PER IL PNRR SI PUÒ ANCORA RIMEDIARE,
OCCHIO, PERÒ, AI “FURBETTI” DEL NORD

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Con il sì anche della Camera quello che è stato sempre un invito alla politica italiana di passare dal disimpegno automatico alla sostituzione dei poteri diventa un fatto acquisito. Ci si chiede perché avviene solo adesso e non si è mai avuto lo stesso approccio per i fondi strutturali. La risposta risiede nel fatto che l’approccio alla spesa dei fondi strutturali, contrariamente a quello della Spagna  per esempio, è stato ritenuto un fatto che riguardava le Regioni meridionali più che tutto il Paese. E quindi si è trascurato di intervenire.

Adesso che invece il Pnrr viene ritenuto un progetto che riguarda tutto il Paese si corre ai ripari per evitare di perdere le risorse. Si tratta del terzo decreto legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tante volte ho auspicato l’accentramento dei poteri presso la Presidenza del Consiglio. E con la ratifica del decreto legge la governance del Pnrr passa ufficialmente a Palazzo Chigi. Anche se siamo ancora a oltre tre anni dalla scadenza del 31/12/2026, data prevista per il completamento delle opere finanziate con il Piano di Ripresa e Resilienza, è sembrato opportuno cambiare le regole e rivedere la cabina di regia, oltre che semplificare per accelerare gli investimenti e raccordare in modo virtuoso il Pnrr con le politiche di coesione.

È un correre ai ripari per evitare quella che sembrava essere la “cronaca di una morte annunciata”. Perché è evidente che le amministrazioni locali, sopratutto nel Mezzogiorno, a corto di risorse umane oltre che di qualifiche adeguate, rischiavano di fallire gli obiettivi. Problema che continua a rimanere e che in questo modo si cerca di superare ma che è facile prevedere non potrà essere totalmente risolto.

In tale logica va anche la norma sulla stabilizzazione del personale. Fatto importantissimo perché spesso le istituzioni meridionali, Regioni e Comuni, hanno avuto professionalità impiegate a tempo determinato per progetti europei. Anche se prevedere un periodo di 24 mesi per accedere a tale beneficio forse è eccessivo, perché in genere gli incarichi sono stati dati da meno tempo. In tale direzione va  la normativa che prevede che i vertici apicali aprano le porte ai pensionati della stessa Pubblica amministrazione, i quali potranno ricoprire incarichi retribuiti di vertice presso Enti e Istituti. 

Vedremo cosa accadrà e cosa ci dirà periodicamente il Met, al quale è rimasto il monitoraggio. Ovviamente si tratta di una rivoluzione che avrà bisogno di tempo per essere attuata, con tutte le incognite della ripartenza. Ci vorrà molta determinazione per non perdere tempo prezioso.

L’altro aspetto che non bisogna perdere di vista e che in questa confusione dovuta al cambiamento, sicuramente  necessario, non si sposti la destinazione dei fondi per cui qualche “furbetto” sottragga risorse al Mezzogiorno per destinarle ad altre aree, che probabilmente avranno anche più capacità di spesa, ma tradendo i principi base per cui tali risorse sono state destinate all’Italia, cioè di ridurre le disuguaglianze.

Alla struttura centralizzata sarà più facile interloquire con la Commissione Europea, che certo, però, dovrà rendersi conto delle maggiori difficoltà che le realtà a sviluppo ritardato possano avere. Se avessero infatti buona capacità di spesa non sarebbero a sviluppo ritardato. Forse bisogna prevedere trattamenti differenti.

Non va certamente utilizzata la scorciatoia, più volte adombrata da Giuseppe Sala piuttosto che da Luca Zaia, di fare spendere a chi é magari più bravo e che é pronto a monopolizzare le risorse.

Nella possibile revisione del Pnrr due suggerimenti: il primo di concentrare le risorse piuttosto che sulla equiparazione dei diritti di cittadinanza, asili nido, scuole, sanità, sulle condizioni per favorire gli investimenti produttivi, cioè nell’attuare le condizioni di stato minimo nella infrastrutturazione e nella lotta alla criminalità e nei vantaggi competitivi rispetto alle aree sviluppate, riguardanti cuneo fiscale e tassazione degli utili di impresa, in particolare nelle Zone Economiche Speciali.

Ovviamente l’equiparazione é un obiettivo da raggiungere ma con le risorse ordinarie. Il secondo di concentrare le risorse su pochi grandi progetti,  come l’alta velocità ferroviaria, il completamento delle autostrade mancanti, anche se é chiaro che i tempi potrebbero essere insufficienti per tali grandi opere.

Certo l’ultima opzione, di rinunciare alle risorse a debito, concesse a tassi particolarmente favorevoli che, in una condizione di inflazione non più  zero virgola, sono a tassi negativi, mi pare quella proprio da scartare.

L’occasione del Pnrr può essere utile per il Paese per una riflessione di come gestire le risorse messe a disposizione dall’Unione. Che forse andava fatta prima e che porterà a semplificazioni ed all’ammodernamento di tante procedure. Il processo che stiamo vivendo forse sarà utile a tutto il Paese. Dai momenti di crisi possono venire le spinte giuste per una ripartenza complessiva. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

 

IN REGIONE CABINA DI REGIA PER IL PNRR
UNO SFORZO COMUNE PORTERÀ RISULTATI

di SANTO BIONDO – L’avvio ufficiale della Cabina di regia sul Pnrr è un fatto positivo. Con la Regione Calabria, così come previsto dal Governo nell’accordo con Cgil, Cisl e Uil, è stata messa in moto il confronto partenariale che sarà chiamata a seguire l’evoluzione dei progetti e monitorare la spesa dei fondi europei.

Si apre così un percorso lungo che ci porterà da qui al 2026 e che ci vedrà impegnati nel  monitorare e verificare che questo programma operativo trovi in Calabria una realizzazione concreta, che sui fondi del Pnrr venga messa in atto un’azione di spesa efficace ed efficiente e che le missioni del piano vengano portate a compimento.

Affinché questo avvenga concretamente, però, è necessario che ci sia un confronto strutturato, calendarizzato nel tempo, con appuntamenti bimestrali, che ci sia uno scambio costante di informazioni fra tutti le parti sociali, che sono state chiamate a fare parte della Cabina di regia, senza dimenticare che sulla parte di risorse territorializzate del Pnrr i bandi sono già definiti.

Occorre mettere in campo, durante l’attuazione del Piano, una verifica puntuale sugli impatti occupazionali che il Pnrr produrrà sui territori. Occupazione che per noi dovrà essere di qualità, in sicurezza e nella legalità.

È questo un punto nodale perché siamo convinti che sia importante verificare con accortezza la tracciabilità e l’omogeneità della spesa sul territorio.

Nelle prossime settimane bisognerà continuare a porre all’attenzione, del Governo, il problema da affrontare prioritariamente, della incapacità amministrativa degli enti territoriali e non solo. Questo settore va attenzionato dal Governo e dalla Regione con determinazione.

Ai Comuni calabresi poi, seguendo l’esempio della Cabina di regia regionale, dovranno anch’essi aprirsi al confronto con il Partenariato economico e sociale, sui fondi del Pnrr e sulle loro linee di spesa, di loro competenza.

Noi siamo da sempre convinti dell’importanza di questi enti territoriali, che consideriamo l’avamposto dello Stato sul territorio, che abbiamo apprezzato come sentinelle della salute pubblica in questi due anni di pandemia da Covid-19.

Ai Comuni diciamo che siamo pronti a sostenerli nelle loro difficoltà. Tuttavia agli amministratori locali diciamo, con la stessa chiarezza, che davanti a questo progetto sfidante devono abbandonare la logica del campanile che non ha portato a nulla in questi anni.

I Comuni, nella nostra visione, devono fare squadra e mettersi insieme, associarsi, consorziarsi; gli enti territoriali devono fare fronte comune all’interno di una logica costruttiva e produttiva e, senza tentennamenti, devono dire chiaramente cosa serve loro per poter portare a compimento questa sfida in maniera vincente.

Anci e Upi Calabria, per parte loro, devono fare sentire forte la loro voce non soltanto sul piano locale ma anche su quello nazionale.

Per il cambiamento della Calabria occorre attivare i tre livelli di confronto: nazionale, regionale e locale. Se riusciremo a fare questo nei prossimi giorni e per i prossimi mesi, saremo in grado di far svoltare la Calabria lungo il percorso del Rinascimento regionale. (sb)

[Santo Biondo è segretario generale della Uil Calabria]