Fino al 29 febbraio si può visitare la mostra diffusa “Vide – Viaggio dell’Emozione”

Una mostra “dislocata” in tutti i Musei che fanno parte del Polo Museale della Calabria: si tratta della mostra diffusa Vide. Viaggio dell’emozione, che si potrà visitare fino al 29 febbraio 2020.

Sono sedici, infatti, i reperti selezionati per questa esposizione, che verte sul tema del Viaggio: al Museo Archeologico Lametino di Lamezia Terme, si può trovare l’Hydrìa di Cerzo, nota per il suo ricco apparato figurativo che rimanda con forza al tema del mondo femminile greco. A Cosenza, alla Galleria Nazionale, è invece esposta l’opera Riposo durante la fuga in Egitto di Francesco De Rosa detto Pacecco. Qui, il tema del viaggio viene indicato come Salvezza, mentre per l’Hydrìa di Cerzeto, il tema proposto è un viaggio nel mondo femminile tra realtà e mito.

Nell’opera di De Rosa, il tema del viaggio è declinato come “itinerario” indicato da Dio per la salvezza del suo Figlio unigenito: è così che la Sacra Famiglia, in fuga verso la terra straniera d’Egitto, scampa all’atroce strage di innocenti ordinata da Erode e trova un momento di pace. 

Ad Amendolara, il Museo Archeologico Nazionale ospita il reperto Aegyptiaca, dove il tema del viaggio viene indicato come rotte commerciali e scambi culturali nel Mediterraneo. Dalle terre d’Oriente alle coste della Sibaritide, navi mercantili di provenienza greca e fenicia trasportavano amuleti d’imitazione di tipo egizio, oggetti ritenuti magici poiché legati alle credenze della cultura faraonica della tutela, della fecondità femminile e della salute infantile. Tali oggetti erano destinati all’aristocrazia locale e conservati per generazioni come cimeli.

Al Museo e Parco Archeologico Nazionale della Sibaritide di Cassano allo Ionio, si può ammirare il Pettorale in oro e argento, che richiama, per la mostra Vide, il Viaggio degli Achei e la fondazione della colonia di Sibari. Ritrovato nell’area di Stombi, il prezioso oggetto faceva parte di un antico pettorale utilizzato probabilmente come ornamento per una veste rituale.

A Vibo, al Museo Archeologico Nazionale “Vito Capialbi”, c’è la Laminetta orfica di Hipponion, che indica il Viaggio nell’oltretomba. Le laminette, databili fra il IV e il III secolo a.C., venivano seppellite insieme al defunto: esse servivano per accompagnare la sua anima verso l’oltretomba. Si tratta di vere e proprie guide sul percorso da intraprendere nel viaggio finale.

A Bova Marina, al Museo e Parco Archeologico “Archeoderi”, si può visitare la Colonna miliaria proveniente dalla località Amigdalà. Il reperto indica le Strade per viaggiare, strade per dominare, in quanto a partire dal II sec. a.C. Roma, che ormai era diventata una grande potenza, aveva il bisogno di costruire strade per agevolare i collegamenti col Sud. Nacque, così, la Via Popilia e sulla costa ionica, l’asse viario che collegava Reggio con Taranto. Lungo queste strade, furono costruite delle stationes, delle stazioni di sosta dove i viaggiatori potevano rifocillarsi e cambiare i cavalli. Uno di questi punti di sosta, denominato Scilleum o Sileum, secondo l’Itinerario Guidonense, era situato nella vallata del S. Pasquale, in località Deri di Bova Marina.

A Gioia Tauro, il Museo Archeologico Metauros, ospita l’Anfora di produzione calcidese. Questa, come come la laminetta orfica di Hipponion, indica il viaggio nell’oltretomba, riferendosi, però, alle necropoli Mètauros, testimonianza di quella che fu l’Antica Mètauros, fondata dagli abitanti di Zancle (Messina). Sull’anfora è raffigurata la scena di auriga su biga, una delle numerose testimonianze di produzione ceramica calcidese rinvenute nel corso delle indagini.

A Locri, ai Musei e Parco Archeologico Nazionale, si possono ammirare i modellini di ninfei dal Santuario di Grotta Caruso che rievocano il viaggio nel territorio ionico: tra elementi naturali e rituali. Per gli antichi, infatti, le risorse naturali e l’acqua occupavano un posto importante anche in occasione di cerimonie sacre in luoghi di culto dedicati a diverse divinità. Con la scoperta di Grotta Caruso, furono trovati modellini di grotte-ninfeo in terracotta, figurine femminili nude sedute, piccoli rilievi (erme) con le teste delle Ninfe.

A Monasterace Marina, al Museo e Parco Archeologico dell’Antica Kaulon, si possono visitare I Kadoi, che indicano il viaggio nell’antica colonia di Kaulonía, tra mare e zona aspromontana. I Kadoi erano particolari contenitori in terracotta utilizzati per la conservazione e per il trasporto della pece.

A Borgia, al Museo e Parco Archeologico Nazionale di Scolacium, si possono visitare i Reperti provenienti dalla Necropoli Sud-Est. Il contesto proposto per rappresentare l’ultimo viaggio proviene dalla necropoli sud-est, che ha restituito sepolture databili tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C.: una tomba ad inumazione in cassone di mattoni e due urne cinerarie (in terracotta e in lamina di piombo) con i loro corredi, manufatti in vetro deposti insieme alla salma e alcuni oggetti rinvenuti fusi all’esterno delle tombe, in relazione ai rituali post mortem.

Il Museo Statale di Mileto ospita, invece, il Turibolo in argento. Proveniente dal Tesoro dell’antica Cattedrale, il turibolo è il vaso metallico utilizzato per bruciare l’incenso e diffonderne il profumo durante le celebrazioni eucaristiche.

Infine, al Museo e Parco Archeologico Nazionale di Capo Colonna, si possono ammirare parti di statue in marmo raffigurati cavalli. Gli elementi equini esposti a Capo Colonna rappresentano parti considerevoli di gruppi statuari raffiguranti presumibilmente i carri delle divinità. (rmm)