CONTE HA ACCOLTO I SINDACI CALABRESI
FORSE QUESTA VOLTA QUALCOSA CAMBIA

di SANTO STRATI – Quasi due ore di colloquio, cordiale e affabile – riferisce la delegazione dei sindaci accolta a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte –. Forse qualcosa sta cambiando, forse è la volta buona che il Governo muta l’atteggiamento un po’ arrogante e supponente con cui fino a oggi ha affrontato le criticità della Calabria. È un segnale da cogliere, questo, forse la ritrovata coscienza dell’Esecutivo che s’è fatto troppo poco per i calabresi e, dopo le figure da cioccolataio con la nomina dei commissari a scadenza immediata, è maturata la convinzione che non si può più scherzare. I calabresi hanno perso il senso dell’umorismo e non hanno alcuna intenzione di stare a guardare e lasciar fare chi decide sulla loro testa.

Era la giornata dei sindaci, un tiepido giovedì di novembre, con più di 150 (su 400) sindaci giunti da ogni parte della Calabria per manifestare contro il Governo: si aspettava l’en-plein, ma il Covid ha scoraggiato o impedito una partecipazione massiccia. Poco male, la rappresentanza era assortita, trasversale, sì da far capire che in questo momento non c’è la destra, la sinistra, il centro: ci sono i calabresi che esigono risposte. Soluzioni serie e rapide che il premier Conte s’è impegnato a trovare subito.

All’uscita da Palazzo Chigi, le facce di Maria Limardo (la sindaca di Vibo) di Giuseppe Falcomatà (Reggio), di Mario Occhiuto (Cosenza), Sergio Abramo (Catanzaro) e Flavio Stasi (Corigliano Rossano) con quella del capodelegazione Anci Calabria Francesco Candia (sindaco di Stignano) erano serene e per niente tese. Avrebbe dovuto esserci il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce,  all’incontro istituzionale, ma è rimasto bloccato perché ancora in quarantena. Al suo posto il giovane sindaco di Corigliano-Rossano che ha mostrato di avere le idee molto chiare, soprattutto a proposito dell’azzeramento del debito della sanità.

Conte ha voluto ascoltare le ragioni e le motivazioni di tutti, ha preso appunti, ha rassicurato e ha quasi convinto la delegazione che è uscita soddisfatta. “Quasi” convinta perché – è legittimo, visti i precedenti – avere un minimo di dubbio. C’era anche il ministro della Salute Roberto Speranza all’incontro, ma non è rimasto fino alla fine: di commissari non si è parlato se non a proposito della necessità di individuare e formare una squadra di eccellenze del territorio in grado di avviare un serio processo di rinnovamento della sanità calabrese. Missione impossibile, per chiunque, se non si cancella il debito e si riparte da zero: è una sorta di risarcimento che il Governo deve alla Calabria per i guasti causati dagli uomini scelti a gestire in nome dello Stato la salute dei calabresi. Troppi danni, tagli indiscriminati, chiusure di ospedali, servizi essenziali sospesi o eliminati in barba alle reali esigenze di cura dei calabresi, costretti a recarsi fuori regione anche per un’unghia incarnita (riferisce amareggiata qualche fonte medica). Un “turismo” sanitario che costa alla Calabria oltre 300 milioni e se si considera che i debiti della sanità sono poco più di 200 milioni se si riportassero le prestazioni in Calabria ci sarebbe persino la possibilità di sanare il disavanzo. Un deficit che il nuovo decreto Sanità che dovrà essere convertito in legge (e che si sta rivelando micidiale per i calabresi) prevede di coprire con 60 milioni aggiuntivi l’anno per tre anni. Ma se si deve continuare a pagare i debiti, si devono accantonare somme per il cosiddetto rientro, come si può investire in assunzioni di medici, specialisti, infermieri, paramedici, tecnici e attrezzature di nuova generazione? Bella domanda, facile la risposta: se ci sono debiti da saldare, i nuovi investimenti possono aspettare con buona pace dei calabresi.

Ora si tratta di vedere cosa succederà nei prossimi giorni: c’è una vacatio politica provocata dalla drammatica scomparsa della presidente Jole, ma c’è anche un vuoto clamoroso nella sanità, visto che il nuovo decreto il 3 novembre scorso ha azzerato tutte le nomine e cancellato tutti gli incarichi preesistenti. Serve dunque rapidamente una guida, possibilmente con competenze scientifiche e buona conoscenza di amministrazione, non il contrario. In Calabria ci sono ottimi professionisti, eccellenze sia in campo medico-scientifico sia in quello amministrativo e la conoscenza del territorio – pare evidente – è un requisito essenziale per chiunque sarà incaricato di risolvere la critica (ma sarebbe meglio dire drammatica) situazione calabrese. Non sarà un atto di nascita con origini locali certificate a garantire la bontà di un manager se poi manca la conoscenza del territorio. E allo stesso tempo non ci può essere solo il manager che taglia e spende se non conosce le dinamiche della sanità, a maggior ragione in questo terribile momento di pandemia. Ma c’era ottimismo sui volti dei sei sindaci che uscivano da Palazzo Chigi: ci piacerebbe condividerlo presto. (s)

Cisl nazionale e calabrese: Passare dal ‘Piano di Rientro’ al ‘Piano di Rilancio’ del Sistema Sanitario regionale calabrese

La Cisl confederale e regionale dellaCalabria, nel corso nell’audizione delle Oo.Ss sul nuovo Decreto Calabria, ha ribadito l’urgenza di passare dal Piano di Rientro al Piano di Rilancio del Sistema Sanitario Regionale Calabrese.

Per il sindacato, infatti, si deve insistere su alcuni punti, tra cui «la stabilizzazione e assunzioni di personale sanitario, la riqualificazione e formazione del personale, la modifica del piano operativo rispetto alla riorganizzazione e al miglioramento della rete ospedaliera, del servizio emergenza-urgenza e della medicina del territorio, l’internalizzazione dei servizi in appalto e il relativo personale».

Per la Cisl confederale e regionale della Calabria particolare attenzione «dovrà essere posta alle realtà sciolte per infiltrazioni mafiose, affiancando ai Commissari prefettizi Direttori sanitari e amministrativi di comprovata esperienza. Così come dovranno essere create le condizioni per intensificare i controlli e le verifiche sulla gestione degli appalti, sui servizi esternalizzati, sulla politica degli accreditamenti delle strutture private».

«Il Decreto Calabria – si legge in una nota – deve poter servire per migliorare tutto questo ed in particolare, vista la pandemia in atto deve poter intervenire a sostegno del debito sanitario al fine di non compromettere la possibilità dell’utilizzo di risorse necessarie per un opportuno rilancio delle politiche sanitarie e socio sanitarie regionali. Essenziale, inoltre, assicurare il superamento dei limiti alle assunzioni di cui all’art 11 del Dl 35/2019, garantendo, invece, un piano straordinario di assunzione di personale sanitario per garantire i Lea oggi disattesi».

Per la Cisl confederale e per la Cisl calabrese è fondamentale che venga fatta chiarezza, altresì, sull’utilizzo e la destinazione di tutte le risorse stanziate dai decreti emergenziali per rafforzare i sistemi sanitari regionali al fine di fronteggiare e arginare l’emergenza da Covid-19 che vede la regione Calabria collocata, suo malgrado all’interno di una zona rossa e, quindi ad alto rischio di contagio. (rrm)

Caso Cotticelli, Sofo: rimozione non basta. Conte cacci Speranza e annulli ‘Decreto Calabria’

L’eurodeputato della LegaVincenzo Sofo, è intervenuto in merito all’annuncio del Premier Giuseppe Conte della rimozione del commissario alla Sanità calabrese Saverio Cotticelli, sottolineando come ciò, tuttavia, sia un atto «assolutamente insufficiente per porre rimedio alla vergogna e al danno provocati a questa terra».

«Il ministro Roberto Speranza – ha detto Sofo – deve assumersi la responsabilità dell’operato del suo rappresentante nel territorio calabrese e rimettere il proprio incarico da ministro. E il Presidente del Consiglio deve prendere atto della comprovata inutilità di questo decennio di gestione commissariale, annullare il Decreto Calabria e indire, al più presto, nuove elezioni regionali per ridare, dopo la morte della Presidente Jole Santelli, a questa regione un’amministrazione nel pieno delle funzioni alla quale riconsegnare la gestione del sistema sanitario». (rrm)

Klaus Davi: la chiusura della Calabria è una carognata

Per il massmediologo Klaus Davi, «la chiusura della Calabria è una carognata. Se, poi sommata alla proroga del commissariamento della sanità regionale, diventa un doppio colpo basso».

«Intendiamoci – ha spiegato Davi – sono favorevole ai provvedimenti del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e non c’era alternativa come nel caso della Lombardia (regione in cui vivo e travolta dal virus) e del Piemonte. Ma colpendo  la Calabria, al momento con un tasso di contagi infinitamente inferiore rispetto alla Campania, con un doppio affondo – il lockdown e commissariamento della Sanità – la  si condanna  alla definitiva morte economica».

«Lo Stato in Calabria  – ha proseguito Davi – ha fatto e fa molti disastri e, da anni, spedisce gente non all’altezza per affrontare le emergenza, poi incolpa i calabresi attraverso ambigue interviste di esponenti – o ex – dell’esecutivo, di mafiosità».

«Ma mi domando – ha concluso – dove sono i consiglieri regionali, i sindaci, i deputati e i senatori? Perché non vanno a Roma? Perché non occupano pacificamente il Parlamento? A cosa serve che restino a Catanzaro?». (rrm)

Decreto Calabria, Spirlì annuncia battaglia legale: la Calabria non merita isolamento potenzialmente fatale

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha annunciato un ricorso contro il provvedimento firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, in quanto «questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale».

«Le costanti interlocuzioni – ha spiegato il presidente Spirlì – che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Domenico Arcuri, al di là della grande disponibilità al dialogo da parte di tutti, non hanno prodott alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta».

«Altre regioni, con dati peggiori dei nostri – ha aggiunto il presidente f.f. della Regione – sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato – e ne sono felice – la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la “vita” o la “morte” di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria».

«Nessuno nega – ha proseguito Spirlì – le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma, in queste ultime settimane, la Regione – attraverso misure differenziate e restrizioni mirate – è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo. I dati ufficiali confermano la bontà di questa impostazione: attualmente, i posti di area medica occupati sono il 16%, quelli di terapia intensiva raggiungono invece il 6%. La soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%. È dunque piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l’ordinanza ministeriale».

«Il numero complessivo dei contagi e lo stato attuale del nostro servizio sanitario – ha concluso Spirlì – non possono perciò offrire alcun supporto alla scelta di inserire la Calabria nelle zone rosse del Paese. In virtù di queste premesse, nella consapevolezza di dover difendere a ogni costo una regione e una comunità che hanno già fatto enormi sacrifici, annuncio la volontà della Giunta regionale di presentare ricorso un’ordinanza ingiusta. Il Governo ha deciso di punirci, ma noi non ci pieghiamo». (rrm)

 

Ferro (FDI): ‘Zona Rossa’ in Calabria immotivata e disastrosa per economia regionale

La deputata di Fratelli d’ItaliaWanda Ferro, ha sottolineato come «l’ipotesi del Governo di istituire zona rossa in Calabria è immotivata, ingiusta, e rischia di dare un colpo mortale al fragile tessuto economico regionale, che faticosamente ha resistito alla prima fase».

«La Calabria – ha aggiunto – i cui cittadini hanno sempre mostrato senso di responsabilità e rispetto delle regole, viene penalizzata da una lettura parziale dei parametri sanitari. È evidente che la situazione calabrese non è in alcun modo paragonabile, ad esempio, a quella della Lombardia. Il tasso di contagiosità, indicato dall’indice Rt, non può avere lo stesso impatto in territori che hanno numeri di positivi di gran lunga differenti. In Calabria, nonostante l’elevato numero di tamponi effettuati, risultano contagiati meno di un cittadino su 100, e anche il numero dei posti occupati in terapia intensiva, meno di un quarto del totale, è un dato che rende ingiustificata la misura drastica di un nuovo lockdown».

«Nella stessa regione, poi – ha proseguito la deputata di Fratelli d’Italia – ci sono situazioni territoriali molto diverse, con vaste aree quasi per nulla interessate dalla diffusione del virus. Anziché porre riparo ai gravi ritardi accumulati dai commissari governativi che ai vari livelli avrebbero dovuto attrezzare la Calabria per affrontare in serenità la nuova ondata di contagi, ad esempio realizzando un centro covid regionale, il governo Conte sceglie la strada del lockdown,  disinteressandosi degli effetti disastrosi del blocco delle attività sull’economia regionale e sull’occupazione».

«Anziché rendere operative le Usca – ha concluso Wanda Ferro – anziché potenziare i laboratori, anziché incrementare i posti nei reparti e nelle terapia intensiva anche rafforzando le dotazioni di personale, il governo sacrifica la Calabria, mentre la maggioranza rosso-gialla, con il nuovo Decreto Calabria, continua a fare della sanità calabrese uno strumento di gestione del potere». (rp)

Il presidente Tallini: appello a Mattarella e «la Calabria abbandoni la Conferenza Stato-Regioni»

Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, affiancato da tutti i capogruppo di maggioranza dell’Assemblea legislativa calabrese, ha lanciato un appello alla Regione Calabria, affinché «abbandoni, da subito, la Conferenza Stato-Regioni».

Per Tallini, infatti, è «praticamente inutile la partecipazione ad una cabina decisionale con cui il Governo ha condannato ingiustamente la nostra regione, da un lato marchiandola come Zona Rossa – con i catastrofici effetti sulla già debole economia – dall’altro commissariando con metodi discutibili e illegittimi per altri tre anni la sanità».

«C’è bisogno – ha dichiarato Tallini – di uno scatto di orgoglio nei confronti di un Governo nazionale inetto e incapace di gestire la prevedibile seconda ondata del virus, al punto da gettare nel disorientamento generale e nella disperazione l’intero Paese. Zona Rossa e Decreto Sanità sono due facce della stessa medaglia. Il Governo calpesta ogni logica, ogni ragionamento, ogni legge, arrivando al punto da oltraggiare la stessa Costituzione pur di fare della Calabria una facile «cavia». La dichiarazione di Zona Rossa per la Calabria è inaccettabile».

«Pur non nascondendo la preoccupazione per l’evolversi dell’epidemia e per la gravità della situazione – ha aggiunto – non riusciamo a capire perché si sia voluto marchiare proprio la Regione meridionale che presenta i migliori dati, come quello – molto significativo – del rapporto tra “attualmente positivi” e popolazione. In Calabria, ai dati di ieri, c’è un positivo ogni 534 abitanti, mentre in Basilicata 1 ogni 316, in Sicilia e Puglia 1 ogni 297, per non parlare della Campania che ne registra 1 ogni 114».

«Vogliamo parlare del rapporto tra positivi e tamponi effettuati? Anche qui – ha proseguito Domenico Tallini – la Calabria è prima nel Meridione, poiché registra 1 positivo ogni 48 tamponi effettuati, mentre le altre Regioni vanno molto peggio, basti citare la Campania che ne registra 1 ogni 15 tamponi. La percentuale di mortalità è del 2% contro il 5% della media nazionale».

«Ci dicano i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia – ha continuato Tallini – perché la Calabria Zona Rossa e la Campania, che è una bomba virale, Zona Arancione e dunque con meno restrizioni. Cosa diremo ai nostri commercianti, ai nostri artigiani, ai nostri ristoratori? Che non rialzeranno più le loro saracinesche per colpa di un Governo ottuso e senza dignità? Come spiegheremo ai nostri cittadini che, nonostante dati migliori di altre Regioni, saranno condannati a non potersi muovere da casa praticamente fino a Natale?».

«Due facce della stessa medaglia, dicevamo – ha aggiunto ancora –. La bozza fatta circolare del nuovo Decreto Sanità Calabria rappresenta un atto violento ed autoritario, irrispettoso del dettato costituzionale che assegna alle Regioni la competenza, sia pure non esclusiva, in materia di politiche sanitarie. Non sono bastati 10 anni di commissariamento, non sono bastati i danni prodotti dal Decreto Grillo e dai suoi commissari costosi e lottizzati, si insiste sulla strada dei diktat romani. Il Governo non vuole solo nominare i commissari ad acta per il piano di rientro, ma – attraverso questi – tutte le figure manageriali delle varie Aziende».

«La Giunta Santelli – ha spiegato Tallini – aveva predisposto appositi elenchi per tali figure e da questi non si sarebbe potuto prescindere le successive nomine. Con il nuovo Decreto, invece, il Commissario – che risponderà solo al ministro Speranza e al Governo – si muoverà a piacimento, senza selezioni, senza elenchi speciali, senza curriculum. L’unico requisito che dovranno avere i nuovi manager delle Aziende sarà la tessera del PD, di Leu oppure l’iscrizione alla piattaforma Rousseau».

«La doppia manovra contro la Calabria – ha aggiunto – troverà la massima e più ostinata opposizione da parte delle forze del centrodestra che la contrasteranno con tutti i mezzi, non escludendo clamorose forme di protesta».

«Alla luce di queste considerazioni – ha concluso il presidente del Consiglio regionale della Calabria – chiediamo al presidente f.f. Antonino Spirlì di comunicare al Ministro Francesco Boccia l’indisponibilità della Calabria a partecipare alla Conferenza Stato-Regioni fino a quando non saranno chiarite le due questioni che sono tra di loro intrecciate».

Inoltre, in serata il presidente Tallini , prima che venisse confermata la zona rossa per la regione, aveva comunicato di avere inviato a nome dei consiglieri di maggioranza una lettera al Presidente della Repubblica Mattarella auspicando un suo intervento. «Iconsiglieri regionali di maggioranza della Calabria – si legge nella lettera di Tallini – si appellano alla Sua sensibilità istituzionale e al Suo ruolo di garante della Costituzione per scongiurare nella nostra terra un nuovo lockdown, così come si ipotizza dalle indiscrezioni circolate a mezzo stampa sul nuovo DPCM in discussione in queste ore in Consiglio dei Ministri. L’eventuale inserimento della nostra Regione nella zona rossa, contestualmente al reitero e rilancio del c.d. Decreto Calabria metterebbe a rischio la tenuta economica e sociale, la democrazia e la speranza del popolo calabrese. Confidiamo in un Suo autorevole intervento e Le chiediamo, inoltre, di essere da Lei ricevuti al fine di poterle direttamente rappresentare la nostra posizione e quella dei cittadini calabresi».  (rrm)

Il presidente f.f. Spirlì scrive a Mattarella per intervenire sul ‘Decreto Calabria’

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, su mandato della Giunta regionale, ha annunciato che, in merito al Decreto Calabria, la cui scadenza è prevista per la mezzanotte di oggi, si rivolgerà direttamente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo «di non avallare un atto che, oltre a comprimere i diritti dei calabresi e dell’Istituzione che li rappresenta, in poco più di un anno ha peggiorato in modo evidente lo stato della sanità».

«La riproposizione del Decreto Calabria ci preoccupa fortemente – ha spiegato Spirlì – soprattutto alla luce del difficile momento storico che stiamo vivendo a causa dell’emergenza covid. Il rinnovo – e il loro contestuale aggravamento – delle misure straordinarie per la sanità regionale è un atto chiaramente politico che aggiorna, di fatto peggiorandolo, un provvedimento chiaramente incostituzionale, dal momento che limita, in modo evidente e inaccettabile, il principio di autodeterminazione della comunità calabrese».

«L’esecutivo che presiedo – ha proseguito il presidente f.f. – nel corso dell’ultima riunione ha inoltre preso atto dell’ottimo lavoro svolto dalla commissione esaminatrice che ha valutato i profili professionali degli aspiranti direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria, attualmente commissariate proprio in virtù del Decreto Calabria. Dopo un lungo confronto interno, e anche grazie alle delucidazioni arrivate direttamente dal ministro della Salute, Roberto Speranza, la Giunta regionale ha deciso di non procedere con la nomina dei nuovi vertici delle Aziende».

«L’esecutivo – ha aggiunto – aspetterà la scadenza del Decreto Calabria – fissata per la mezzanotte di oggi – e, nell’eventualità di una vacatio amministrativa provocata dal Governo, procederà, già nella mattinata del 4 novembre, a nominare i reggenti delle varie realtà sanitarie della regione».

«Quella attuale, per la Calabria – ha concluso Spirlì –  è una fase più che delicata. Una fase che non ammette confusione, inerzie o superficialità istituzionali. Di certo, la Giunta calabrese non permetterà che le Aziende della regione restino in balia degli eventi e prive di guide stabili in grado di affrontare la gravissima crisi che tutti noi abbiamo davanti». (rrm)

 

Caligiuri (FI): Con ‘Decreto Calabria’ Governo si fa beffa dei calabresi

Per la senatrice di Forza ItaliaFulvia Michela Caligiuri, «con la proroga del Decreto Calabria, il Governo  vorrebbe farsi beffa dei calabresi credendo, di fatto, nell’incapacità di una Regione che invece si è distinta per la gestione dell’emergenza nonostante i limiti posti dalla presenza del commissario».

«Inoltre – ha dichiarato la senatrice Caligiuri – i risultati economici di quello che doveva essere un risanamento hanno mostrato l’inadeguatezza del decreto Calabria tanto voluto dai 5stelle. La proroga non servirà certo a ridurre i costi bensì comporterà un ulteriore peggioramento del servizio. Alla luce, inoltre, della crisi sanitaria che stiamo attraversando, mai come ora c’è necessità di un sistema centralizzato regionale per la gestione del comparto sanitario».

«La Calabria – ha concluso – merita di poter gestire in autonomia la propria sanità, il Governo deve farsene una ragione». (rp)

Decreto Calabria, Anastasi (Iric) scrive al Premier Conte e al ministro Speranza

Il consigliere regionale e capogruppo di Io Resto in Calabria in Consiglio regionale della Calabria, Marcello Anastasi, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e al ministro alla Salute Roberto Speranza per quanto riguarda il Decreto Calabria, su cui sta lavorando, in queste ore, il Governo.

Per Anastasi, infatti, nel nuovo Decreto Calabria, «occorre tra le altre cose affrontare con maggiore incisività la questione della stabilizzazione del personale precario e dell’assunzione di nuove figure tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari, personale tecnico-professionale e amministrativo» e «le aziende sanitarie devono essere autorizzate a coprire le carenze nei propri organici immettendo nei ruoli tutte quelle figure, individuate dai Piani del Fabbisogno del personale relativi al triennio 2020-2022 e deliberati dalle stesse, attraverso l’avvio delle procedure concorsuali e l’utilizzo delle graduatorie valide esistenti in ambito regionale».

«Altro aspetto di fondamentale importanza – si legge nella missiva inviata a Conte e Speranza – è la questione del debito sanitario, che va azzerato, e del pagamento pregresso delle prestazioni, dei servizi e delle forniture erogate da parte dei privati. Non si può prorogare ulteriormente, dopo oltre dieci anni, la gestione commissariale in Calabria senza risolvere in maniera definitiva la problematica del disavanzo e del debito della Sanità calabrese».

«Rivolgo, pertanto, al Governo – conclude Anastasi – un appello affinché si inserisca nel provvedimento, di prossima emanazione, norme che vadano nella direzione della risoluzione dei punti sopra evidenziati se si vuole realmente fare uscire la Calabria dall’emergenza e dal commissariamento rilanciando così concretamente le politiche sanitarie regionali».

Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Giovanni Aruzzolo, ha ribadito che «siamo davvero stanchi e pretendiamo il dovuto rispetto istituzionale nei confronti della Regione Calabria e del suo popolo».

«Una domanda su tutte – ha dichiarato Aruzzolo – ha la capacità di guardare indietro chi si assume la responsabilità di scelte di tale portata ed entità? Perché la storia e gli eventi avvenuti in Calabria hanno lasciato il segno e non possono sfuggire alla riflessione e all’attenzione politica. Il commissariamento della sanità calabrese ha fatto acqua da tutte le parti. Un fallimento assoluto che nemmeno lontanamente potrebbe ispirare soluzioni analoghe, segnato anche da contraddizioni e paradossi, come le dimissioni annunciate e poi ritirate del commissario ad acta per il Piano di Rientro, generale Saverio Cotticelli».

«Eppure – ha proseguito il consigliere regionale – è proprio quello che si sta paventando e che ci lascia attoniti e sbigottiti. Tre anni di proroga del commissariamento – tra l’altro, in un momento tragico della storia della sanità italiana e calabrese dove l’incombere della pandemia rischia di fare saltare il sistema-  è uno scenario che la Calabria non può assolutamente permettersi». (rrm)