Caro Energia, Melicchio (M5S): Approvare Reddito energetico anche in Calabria

Il deputato del M5SAlessandro Melicchio, ha ribadito la necessità di approvare, anche in Calabria, il Reddito energetico.

«La situazione è davvero preoccupante. Quattro milioni di famiglie rischiano la povertà energetica – ha evidenziato – e anche la Calabria deve fare i conti con il caro bollette, con un autunno e un inverno che si preannunciano difficili da superare, soprattutto nella nostra regione. Dispiace che a livello nazionale non si sia ascoltato il Presidente Conte e il Movimento 5 Stelle, che avevano capito a cosa saremmo andati incontro e sollevato il problema sei mesi fa».

«Dal Governo Draghi, invece – ha aggiunto – sono arrivati e continuano ad arrivare risposte largamente insufficienti e il conto, purtroppo, lo pagano e lo pagheranno imprese, famiglie e cittadini. Bisogna agire subito contro gli effetti devastanti dell’incremento dei costi dell’energia e per questo faccio un plauso e sostengo l’iniziativa di Davide Tavernise, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Calabria, che ha proposto il reddito energetico. Questa misura, di cui chiedo la celere approvazione in Consiglio Regionale, potrebbe essere un aiuto fondamentale per fornire energia ai nostri concittadini più in difficoltà e alleviare la crisi che attanaglierà anche la nostra regione».

«Il Reddito Energetico, già realtà in diversi comuni e in regioni come la Puglia, è un’iniziativa basata su un fondo che finanzia l’installazione di pannelli solari e sistemi di accumulo, minieolico e solare termico sulle case dei cittadini, a partire da quelli con redditi più bassi e in condizioni di disagio socioeconomico, ma destinato a tutti. Gratuitamente. L’energia in eccesso – ha spiegato il parlamentare del Movimento 5 Stelle – verrà immessa nella rete energetica territoriale e il ricavato della vendita andrà ad alimentare un fondo che a sua volta permetterà l’acquisto di nuovi impianti e aiutare nuove famiglie. E così si crea il circolo virtuoso».

«Anno dopo anno – ha concluso – ci saranno sempre più famiglie che potranno ridurre la spesa per le bollette e aumenteranno anche i posti di lavoro del settore. È un modello in grado di coniugare tutela ambientale, politiche sociali e sviluppo del territorio e per questo auspico che la proposta venga approvata al più presto in Calabria». (rp)

Caro energia, Chiefari (Fipe Confcommercio CZ): Senza interventi diversi operatori potrebbero chiudere

Nicola Chiefari, delegato Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Confcommercio Catanzaro Area di Soverato, ha denunciato come «l’aumento dei costi energetici sta assumendo il profilo di una vera emergenza economica che, in mancanza di interventi significativi, potrebbe portare alla chiusura di diversi operatori».

«È necessario che i cittadini siano a conoscenza della situazione di difficoltà che le imprese continuano a vivere a seguito del susseguirsi prima dell’emergenza sanitaria legata al covid e, subito dopo, delle conseguenze relative al conflitto ucraino», ha rimarcato Chiefari, ricordando che nei giorni scorsi «Fipe Confcommercio ha ideato e promosso l’iniziativa “Bolletta in vetrina”, chiedendo agli esercenti di esporre gli importi delle bollette con il confronto tra 2021 e 2022, informando, così, consumatori e cittadini sul difficile momento che le imprese stanno vivendo».

«Secondo uno studio di Confcommercio, infatti – ha spiegato – tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumenti della spesa annuale sono arrivati a toccare, mediamente, punte del 122% per l’elettricità e del 154% per il gas. A tutto questo si aggiunge l’inflazione e la conseguente riduzione del reale potere d’acquisto delle famiglie. Noi imprenditori proseguiamo con tenacia le nostre attività tentando di lavorare sulla marginalità, assorbendo in parte i costi e riducendo di conseguenza la quota di profitto; tuttavia le variazioni di prezzo di materie prime rilevanti per le strutture ricettive, associate all’esplosione dei costi energetici, rischiano di vanificare ogni sacrificio, con pesanti ripercussioni sulle imprese, sull’economia in generale e, di conseguenza, anche sui livelli occupazionali».

«Fipe Confcommercio – ha proseguito – è costantemente impegnata in tavoli di confronto con il Governo, ma appare evidente che le misure fin qui adottate non sono sufficienti a riportare la situazione entro livelli di sostenibilità; per questo motivo, nell’ambito del decreto “Aiuti”, la nostra federazione ha chiesto il potenziamento dei crediti d’imposta già a partire dal terzo trimestre di quest’anno».

«Ma lo sforzo comune – ha concluso – dovrebbe essere quello di provare a produrre nuova ricchezza da distribuire, di seguito, sui tre fattori determinanti della produzione: capitale, lavoro e investimenti». (rcz)

La sottosegretaria Nesci: Tema caro bollette entri nel confronto elettorale tra i candidati calabresi

La sottosegretaria per il Sud, Dalila Nesci, ha rilanciato l’allarme sugli effetti in Calabria del caro bollette, che nei giorni scorsi hanno lanciato Confapi, Cna, Confindustria, Coldiretti, altri sindacati e diversi imprenditori, tra cui Filippo Callipo e Antonino De Masi, chiedendo che questi siano al centro «del dibattito pubblico, soprattutto nella campagna elettorale in corso».

«È assurdo che nel confronto politico non esista il problema. È urgente evitare il tracollo economico delle imprese e delle famiglie calabresi, le più colpite» ha rimarcato Nesci, aggiungendo che «la nostra priorità è abbattere dell’80 per cento il costo del gas pagato dalle imprese sino a fine anno. Del valore di 13,5 miliardi di euro, la misura è indispensabile per imprese, lavoratori e famiglie, che altrimenti subirebbero lo tsunami dell’inflazione, in grado di disintegrare il sistema produttivo della Calabria e rovinare il futuro di centinaia di migliaia di persone».

«Per aggredire l’emergenza energetica – ha avvertito la sottosegretaria Nesci – serve un governo capace, autorevole e credibile. L’egoismo e i calcoli elettorali di Conte, Salvini e Berlusconi hanno portato il Paese in bruttissime acque, specie il Mezzogiorno e in particolare la Calabria, che non ha grandi strumenti di resilienza in quanto provata dal potere finanziario e militare della ’ndrangheta, dal clientelismo spinto e da decenni di incoscienza politica».

«Il tempo del populismo, dell’illusionismo e della propaganda è finito. Abbiamo il dovere – ha concluso Nesci – di rispondere in fretta e in concreto ai bisogni dei calabresi, che non possono sostenere i costi attuali delle bollette, da ridurre senza indugi». (rrm)

Metallo (Unindustria Turismo): Settore rischia collasso se non si interviene in modo efficace e tempestivo

Il presidente della sezione Turismo di Unindustria Calabria, Demetrio Metallo, ha denunciato come, a causa dell’aumento spropositato dei costi dell’energia elettrica, «il settore del turismo rischia di finire in ginocchio, in Calabria come in Italia. Se non ci saranno interventi efficaci e assolutamente tempestivi, tutte le imprese saranno costrette a chiudere senza alcuna certezza di poter riaprire».

«Si perderanno centinaia di migliaia di posti di lavoro, perché la filiera turistica è capace di generare un indotto che crea economia anche ad altri settori (servizi, trasporti, ecc.)» ha aggiunto Metallo, spiegando che «l’intervento del Governo, non può essere solo quello di dilazionare i pagamenti delle bollette, così come ha fatto con le moratorie dei mutui durante l’emergenza Covid. Perché così facendo si posticiperebbe solo di qualche mese la morte annunciata del mondo imprenditoriale, con effetti devastanti».

«Al caro energia e gas – ha proseguito – si aggiungono anche i freni di una burocrazia che pesa su tutto il sistema. Confindustria, attraverso gli interventi del Presidente Carlo Bonomi, dei presidenti regionali tra cui Aldo Ferrara per Unindustria Calabria, dei presidenti territoriali e di categoria, stanno denunciando da tempo e con estrema chiarezza le difficoltà del mondo imprenditoriale in tutti i settori, sottolineando che se si fermano le imprese, si ferma l’Italia. E questo non possiamo permettercelo!».

Il presidente Demetrio Metallo auspica, infine, che ognuno faccia la propria parte, con senso di responsabilità. La politica dia attuazione a tutte le misure occorrenti in tempo reale, nella consapevolezza che gli imprenditori faranno la loro parte, come sempre hanno fatto, spesso in silenzio.

«Mi piace ricordare una frase di Churcill secondo cui “alcune persone vedono un’impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante», ha concluso. (rcz)

 

Confartigianato Imprese Calabria: Caro energia costa 21,1 miliardi in più alle piccole e medie imprese

È una vera e propria batosta, quella subìta dalle piccole e medie imprese che, da settembre 2021 a oggi hanno pagato per l’energia elettrica 21,1 miliardi in più rispetto all’anno precedente a causa del caro energia. È l’allarme lanciato da Confartigianato Imprese Calabria, spiegando che «se nei prossimi quattro mesi i prezzi dell’elettricità non diminuiranno, i maggiori costi per i piccoli imprenditori saliranno nel 2022 a 42,2 miliardi in più rispetto al 2021».

Nel dettaglio, la rilevazione di Confartigianato mette in evidenza che gli aumenti del prezzo dell’energia per le piccole aziende con consumi fino a 2000 MWh si traduce in un maggiore costo, tra settembre 2021 e agosto 2022, di 21,1 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, pari al 5,4% del valore aggiunto creato dalle MPI.

A livello territoriale, sono nove le regioni in cui il boom dei costi dell’elettricità per le MPI supera il miliardo di euro. I maggiori oneri, 4,3 miliardi, li hanno subiti gli imprenditori della Lombardia, seguiti da quelli del Veneto con 2,1 miliardi, dell’Emilia-Romagna (1,9 miliardi), del Lazio (1,7 miliardi), della Campania (1,6 miliardi), del Piemonte (1,6 miliardi), della Toscana (1,6 miliardi), della Sicilia (1,2 miliardi) e della Puglia (1,1 miliardi).

settori più colpiti sono quelli di vetro, ceramica, cemento, carta, metallurgia, chimica, tessile, gomma e plastica e alimentare.

«In Italia – ha rilevato Confartigianato – la velocità di crescita dei prezzi al consumo dell’energia elettrica è decisamente più elevata rispetto a quanto avviene nell’Unione europea: a luglio 2022, infatti, nel nostro Paese il prezzo dell’elettricità è cresciuto dell’85,3% rispetto dodici mesi prima, a fronte del +35,4% della media dell’Eurozona e, in particolare, del +18,1% della Germania e del +8,2% della Francia».

Secondo i vertici di Confartigianato Calabria, vanno subito confermate e potenziate le misure già attuate da questo Esecutivo: azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, proroga del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico, e serve un gesto di responsabilità e solidarietà delle imprese energetiche a salvaguardia dell’intero sistema produttivo nazionale. Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione. (rcz)

Coldiretti Calabria: Preoccupa in autunno impennata dei costi per frantoi e serre

Coldiretti Calabria ha espresso preoccupazione per l’impennata dei costi per aziende agricole, frantoi e le serre, a causa del caro energia che provocherà – secondo l’Associazione – «un aumento del 220% dei costi di produzione per comparti importantissimi per l’economia agricola calabrese come l’olivicoltura, l’orticoltura in serra, la floricoltura».

«Senza tenere in considerazione –  ha proseguito Coldiretti – i costi per l’imbottigliamento dell’olio, il vetro, i tappi, i contenitori di latta e la logistica. Diversi frantoi – riferisce Coldiretti Calabria – potrebbero non aprire e questo si ripercuoterebbe inevitabilmente sull’annata olivicola che penalizzerà inevitabilmente i produttori. Quindi, corrono i prezzi sia per le famiglie ma colpiscono duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – ha denunciato la Coldiretti – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari».

«In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Aumenti che riguardano l’intera filiera del cibo con costi indiretti che – ha evidenziato Coldiretti – vanno dal vetro rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, al tetrapack con un incremento del 15%, dal +35% delle etichette al +45% per il cartone, dal +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti».

«Davanti ad un quadro del genere – ha concluso Coldiretti – bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende, stalle, l’economia agricola e agroalimentare  e strutturali per programmare il futuro».

Coldiretti, poi, ha ricordato come il caro energia «si scarica a valanga sul carrello della spesa con rincari che ad esempio vanno dal 34% per il burro al 15% per le uova». Da uno studio, infatti, ha stilato la black list degli aumenti sullo scaffale sulla base delle rilevazioni Istat sull’inflazione ad agosto 2022, che con un valore del +8,4% ha raggiunto il record dal 1985 mentre i beni alimentari salgono addirittura del 10,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente».

«A far segnare i maggiori rincari – ha evidenziato – sono i prodotti di base dell’alimentazione delle famiglie che subiscono gli effetti dell’aumento dei costi energetici e di produzione alimentati dalla guerra in Ucraina, abbinati al caldo record e alla siccità, che – sottolinea la Coldiretti – costringono i consumatori a tagliare gli acquisti soprattutto tra le famiglie più deboli che stanno aumentando sempre di più». (rcz)

Aloisio (Confesercenti RC): Le imprese pagheranno 106 mld per il caro energia e gas

Il presidente di Confesercenti Reggio CalabriaClaudio Aloisio, ha denunciato come sono di 106 miliardi il «costo extra che le imprese, stante così le cose, dovranno pagare nel 2022 per gli aumenti di energia e gas secondo uno studio pubblicato dalla Cgia di Mestre».

«Una somma “monstre” – ha evidenziato Aloisio – che secondo l’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, così come specificato in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento, potrebbe aumentare a dismisura dato che ci si aspetta un raddoppio dei prezzi da ottobre. Avete capito bene: un raddoppio dei prezzi che già adesso sono insostenibili per le imprese e le famiglie». 

«E allora, per comprendere meglio la situazione drammatica in cui ci troviamo nostro malgrado – ha aggiunto – parliamo dei costi attuali: nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh mentre nei primi sei mesi del 2022 si è attestato a 250 euro (+378%). Ancora peggio per il gas il cui costo in tre anni è salito da 16 euro MWh a 100 euro (+538%)».

«Senza voler entrare in tecnicismi – ha proseguito – appare chiaro che questi aumenti non sono giustificati dal normale andamento dei mercati. A sentire le dichiarazioni di qualche mese fa del ministro alla transazione ecologica Cingolani e, ultimamente, leggendo i contenuti di un report prodotto dalla Fondazione Hume, si evincerebbe che sono in atto speculazioni per far salire artificialmente i prezzi a tutto vantaggio degli operatori del settore che stanno macinando utili record. È il caso dell’Eni, ad esempio, che solo nel primo trimestre del 2022 ha realizzato un utile netto di 3,27 miliardi di euro, di molto superiore a quello dell’intero 2020 che ammontava a 2,88 miliardi e poco inferiore a quello del 2021 il quale, peraltro, è cresciuto vertiginosamente proprio nell’ultimo trimestre, contestualmente, guarda tu il caso, all’inizio degli aumenti». 

«Cosa porta tutto questo in soldoni? – si è chiesto Aloisio –. Ad un innalzamento generalizzato del costo di tutti i prodotti e servizi che, a sua volta, fa accrescere l’inflazione erodendo i risparmi e generando una contrazione dei consumi. Tutti sintomi che indicano, ove non si agisse al più presto, che ci troviamo nell’anticamera di una vera e propria recessione. Una crisi ancor più devastante di quella attuale che colpirà pesantemente soprattutto i Paesi Europei con le disastrose conseguenze facilmente immaginabili».

«Per guardare a casa nostra le piccole e piccolissime imprese, già provate da oltre tre anni di crisi dovuti alla pandemia – ha spiegato – si ritrovano con aumenti in bolletta impossibili da sostenere. Secondo i dati presi a campione dalle tante fatture che ci sono state inviate dai nostri associati abbiamo pubblici esercizi che da 2.000 euro al mese sono passati a 6.600, negozi di abbigliamento che da 1.700 euro si ritrovano a pagare 4.900, gestori di carburanti che invece di 1.200 euro devono sborsarne 5.000». 

«Uno tsunami – ha evidenziato – che colpisce tutte le categorie indistintamente e che si ripercuote sull’intera filiera produttiva e commerciale e ovviamente, sui consumatori finali. Eppure i nostri imprenditori stanno resistendo, l’area metropolitana reggina per una volta è tra i primi posti in una classifica positiva, quella dei minori aumenti sui prezzi al consumo che da noi sono sotto la media. Quanto tempo, però, il nostro tessuto imprenditoriale potrà reggere? Poco, molto poco».

«Ecco perché come Confesercenti Reggio Calabria – ha ribadito – siamo pronti ad attuare proteste, anche eclatanti, a difesa degli interessi di imprese e famiglie. L’Italia e l’Europa, devono intervenire con misure incisive e immediate applicando, in primis, un tetto massimo di prezzo per il gas e di conseguenza per l’energia elettrica monitorando con la massima attenzione, al contempo, l’attività delle multinazionali dell’energia. Inoltre si dovrà definitivamente sganciare dalle quotazioni del gas il prezzo dell’energia ricavata dalle fonti rinnovabili, abbassare ulteriormente tributi, oneri e Iva sulle bollette ed estendere a tutte le imprese la possibilità di usufruire del credito d’imposta sulle spese sostenute per l’energia raddoppiando la percentuale oggi prevista».

«Contestualmente – ha concluso – anche gli Enti Intermedi devono fare la loro parte attuando azioni di supporto e sostegno sistemiche, non certo i bandi a sportello emanati sino ad oggi che, oltre a incidere in maniera marginale rispetto le problematiche esistenti, creano anche intollerabili distorsioni del mercato. L’alternativa è la chiusura di centinaia di migliaia di attività ormai stremate e noi, sia ben chiaro, non abbiamo alcuna intenzione di assistere passivamente a questa ecatombe annunciata». (rrc)

 

Autotrasporto, prosegue confronto tra Confartigianato Trasporti e Ministero per calmierare caro energia

Continua il confronto tra Confartigianato Trasporti e il ministero delle Infrastrutture per trovare una soluzione a favore degli autotrasportatori. Focus dell’ultimo incontro, con la viceministra Teresa Bellanova, il metodo di erogazione del fondo di 500 milioni di euro per compensare i maggiori costi dovuti agli aumenti eccezionali dei carburanti.

Confartigianato Trasporti e le Associazioni dell’autotrasporto che siedono a quel tavolo, all’unanimità, hanno chiesto alla vice ministra che le risorse previste,  oggetto di un decreto interministeriale da condividere con il Mef ed emanare entro 30 giorni, siano impiegate nella maniera più efficace possibile per calmierare gli esorbitanti costi subiti affinché arrivino tempestivamente alle imprese di autotrasporto.

D’intesa con la vice ministra si è definito il metodo d’azione con cui lavorare e il bacino di beneficiari. A questo proposito, si è convenuto che beneficiari saranno coloro i quali hanno diritto al rimborso accise trimestrale per i quali la riduzione di 25 cent alla pompa sta avendo un effetto quasi nullo. Si tratta delle imprese di autotrasporto merci conto terzi con veicoli euro 5 ed euro 6 oltre le 7,5 tonnellate, che altrimenti rimarrebbero penalizzate. (rrm)

Rincaro Energia, Fisascat Cisl: Subito un fondo ad hoc e bonus per redditi fino a 30 mila euro

Fortunato Lo Papa, segretario Fisascat Cisl Calabria, va dritto al punto vedendo terziario, commercio e turismo soccombere alla crisi economica innestata dal rincaro bollette, chiedendo che si pensi «ad interventi ad hoc strutturati e pianificati».

«Ci sono impianti industriali – ha spiegato – che hanno messo in pausa le loro attività, supermercati che per tagliare i costi hanno spento i condizionatori. Stiamo entrando in una logica di guerra pur non prendendo parte direttamente al conflitto. Dobbiamo, invece, non perdere di vista la ripresa e puntare a sanare quel tessuto economico deflagrato con la pandemia».

«Ecco perché – ha proseguito – condivido a pieno l’appello del nostro segretario nazionale Sbarra, affinché si sostengano i ceti fragili e le filiere in difficoltà, rafforzando il fondo contro il caro bollette e mettendo in campo subito una riforma del fisco che abbatta il cuneo e abbassi la pressione dei primi scaglioni Irpef, valutando l’introduzione di un bonus energia per i redditi sotto i 30mila euro».

«Solo così si può pensare di arginare le conseguenze e i danni che potrebbero intaccare i nostri settori: dalla riduzione dell’organico, alla mancata produzione, alla chiusura delle attività ricettive e turistiche. È ora di mettersi all’opera, agire anziché lamentarsi e fare – ha concluso – del welfare sano e costruttivo». (rcz)

Unindustria Calabria ospita Aurelio Regina per parlare del caro energia

Interessante incontro si è svolto nella sede di Unindustria Calabria, dove Aurelio Regina, delegato per la Transizione Energetica e Presidente del Gruppo Tecnico Energia di Confindustria, ha fatto un’analisi molto precisa sul tema del caro energia.

Ciò si è svolto nell’ambito del Consiglio generale di Unindustria Calabria, guidato da Aldo Ferrara. Presente, anche il direttore Energia e Ambiente di Confindustria, Massimo Beccarello.

Il Presidente Ferrara, nel ringraziare i suoi ospiti per la preziosa partecipazione all’incontro, che ha visto la squadra di Presidenza al completo oltre che una nutrita presenza della base associativa, ha messo in evidenza come questo periodo post-covid non stia andando nella direzione che tutti ci aspettavamo, a causa di un inaspettato ed esorbitante aumento del costo dell’energia che inevitabilmente ha trascinato con sé l’aumento del costo delle materia prime, e tutto quello che da qui a breve ne deriverà.

Nella sua analisi, Regina ha parlato anche delle proposte messe in campo e la visione di Confindustria, sottolineando come ci siano una serie di fattori congiunturali e strutturali che hanno portato ad un aumento sproporzionato del prezzo del gas naturale fino a toccare punte del 700%, a partire da un forte slancio della ripresa industriale che ha fatto aumentare in maniera esponenziale la domanda.

«Il caro energia – ha commentato Regina – costerà alle imprese e al Paese quasi 40 miliardi in più e nel 2022 determinerà una perdita di Pil intorno allo 0,8%. È evidente, quindi, che serviva intervenire con urgenza e decisione perché la situazione è molto grave e potrebbe durare fino a alla fine del 2023. Il provvedimento assunto dal Governo nell’ultimo Consiglio dei Ministri va nella giusta direzione soprattutto per quanto riguarda le misure sul gas. Finalmente si è avuto il coraggio di superare anni di dibattiti ideologici e incrementare l’estrazione del gas italiano da rilasciare alle imprese a prezzo calmierato, come aveva proposto Confindustria. Bene anche gli sgravi di imposta, anche se il credito di imposta al 15% solo sul primo trimestre andava esteso a tutto il 2022».

«Si tratta – ha spiegato – di una misura ponte nel frattempo che prendono l’avvio le nuove estrazioni di gas. Per quanto riguarda invece il settore elettrico, manca un intervento strutturale. Avevamo registrato un consenso trasversale alla nostra proposta di cessione da parte del Gse di 25 terawattora a 50 euro al megawatt per due anni alle aziende a rischio chiusura e delocalizzazione, contro un impegno delle stesse a investire 13 miliardi nella decarbonizzazione. Un meccanismo virtuoso perché da una parte il Governo si impegna a mantenere la competitività del tessuto industriale e, dall’altra, incentiva le imprese a investire. Ora speriamo che il Parlamento recuperi questa proposta. La politica energetica e quella industriale devono marciare di pari passo e noi dobbiamo agire su costi e approvvigionamenti, o rischiamo di non centrare la transizione e mettiamo a rischio l’industria italiana con gravi impatti sociali».

Il Presidente Ferrara, nel concludere l’incontro, ha voluto sottolineare il proprio apprezzamento per la chiarezza, la competenza e l’accuratezza del Presidente Regina durante la sua esposizione, e per il gran lavoro che con Confindustria sta portando avanti per il Paese intero, affiancando il Governo in quelle che sono le scelte strategiche che determineranno il futuro della nostra economia. (rcz)