non essere sufficiente per soddisfare la richiesta del prodotto a livello globale, o perché alcuni ingredienti di origine estera vengono considerati più idonei per loro specifiche caratteristiche organolettiche che hanno un ruolo determinante nella riuscita finale del prodotto.

COSA SIGNIFICA DOP DENOMINAZIONE D’ORIGINE PROTETTA

La denominazione di origine protetta, conosciuta con l’acronimo “DOP”, è un marchio di tutela giuridica della denominazione che viene attribuito dall’Unione europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti.

L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani che comprendono tecniche agricole sviluppate nel tempo che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva.

Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione. Il rispetto di tali regole è garantito da un organismo di controllo indipendente.

Regolamento UE n. 510/2006  (Articolo 2, paragrafo 1, lettera a),

«[…] Si intende per «denominazione d’origine», il nome di una regione, di un luo go determinato o, in casi eccezionali, di un paese che serve a designare un prodotto agricolo o alimentare originario di tale regione, di tale luogo determinato o di tale paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico, inclusi i fattori naturali e umani, e la cui produzione, trasformazione e elaborazione avvengono nella zona geografica delimitata».

Crisi del Bergamotto, il Comitato spontaneo degli agricoltori scrive al ministero

In una lettera indirizzata al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollogibrida, il Comitato spontaneo degli agricoltori, trasformatori, operatori del comprensorio bergamotticolo ha chiesto di accelerare l’iter dell’Igp promosso nel 2021 da un apposito Comitato Promotore (ca. 300 aziende ed enti per più di 500 ettari) e di individuare ulteriori azioni di salvaguardia e valorizzazione concreta per una filiera, quella agricola e del food, che merita finalmente la giusta attenzione.

«Una filiera che vuole agire dal basso ma che spesso è soggetta a scelte dall’alto chiaramente  influenzate da “poteri” e interessi consolidati – si legge nella lettera – che agiscono ancora oggi non certo a tutela degli agricoltori, nel silenzio di molti enti, istituzioni, sindacati e associazioni di categoria, che affrontano il problema  in maniera superficiale e solo con fini “politici” nel nome di presunte unitarietà».

«Il comparto storico del bergamotto di Reggio Calabria è nuovamente in crisi – viene evidenziato –. Circa 1.200 ettari di agrumeti dell’area vocata (50 comuni tra il tirreno e lo jonio reggino), conosciuti per la loro unicità nel mondo sin dal 1700 e costituenti una grande risorsa di biodiversità, sono a rischio sia economico che climatico. Il prodotto fresco è pressoché  invenduto in quanto la filiera agricola ancora una volta è stretta nella morsa industriale dell’essenza (olio essenziale): è la cosiddetta “borghesia del bergamotto” che decide se e quanto pagare il frutto fresco, se acquistarlo oppure non farlo raccogliere e lasciarlo invenduto sulle piante».

«L’essenza Dop esistente dal 2001 è risultata completamente inutile – si legge – in quanto la stessa finisce nei profumi e nella cosmesi, quindi non ha nulla a che fare con i pregiati prodotti agroalimentari Dop e Igp che l’Italia vanta in Europa e nel mondo. Lo stesso consorzio di tutela dell’essenza DOP è stato sospeso più volte dal Ministero per mancanza di certificazione e non presenta nessuna utilità e rappresentatività (ca. 20 soci). Ci si chiede come sia possibile che su una produzione media annuale di 165.000 kg di olio essenziale di Bergamotto reggino, nel mondo se ne commercializzino ben 4 mln di kg! Inoltre l’essenza Dop in 20 anni è stata certificata solo per alcune decine di kg ottenute, a testimonianza dell’inutilità di tale “sistema” ancora in auge. Ci si chiede quale sia la finalità e lo scopo reale di tale consorzio di tutela. Ci si sarebbe aspettati da un ventennio una vera attività a tutela dei produttori».

«Sappiamo che nel 2021 è stata presentata al Mipaaf la richiesta di registrazione dell’Igp “Bergamotto di Reggio Calabria” – continua la lettera – approvata dalla Regione Calabria e con istruttoria conclusa al Ministero, che consideriamo, oggi più di ieri, uno strumento importante per valorizzare e salvaguardare un prodotto di qualità; la concorrenza sleale e quella extra territoriale sta rovinando nel suo valore il Bergamotto di Reggio Calabria, approfittando della nomea che il prodotto in tanti decenni ha conquistato. Tale concorrenza crescente incrementerà lo stato di crisi già nel prossimo anno».

«L’ottenimento dell’Igp del frutto e dei suoi derivati – conclude la nota – tutelerà invece una volta per tutte, seriamente e immediatamente, una produzione che da sempre è alla base dell’economia rurale del territorio e consentirà di poterla far conoscere in Europa e non solo, visto che i grandi acquirenti del prodotto fresco richiedono proprio l’IGP. L’Unione Europea da più di un decennio punta all’IGP per l’ortofrutta e alla DOP per le altre produzioni: il contrario sarebbe anacronistico in ogni caso». (rrc) 

 

Perché l’incontro tra le due eccellenze mondiali di Reggio Calabria?

di PASQUALE AMATOHo preso spunto da una felice riflessione di Salvatore Settis (“Noi ci portiamo la Grecia in testa, soprattutto perché siamo figli di questa civiltà”)  per focalizzare le tante “buone ragioni” per cui vi è un’eccezionale sintonia tra il contesto storico-culturale-artistico che ha generato i Bronzi e il Museo e la Città che li custodiscono: I due capolavori sono stati ideati e realizzati nel V secolo a.C, età d’oro di quella civiltà ellenica che ha dato vita alla civiltà europea e occidentale. Civiltà che ebbe tra i suoi cuori pulsanti le città-stato della Magna Grecia e della Sicilia. Civiltà in cui brillò la polis Reghion (la prima della Calabria e una delle più antiche d’Italia, fondata nel 730 aC). Civiltà che si estese da Tanais alla foce del Don sul Mar Nero a Mainake (odierna Màlaga) con una miriade di pòleis (Città-Stato) con 156 Costituzioni indipendenti diverse, unite dal filo rosso di una comune cultura e da una lingua comune sebbene suddivisa in quattro idiomi differenti.  Civiltà che pertanto non diede mai vita ad uno Stato greco, nato soltanto nel 1831 al termine della Guerra di Indipendenza dall’Impero Ottomano iniziata nel 1821.

A Reghion operò nello stesso V sec. aC la Bottega di Scultura in Bronzo di Clearco, la più prestigiosa nell’Occidente ellenico, allo stesso livello di quella ateniese. Massimo esponente di quella Bottega fu il grande scultore Pitagora di Reggio, la cui arte eccelsa gli valse l’inserimento fra i cinque massimi scultori “greci” (assieme a Fidia, Policleto, Mirone e Lisippo) da parte del critico d’arte e scrittore Senòcrate di Atene.

Proprio a Pitagora di Reggio diversi studiosi (tra cui il prof. Daniele Eligio Castrizio) hanno attribuito la realizzazione dei due Bronzi di Riace sulla base delle testimonianze unanimi di autori greci (Diogene Laerzio) e latini (Plinio il Vecchio). Significativa è la descrizione di quest’ultimo. Pitagora Reggino fu “capace di rendere come nessun altro i riccioli di barba e capelli, e di fare “respirare” le statue, cioè rendere perfetta l’anatomia dei vasi sanguigni”. Elementi che ammaliano tutti coloro che visitano nel Museo reggino i Due Guerrieri.

I Bronzi di Riace sono certamente “greci”, come ha affermato il professor Settis. Ma in che senso? “Essere greci”, non essendo la Grecia mai esistita come Stato sino al 1831, significa per Settis (come per tutti gli studiosi dell’antichità) fare parte di quella eccezionale civiltà che si sviluppò in una miriade di città-stato indipendenti dal Mar Nero al Mediterraneo e raggiunse il suo massimo splendore nel V Sec. a. C.

I due capolavori sono pertanto figli di quella straordinaria fioritura culturale e artistica e il Museo della Magna Grecia di Reggio Calabria è la loro legittima casa naturale. È stato un destino benigno (e non una disgrazia, come qualcuno afferma a sproposito da molti anni) quello che li ha fatti naufragare vicino alla costa jonica della Calabria, nel cuore di quella parte dell’Italia dove ancora si respira la cultura greca. Vi sono a Sud di Reggio comuni dove si parla ancora il Greco. E non è un caso che l’altra comunità di lingua greca in Italia si trovi nel Salento. La punta e il tacco dello stivale sono tuttora aree di lingua e cultura greca, appartenenti alla stessa civiltà che ha generato i due Guerrieri.

I Bronzi di Riace hanno pertanto il pieno diritto di essere, e lo sono, i Beni Identitari e Inamovibili del Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio con il suo concentrato di Primati: pensato da Paolo Orsi, ottenuto da Orsi e da Umberto Zanotti Bianco, progettato (per la prima volta al mondo come edificio museale) dall’architetto Marcello Piacentini, ristrutturato da Paolo Desideri, prezioso per i tanti tesori che lo hanno reso uno dei più importanti e prestigiosi del mondo assieme a quelli di Atene e di Berlino.

Oltre ai due capolavori identitari, annovera i due Bronzi di Porticello (il Filosofo – primo ritratto in bronzo nel mondo di una persona vissuta, anch’esso attribuito a Pitagora Reggino da Daniele Castrizio come ritratto di Pitagora di Crotone – e la Testa di Basilea), il Kouros di Reggio (pregevole statua in marmo del VI sec. aC), i Dioscuri e i Pinakes di Locri, la Testa in marmo dell’Apollo di Cirò Marina.

I Bronzi e il Museo sono un binomio inscindibile: insieme costituiscono il bene culturale principale della Calabria, il simbolo della storia plurimillenaria di essa e dell’intero Sud, un orgoglio per la cultura ellenica madre della Civiltà europea e occidentale, il centro di attrazione primario per chi ama la cultura e l’arte”.

In sostanza sussistono “validissime ragioni storiche e culturali” per sgombrare il terreno da false verità e impedire la “deportazione dei Bronzi” prospettata da strani connubi tra aspiranti predatori (in particolare uno) e ascari* locali, complici o succubi 

Passando all’altra eccellenza mondiale,  ho trattato l’infondatezza di  luoghi comuni e  comportamenti errati che non hanno consentito al Bergamotto di Reggio Calabria la popolarità che avrebbe meritato e merita. E ho ribadito i cardini della campagna del Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria. Una  campagna lunga ma giusta, condotta con idee chiare, argomenti solidi, perseveranza e determinazione:

La storica sottovalutazione della sua unicità. Per secoli la commercializzazione è avvenuta senza mai chiamarlo per nome e cognome, privandolo in pratica della sua identità. Il contrario di quanto è avvenuto per l’Aceto Balsamico di Modena, dal 1600 commercializzato nel mondo con un unico Brand che ha procurato fama, prestigio e ricchezza a Modena e alla sua provincia.

La Regione lo ha declassato a “prodotto tipico”, tentando di appropriarsene e, comunque, privandolo della sua identità reggina.Il tentativo più serio fu quello del 1998-99 (DOP Bergamotto di Calabria). Tentativo che venne sventato grazie alla crociata condotta da Pasquale Amato e pochi altri. Quella crociata sfociò nel riconoscimento storico della “Dop Bergamotto di Reggio Calabria Olio Essenziale”. Se oggi si può parlare ancora di Bergamotto di Reggio Calabria e si può lanciare il Menù della Città Metropolitana con specialità al “Bergamotto di  Reggio Calabria” lo si deve a quella campagna risoltasi con esito positivo.

É una voce priva di fondamento quella sui rapporti quantitativi tra i Bergamotteti. Si confonde il Centro Storico Cittadino di Reggio con il vasto territorio del Comune, che si estende sulla costa da Bolano e Catona a Pellaro e Bocale e nelle falde aspromontane sino a Tre Aie di Podargoni, con vasti Bergamotteti sia sulla costa che sul versante della montagna sino a Gallina e Armo. In questo territorio la presenza dei Bergamotteti è ampiamente radicata e diffusa. È quello dove la pianta ha avuto la sua prima espansione nel ‘700 dopo la nascita del Principe nel cuore del Centro Storico, in cui comunque è tuttora presente; il caso del nostro Agrume è esattamente eguale a quello del “Prosciutto di Parma”.

Si chiama così perché quando l’area di produzione coinvolge più Comuni di una stessa Provincia prende il nome della Provincia. Caso diverso è quello del Formaggio Parmigiano Reggiano. Ha questo nome perché l’area di produzione coinvolge Comuni di due province: quelle di Parma e di Reggio Emilia. Diverso è ancora il caso delle Clementine che sono Calabresi perché l’area di produzione coinvolge Comuni di tutte le 5 province della Calabria. Altro esempio è quello del Grana Padano: essendo l’area di Produzione diffusa in comuni di più province di diverse Regioni ricadenti nella Valle Padana hanno trovato il nome che le poteva unificare;

Il “Prosciutto di Parma” è prodotto in diversi Comuni della Provincia di Parma ma non in tutti. Però tutte le Aziende lo chiamano “Prosciutto di Parma”, specificando giustamente a parte il nome dell’Azienda e il Comune in cui si trova la stessa Azienda. Nessuno dei Comuni e nessuna delle Aziende produttrici ha mai contestato la denominazione “Prosciutto di Parma”, magari sostenendo che gli allevamenti di una zona sono più numerosi di quelli di altre zone o della Città Capoluogo. E nessuno ha mai messo in discussione il brand “Prosciutto di Parma”;  “Aceto Balsamico di Modena”.

I produttori modenesi lo hanno reso famoso nel mondo dal 1600 commerciandolo ovunque come “Aceto Balsamico di Modena”. Lo hanno imposto continuando a insistere sempre sulla stessa denominazione. E lo hanno fatto quando non esistevano né l’Italia, né l’Europa, né la normativa della DOP. Anche i loghi e i marchi fanno parte del Brand e non li hanno cambiati mai. Infatti il Brand è la somma intangibile delle caratteristiche di un prodotto e rappresenta l’insieme delle percezioni della mente. La confusione delle denominazioni confonde il pubblico e provoca danni per l’immagine e per il riconoscimento certo. Io e tanti altri, per fortuna sempre più numerosi, non abbiamo bisogno di alcun politico per dire e scrivere “Bergamotto di Reggio Calabria”

Il nostro è l’unico luogo del mondo in cui si è costretti a discutere di argomenti di questo genere. Continuo a sperare, con paziente determinazione, di occuparmi non di questi argomenti ma di come sviluppare e diffondere in tutto il pianeta, tutti insieme come Reggini Metropolitani, con creatività e intelligenza, il brand unico al mondo: il “Bergamotto di Reggio Calabria”, Principe Mondiale degli Agrumi.

Pertanto, il brand unico “Bergamotto di Reggio Calabria” è fondamentale più che mai nella comunicazione della società globale dei social. Senza l’uso del Brand unico anche le iniziative più brillanti sono destinate a esiti modesti e privi di prospettive.

Siamo giunti alla quarta edizione del “Premio Bergamotto di Reggio Calabria”, riconoscimento destinato a chi abbia contribuito con azioni, iniziative e/o opere alla promozione, diffusione e salvaguardia del Bergamotto di Reggio Calabria. Gli insigniti del 2023 sono stati:  l’avv. Ezio Pizzi, Presidente del Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, Presidente dell’Unionberg e instancabile promotore e diffusore anche mediatico  del Principe Mondiale degli Agrumi sino all’estensione della Dop europea del 2001 dall’olio essenziale al frutto e suoi derivati. Iniziativa presentata lo scorso lunedì con i partners Camera di Commercio, Università Mediterranea e tutte le associazioni di Coltivatori;  il Mastro Spiritaro Vincenzo Amodeo, esperto nell’estrazione antica a mano con spugna della preziosa essenza.

È la forma di estrazione che dà il risultato più intenso e gradevole, ricercato dai migliori profumieri del Mondo e dai nostri chef, pasticceri e gelatieri. Il Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria ha lanciato la proposta agli enti metropolitani e al Dipartimento di Agraria di organizzare un master o un Corso in cui il Mastro Spiritaro Amodeo insegni ai giovani questa arte antica il cui valore plurisecolare ha diritto a non venire disperso e a continuare nel futuro. Il Mastro ha offerto una suggestiva dimostrazione pratica della sua arte.

Per coerenza, con l’obiettivo primario di valorizzazione del prodotto identitario il Premio, sin dal 2019, è un manufatto realizzato artigianalmente dall’artista reggino Enzino Barbaro affiancato da Olga Mafrici con legno dello stesso preziosissimo agrume.

La conclusione più gradevole tocca all’arte della pasticceria e gelateria a base di Bergamotto di Reggio Calabria organizzata dalla Conpait (Confederazione Nazionale dei Pasticceri Italiani). Presente con il Tesoriere Nazionale Davide Destefano, con il Presidente Regionale Rocco Scutellà e con un gruppo di Pasticceri del territorio metropolitano. Il reggino Angelo Musolino – Presidente Nazionale dei Pasticceri Italiani – è stato presente con i suoi Dolci ma per la prima volta assente perché impegnato a tenere un Corso formazione a Berlino su invito della Confederazione dei pasticceri tedeschi. Una testimonianza ulteriore del valore della grande tradizione reggina e dell’area metropolitana dello Stretto.

In conclusione l’Incontro ormai tradizionale tra le due Eccellenze di Reggio Metropolitana ha confermato la positività della strategia proposta con costanza e determinazione dal Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria. Una strategia che ha come riferimento il no all’autolesionistico detto  “Reggio non ha venduto mai grano”. 

Con un sì al “Bergamotto di Reggio Calabria, che da secoli profuma il mondo, cura il mondo, delizia i palati del mondo”. (pa)

REGGIO – Al MArRC incontro sulle Eccellenze mondiali di Reggio

Domani sera, a Reggio, alle 20.45, nella Terrazza del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, si terrà il settimo incontro tra le due eccellenze mondiali di Reggio Calabria con il prof. Pasquale Amato.

L’evento è stato organizzato dal MArRC, dal Centro Internazionale Scrittori della Calabria, dal Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria e dalla Conpait.

Introducono il direttore del MArRC, Carmelo MalacrinoLoreley Rosita Borruto, presidente del Cis Calabria, il Maestro pasticcere Rocco Scutellà, il presidente regionale Conpait.

Nel corso della serata, inoltre, sarà consegnato il Premio Bergamotto di Reggio Calabria, giunto alla quarta edizione, all’avv. Enzo Pizzi, presidente del Consorzio di Tutela del Bergamotto si RC, e al Maestro spiritaro Vincenzo Amodeo.

«Questa iniziativa è nata da un colloquio tra me e il direttore Malacrino  – ha spiegato Amato – e si è avvalsa sin dall’avvio dell’apporto organizzativo del Cis della Calabria e della Conpait (Confederazione dei Pasticceri Italiani). L’idea, rivelatasi vincente, ha puntato sul fascino esercitato dal felice incontro tra le due eccellenze identitarie mondiali di Reggio Calabria Città Metropolitana: il prezioso Principe Mondiale degli Agrumi, nato a pochi passi dal Museo nei nostri giardini e affermatosi nel mondo per la molteplicità dei suoi usi nell’arte della profumeria e della cosmesi, nella farmaceutica e nell’alimentazione, unico per il suo ostinato rifiuto a fruttificare in maniera ottimale in aree diverse dalla sua terra d’origine: la fascia costiera reggina da Scilla a Monasterace; e i Bronzi di Riace, i due capolavori mondiali assoluti dell’arte bronzistica ellenica del V secolo a.C. che costituiscono i beni identitari e inamovibili dello splendido Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio».

Il prof. Amato ha aggiunto che «nell’ambito di questo Incontro nel 2019 è nato il “Premio Bergamotto di Reggio Calabria”, giunto alla quarta edizione e destinato a personalità che hanno dato un contributo fondamentale alla valorizzazione del Principe Mondiale degli Agrumi in diversi settori. Il riconoscimento è assegnato dal “Comitato per il Bergamotto di Reggio Calabria” e consiste in un vaso originale, creato su legno dello stesso preziosissimo agrume dall’artista reggino Enzino Barbaro in collaborazione con Olga Mafrici».(rrc)