REGGIO – CatonaTeatro chiude la bella stagione estiva con Siani e Finocchiaro

Dalla chiusura di stagione di CatonaTeatro alla nuova stagione de “Le Maschere e i Volti”: la Polis Cultura “rilancia la sua missione di promozione culturale e teatrale con un’azione che da diversi anni è stata destagionalizzata coprendo l’intero arco annuale”.  Si chiuderà la bella stagione estiva di CatonaTeatro con due eventi al Teatro Cilea: il 29 novembre, sarà di scena Alessandro Siani in Felicità Tour e il 13 dicembre la bravissima Angela Finocchiaro col suo sorprendente spettacolo dal titolo Ho perso il filo. (rrc)

REGGIO – L’energia di Edoardo Bennato travolge CatonaTeatro

Come si scrive blues in napoletano? Domanda facile, aggiungeteci la parola rock e firmate il tutto col nome di Edoardo Bennato. Il cantautore napoletano ha conquistato l’affollatissima platea di CatonaTeatro, per l’ultimo appuntamento della stagione all’Arena Neri. Un trionfo che si dava di per sé scontato, ma la cui misura supera ogni aspettativa. Bennato ha un’energia straordinaria e per questo suo tour si è fatto affiancare da un gruppo musicale di prim’ordine. È venuta fuori una jam session che ha entusiasmato l’Arena Neri e ha, piacevolmente, scatenato l’inferno tra gli spettatori, ahimé quasi tutti sopra gli anta, anche se Bennato piace molto ai giovani. Un peccato che le nuove generazioni non abbiano saputo cogliere questa opportunità di ascoltare ottima musica dal vivo, pur nel solco di una serie di brani che ormai fanno parte della storia della musica italiana.

I concerti di Bennato non sono “solo canzonette” – come cantava lui stesso molti anni fa – ma racconti di vita, spezzoni di sociologia da marciapiedi, frammenti di ordinaria quotidianità. Un racconto emozionale che suggerisce suggestioni e ammalia per il ritmo scatenato di un rock-blues napoletano che, in realtà, mostra origini e radici più profonde, senza sfigurare in alcun confronto con la tradizione americana del genere musicale.

Basterebbe A Napoli 55 è ‘a musica per riempire di suggestioni uno spettacolo dove non c’è risparmio: ogni pedina sul palco è una scheggia impazzita, pur tuttavia agli ordini mnemonici del “capitano” rinnegato, sì da offrire momenti di autentica follia musicale che riesce a far dimenticare la crisi di governo, Salvini e le bollette da pagare. Un’autentica, interminabile, meravigliosa, jam session di chitarre che ha letteralmente dominato la scena e la tribuna, quasi un tutt’uno con gli spettatori, rapiti, (allegramente) tramortiti, affascinati. Sorpresi e incantati da una magia rock all’italiana che non ha eguali.

Jamm’ – direbbero a Napoli – e Bennato conduce il suo pubblico divertendolo e coinvolgendolo nel suo fantastico percorso musicale, tra brani storici, indimenticabili, sottolineati dalla sua armonica a bocca che appare e scompare in un pretestuoso gioco di prestigio da palcoscenico. E bello, fortemente bello il brano dedicato, con sincera ammirazione, ad Enzo Tortora e Mia Martini, due vittime del “venticello” di rossiniana memoria: «La calunnia è un venticello, / un’arietta assai gentile / che insensibile, sottile, / leggermente, dolcemente, / incomincia a sussurrar». Due vittime di infami calunnie, che hanno distrutto l’esistenza di due beniamini del pubblico, ma quante altre vittime ancora ci saranno? Come si ferma la calunnia?

Bennato non fa il grillo parlante, non spilla gocce di saggezza, né minimamente è interessare a fare la morale, ma sulle conseguenze della stessa ci ha costruito una fortuna: le sue storie, inclusa l’ultima, divertente, Ho fatto un selfie inducono a ragionare sulla stupidità umana, quando non sull’arroganza e l’inconsistenza di persone e personaggi. È pur sempre musica “leggera”, provocazione sì, ma soprattutto divertimento. Bennato si diverte per oltre due ore e fa divertire, senza risparmio, il suo pubblico, accorso a coprire ogni posto di CatonaTeatro.

Luci, video, musica live: un concerto da ricordare, anche grazie allo straordinario cast: Giuseppe Scarpato (chitarre), Raffaele Lopez (tastiere), Gennaro Porcelli (chitarre), Arduino Lopez (basso), Roberto Perrone (batteria). Il pubblico reggino (e non solo) felice, ringrazia. (mcg)

Il video di Meno male che adesso non c’è Nerone

REGGIO – A CatonaTeatro chiude in bellezza Edoardo Bennato

Tutto pronto per il live di Edoardo Bennato che questa sera chiuderà presso l’Arena Alberto Neri la XXXIV edizione di CatonaTeatro, evento sostenuto dalla Regione Calabria quale  “Evento storicizzato” per la Valorizzazione del Sistema dei Beni Culturali e per la qualificazione e il rafforzamento dell’attuale offerta culturale presente in Calabria.

La creatività, quell’arte, pregio di pochi, che appartiene da sempre ad Edoardo Bennato torna live dopo lo strepitoso successo del tour invernale. Bennato continua il suo viaggio, di città in città, parlando di un mondo fatto di buoni e cattivi, dove sbeffeggiare i potenti, inneggiando alla forza umana del popolo e passando per il più classico tra i sentimenti ispiratori dei poeti della canzone: l’amore.

Pochi giorni fa, a quattro anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo album “Pronti a salpare”, Edoardo Bennato, rompe il suo silenzio discografico lanciando il singolo “Ho fatto un selfie”,  brano ironico e altamente rappresentativo della poetica dell’artista partenopeo, che racconta di come un semplice gesto possa tramutarsi in un chiodo fisso, portandoci a correre il pericolo di perdere il contatto con la realtà.

D’altronde nelle sue “canzonette” Edoardo Bennato è riuscito sempre a contestualizzare le epoche, le tendenze e le inclinazioni della società, senza mai puntare il dito o giudicare il prossimo, bensì esponendo i fatti come un abile menestrello, suggerendo al massimo una morale come nella migliore tradizione delle favole.

Si preannunciano, dunque, a Catonateatro oltre due ore di musica con brani storici e più recenti, video colorati e coinvolgenti ed interazione con il pubblico per rendere il live con Bennato non una semplice esibizione, ma una vera e propria esperienza emozionale.

Intanto, CatonaTeatro prepara al Teatro Cilea due ulteriori appuntamenti che metteranno a confronto la comicità tra Sud e Nord: 29 novembre Alessandro Siani in Felicità tour e 13 dicembre Angela Finocchiaro in Ho perso il Filo. (rs)

Ultima sera della stagione per CatonaTeatro, un successo, ma serve attrarre i giovani

Ci sono ancora biglietti disponibili per il concerto-spettacolo di martedì sera di Edoardo Bennato che chiuderà la stagione estiva di CatonaTeatro. Intanto, è tutto pronto perché ai reggini (e non solo, vengono da tutta la provincia e dalla dirimpettaia Messina) sia offerto un grande evento di musica che sottolinei la chiusura di una stagione importante, malgrado un certo calo registrato nelle presenze della stagione.

Perché i reggini non vanno a frotte a CatonaTeatro? Non sappiamo quante città pagherebbero per avere la magnifica Arena Neri che, sotto il cielo dello Stretto, offre una ribalta magnifica per qualsiasi spettacolo. Eppure, il calo di presenze si avverte: occorrerà studiare qualcosa per coinvolgere i giovani, far scoprire a quanti (troppi!) non conoscono il piacere del teatro e delle scene, non conoscono i classici e non si fanno attrarre dalle commedie brillanti. È una questione di educazione alla cultura che, evidentemente, manca e che mette sotto accusa la scuola. Non servono matinée per colmare budget diversamente modesti, bensì è necessario che gli insegnanti, gli operatori culturali, le teste pensanti della città, offrano stimoli al dibattito culturale, suscitino interesse allo spettacolo dal vivo, creino aspettative. Servono nomi di sicuro richiamo per attrarre le masse giovanili? Bene, ci pensi, per la prossima stagione, il buon Lillo Chilà che con i suoi collaboratori, primo fra tutti Luciano Pensabene, ha fatto e continua a fare da 34 anni il “miracolo” di CatonaTeatro, regalando mille emozioni all’area dello Stretto, offrendo novità e provocazioni, risate e suggestioni drammatiche, musica leggera o opere liriche.

Gli spettacoli, però, costano e serve il pubblico perché si possano offrire grandi produzioni e interessanti novità. Dunque, occorre investire sui giovani, coinvolgere l’Università, le scuole (va fatto prima della stagione estiva), creare attenzione e interesse, che diventeranno inevitabilmente consenso. Abbonamenti a prezzo agevolato per gli under 21, serate ad hoc, incontri ravvicinati con attori, registi, cantanti, produttori di musica, teatro, spettacolo. Insomma, bisogna suscitare interesse, soprattutto tra le nuove generazioni, che poi, quasi certamente, si trasforma in sicura presenza agli spettacoli.

CatonaTeatro – è bene sottolinearlo – è una felice intuizione culturale e un’invenzione di cui andare largamente fieri. Non va trascurata da parte degli amministratori locali, non va messa da parte lasciando alla capacità e all’instancabile impegno di Chilà e del suo staff di creare emozioni e insieme soffrire per i numeri del botteghino. Questa meravigliosa realtà, a due passi dallo Stretto, è una grande fabbrica di suggestioni di teatro, di musica, di cinema (anche la rassegna VersoSud di Nicola Petrolino soffre il mal di botteghino…) e merita l’attenzione della Città Metropolitana, che deve sentire il bisogno di garantire un sostanziale aiuto per le proposte di programmazione, le quali, ahimè, fanno più di una volta i conti con le troppe poltrone che restano vuote.

Con questo non bisogna pensare che sia mancato o manchi il successo a CatonaTeatro: ha il suo pubblico di affezionati, continua a riscuotere largo consenso, e si rivela un magnifico contenitore di eventi di spettacolo di prim’ordine. Ha bisogno, però, questa iniziativa culturale di essere sostenuta, difesa, e incentivata. Il pubblico farà la sua parte, gli spettatori possono comprare gli abbonamenti a scatola chiusa, sicuri di un cartellone di grandi emozioni, ma ci permettiamo di suggerire l’intervento anche “pubblico”, ovvero l’impegno della Città Metropolitana: significa fare cultura, favorire l’accrescimento culturale, offrire la possibilità, soprattutto ai giovani di fare il pieno di conoscenza e cultura. In una città (e in un’area metropolitana) che della cultura può (e deve) fare il suo appeal n. 1. (s)

 

 

CatonaTeatro, la grande maestria di Enrico Guarneri, l’ironia di Salvo La Rosa

L’attore è terribilmente, tremendamente, solo. Una solitudine che solo gli applausi e il palcoscenico riescono ad attenuare o, temporaneamente a far scomparire. Più passano gli anni, più scorrono centinaia di personaggi e cresce la sinergia col pubblico: non importa se si tratti di tragedie, drammi o commedie, ma il feeling rimane immutato e sulla pelle dell’attore tutto scorre per restare, in realtà, attaccato come una medusa però dagli assalti gentili. È sulla solitudine dell’attore e sulla grande capacità di assorbire tutto e ridare sempre tutto con nuovo smalto al proprio pubblico, ogni sera, che il grande Enrico Guarneri costruisce il suo Io sono l’altro 2.0, con l’ironia e gli “scossoni” di un Salvo La Rosa in grande spolvero. Guarneri immedesima l’attore “vecchio”, ovvero interpreta se stesso, ricordando, a sprazzi, momenti di grande intensità teatrale, con monologhi che incantano il pubblico e si prendono la scena (bellissimo il pezzo da Mastro don Gesualdo), per giocare, gtra sogno e realtà, al cazzeggio usuale del dopo spettacolo, quando si commentano gli applausi e si pesano i fischi.

Accanto alla parte seria, dedicata ai ricordi di scena da un attore di grande talento qual è Guarneri (amatissimo dal pubblico di CatonaTeatro), s’innesta poi la comicità di don Litterio, un personaggio che sprizza simpatia da tutti i pori, stuzzicato e ripreso amorevolmente da La Rosa, quasi un intervistatore curioso ma in realtà un provocatore della risata, uno stimolatore dell’irriverenza. I non-sense, le allusioni, gli ammiccamenti strappano risate autentiche e il pubblico si diverte: a teatro – dice il Guarneri personaggio, ma sono parole dell’attore consumato – si preferisce ridere. E così in questa contaminazione tra sacro e profano, tra dramma e risata, Guarneri si prende il meritato successo che condivide con La Rosa e la regia di Antonello Capodici. Uno spettacolo che lascia il dolce in bocca, il penultimo del cartellone estivo. (mcg)

REGGIO – A CatonaTeatro domani Salvo La Rosa ed Enrico Guarneri

Per il penultimo appuntamento della XXXIV edizione di Catonateatro domani sera si ricompone la “mitica” coppia televisiva Guarneri & La Rosa, in un “format” nuovo e divertente in  Io sono l’altro 2.0. Uno spettacolo comico, leggero, ironico, irriverente sul mondo dello “show-biz” nostrano, sui suoi “tic” e le sue piccole grandi ipocrisie.

Il signor E. – acclarato interprete della scena nazionale – è riuscito (finalmente!) ad accaparrarsi il tanto agognato patrocinio della Comunità Europea; e, con esso, il fondamentale contributo economico per la produzione dello spettacolo “della vita”. Tutto va al meglio, per il Nostro ed i suoi ruspanti compagni di scena; manca solo un ultimo passo, prima di mettere tutto “nero su bianco” (così almeno dice l’Onorevole che ha fatto da sponsor): il coinvolgimento, nel progetto, di un artista assai gradito all’Onorevole medesimo. Come si vede, semplicemente un “piccolo particolare”; soprattutto se calato nella realtà italiana, tutta fatta a base di “amici degli amici”.

Se non che, il “piccolo particolare”, l’ultimo passettino, l’artista da coinvolgere altri non è che… S., notissimo personaggio televisivo e probabile “nome in ditta” di sicura chiamata.

Fra equivoci, scambi di battute al vetriolo, “gags” classiche, citazioni, appuntamenti comici, follie “slapstyck”, momenti di pura commozione racconteranno, in chiave umoristica e grottesca, le fortune e le avventure di due grandi protagonisti di palco e televisione. (rs)

Risate & buonumore a CatonaTeatro: ottima prova della “Bugia” di Garinei/Guidi

Risate e buonumore, una formula di sicuro successo a teatro. Se devi dire una bugia dilla grossa, ieri a Catonateatro, da un brillante testo di Ray Cooner adattato da Iaia Fiastri e con la regia originaria di Pietro Garinei “rivisitata” con particolare verve da Gianluca Guidi, ha raccolto il consenso e la simpatia di un pubblico molto divertito e costantemente col sorriso sulle labbra.

La commedia degli equivoci, alla Feydeau per intenderci, funziona sempre e piccoli ammiccamenti e allusioni alla realtà odierna (i 49milioni della Lega, il governo traballante, il lavoro del parlamento che impegna poco) fanno il resto. È la storia di un duplice tradimento mancato: il marito deputato (un ottimo Antonio Catania), la moglie sessualmente ansiosa (perfetta nel ruolo Paola Quattrini), il primo appuntamento con l’aspirante amante (una precisa e sorprendente Paola Barale) e un ruffiano forzato nonché aspirante amante suo malgrado (un eccellente Gianluca Ramazzotti). Sullo sfondo un albergo di lusso (che sarebbe piaciuto a Feydeau) dove il libero scambio non si consuma, al contrario del girotondo degli equivoci che fanno sganasciare dalle risate.

Nini Salerno, Antonio Catania, Paola Quattrini, Gianluca Ramazzotti e Paola Barale
Nini Salerno, Antonio Catania, Paola Quattrini, Gianluca Ramazzotti e Paola Barale

Sorprendente la prestazione di Ramazzotti: da modesto travet-segretario anonimo di un politico, si rivela un effervescente tessitore di bugie, da cui deriva la valanga di equivoci che fanno la fortuna della commedia. La scena girevole è quella ideata da Pietro Garinei, con un cambio simultaneo di stanze e concierge, quasi che nella vita bisogna pensare che ci sia sempre una porta girevole, come quella dei grandi hotel: non sai mai chi può entrare (il marito della bella aspirante traditrice) e chi uscire (senza successo, sempre l’amante mancata). Una metafora di allegria su un tema serio (la fedeltà, il matrimonio, la voglia di infedeltà) che non vuole lanciare moralismi, ma solo far sorridere.

La commedia, che ha visto negli anni diverse edizioni, nell’impianto di Garinei già funzionava alla grande (ci sono stati un Johnny Dorelli in grande spolvero, Gianfranco Iannuzzo, e la stessa Quattrini), ma la ripresa di Guidi pare abbia rivitalizzato il tutto, grazie anche una una collaudata sintonia di tutta la compagnia. Simpatici i comprimari, primo su tutti un divertente Ninì Salerno sospettoso e intrigante direttore d’albergo, Marco Cavallaro, Alessandro D’Ambrosi,  Roberta Cancian, Lorenza Giacometti e Sara Adami.

Un altro successo di CatonaTeatro. Il patron Lillo Chilà, in mezzo al pubblico ieri sera, ha riscosso personalmente una valanga di meritatissimi complimenti: una stagione di trionfi, con un cartellone che ha cercato di accontentare gli aficionados ma di attirare anche nuovo pubblico. Esperimento pienamente riuscito. (mcg)

REGGIO – A CatonaTeatro si ride con Antonio Catania e la Quattrini

Appuntamento con la risata, questa sera a CatonaTeatro, con la commedia brillante Se devi dire una bugia dilla grossa di Ray Cooner nella versione rinfrescata e attualizzata da Iaia Fiastri. Il cast, eccellente, vede protagonisti Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti e la partecipazione di Paola Quattrini che per la terza volta interpreterà il ruolo della moglie dell’onorevole Natalia.

Cooney è autore ed attore inglese contemporaneo, maestro di intrecci efficaci, costruiti su accadimenti della vita quotidiana che talvolta assumono sviluppi paradossali. La commedia è ambientata in un albergo di lusso, dove il gioco delle porte ha facile presa, e dove l’incalzare della trama rende la vicenda ricca di divertimento e situazioni paradossali che stimolano la risata del pubblico. Cooney ha scritto questa farsa usando tutti i trucchi, i colpi di scena, le gag, gli effetti speciali, gli equivoci, i battibecchi, i rossori, gli spaventi, gli armadi, i letti e le vestaglie del teatro nato per far ridere pur specchiandosi nei vizi e nelle ipocrisie della società che ci circonda.

Riprendere uno spettacolo come “Se devi dire una bugia dilla grossa” , cavallo di battaglia della Ditta Dorelli, Quattrini, Guida, dopo 30 anni dalla prima rappresentazione del 1986, è come avere in mano una cambiale sicurissima, sia per il pubblico che per i teatri che lo ospitano.

La solida struttura comica che caratterizza la commedia, che lo stesso Cooney aveva rappresentato allo Shaftesbury Theatre, che ha poi fatto il giro del mondo e che lo stesso Garinei ha poi portato in scena con enorme successo, è per il nostro mercato un grande ritorno.

Dopo l’ultima edizione del 2000 con Jannuzzo, Quattrini, Testi, sempre per la regia di Garinei, per festeggiare i cento anni dalla nascita di un grande uomo di teatro come Pietro Garinei, viene riproposto un nuovo allestimento che sarà ispirato a quello originale firmato dalla ditta G&G con il famoso girevole che rappresenta di volta in volta la Hall dell’Albergo e le due camere da letto, dove si svolge la vicenda ormai nota del Ministro del Governo De Mitri, che vorrebbe intrattenere relazioni extra coniugali con un membro femminile del governo dell’opposizione. (rs)

La locandina:

con Antonio Catania, Gianluca Ramazzotti, Paola Quattrini, Nini Salerno, Marco Cavallaro e Alessandro D’Ambrosi e la partecipazione straordinaria di Paola Barale
regia originale Pietro Garinei, ripresa da Gianluca Guidi.

Nostalgia canaglia ed entusiasmo alle stelle a CatonaTeatro con Love&Peace

La  nostalgia, si sa, è canaglia: ti prende dentro, basta l’accenno di un motivetto e le immagini della giovinezza si rincorrono a battagliare contro gli anni, che, ahimè, passano sempre più in fretta. Love&Peace, lo spettacolo di Shel Shapiro (ex Rokes) e Maurizio Vandelli (ex Equipe 84) che la strabordante arena di CatonaTeatro ha accolto con un entusiasmo da stadio, però non è un malizioso “come eravamo” in cerca di facili consensi. È una travolgente kermesse musicale che spinge a rimpiangere gli anni 60 e 70 e l’innocenza perduta. E come una irrequieta lattina di energizzante, che ti fa crescere sempre più la voglia di partecipare, condividere, esaltare i brani che hanno segnato quegli anni, indimenticabili, che anche chi non li ha vissuti in prima persona sente quasi che gli appartengano, alla pari di un gradevole fardello di ricordi di seconda mano. Gli Anni 70 (superati anche come età da Shapiro 76 e Vandelli 75) hanno segnato la generazione che ha fatto il 68, ricordano il Vietnam, Kennedy, Martin Luther King, Woodstock, e, in Italia, la fine della stagione felice, quando ancora non c’erano le bombe, gli autonomi, le brigate rosse, i neofascisti, le stragi, l’austerità e l’economia cominciava a poco a poco a traballare.

Nel mondo s’imponevano i Beatles, i Rolling Stones e l’Italia viveva una incredibile stagione musicale di gruppi che nascevano, crescevano, scomparivano, sull’onda del beat, tra i raffinati testi di Mogol e tanti azzardi rock-melodici che avrebbero lasciato un segno indelebile. Ecco perché Love&Peace entusiasma il pubblico e fa sognare che la serata non finisca più, tante sono le opportunità di rivisitare, riproporre, o servire alla platea un mondo di canzoni che non sono canzonette. E scoprire che Vandelli, è un novello Dorian Gray che al posto dello specchio usa la chitarra e non invecchia mai: la sua voce è da 50 anni e più sempre la stessa, minimalista nel vestire, come agli esordi, immutabile nel tempo; e Shapiro, appesantito e arrochito nella voce, che diventa irresistibilmente più simpatico di quando – giovanissimo – cantava storpiando all’inglese tutte le parole. Sono passati 50 anni: per fortuna sua e nostra, non ha imparato l’italiano e il suo parlare, inglesizzato con venature romanesche, mantiene immutato il suo fascino. Insieme sono una coppia irresistibile che mostra, senza pudore, di divertirsi un sacco a stare sul palco, a suonare e cantare, a cambiare continuamente chitarra, attenti a cogliere la pur minima sfumatura nel pubblico che, rapito, non smette di entusiasmarsi. Dov’è il trucco? Non c’è, è la magia della musica pop che, quando diventa immortale, per noi poveri mortali travolge tutto e scatena istinti da stadio. Non si pensi però che sia uno spettacolo da “anta” in su: bisognerebbe fare un esperimento, legare un ventenne alla poltrona e costringerlo a seguire tutto lo spettacolo. Dopo, siamo certi ringrazierebbe, entusiasta.

L’a-cultura musicale degli ultimi 20 anni ha fatto irrimediabilmente danni: manca ai nostri giovani non solo la conoscenza musicale dei grandi (anche se cominciano a scoprire ed ad apprezzare sempre più numerosi la lirica), ma anche il genere pop che ha forgiato i loro genitori e ha reso il nostro mondo un po’ meno infelice. Servono eventi musicali così per educare alla poesia del testo, all’armonia delle note. A Mogol bastano quattro parole per raccontare una storia, Lucio Battisti con un fraseggio di chitarra faceva innamorare migliaia di ragazzine: rinfreschiamo la memoria musicale ai nostri giovani, ci ringrazieranno.

Love&Peace

Love&Peace è uno spettacolo di canzoni, in realtà di luci e suoni e di immagini che si inseguono in un vidiwall gigantesco: apre una spettacolare visione della natura in verde con sottofondo il Mattino di Grieg, seguito (e non poteva essere diversamente) dalle bombe al napalm (da Apocalypse Now) con la danza deli elicotteri sulla Cavalcata delle valchirie di Wagner, per poi chiudere sui titoli di coda col Bel Danubio Blu. È un calendario che scorre troppo in fretta, come la nostra vita oggi, e ci proietta in un passato che non è remoto, anzi è storia vicina. Le canzoni della seconda metà degli anni 60 e quelle del decennio successivo, scandiscono un’azzeccata combinazione di emozioni, dove Mogol e Battisti la fanno da protagonisti, ma c’è spazio anche per Bob Dylan, Beatles e McCartney, Cat Stevens l’atmosfera dei figli dei fiori, mediata da un’ italian way of life di cui oggi si sente tanto la mancanza.

Un palcoscenico di suggestioni straordinarie dove i nostri due “eroi” consumano subito le minime resistenze degli spettatori: è un trionfo di acclamazioni, urla, frenetici battiti di mani, un entusiasmo che riempie il cuore e non solo quello degli artisti. Avrebbero tutti voglia di ballare e di cantare (cosa che gli spettatori elettrizzati fanno più volte, invitati dai due). Basta poco per riaccendere la speranza in questi tempi bui: non sono canzonette, sono i tatzebao dell’orgoglio degli ex-giovani, quello che i nostri ragazzi devono ancora scoprire, nel disincanto di questi orribili anni, di un millennio che fino ad oggi ha portato solo delusione.

Non va trascurata, infine, la magnifica prestazione della band che accompagna Shapiro & Vandelli: i formidabili chitarristi Gian Marco De Feo e Daniele Ivaldi, l’eccellente basso Massimiliano Gentilini, i bravissimi Alessio Saglia (tastiere) e David Casaril (batteria). Uno spettacolo che è durato due ore e un quarto, ma gli insaziabili ed entusiasti spettatori di CatonaTeatro avrebbero voluto non finisse più. (mcg)

CatonaTeatro (RC): nostalgia canaglia con Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Love&Peace: uno spettacolo che fa ripercorrere gli anni Settanta con un palpito straordinario. Impossibile non lasciarsi coinvolgere in un turbinio di emozioni travolgenti.

Posted by Santo Strati on Sunday, 11 August 2019

Love & Peace: a CatonaTeatro Shel Shapiro e Maurizio Vandelli. Indimenticabili Anni 70

Posted by Santo Strati on Sunday, 11 August 2019

 

A CatonaTeatro gli indimenticabili Anni Settanta, tra beat, illusioni e figli dei fiori

Chi può rinunciare a immergersi nei favolosi Anni Settanta, tra figli dei fiori, l’esplosione della musica beat, e la fine (purtroppo) delle illusioni? Con Shel Shapiro (che gli “anta” ricorderanno con i Rokes) e Maurizio Vandelli (Equipe 84) a CatonaTeatro va in scena stasera Love&Peace, uno spettacolo di musica, tra nostalgia e ricordi, che farà tornare indietro nel tempo, appunto a quegli Anni Settanta che segnarono la fine dell'”innocenza” con tutto quello che sarebbe venuto dopo: lo stragismo, il terrorismo, le brigate rosse, l’austerità e la crisi petrolifera, l’avvio di una stagione, lunghissima, di dolore e disincanto, la mancata crescita e l’economia verso il deficit perenne. Ma la musica serve anche a ricordare che bastavano quattro note a renderci felici, mano nella mano nella ragazzetta che, quasi sempre, sarebbe diventata la moglie-compagna di una vita, con un ritmo che scacciava la malinconia e induceva a prendersi tutto (anche se era poco) dalla vita.

Un’operazione nostalgia canaglia, ma soprattutto uno spettacolo di oltre due ore, capace di travolgere gli spettatori con un’inattesa energia, improntato sulla storia delle carriere dei due artisti, non solo Equipe 84 e The Rokes ma anche sui loro percorsi individuali che tanto hanno dato alla scena musicale italiana. Una produzione di altissima qualità, suggestiva ed innovativa da un punto di vista tecnologico e scenograficamente ricca, con immagini e video fortemente simbolici e rappresentativi proiettati su un grande schermo, mentre la loro proverbiale rivalità viene affrontata con molta ironia, come esempio di due identità e personalità artistiche che della loro differenza hanno fatto un punto di forza, unendosi per un progetto comune.

«Quando saliamo su un palco riusciamo ancora a sentire il brivido e l’energia di una volta. Insieme tireremo fuori una carica che per molti potrebbe essere inedita” racconta Shapiro “All’epoca non avremmo mai pensato di essere ancora qui, cinquant’anni dopo. Il momento però è quello giusto – aggiunge Vandelli, e concludono – Abbiamo un compito e un dovere, anche alla nostra età, ed è quello di emozionare il prossimo».

La musica è naturalmente al centro dello spettacolo, per regalare al pubblico le emozioni evocate dal loro vasto e storico repertorio, parte integrante ormai dell’immaginario collettivo degli italiani. I brani contenuti in “Love and Peace” hanno un ruolo centrale nella scaletta (Che colpa abbiamo noi; Tutta mia la città; Un angelo blu; Bang bang; E’ la pioggia che va; Io ho in mente te; Bisogna saper perdere; Io vivrò senza te; You raise me up, When you walk in the room; Piangi con me; Nel cuore e nell’anima; 29 settembre), insieme a tanti classici del repertorio dei due grandi artisti, e a cover di celebri hit italiane ed internazionali legate, naturalmente, alla loro storia. Sul palco, accompagna l’insolito duo una band di eccellenti musicisti: Alessio Saglia alle tastiere, David Casaril alla batteria, Gian Marco De Feo e Daniele Ivaldi alle chitarre acustiche ed elettriche, e Massimiliano Gentilini al basso. (rs)