ITALIANI ALL’ESTERO: UNA COMMISSIONE
«C’È UNA GRANDE ITALIA OLTRE L’ITALIA»

di SANTO STRATI – Si sta discutendo in questi giorni alla Commissione Esteri della Camera sulla necessità di istituire un’apposita Commissione parlamentare dedicata agli italiani all’estero. È un’esigenza più volte sottolineata dai nostri deputati eletti nelle circoscrizioni estere, come per esempio l’on. Nicola Carè, Eugenio Sangregorio e Mario Borghese o i senatori Adriano Cario e Ricardo Merlo (sono 18 in tutto i parlamentari eletti fuori dall’Italia), perché gli italiani all’estero (e moltissimi sono i calabresi, non dimentichiamolo) costituiscono una grande risorsa per il Paese.

Convocato in audizione alla Camera il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Peppe Provenzano non ha avuto esitazioni per confermare la sua convinzione sulla magnifica opportunità che la Commissione può rappresentare: «punto di raccordo stabile tra Parlamento e Governo – ha detto il ministro – per lavorare sulla coesione territoriale, che da punto di debolezza deve diventare punto di forza».

Il ministro Provenzano alla Commissione Esteri della Camera, ha messo in evidenza che «la pandemia ha dimostrato che le istituzioni da sole non ce la fanno e hanno bisogno di costruire alleanze. In questo senso, tutte le associazioni degli italiani all’estero possono offrire un quadro prezioso al nostro Paese. L’istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all’estero, secondo il ministro significa offrire «un luogo stabile in cui far convergere analisi e iniziative» e può essere essenziale, anche come «straordinaria occasione per ricollocare l’Italia nel posto che merita sullo scenario globale. C’è una grande Italia oltre l’Italia – ha aggiunto Provenzano –. Non possiamo rinunciare soprattutto all’enorme patrimonio dei giovani: l’idea della Rete dei talenti è stata pensata proprio per contribuire a percorsi di nuova internazionalizzazione del nostro Paese». Il ministro Provenzano ha sottolineato che in Italia il problema «non è che i giovani se ne vanno ma che questa dinamica si inserisce nell’incapacità di attrarre capitale umano. I giovani devono potersene andare ma avere anche la possibilità di poter tornare».

È un discorso ricorrente quello della fuga dei nostri migliori cervelli al Nord o nei Paesi esteri che sanno vaorizzare competenze e capacità: la Calabria – lo ripeteremo fino alla noia – forma e specializza una classe di scienziati che sfiora l’eccellenza e, non a caso, trova immediata collocazione nei centri di ricerca più importanti di tutto il mondo. Sono risorse che vengono adeguatamente  individuate e valorizzate e così, il capitale umano della nostra terra va ad arricchire altri Paesi, altri territori, quando potrebbe (e vorrebbe) trovare vicino casa, vicino agli affetti, alla famiglia, agli amici, al compagno a alla compagna, lo spazio per costruire il proprio futuro. Occorre, dunque, invertire la tendenza, richiamare i nostri giovani scienziati, specializzati, laureati in Calabria, ma emigrati per mancanza di prospettive, offrendo però concrete opportunità di lavoro e di crescita. Immaginate il contributo che una massa di giovani scienziati (e ce ne sono) calabresi che tornano a offrire capacità e competenze al servizio della loro terra: quale migliore occasione di sviluppo per la Calabria che sta, finalmente, guardando al futuro con occhio attento e non più distratto, che sta pianificando e preparando progettualità che permettano di crescere e creare occupazione e lavoro. La ricerca scientifica è una delle carte vincenti nella proiezione di una Calabria destinata a diventare la California d’Europa. È già avvenuto con la Silicon Valley, in California, e guarda caso, è uno scienziato calabrese che tornerà proprio dalla California a sperimentare una sorta di Silicon Valley nell’area di Lamezia Terme con il Renato Dulbecco Institute. Roberto Crea, reggino di Gallico,, da 40 anni vive negli Stati Uniti dov’è diventato un biotecnologo di fama mondiale. Per il progetto ideato dal prof. Pino Nisticò con la Fondazione intitolata al premio Nobel catanzarese Renato Dulbecco, è pronto a tornare in Calabria a condividere competenza e conoscenza con i giovani ricercatori calabresi. Ci sono eccellenze tra i nostri giovani ricercatori che aspettano solo di potersi esprimere e mostrare le proprie capacità.

Il ministro Provenzano, un meridionale che conosce molto bene le criticità e i problemi del Mezzogiorno (ha lavorato per anni nella direzione della Svimez), sa bene di cosa parla. «La perdita del primato demografico – ha detto ai componenti della Commissione Esteri – è un elemento di preoccupazione anche rispetto alle dinamiche sociali ed economiche di medio e lungo periodo. Un fenomeno che non riguarda solo il Sud ma anche il Nordest e il Nordovest, dove si registrano flussi migratori verso l’estero. Il nesso con la dinamica demografica restituisce un Paese sempre meno giovane che incide sull’equilibrio del sistema di welfare e sulla tenuta sociale del Paese. Esiste un paradosso tutto italiano: siamo ancora tra i Paesi più industrializzati al mondo e allo stesso tempo siamo il Paese che ha raggiunto l’ottavo posto nell’incidenza del numero di emigrati verso altri Paesi industrializzati. Questa duplice posizione non dovrebbe esistere e rappresenta un elemento che vincola sviluppo del nostro Paese. È un dato su cui riflettere anche alla luce della dinamica demografica del nostro Paese, caratterizzata da un crollo della natalità, influenzata dai flussi migratori delle nuove generazioni».

Provenzano ha voluto  poi porre l’accento sul tema dell’internazionalizzazione «che nel Mezzogiorno ha delle linee di intervento importanti, a cominciare dalle Zes, rispetto alle quali noi abbiamo anche il dovere di avviare un canale informativo importante». E ha insistito sulle «forti opportunità» del turismo, «principale leva che il Mezzogiorno deve attivare per il suo sviluppo, che ha ampie potenzialità inespresse». Un settore che ha subito «un duro colpo» dalla pandemia di Covid e da dove adesso si può ripartire per la crescita. Da questo punto di vista per il ministro «gli italiani all’estero possono essere un utile alleato» perché «nel corso di questi anni il cosiddetto ‘turismo di ritorno delle origini’ è stato una leva molto importante».

C’è da notare che la proposta dell’istituzione di una Commissone ad hoc per gli italiani all’estero andrebbe a colmare la riduzione dei parlamentari italiani eletti all’estero (che passeranno se il referendum confermerà la legge costituzionale) da 18 a 12.

Secondo l’on. Carè «Tale decisione politica è in totale controtendenza con la massiccia ondata migratoria che sta coinvolgendo i nostri connazionali. La storia del voto si intreccia in maniera indissolubile con quella della nostra Repubblica e delle sue istituzioni democratiche di cui costituisce il più pieno esercizio: operare una più equa ripartizione del voto, consentendo anche ai connazionali all’estero di esprimere la loro opinione sull’orientamento politico del Paese, è stato e deve essere un imperativo categorico delle istituzioni.   (s)