Il Parco Letterario di Tarsia è il primo in Calabria a essere candidato al Marchio del Patrimonio Europeo

Il Parco Letterario “Ernst Bernhard – Campo di Internamento di Ferramonti di Tarsia è tra i candidati – e il primo in Calabria – al Marchio del Patrimonio Europeo.

Il Marchio del Patrimonio Europeo è un riconoscimento promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il Turismo conferito ai siti che contribuiscono a «promuovere il senso di appartenenza all’Unione europea tramite la ricchezza della diversità e l’importanza del dialogo interculturale».

Insieme al Parco Letterario di Tarsia, hanno passato le preselezioni il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli (Roma), l’Area archeologica di Paestum (Capaccio Paestum, Salerno), il sito urbano della Città di Sarzana-centro storico (Spezia), il luogo della Memoria di Ventotene (LT) e il sito tematico nazionale Terre d’acqua, terre nell’acqua. Delta del Po e Venezia, coordinato dal Parco Regionale Veneto del Delta del Po.

Obiettivo del Marchio del Patrimonio Europeo, quello di valorizzare il patrimonio culturale comune e a migliorare la conoscenza reciproca fra i cittadini europei, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza all’Unione e a promuovere il dialogo interculturale. L’iniziativa, inoltre, mira a favorire un più ampio accesso al patrimonio culturale e valorizzarne la dimensione europea.

Il Campo di Ferramonti rappresenta, storicamente, non solo il più grande campo di internamento italiano, ma anche l’unico campo appositamente costruito dal Fascismo a seguito delle Leggi Razziali: «a partire dal giugno 1940 – ha scritto Simona Celiberti sul sito I Parchi Letterari – vi transitarono circa 3000 internati. Il Campo si estendeva su un’area di 16 ettari ed era composto da 92 baracche di varia dimensione, molte delle quali con la classica forma ad “U” e forniti di cucina, latrine e lavabi comuni».

Inoltre, Ferramonti fu l’unico campo a essere liberato durante la II Guerra Mondiale e, dopo la liberazione, rimase aperto come campo a conduzione ebraica, e fu chiuso dopo la fine della guerra.

«Per la peculiarità della sua organizzazione sociale e per il trattamento umano ricevuto dagli internati – si legge ancora – il Jerusalem Post lo definì “un paradiso inaspettato” e lo storico ebraico Steinberg lo ha definito “the largest kibbutz on the European continent”».

Inoltre, vicino al campo, è in programma la realizzazione del Cimitero internazionale dei Migranti, di cui è promotore Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili(rcs)

In copertina, foto di Maria Grazia Grispino