«Legalità, sicurezza e lavoro»: l’intervista di Santo Versace a “La Verità”

Una pagina intera, una bella intervista a firma di Stefano Filippi su La Verità, il quotidiano di Maurizio Belpietro: Santo Versace, già deputato, fratello dello stilista Gianni, manager e imprenditore di successo, ama in modo sconfinato la sua Calabria. E non ci pensa proprio a nascondere la sua amarezza  pensando alle enormi potenzialità della sua terra.

“Cosa deve fare lo Stato?” – domanda il giornalista: «Semplicemente il suo dovere – risponde Santo Versace –, che è quello di garantire la sicurezza ai cittadini, dare tranquillità e creare le condizioni perché le persone possano lavorare nel rispetto delle leggi come un Paese civile. Se in Calabria ci fosse lo Stato di diritto ci sarebbe la piena occupazione. Lo Stato ha tutti gli strumenti per fare il suo dovere: perché non lo fa?». «Abbiamo le montagne più belle del mondo: il massiccio del Pollino, la Sila, le Serre, l’Aspromonte stupendo che sprofonda nei due mari. Dalla cima dell’Aspromonte vedi Ionio e Tirreno. Abbiamo 780 chilometri di coste e 15.000 chilometri quadrati di paesaggi meravigliosi. Abbiamo una storia antichissima, arricchita dalla tradizione della Magna Grecia, araba, bizantina, normanno-sveva».

“Lei è un ottimo promoter della sua terra” – incalza Filippi: «In Calabria si parlano 4 lingue: l’occitano, l’arberesh, il grecanico oltre naturalmente all’italiano. Sono moltissimi i calabresi di genio, è la terra di Pitagora, Tommaso Campanella, Bernardino Telesio, Corrado Alvaro, Gianni Amelio, Mimmo Calopresti che di recente ha fatto un film bellissimo, Aspromonte la terra degli ultimi, fino a Leopoldo Trieste, che lavorò con Fellini, Germi, Tornatore e con Francis Ford Coppola. Un diplomatico francese del 1800, Domenique Vivant Denon, durante una missione in Italia per conto di Napoleone definì la Calabria “la terra di ogni bene”». “Si fermi”.
«Glielo dico da calabrese al mille per cento: quest’estate ho passato le vacanze a Lazzaro, sulla costa ionica poco distante da Reggio, ed è stata forse la vacanza più bella in tutti i 76 anni della mia vita. Qui a Roma siamo 3 milioni e mezzo di persone tutte accalcate, la Calabria ha meno di 2 milioni di abitanti. Che ci manca per essere il posto più bello del mondo?».

Il giornalista chiede se i calabresi credono in se stessi: «Ma certamente! C’è un sistema universitario di altissima qualità. C’è una rete sociale e caritativa molto sviluppata, che trova nel presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, un animatore instancabile. Ci sono tante esperienze imprenditoriali che sono eccellenze a livello nazionale e internazionale». “A chi si riferisce?”: «penso, per esempio a Rubbettino Editore: i suoi libri sono capolavori. A Nuccio Caffo, che nella sua distilleria produce l’Amaro del Capo e altri liquori di qualità. Agli Amarelli, la famiglia che dal Cinquecento lavora la liquirizia. Al gruppo agricolo Goel. Ma anche alla Spi di Maierato, una fabbrica di serramenti che acquisisce stabilimenti abbandonati dagli stranieri e crea nuova occupazione».

“Ha mai investito in Calabria?” «Moltissimo. Da qualche tempo, insieme a un gruppo di persone molto qualificato tra cui Luca Meldolesi, Vittorio Coda e tanti altri, sto condividendo l’esperienza di Entopan, promossa da Francesco Cicione, che da molti anni lavora per costruire al Sud un ecosistema per l’innovazione sul modello dei grandi centri della Silicon Valley».

“Un’avanguardia tecnologica”: «Stiamo costruendo un network nazionale e internazionale che include i migliori centri di competenza e fondi di investimento, tra cui la Fondazione Bruno Kessler e il Fondo nazionale per l’innovazione, e stiamo facendo crescere molti giovani locali. Sorgerà un campus di 25.000 metri quadrati dove integrare ricerca, trasferimento tecnologico, formazione. Sa qual è l’aspetto straordinario di questo progetto?». Che per scelta tutto questo è stato fatto senza utilizzare nemmeno 1 euro di risorse pubbliche, perché questo gruppo di persone vuole dimostrare che nel Sud anche un’impresa privata può e deve dare un contributo fattivo alla costruzione del bene comune. Io ho investito sia in alcune start-up sia nella capogruppo. In altre parti d’Italia altre iniziative simili hanno avuto bisogno di molti più capitali: qui con meno soldi facciamo di più».

L’ex deputato («I principi per fare buona politica sono tre: competenza, la religione del bene comune e una profonda onestà»), indica dove poggiare la speranza di riscatto: sono i ragazzi e le ragazze che resistono nono stante tutto, rimanendo nella loro terra, nei tanti piccoli e bellissimi Comuni, inventandosi quotidianamente qualche cosa da fare per migliorare il presente. Grazie a loro la Calabria può farcela, e ce la farà». (rrm)