Fusioni dei Comuni, i consiglieri regionali firmatari: Non cambia l’iter

«La modifica alla legge regionale approvata lunedì scorso a Palazzo Campanella non cambia l’iter legislativo e referendario sulla fusione dei comuni. Anzi, lo perfeziona senza snaturare il valore referendario che è consultivo da dettami Costituzionali e non reso tale dal Consiglio Regionale come qualcuno sostiene. È doveroso tornare sull’argomento e smentire con forza e chiarezza le false dichiarazioni del sindaco di Cosenza Franz Caruso, nella speranza che le sue parole siano dettate da una distratta lettura del testo. Lo invitiamo, nel rispetto istituzionale e professionista forense ad approfondire l’argomento senza confondere i cittadini» a dichiararlo i consiglieri regionali firmatari della proposta di legge sulla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero.

«Nei principi fondamentali della costituzione e del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali spetta al consiglio regionale guidare il processo di fusione dei comuni. Ciò precisato e perfezionato nel testo approvato in consiglio regionale, lascia sempre e comunque alla volontà popolare l’ultimo passaggio. Ci venga chiarito, nella piena considerazione dei cittadini, senza creare confusione, chi è a favore della Città Unica. Alle Amministrazioni che guardano al benessere del territorio la libertà di emettere delibere di fusione, scrutare in prospettiva futura nell’interesse dei cittadini alle macro aree. È paradossale altresì che, consiglieri comunali spinti da qualunquismo e dichiarazioni spot, affermino che con l’intervento legislativo si sia cancellata la possibilità di fare un referendum; un passaggio obbligato che rimane e rimarrà sempre nel potere delle comunità».

«Ed è ancor più aberrante – concludono – che rappresentanti istituzionali della città parlino di fascismo e di ritorno ad un nefasto ventennio, sono solo offese gratuite e modaiole. A quanti invece cercano di innalzare barricate per rallentare una sempre più marcata volontà popolare verso la città unica, il nostro invito è di considerare i benefici per il territorio. Esortiamo anche i più reticenti a partecipare al confronto nelle apposite commissioni quando le proposte di legge di fusione saranno concrete, testimoni di un processo di sviluppo per le nostre città abbandonando per sempre l’ingordigia del potere feudatario». (rcs)

La fusione dei Comuni che non piace a nessuno

di FRANCESCO CANGEMI – Continua la politica regionale ad agitarsi sulla legge che “favorirebbe” l’aggregazione dei Comuni attraverso la fusione. Una legge che lascia scontanti molti come ad esempio il sindaco di Cosenza Franz Caruso.

«Cosenza non si inchina alla volontà di un centro destra, o parte di esso, che vorrebbe soggiogarla e cancellare con una spugna il suo glorioso passato ed intaccare il suo ruolo di città capoluogo a soli fini elettoralistici». Lo afferma il sindaco Franz Caruso che incalza: «La modifica alla legge regionale sulle fusioni dei Comuni, deliberata ieri dal consiglio regionale della Calabria, che avoca a sé “pieni poteri”, escludendo dal processo decisionale gli Enti Locali ed i cittadini rappresenta, infatti, un palese tentativo di mortificare i Comuni, presidi di democrazia e legalità, intaccandone l’autonomia che non si può accettare supinamente. Così come non può essere calpestata la volontà popolare».

«Estromettendo dal procedimento di fusione la voce dei Consigli Comunali interessati, legittimamente eletti, e depotenziando il referendum popolare, solo consultivo – prosegue il primo cittadino – la Città Unica a cui si dice di tendere a parole, rappresenta già un fallimento perché la si vuole imporre dalla Regione Calabria a colpi di maggioranza. Esperti di levatura nazionale, peraltro, parlano di colpo di mano del consiglio regionale che mortifica la volontà popolare, definendo il processo che si vuole portare avanti per la città unica di Cosenza, Rende e Castrolibero una “fusione a freddo” con cui non si va da nessuna parte. È del tutto evidente, dunque, che il fine ultimo del centrodestra calabrese, o parte di esso, non ha come benessere della collettività né il futuro dei territori che, a questo punto, è legittimo affermare si tenta di asservire al potere di pochi, ossia della maggioranza della Cittadella Regionale. Fini elettoralistici fondati su obiettivi personalistici, aggiungo, legati alla nota vicenda del dissesto milionario lasciato a Cosenza dall’ex sindaco fratello del governatore della Calabria, a cui non avrei mai immaginato potessero piegarsi rappresentanti importanti della destra cittadina e calabrese nei cui confronti, seppur da latitudini ideologiche partitiche del tutto differenti per storia e tradizione, ho sempre nutrito stima».

«A Palazzo Campanella si è consumata una barbarie legislativa – conclude il sindaco Franz Caruso – che dopo aver sbattuto le porte in faccia anche all’Anci Calabria mortificando il ruolo dei sindaci democraticamente eletti, apre le porte ad una stagione infausta sotto il profilo democratico e liberale contro cui combatteremo impugnando la normativa in tutte le sedi deputate per l’affermazione dei diritti costituzionalmente garantiti. Cosenza ed i cosentini pretendono rispetto!».

Proteste anche dai banchi dell’opposizione del consiglio regionale.

«Le Fusioni tra Comuni sono un tema centrale nel riordino degli Enti locali e non possono che essere viste con favore. Riformismo significa non avere paura del cambiamento anche nella riorganizzazione delle nostre comunità. Ma alcune considerazioni sono necessarie, altrimenti non si comprendono le ragioni del dibattito di questi giorni».

È quanto dichiara, in un comunicato stampa, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo Misto, all’indomani dell’approvazione della Legge Omnibus da parte della maggioranza di centrodestra, provvedimento che, all’art. 4, ha licenziato anche la proposta di modifica alla Legge regionale 24 novembre 2006, n. 15 (Riordino territoriale ed incentivazione delle forme associative di Comuni).

«Partiamo da un dato – prosegue Lo Schiavo – la Calabria ha una normativa scarna che richiede da tempo di essere rivista in un testo organico e chiaro. Negli scorsi giorni (mentre mi preparavo sul punto) ho avuto modo di fare un esame comparativo delle Leggi regionali presenti in Italia e ho potuto evidenziare alcuni elementi comuni: l’iniziativa per l’avvio della Fusione dei Comuni può avere una pluralità di fonti, non solo dal consiglio regionale, ma può anche partire dai consigli comunali coinvolti o direttamente dalle popolazioni interessate. Non ho trovato nessuna legge che non preveda il coinvolgimento consapevole degli enti locali e dei cittadini attraverso varie forme di referendum (con diversi modelli di quorum e maggioranze)».

«Ad esempio la legge dell’Emilia Romagna – ha detto – oltre a richiedere precisi quorum referendari per l’approvazione della proposta, fornisce addirittura risorse economiche ai Comuni per effettuare studi di fattibilità propedeutici alle fusioni. In Calabria, però, siamo sempre originali e decidiamo di fare il contrario di quello che accade altrove: nel procedimento per le fusioni accentriamo tutto al Consiglio regionale, tagliamo fuori gli Enti locali dal processo decisionale e cambiamo le regole (già lacunose e disorganiche) sulla base di scelte dettate da precise esigenze politiche del momento».

«Non bisogna essere Carnelutti – ha proseguito – per capire che quello che interessa oggi al centrodestra calabrese è superare le delibere dei consigli comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero per accelerare il progetto di fusione che riguarda le loro comunità. Ma si può legiferare così? Ma davvero si può pensare di forzare temi così importanti che richiedono ben altra tecnica normativa oltre che equilibrio? Con il massimo rispetto per la fusione della Grande Cosenza, ma il tema è più importante da essere affrontato con un blitz scoordinato in una Legge Omnibus, e riguarda il futuro della riorganizzazione dei nostri Comuni».

Lo Schiavo in conclusione ricorda che: «nei giorni scorsi ho presentato, insieme al collega Tavernise, un testo di legge sulla Fusione dei Comuni che “politicamente” è l’esatto opposto di quello approvato dal centrodestra: loro accentrano alla volontà esclusiva all’iniziativa del Consiglio regionale, noi invece riteniamo di dare forza agli enti locali e soprattutto alla volontà non consultiva ma vincolante dei cittadini e precisamente alla maggioranza dei cittadini di ogni comunità coinvolta nel processo di fusione».

Ma una voce non del tutto schierata con quella della maggioranza è quella di Fratelli d’Italia. «Nella seduta odierna del consiglio regionale, come Fratelli d’Italia abbiamo dato il nostro voto favorevole all’articolo 4 della legge cosiddetta “Omnibus”. Tale articolo interviene nella procedura prevista per la fusione di più Comuni – afferma il presidente del gruppo Fratelli di Italia in consiglio regionale Giuseppe Neri – Avevamo immaginato di chiedere un rinvio della trattazione della norma ma, a seguito di una consultazione di maggioranza pur esprimendo alcune perplessità su come si è giunti alla elaborazione di questo testo normativo perché secondo noi, potrebbe non raggiungere l’obiettivo, recependo le assicurazioni fornite dai capigruppo e dal presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso circa la disponibilità ad ulteriori approfondimenti e modifiche successive, abbiamo dato in Aula il nostro assenso». (fc)

Dall’Assemblea Pd netto no al Ponte: Al Sud non serve una cattedrale nel deserto

«Al Sud non serve una cattedrale nel deserto, ma infrastrutture moderne e al passo con il resto del Paese e dell’Europa». È quanto è stato detto dall’Assemblea del Partito Democratico Calabria, ribadendo il suo no al Ponte sullo Stretto, almeno nelle condizioni attuali  e con le modalità scelte dal governo.
«La  posizione del Pd sull’idea del Governo di realizzazione di questo progetto di Ponte sullo Stretto non può che essere contraria – viene evidenziato –. E non per questioni pregiudiziali, ma per concrete analisi sullo stato complessivo delle infrastrutture di Calabria e Sicilia, sulla fattibilità stessa dell’opera e sul metodo utilizzato dal governo nazionale per riattivare la progettazione che è assolutamente inaccettabile. In questo contesto il Ponte sullo Stretto diverrebbe un’opera inutile per la Comunità che rappresentiamo».
«Questo “no” si rafforza poi in relazione ai forti, motivati e concreti dubbi di fattibilità, impatto ambientale e copertura finanziaria – viene spiegato –. Il nostro impegno, dunque, sarà rivolto a bloccare l’iter scellerato avviato dal governo per riportare l’attenzione sulla vera urgenza dei nostri territori che è quella di realizzare tutte le infrastrutture strategiche e prioritarie per l’intero Sud e per la Calabria, cominciando dall’evitare che restino incompleti i progetti finanziati con i fondi del Pnrr».
«Rendere le infrastrutture al Sud moderne, europee e ugualmente efficienti rispetto a quelle del Nord  – evidenziano i dem – è un passaggio necessario e fondamentale per affrontare successivamente, ma in maniera costruttiva, concreta e coinvolgendo tutti i soggetti preposti, eventuali discussioni sulla costruzione del Ponte e sulla stessa realizzazione dell’autonomia differenziata».  

Il segretario regionale Nicola Irto ha detto a chiare lettere: «Non assumiamo una posizione strumentale, ma legata attentamente alla condizione che vivono Calabria e Sicilia. La rete viaria e ferroviaria delle due Regioni ha necessità di investimenti straordinari per essere resa efficiente e in grado di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini. Soltanto dopo avere recuperato il gap con il resto del Paese possono avviarsi altre discussioni, compresa quella sulla realizzazione di un’opera come il Ponte sullo Stretto o della stessa autonomia differenziata».

Il senatore Antonio Misiani, componente della segreteria nazionale con delega a economia, finanze, imprese e infrastrutture, al quale sono state affidate le conclusioni del dibattito in corso a Villa San Giovanni, ha ribadito: «Il metodo adottato dal governo è inaccettabile. Sono stati bocciati quasi tutti i nostri emendamenti al decreto, non è stata avviata nessuna interlocuzione con i soggetti interessati e, soprattutto, ci sono incertezza gravissime sulla fattibilità dell’opera, sul suo impatto ambientale e sulle coperture finanziarie».

«È evidente che il Pd metterà in campo tutto il proprio impegno per bloccare l’iter avviato dal governo che sembra impegnato più che altro in una mera attività di propaganda senza avere nessuna intenzione di realizzare investimenti davvero in grado di risolvere i problemi delle Comunità del Sud dell’Italia». 

Nel corso dell’Assemblea, inoltre, è stata nominata la segreteria regionale e istituito i Dipartimenti.La nomina per la segreteria regionale  che risulta così composta: Maria Chiara Chiodo (Scuola, pari opportunità); Francesca Dorato (Transizione ecologica, sostenibilità); Marwa El Afia (Diritti e cittadinanza); Pasquale Mancuso (Aree interne); Salvatore Monaco (Enti Locali), Luigi Muraca (Giustizia e Legalità); Gino Murgi (Volontariato, Terzo settore); Paolo Pappaterra (Fondi europei, Pnrr); Giuseppe Peta  (Organizzazione); Anna Pittelli  (Welfare e lavoro); Damiano Silipo  (Economia e sviluppo economico); Franca Sposato (Trasporti, infrastrutture); Teresa Esposito (di diritto nella qualità di coordinatrice Donne Democratiche).

Partecipano alla Segreteria regionale anche il Tesoriere regionale e il Segretario dei Giovani democratici. La delega alla Sanità è seguita, temporaneamente, dal Segretario regionale. Ulteriori saranno assegnate successivamente.

Sono stati, altresì, istituiti i seguenti Dipartimenti: Cultura; Fondi europei e Pnrr; Giustizia e diritti; Giovani, istruzione, innovazione e lavoro; Politiche agricole; Politiche per la parità; Salute; Sviluppo economico, terzo settore, missione PMI e Transizione ecologica, sostenibilità e infrastrutture.

n conclusione dei lavori di ieri, l’Assemblea regionale del Pd ha condiviso l’allarme  in ordine alla modifiche che il centrodestra vorrebbe introdurre alla legge sulla fusione dei Comuni.

«Avvieremo le più opportune iniziative – si legge nella nota – sia in Consiglio regionale che fuori, per opporci a una modifica che il governo regionale vuole introdurre per bypassare i Consigli comunali e rendere semplicemente consultivo l’eventuale referendum successivo alla proposta di fusione dei Comuni. Si tratta di una scelta insensata, che non ha precedenti in Italia, e che punta a non confrontarsi con la volontà dei cittadini e dei loro rappresentanti, così come potrebbe avvenire già con la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero». (rrc)