Il movimento No Ponte calabrese rilancia su una manifestazione e una class action

Il movimento No Ponte calabrese rilancia sulla costruzione di una manifestazione e di una class action. «Gli ultimi giorni hanno visto la forte e determinata protesta nella città di Messina contro la presenza dell’amministratore delegato della società Stretto di Messina. Nello stesso tempo, la importante riuscita delle assemblee del 1 marzo a Reggio Calabria e del 17 a Villa San Giovanni ha mostrato una nutrita e consapevole opposizione alla devastazione del territorio minacciata dal progetto di costruzione del ponte sullo Stretto – scrive il movimento in una nota – Come No Ponte Calabria riteniamo ormai indifferibile che anche sulla sponda calabrese questa opposizione si esprima con una forte iniziativa di piazza, come quelle che la hanno vista coinvolta negli anni scorsi: dobbiamo dimostrare il nostro netto “no” a quest’opera, impedirne l’inizio dei lavori, difendere lo Stretto e tutto il nostro territorio!»

Continua la nota dei No Ponte: «Per far questo è necessario che tutte le realtà e i cittadini che si dichiarano contrari al progetto di costruzione del ponte sullo Stretto superino particolarismi e soggettivismi e diano il via a un percorso comune per costruire una grande manifestazione popolare a ridosso delle elezioni europee.
Vi è, poi, la questione del piano degli espropri che sta alimentando forti preoccupazioni. Per questa ragione, la rete No Ponte Calabria ha costituito un pool di legali che possa affiancare i cittadini senza alcun tipo di speculazione. Tuttavia, questa azione da sola non è sufficiente: serve costruire un’azione legale più ampia e collettiva che tuteli gli interessi di tutti i cittadini e dell’intero territorio».

«È con questo spirito e queste indicazioni che abbiamo partecipato ai momenti assembleari citati, ed è questo quello che ribadiremo nei prossimi appuntamenti di sabato 23 presso lo studio professionale “Fedele” e di domenica 24, durante l’assemblea conclusiva della due giorni di iniziative organizzata insieme alle realtà No Ponte messinesi – conclude il comunicato del movimento No Ponte – Nel rinnovare l’appello a tutte e a tutti per lavorare insieme a queste due azioni, invitiamo a partecipare all’iniziativa pubblica che stiamo organizzando per venerdì 5 aprile a Villa San Giovanni, e che vedrà la partecipazione di tecnici e legali che stanno lavorando alle osservazioni sulla revisione, se così si può chiamare, del progetto del Ponte». (rrc)

PONTE SULLO STRETTO: VERITÀ, FANDONIE
E GRANDI BUGIE SULLA SUA REALIZZABILITÀ

di PIETRO MASSIMO BUSETTAIl confronto sulla realizzabilità dell’opera, Messina Bridge, continua ad essere un argomento sul quale ci si scontra quotidianamente. Ma mentre si capisce che sulla opportunità dell’opera ci possa essere un confronto di idee, che ancora si discuta sulla realizzabilità tecnica ci fa capire come non ci sia più nulla di certo.

Infatti il progetto del ponte sullo stretto di Messina era già stato cantierato, per cui pensare che si sia passati ad una fase così operativa senza che ci fosse un progetto realizzabile o sul quale potessero esserci ancora dei dubbi mettono il non esperto in una condizione di non avere più certezze. 

Se non bastano validazioni di esperti internazionali, che hanno fatto questo lavoro da sempre, aziende che costruiscono in tutto il mondo ponti, a dare certezze all’uomo della strada sulla realizzabilità tecnica di un’opera, anche se di grande innovazione e con una campata unica mai tentata prima, allora navighiamo sulle sabbie mobili. Ma aldilà di questo aspetto la domanda che si pone l’uomo della strada é se ci sia un momento in cui si può ritenere un’opera, da un punto di vista progettuale, già definita e non più in discussione. 

Se oggi si sta lavorando per arrivare alla posa della prima pietra, tra poco più di un anno, nel giugno del 2024, il pubblico ampio deve avere certezza che il progetto è realizzabile aldilà del fatto che lo stretto sia una zona sismica, aldilà dei venti che lo tempestano, e sarebbe opera meritoria da parte sia del Ministero delle Infrastrutture che del gruppo dei progettisti di non consentire più fake news, così come bene ha fatto il professore ingegnere Claudio Borrì, e denunciare chiunque metta in discussione la validità scientifica di un progetto definito. 

Non bisogna dimenticare peraltro che chiunque faccia quest’operazione accusa di cialtroneria i professori che hanno lavorato al progetto. Tale riflessione viene spontanea in considerazione che ieri alla Camera, con 101 voti a favore e 179 contrari l’aula della Camera ha bocciato le pregiudiziali dell’opposizione al decreto legge che contiene le disposizioni per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria. 

Si discuteva del progetto considerato, con una serie di interventi che potrebbero mettere in dubbio la realizzabilità tecnica dell’opera. Ma un’altra considerazione viene spontanea: che ci sia un momento per discutere in un Paese che un’opera vada realizzata oppure no è logico.

Ma che la discussione continui all’infinito come si sta verificando per la Tav e adesso per lo stretto è un approccio che evidentemente non può essere accettato. Ci dovrà essere un momento in cui non è più consentito ritornare sulle decisioni già prese? O tutto può essere messo in discussione fino alla fine dei lavori, magari consentendo che si costruiscano i due piloni e non si passi poi all’impalcato che li colleghi? L’esperienza di Mario Monti é di quelle che mettono in discussione la credibilità di un Paese.

Consentire che un’opera già appaltata, con un inizio dei lavori già effettuati, vinta con una gara internazionale da alcune  società con curriculum di tutto rispetto, possa essere cancellata con un tratto di penna, senza che nessuno risponda degli eventuali danni, non solo ma anche economici, conseguenti all’annullamento di un contratto legittimamente concluso è per un Paese dotato di un sistema di leggi occidentali e moderno inconcepibile.  

Il risveglio dei “no ponte”, pronti a mobilitarsi e lo spazio concesso ad essi dai Media ci fa capire come ogni opera pubblica in Italia, in particolare una così imponente, debba superare problematiche incredibili.

Peraltro spesso i movimenti ambientalisti sono finanziati da società statali per contestare quello che il Governo vuole portare avanti, in una contraddizione in termini evidente. Probabilmente ci dovrebbe essere un momento nel quale la discussione dovrebbe essere chiusa lá dove le maggioranze al Governo decidono di andare avanti su progetti infrastrutturali.

Mentre é  concepibile che sulle leggi che riguardano i diritti civili e sociali si possa discutere indefinitamente, perché concernono i principi fondamentali sui quali si fonda una società, laddove si tratti di opere pubbliche, anche se non condivise da alcune parti, una volta decise devono avere la possibilità di essere portate a conclusione qualunque sia la maggioranza di Governo succeda. 

Anche questo aspetto va considerato in maniera attenta perché il Paese possa passare dalla fase della contestazione continua a quella di una buona capacità decisionale per arrivare alla conclusione delle opere immaginate. Il rischio contrario è quello di tessere una tela di Penelope che non consenta mai un prodotto finito.   Alcune norme limitative dovrebbero indirizzare anche l’azione degli organi giudiziari amministrativi per evitare che accadano situazioni estremamente costose e incomprensibili al cittadino comune.

Un esempio per tutti la sopraelevata che doveva attraversare Palermo per collegare l’area ovest a quella est, non interferendo con il traffico cittadino, che fu appaltata con tutti i piloni già realizzati e che poi un Tar della Sardegna bloccò lasciando l’aeroporto di Punta Raisi distante dalla parte occidentale della sua area di pertinenza e l’attraversamento di Palermo assolutamente impossibile, e tante risorse buttate al vento.

Oggi che siamo di fronte ad un’opera così importante, alcune condizioni di partenza vanno probabilmente chiarite per evitare che si ripetino incidenti di percorso che possano  mettere in discussioni la completa realizzabilità. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Il Movimento No Ponte a Villa San Giovanni rilancia la sua opposizione all’opera

A Villa San Giovanni, il Movimento No Ponte si è riunito per ribadire, ancora una volta, il suo no al Ponte sullo Stretto.

È stata, infatti, un’assemblea ricca di interventi, in cui sono state rilanciate le «ragioni dell’opposizione a un progetto propagandistico – si legge in una nota – e, quello sì, fortemente ideologico. Il professore Alberto Ziparo, coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico che ha studiato gli impatti del Ponte sullo Stretto, sintetizza le obiezioni tecniche affermando: “allo stato attuale l’unica speranza per avere un progetto esecutivo del ponte non è rappresentata da svedesi o cinesi, ma da un miracolo dello Spirito Santo!».

Il fronte ambientalista, con WWF e Legambiente, ha ricordato la necessità di salvaguardare un’area la cui immensa biodiversità è unica al mondo e la cui valorizzazione rappresenterebbe un elemento di richiamo ancora più attrattivo del ponte stesso.

La sindaca di Villa, Giusy Caminiti, ha ribadito l’impatto della variante di Cannitello, imposta come opera propedeutica al Ponte, che ancora oggi rappresenta un ecomostro, con le “opere compensative” ferme al palo da anni. Ma nessuna opera può compensare gli impatti per quella che diverrebbe la “città sotto il ponte”, da qui l’impegno alla massima attenzione da parte dell’amministrazione villese a garantire cittadini e territorio in tutta questa partita.

E, poi, l’elenco delle doglianze di un territorio martoriato, acuite da scelte scellerate come l’autonomia differenziata o il taglio a forme di sostegno come il reddito di cittadinanza. Problemi “strutturali” quali un Pil pro-capite dimezzato rispetto alle realtà del centro-nord, una preoccupante ripresa dell’emigrazione di massa, la fatiscenza delle reti idriche in una situazione di siccità che interessa il Paese, un’atavica carenza di infrastrutture di trasporto, sia stradali che ferroviarie, una paurosa assenza delle prestazioni sanitarie, nei servizi per l’infanzia e per la formazione.

La soluzione di tanti e tali problemi, secondo il Ministro delle Infrastrutture, continua ad essere subordinata alla realizzazione del ponte, panacea di tutti i mali per i nostri politici, fumo negli occhi per gli attivisti No Ponte. In molti degli interventi registrati nell’incontro di ieri, forte è stato l’appello a una mobilitazione allargata a tutte le realtà regionali, innumerevoli sono le aggressioni ai territori, dal raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro, al rigassificatore ed altre emergenze ambientali. Dall’altra parte dello Stretto sono già state indette iniziative di mobilitazione, contro la realizzazione del ponte, sia nel mese di giugno che ad agosto.

L’imperativo è, quindi, «riorganizzare il movimento – prosegue la nota –, rilanciando subito un nuovo appuntamento per lunedì 17 aprile, per poi rivedersi costantemente ogni lunedì al Nuvola Rossa, lo spazio villese nato proprio sull’onda della mobilitazione No Ponte e inaugurato in occasione del primo anniversario della morte di Franco Nisticò. E proprio Franco Nisticò è stato oggetto di un appello promosso dal noto rapper reggino Kento, che quel tragico 19 dicembre 2009 doveva cantare sul palco allestito a Cannitello insieme a diversi altri artisti di fama nazionale. Restituire a quello spazio colori, allegria, musica e idee sarà uno dei prossimi obiettivi». (rrc)