Senese (Fenealuil): Nuovo Codice Appalti limita il contratto nazionale

La segretaria generale di FenealUil Calabria, Maria Elena Senese, ha evidenziato come il «nuovo Codice degli Appalti limita il contratto nazionale e introduce una eccessiva liberalizzazione».

«Tra pochi giorni – ha spiegato – diventerà operativo il nuovo codice degli appalti, noto come codice Salvini, che modificherà sostanzialmente le modalità degli affidamenti dei lavori e delle forniture da parte delle amministrazioni pubbliche. Con il nuovo codice il Governo ha scaricato sulle amministrazioni responsabilità nuove per gli affidamenti senza appalti, quelle stesse amministrazioni che per carenza d’organico o per personale poco qualificato non sono capaci di mettere a terra i progetti del Pnrr».

«La procedura delle gare d’appalto è una procedura – ha illustrato – che ha sempre avuto come scopo quello di garantire pubblicità, massima concorrenza, necessaria trasparenza e imparzialità dell’amministrazione pubblica. E, dunque, a questo come risponde il nostro Ministro? Meno appalti pubblici e più affidamenti diretti senza gara».

«L’Anac si è espressa così – ha detto – nel merito: “soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”».

«Per questi motivi – ha proseguito – riteniamo che le nuove modalità di affidamento senza gara creeranno non solo preoccupazione negli amministratori pubblici, perché la scelta per un affidamento diretto rischia di essere ritenuta arbitraria o di parte, così come l’individuazione dei 5 o 10 operatori per fare una procedura negoziata. Proviamo a immaginare che cosa potrebbe succedere in quei Consigli comunali dove l’affidatario di un lavoro viene ritenuto, amichevolmente o politicamente vicino al Sindaco, o all’assessore ai lavori pubblici».

«Quale sarebbe il seguito? Interrogazioni, accuse e molto probabilmente esposti alla magistratura – ha ipotizzato la sindacalista –. Occorre specificare che i tempi lunghi per la realizzazione delle opere pubbliche non sono certo determinati dalle procedure delle gare d’appalto, necessarie per favorire la concorrenza, ma da altri fattori. Nel 2019 la Banca d’Italia, constatò che la fase di gara di appalto pesa solo per il 12% sull’intero processo e che i tempi  lunghi sono dovuti invece alla progettazione, alle lungaggini burocratiche, alle incertezze negli iter autorizzativi».

«A questi problemi il Governo non ha dato concrete soluzioni – ha evidenziato – ha, invece, preferito ridurre drasticamente le gare d’appalto e basta. La semplificazione non è in sé un valore o un disvalore, ma bisogna capire dove la si vuole applicare. Il problema è a monte, in tutte le fasi che precedono l’aggiudicazione dell’appalto. C’è, poi, il problema delle stazioni appaltanti. In Italia ce ne sono più di 30mila».

«Da tempo – ha ricordato – si invoca da più parti la necessità di ridurle e qualificarle ma si stenta a procedere in questo senso. Si è, invece, portata avanti negli anni una politica eccessiva di tagli al personale che ha finito per svuotare la pubblica amministrazione di personale tecnico e qualificato, e questo rende difficile gestire le pratiche ed avviare le gare. Non è stato varato un piano per la qualificazione delle stazioni appaltanti, non sono state censite le professionalità esistenti nel nostro Paese in materia di contratti nelle amministrazioni pubbliche per supportare le diverse stazioni appaltanti, non è stato previsto un piano di assunzione di personale per rafforzare le competenze nella pubblica amministrazione che negli anni si sono ridotte colpa anche il mancato turnover».

«Un Codice degli appalti, dunque – ha detto – che riduce gli obblighi di applicazione del Contratto  collettivo nazionale di lavoro dell’edilizia mentre introduce la liberalizzazione dei subappalti a cascata, con un peggioramento della sicurezza per i lavoratori negli appalti pubblici, meno qualità e meno sostenibilità».

«Noi abbiamo chiesto, e continuiamo a chiedere – ha concluso – il ripristino del divieto dei subappalti a cascata e la valorizzazione delle imprese più strutturate, la loro qualificazione, la loro crescita dimensionale. Vogliamo diventare un Paese migliore, più efficiente, sicuro e ambientalmente sostenibile. Ma per fare questo dobbiamo difendere e valorizzare il lavoro di qualità, sicuro e legale, indispensabile per azzerare le morti sul lavoro e in particolare nei cantieri». (rcz)

Codice degli appalti, Perciaccante (Ance): Preoccupano meccanismi che minano la libera concorrenza

Il presidente di Ance Calabria, Giovan Battista Perciaccante, ha espresso preoccupazione per le soglie ed i meccanismi previsti nel nuovo Codice degli appalti «per gli affidamenti da effettuare anche con procedura diretta, che rischiano di minare in maniera importante i principi della libera concorrenza e della trasparenza complessiva».

«Ad avere memoria lunga –ha aggiunto Giovan Battista Perciaccante – come non ricordare i tempi in cui molti enti, per non esporsi a contestazioni, decidevano di assegnare i contratti alle grandi imprese in funzione di general contractor, finendo così da un lato, per penalizzare le piccole e medie imprese e dall’altro aprendo le porte a decisioni discrezionali che finivano inevitabilmente per premiare gli amici degli amici provocando pesanti distorsioni di mercato».

«Volendo fare sintesi – ha continuato il presidente di Ance Calabria Perciaccante – si potrebbe dire che, ad un mercato distorto non si risponde abolendo le leggi di mercato, ma ripristinando e definendo regole certe da far rispettare senza deroghe né fantasiosi sotterfugi».

n attesa del testo definitivo «sono da registrare con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi anche se va ancora affinato il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace» ha commentato ancora Perciaccante, che ha concluso dicendosi certo che «attraverso il confronto continuo, le criticità evidenziate saranno affrontate e risolte entro la data di piena attuazione del Codice». 

Nonostante queste preoccupazioni, il presidente dei costruttori calabresi, ha espresso apprezzamento per «i passi in avanti fatti registrare dopo il confronto tra la nostra Associazione a livello nazionale con i rappresentanti del Governo in materia di Codice degli Appalti». (rcz)