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Edoardo Bennato

REGGIO – L’energia di Edoardo Bennato travolge CatonaTeatro

Come si scrive blues in napoletano? Domanda facile, aggiungeteci la parola rock e firmate il tutto col nome di Edoardo Bennato. Il cantautore napoletano ha conquistato l’affollatissima platea di CatonaTeatro, per l’ultimo appuntamento della stagione all’Arena Neri. Un trionfo che si dava di per sé scontato, ma la cui misura supera ogni aspettativa. Bennato ha un’energia straordinaria e per questo suo tour si è fatto affiancare da un gruppo musicale di prim’ordine. È venuta fuori una jam session che ha entusiasmato l’Arena Neri e ha, piacevolmente, scatenato l’inferno tra gli spettatori, ahimé quasi tutti sopra gli anta, anche se Bennato piace molto ai giovani. Un peccato che le nuove generazioni non abbiano saputo cogliere questa opportunità di ascoltare ottima musica dal vivo, pur nel solco di una serie di brani che ormai fanno parte della storia della musica italiana.

I concerti di Bennato non sono “solo canzonette” – come cantava lui stesso molti anni fa – ma racconti di vita, spezzoni di sociologia da marciapiedi, frammenti di ordinaria quotidianità. Un racconto emozionale che suggerisce suggestioni e ammalia per il ritmo scatenato di un rock-blues napoletano che, in realtà, mostra origini e radici più profonde, senza sfigurare in alcun confronto con la tradizione americana del genere musicale.

Basterebbe A Napoli 55 è ‘a musica per riempire di suggestioni uno spettacolo dove non c’è risparmio: ogni pedina sul palco è una scheggia impazzita, pur tuttavia agli ordini mnemonici del “capitano” rinnegato, sì da offrire momenti di autentica follia musicale che riesce a far dimenticare la crisi di governo, Salvini e le bollette da pagare. Un’autentica, interminabile, meravigliosa, jam session di chitarre che ha letteralmente dominato la scena e la tribuna, quasi un tutt’uno con gli spettatori, rapiti, (allegramente) tramortiti, affascinati. Sorpresi e incantati da una magia rock all’italiana che non ha eguali.

Jamm’ – direbbero a Napoli – e Bennato conduce il suo pubblico divertendolo e coinvolgendolo nel suo fantastico percorso musicale, tra brani storici, indimenticabili, sottolineati dalla sua armonica a bocca che appare e scompare in un pretestuoso gioco di prestigio da palcoscenico. E bello, fortemente bello il brano dedicato, con sincera ammirazione, ad Enzo Tortora e Mia Martini, due vittime del “venticello” di rossiniana memoria: «La calunnia è un venticello, / un’arietta assai gentile / che insensibile, sottile, / leggermente, dolcemente, / incomincia a sussurrar». Due vittime di infami calunnie, che hanno distrutto l’esistenza di due beniamini del pubblico, ma quante altre vittime ancora ci saranno? Come si ferma la calunnia?

Bennato non fa il grillo parlante, non spilla gocce di saggezza, né minimamente è interessare a fare la morale, ma sulle conseguenze della stessa ci ha costruito una fortuna: le sue storie, inclusa l’ultima, divertente, Ho fatto un selfie inducono a ragionare sulla stupidità umana, quando non sull’arroganza e l’inconsistenza di persone e personaggi. È pur sempre musica “leggera”, provocazione sì, ma soprattutto divertimento. Bennato si diverte per oltre due ore e fa divertire, senza risparmio, il suo pubblico, accorso a coprire ogni posto di CatonaTeatro.

Luci, video, musica live: un concerto da ricordare, anche grazie allo straordinario cast: Giuseppe Scarpato (chitarre), Raffaele Lopez (tastiere), Gennaro Porcelli (chitarre), Arduino Lopez (basso), Roberto Perrone (batteria). Il pubblico reggino (e non solo) felice, ringrazia. (mcg)

Il video di Meno male che adesso non c’è Nerone